Love & Comics 2

L’incontro con la mamma – Hiroshi

Durante il tragitto tra la fumetteria e casa mia Kaito era molto agitato e non ha quasi aperto bocca. Forse è meglio che cerchi di tranquillizzarlo.

– Kaito, calmati. Mia madre non ha mai mangiato nessuno dei miei amici.

– Si vede tanto che sono agitato?

– Sì, non hai aperto bocca da quando abbiamo lasciato la fumetteria. Comunque non preoccuparti. Stai semplicemente andando a casa di un tuo amico per la prima volta e ovviamente conosci sua madre. Pensala così.

– Hai ragione. D’altronde noi agli occhi di tua madre siamo semplicemente amici.

– Ed è meglio che la situazione rimanga così almeno per ora. Non so che reazione potrebbe avere se scoprisse la verità. Glielo dirò quando sarà il momento, ma per ora è meglio di no.

– Sì, in questo momento gli unici a rimetterci se si sapesse saremmo noi.

Eccoci arrivati. Tiro fuori le chiavi di casa ed entro.

– Vieni Kaito-kun. Mamma, siamo qui!

– Permesso.

Non risponde nessuno. Eppure sapeva benissimo che venivo con Kaito.

– Strano, non c’è. Oh, c’è un biglietto.

“Hiroshi, sono uscita per una commissione urgente. Torno subito.”

Mistero risolto. È uscita per una commissione.

– C’è scritto che torna subito, dobbiamo aspettare.

– Dato che siamo soli me lo dai un bacio?

– Non vorrei che mia madre entrasse proprio in questo momento. Andiamo in camera mia così la vedi.

Saliamo in camera, chiudo la porta e subito Kaito mi stringe a se per baciarmi.

– Ora?

Ci baciamo intensamente. Capisco subito che Kaito vorrebbe andare avanti, ma lo blocco.

– Aspetta Kaito, mia madre potrebbe tornare da un momento all’altro.

In quel momento sento aprire la porta. Meno male che ci siamo fermati.

– Scusami Hiro, mi sono fatto prendere dal momento.

– Non preoccuparti. Possiamo continuare dopo a casa tua, che ne dici?

– È una promessa?

In quel momento mia mamma deve aver notato che ero rientrato.

– Hiroshi, sei a casa?

– Sì, mamma. Siamo in camera. Arriviamo.

Scendiamo le scale ed arriviamo in salotto.

– Ciao mamma, lui è Kaito-kun.

– Buongiorno signora.

– Ciao, Kaito-kun. Piacere di conoscerti. Accomodati pure. Intanto preparo un tè.

– Ah, certo. Ma non si disturbi.

– Figurati Kaito-kun. Torno subito.

Mi siedo vicino a Kaito sperando di tranquillizzarlo.

– Hiroshi, puoi venire un momento?

– Sì, mamma. Arrivo!

Arrivo in cucina. Mia madre è intenta a preparare il tè e mi dice

– Tesoro, prendi quel vassoio e portalo di là. Sono dei biscotti. Spero che piacciano al tuo amico.

– D’accordo mamma. Penso che gli piacciano i biscotti.

Torno in salotto da Kaito. Poso i biscotti sul tavolo e mi risiedo accanto a lui. Intanto arriva mia mamma con il tè.

– Prego Kaito, prendi.

– Grazie signora. Comunque non si doveva disturbare.

– Hiroshi mi ha detto che fai l’università.

– Sì, sono al terzo anno di Letteratura Inglese.

– È una facoltà molto impegnativa o sbaglio?

– Sì, un po’. Finora però sono riuscito a non lasciare indietro neanche un esame e con buoni risultati.

– Questo ti fa onore. Sono contenta che mio figlio abbia come amico una persona seria come te.

– Così mi mette in imbarazzo.

Mia madre ha capito subito che tipo di persona è Kaito. Sembra che lo apprezzi.

– Come mai stai cercando un coinquilino?

– Fino al mese scorso vivevo con mia sorella, ma ora si è trasferita ad Osaka per l’università. La casa è grande e non mi va di vivere da solo, così ho pensato di chiedere in giro a qualche amico se gli andava di vivere con me.

– Quindi hai chiesto ad altri oltre che a Hiroshi.

– No, Hiro-kun è stato il primo a cui ho pensato e chiesto.

– E perché proprio lui? Non hai amici della tua età?

– Sì, ma in questo momento lui è la persona con cui ho il legame più forte, potrei definirlo il mio migliore amico.

Accidenti, sembra proprio un interrogatorio.

– Non ho ancora capito come vi siete conosciuti però.

– Ci siamo incontrati per caso alla fumetteria dove lavora. – intervengo io – Abbiamo iniziato a parlare e abbiamo scoperto di avere interessi comuni, quindi abbiamo iniziato a vederci spesso.

– Già, Hiro-kun ha ragione. A volte si dice il caso.

Se quel giorno non fossi entrato nella fumetteria. Se lui non avesse lavorato lì quel giorno. Se ci penso mi viene da pensare che sono stato fortunato.

– Sono felice di averti conosciuto Kaito. Ti chiedo scusa per l’interrogatorio, ma prima di mandare Hiroshi a vivere con una persona volevo assicurarmi che non fosse un poco di buono.

– Ti fidi così poco di me, mamma?

– Non ho detto questo, ma comunque ho preferito avere una conferma.

– Non si preoccupi signora. Penso sia una cosa normale.

– Hiroshi, per me va bene. Ovviamente se superi l’esame di ammissione.

Ha detto che va bene. Potevo quasi dire che ne ero sicuro, ma questa conferma mi fa incredibilmente felice.

– Certo mamma, gliel’ho spiegato. Gli ho detto le condizioni che mi hai imposto.

– Signora, quando vuole può venire a vedere la casa.

– D’accordo, ma non ora. È già tardi e devo sbrigare ancora delle faccende. Al massimo accompagno Hiroshi il giorno del trasferimento e la vedrò in quell’occasione.

– Ok signora, allora io vado. Non vorrei disturbare oltre.

– Nessun disturbo, torna pure quando vuoi.

L’interrogatorio è finito. Fortunatamente è andato tutto bene.

– Hiro-kun. Puoi venire a casa mia? Vorrei mostrarti una cosa.

– Mamma, posso andare?

– Sì, tesoro. Ma non fare tardi.

– D’accordo. Allora a dopo.

Eccoci a casa di Kaito. Appena entrati Kaito chiude la porta e mi trascina in camera sua.

– Riprendiamo da dove ci siamo interrotti? Ho un po’ di tensione da smaltire.

Dopo pochi minuti i nostri corpi si avvinghiano, diventando una cosa sola. La tensione diventa piacere, piacere che rappresenta il nostro amore reciproco.

A questo punto il prossimo obiettivo è l’esame di ammissione.