MANGA
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Un manga è un fumetto.
Nella fattispecie, un fumetto giapponese.
Anche se in Giappone questa parola è usata per indicare ogni tipo di fumetto, senza distinzioni, in Occidente la usiamo per indicare tutti e solo i fumetti provenienti dal Giappone. Fumetti disegnati con uno stile simile a quello degli autori giapponesi, ma creati in Europa o in America non sono manga. Viceversa, tutti i fumetti prodotti in Giappone sono manga, anche se hanno uno stile di disegno molto diverso dagli standard cui siamo abituati e anche se il loro autore non è giapponese.
Un fumetto, essenzialmente, è un medium. Medium è una parola latina, forse un po’ difficile, ma molto importante. Un medium è un “mezzo” di espressione (ideologica, artistica, culturale) o di informazione. Il cinema, la musica, i libri, le riviste, sono tutti dei media (il plurale di medium).
Quindi il fumetto è il mezzo con cui un autore si esprime e comunica coi suoi lettori. Perché un medium esista, sono ugualmente necessari gli autori che il loro pubblico. Capito? Senza di voi i fumetti non ci sarebbero.
La caratteristica propria che distingue il fumetto dagli altri media è quello di presentare una narrazione che è costituita dalla giustapposizione di immagini in sequenza. A tal proposito, la definizione di fumetto ritenuta quasi universalmente la migliore, è quella coniata dal grandissimo maestro americano Will Eisner: arte sequenziale.
Manga è la parola giapponese utilizzata per indicare i fumetti.
In Giappone è utilizzata per indicare tutti i fumetti, non solo quelli giapponesi, ma anche quelli americani, francesi, coreani eccetera.
Manga è una parola utilizzata da tutta la gente comune. Molti addetti ai lavori, però, rifiutano l’uso della parola manga, e utilizzano, al suo posto, il termine komikku, nipponizzazione dell’inglese comic. Perché tutto questo? Cosa vorrà dire esattamente la parola Manga?
Prima di tutto una premessa. A differenza dell’italiano e delle lingue occidentali, la lingua giapponese non ha un sistema di scrittura alfabetico, ma ideografico. Qual è la differenza? Un sistema di scrittura alfabetico associa un simbolo grafico (le lettere dell’alfabeto) a ogni suono, e le parole si compongono unendo fra loro diverse lettere.
Un sistema di scrittura ideografico, invece, associa un simbolo grafico non solo a un suono ma anche a un significato. Questo vuol dire che, ad esempio, mentre in italiano la lettera c non ha nessun significato oltre al suono c, in giapponese l’ideogramma inu 犬, oltre al suono inu, ha anche un significato, nella fattispecie cane.
Ma torniamo alla parola manga. Manga si scrive con due ideogrammi, man 漫 e ga 画, che significano rispettivamente gioco, capriccio, burla e immagine. La loro unione avrà quindi il senso di immagini giocose immagini [che esprimono] burle spiritose.
Ci sono tante interpretazioni, ma non esiste una data ufficiale.
Alcuni studiosi si sono spinti indietro nel tempo fino al medioevo alla ricerca di antenati dei manga. Quel che è certo, è che la cultura e la letteratura giapponese sono sempre state molto legate a forme di scrittura integrate da disegni.
In ogni caso, semplificando un po’, possiamo contare tre momenti fondamentali per la nascita dei manga come oggi li conosciamo.
- Il primo è verso l’inizio del diciannovesimo secolo, e più precisamente fra il 1814 e il 1834, periodo nel quale il famosissimo pittore Katsushika Hokusai disegnò 15 rotoli di immagini buffe e caricaturali che battezzò Hokusai manga. Anche se alcuni ritengono che non fu proprio lui l’inventore della parola “manga”, fu sicuramente lui quello che dobbiamo ringraziare per la sua diffusione.
- La seconda tappa fu nel 1901, quando fra le pagine del quotidiano Jiji shinpo cominciarono a venire pubblicate le vignette satiriche di Kitazawa Rakuten, il primo vero fumettista professionista giapponese.
- Il terzo momento, probabilmente il più importante di tutti, è datato 1951, l’anno in cui venne pubblicata La nuova isola del tesoro (Shin-Takarajima) di Osamu Tezuka.
Ricordatevelo sempre: qualunque manga leggiate e vi appassioni oggi non sarebbe esistito senza Tezuka.
Cos’ha fatto di così importante Osamu Tezuka?
Tanto per farvi capire la portata del personaggio: In Giappone Tezuka è chiamato “il dio del fumetto”, e in seguito alla sua scomparsa, nel 1989, è stato addirittura eretto un tempio in suo onore.
Ma, tornando alla nostra domanda, Tezuka fu il primo ad applicare al fumetto tecniche e meccanismi propri del cinema, nonché il primo a introdurre tematiche e sceneggiature complesse e sviluppate e personaggi molto approfonditi e credibili, inventando il cosiddetto story manga.
In quel periodo il Giappone, uscito in ginocchio dalla Seconda Guerra Mondiale, stava affrontando la ricostruzione: e per ricostruire il Paese era necessario rimboccarsi le mani e lavorare alacremente. Ma erano necessari anche altri elementi: un forte sentimento di unità nazionale e un modo per tutti i Giapponesi di sentirsi “vicini” e solidali.
Per sentirsi vicini era indispensabile poter “comunicare” con ogni capo dell’arcipelago: questa necessità fu la spinta che rese possibile, in quel periodo, la grande diffusione dei “mass media”, i mezzi di comunicazione di massa.
E Tezuka, creando lo “story manga”, diede al manga gli strumenti necessari per affrontare la diffusione nel mercato di massa, e, anzi, per imporvisi, rendendolo oggi uno dei prodotti culturali maggiormente rappresentativi del Giappone nel mondo.
Sembra che, nella sua lunga e luminosa carriera, Tezuka disegnò qualcosa come ottantamila pagine di fumetto, per un totale di circa 400 albi a fumetti. Inoltre, cosa ancor più straordinaria, di fatto “inventò” tutti i generi che caratterizzano i manga oggi.
Ce ne sono molte.
- La prima, la più visibile, è che i manga si leggono da destra verso sinistra, al contrario di quanto accade per i nostri fumetti, i nostri libri e i nostri giornali. Questo perché in Giappone si scrive da destra verso sinistra e dall’alto verso il basso. Per questo motivo, un’altra caratteristica giapponese è una forte verticalità nella costruzione delle tavole. Inoltre, un’altra caratteristica immediatamente riconoscibile dei manga è la loro grafica: una grafica simbolica, così come simbolica è la loro scrittura, come abbiamo visto parlando del significato della parola “manga”. Quindi, anziché cercare di “descrivere” o “riprodurre” la realtà (come fanno solitamente il fumetto americano e parte di quello europeo) i disegni dei manga la “indicano”, la richiamano mediante simboli non realistici ma spesso molto più efficaci di una grafica propriamente realistica.
- Un’altra caratteristica propria dei manga è che sono disegnati e, solitamente, sceneggiati dallo stesso autore dall’inizio fino alla loro conclusione. In Occidente ciò è possibile solo per i fumetti cosiddetti “d’autore”, ma sicuramente non per quelli industriali; in Giappone invece ciò è possibile grazie all’esistenza delle grandi riviste contenitore, settimanali, bimensili o mensili, dove i manga vengono serializzati a brevi episodi solitamente di 20 o 32 pagine; ma anche grazie all’esistenza degli assistenti, personale specializzato nei fondali, nelle chine, nei retini che affianca il sensei e lo aiuta nel completare le sue opere.
- L’ultima caratteristica assolutamente notevole dei manga è il suo differenziarsi in base al “target”, ovvero al pubblico di riferimento. Vignette satiriche e strisce umoristiche a parte, l’albo a fumetti, in Occidente, ha solitamente due pubblici di riferimento fondamentali: i ragazzini per i fumetti “industriali” e gli adulti di buona o media preparazione culturale per i fumetti “d’autore”. In Giappone, invece, esistono manga per qualunque tipo di pubblico, sesso ed età. In effetti, in nessun altro paese al mondo esiste un tale numero di fumetti per ragazze né di disegnatrici donne, se ci pensate bene.
In Giappone, solitamente, non si classificano i generi dei manga in base al contenuto, come in Occidente, ma in base al “target” ovvero al pubblico di riferimento, come abbiamo appena visto.
Seguendo questo sistema, i “generi” principali del manga sono quattro (più uno… e mezzo).
- 1. Shonen manga: sono i più famosi, i leader del mercato. Assieme alla loro controparte femminile (gli shojo manga) costituiscono la grandissima maggioranza della produzione fumettistica giapponese. Questi fumetti “adolescenziali” hanno un target molto ampio che va dagli ultimi anni delle scuole elementari fino alla fine delle scuole superiori; e hanno in comune una forte tendenza all’eccesso, all’esagerazione. Negli shonen manga questa “esagerazione” è subito visibile, e riguarda l’impatto che il protagonista ha sul mondo esterno. Il personaggio principale di un manga potrebbe quindi essere il ninja più forte, il pirata più imbattibile, il ladro più inafferrabile, lo sportivo più abile, o il ragazzo più desiderato dalle fanciulle. Egli dimostrerà di essere il numero uno mettendosi in competizione con altri avversari sempre più temibili, sino a primeggiare. Cosa fondamentale è però che questa particolare forza o bravura non sia fine a sé sessa, indirizzata semplicemente alla realizzazione e alla felicità di chi la possiede; ma che serva a ottenere il bene di tutti, della comunità. Il protagonista degli shonen manga è quindi un ragazzo che cerca la sua identità, che cerca di emergere dalla comunità per il bene della stessa.
- 2. Shojo manga: Anche i manga adolescenziali per femminucce presentano una forte “esagerazione”: esagerazione, stavolta, dei sentimenti, dell’impatto che il mondo esterno ha all’interno della protagonista. Come negli shonen manga, elemento fondamentale è la competizione. Competizione con rivali nello sport, nelle attività del club, in amore, con le compagne di classe o con le proprie stesse insicurezze: le protagoniste degli shojo manga, per coronare il loro sogno, dovranno affrontare un cammino non meno tortuoso dei colleghi degli shonen. Ma, come detto, gli ostacoli non vanno superati fuori, ma dentro al loro stesso cuore. Graficamente, mentre gli shonen manga presentano dei fisici, sia maschili che femminili, molto marcati e prorompenti, gli shojo manga tendono invece all’idealizzazione, mostrando protagonisti e protagoniste eterei, affusolati, quasi asessuati. Solo negli ultimi anni (grazie all’influenza di autrici come Kyoko Okazaki e Maki Kusumoto), i visi infantilizzati tipici degli shojo stanno in parte lasciando posto a tratti più marcati, bocche larghe, fisici sensuali: l’esempio più famoso è Nana, manga campione di vendite in tutto il mondo. Altra caratteristica molto “visibile” degli shojo è l’eliminazione degli sfondi in favore di fiori o elementi decorativi. Questo serve, allo stesso tempo, ad “amplificare” le emozioni dei protagonisti e a trasportarli in uno “spazio ideale”, che può facilmente trasformarsi nella stanza i ogni lettrice. Di recente, è andata sviluppandosi anche una corrente di shojo manga, detta smut, che presenta nelle storie anche una larga dose di erotismo.
- 3. Seinen manga: I seinen manga, così come i ladies (o josei) manga, si possono facilmente distinguere dai manga adolescenziali perché, nelle loro edizioni giapponesi, gli ideogrammi sono privi della “lettura facilitata”, il cosiddetto furigana. Sono realizzati per un pubblico molto variegato, che va dagli studenti universitari, agli impiegati, agli intellettuali, ai manager, agli appassionati di cucina o gioco d’azzardo eccetera: ogni tipo di pubblico avrà un fumetto adatto a lui. Graficamente, avremo un’impaginazione più sobria, con meno vignette oblique o spezzettate, e uno stile di disegno meno attento ai gusti del momento, meno legato alla ricerca del virtuosismo ostentato.
- 4. Josei manga: Ovvero i fumetti per giovani donne. Anche qui abbiamo molti pubblici possibili: studentesse, commesse, casalinghe, donne in carriera. La componente sentimentale la fa sempre da padrone; ma, privato dello sguardo innocente e idealizzato dell’adolescenza, il sentimento, qui, si fa ruvido, spigoloso, carnale, molto meno “pensato” e molto più diretto, compiuto, “realizzato”. Molte autrici di ladies manga prediligono una grafica molto scarna e una narrazione molto intensa, rendendo le loro opere, di fatto le eredi contemporanee del romanzo femminile giapponese
Questi i quattro generi principali. E “l’uno e mezzo” in più di cui si accennava? Ecco qui:
- Kodomo manga: Sono i fumetti per bambini di età prescolare e primi anni delle elementari.
Grafiche molto semplici, temi molto giocosi e spesso didattici.
Scavando se ne possono trovare di molto interessanti anche per un pubblico più grandicello. - Manga erotici: Ce ne sono sia per maschietti che per femminucce. Questo genere vale “mezzo” perché i manga erotici potrebbero essere anche considerati un sottoinsieme dei seinen e dei ladies. I manga erotici maschili vengono chiamati anch’essi seinen manga (ma scritto con ideogrammi diversi rispetto a seinen non erotici); i manga erotici femminili sono costituiti quasi esclusivamente da manga a sfondo omosessuale, per la maggior parte omosessuale maschile (yaoi) ma in una certa misura anche femminile (yuri).