Only for you

Capitolo 8

I giorni seguenti furono relativamente tranquilli, Orochimaru sottoponeva il suo giovane shinobi ad allenamenti sempre più stressanti anche se piuttosto brevi, sia perchè doveva ancora riprendersi dalla missione appena portata a termine, sia perchè non voleva stancarsi troppo in previsione della prova a cui avrebbe sottoposto, di lì a poco, il suo futuro contenitore. Ovviamente Sasuke non appena poteva, approfittando del fatto che il sannin era ancora debole ed ignorando cosa stesse macchinando, andava a vedere gli allenamenti di Sakura notando con sollievo che migliorava sempre di più, ignaro che quel semplice gesto riempiva di gioia la ragazza, la quale si sentiva felice nel constatare come si interessasse alle sue esercitazioni, ed aumentava l’insofferenza di Ryuji che mal ne sopportava la presenza e la faccia sempre inespressiva oltre al comportamento superbo. Ad aumentare il suo malumore inoltre, c’era il fatto che aveva preso il vizio di spiare abitualmente Sakura mentre faceva il bagno e, il ritorno dell’altro, rappresentava per lui un notevole ostacolo dato che doveva stare molto più attento per non farsi scoprire, in quanto il ragazzo accompagnava sempre la compagna al fiume e si sedeva poco distante in attesa che finisse.

‹‹Paura che qualcuno gli rubi quel bel bocconcino? In effetti è un timore fondato…›› pensava l’uomo irritato ma al contempo divertito al pensiero di, qualora fosse stato scoperto, turbare quella faccia da schiaffi.

Così passarono i giorni e, dopo circa una settimana dal suo ritorno, Kabuto informò il suo signore che era tutto pronto per la prova, di essere preparato a qualsiasi evenienza e che, seppure la ragazza avesse fallito, Sasuke non avrebbe corso nessun rischio. In più lo rassicurò dicendogli che aveva messo a punto anche un nuovo tonico da guerra pensato esclusivamente per lui, il quale gli avrebbe consentito di aumentare notevolmente la sua già considerevole forza e di incrementare la resistenza, l’unica cosa di cui difettava in quei tempi. Grazie a tali informazioni Orochimaru decise che i tempi erano divenuti maturi e che, l’indomani, avrebbe messo in atto il piano.

La notte passò tranquilla, infatti i due ragazzi erano completamente ignari di quanto il sannin aveva in mente per loro ed il giorno dopo, come sempre, entrambi si diressero dai rispettivi maestri. In silenzio Sasuke aprì la porta della stanza dove si allenava e qui trovò Orochimaru, in piedi, che lo aspettava. Tutto era come al solito, il volto rigido e pallido dell’uomo che lo guardava con un ghigno beffardo, l’odore di chiuso e l’oscurità che regnavano in quel luogo scavato nel sottosuolo, tuttavia il suo sesto senso lo avvertì che c’era qualcosa di strano nell’aria, qualcosa di molto pericoloso ma cercò di non badarvi e, una volta al centro dell’arena, attivò il sigillo che finalmente aveva portato al secondo livello. Poi fece cinque copie di se stesso, tutte di pari forza all’originale ed infine ne scagliò due contro il sannin il quale non aveva ancora fatto un passo da quando era entrato. Questi, che ovviamente stava aspettando la sua prima mossa, usando la tecnica dell’ombra della serpe, la sua preferita, fece uscire un paio di serpenti dalle braccia e le neutralizzò con calma per poi schernirlo dicendo:

“Sasuke oggi non mi risparmierò minimamente, se è tutto qui quello che vuoi mostrarmi sei nei guai”.

“Come se le altre volte lo avessi fatto” sorrise l’altro amaramente dopo di che, mettendo le mani in posizione, focalizzò il chakra per creare delle palle di fuoco che, assieme ai suoi cloni rimanenti, gli lanciò contro.

In risposta Orochimaru richiamò moltissimi serpenti di cui alcuni gli si avvolsero attorno al corpo così da formare uno scudo mentre altri, attaccando le copie, le distrussero in breve tempo facendolo uscire illeso e minimamente affaticato ma, a quel punto, decise di partire lui stesso all’attacco. Spalancando la bocca ne fece uscire una serpe e questa, a sua volta, sputò fuori una spada, la Kusanagi, che mai aveva usato prima d’allora contro Sasuke per non ferirlo troppo gravemente, e quindi gli si lanciò contro. Il giovane shinobi, capendo che stava facendo davvero sul serio, afferrò la propria katana e, data la situazione, decise di utilizzare la variante del mille falchi inventata da lui stesso, ovvero il flusso dei mille falchi. Così fece aderire quella tecnica su tutto il corpo, compresa la sua spada che ora sprizzava elettricità sperando di riuscire a trafiggerlo e paralizzarlo ma purtroppo per lui Orochimaru, poiché aveva intuito le sue intenzioni, si allontanò in tutta fretta e, per colpirlo, allungò la Kusanagi grazie al proprio chakra centrandolo alla spalla. Come aveva affermato all’inizio non si era risparmiato però, ovviamente, era stato molto attento su dove e come mirare infatti, se si veniva feriti da quella lama, si poteva anche morire istantaneamente, dipendeva solo dal punto e dalla quantità di chakra emesso dal possessore.

Sentendo quella lama trapassarlo Sasuke urlò dal dolore ma, non per questo, interruppe la propria tecnica, al contrario, concentrò tutta la propria energia in un’unica mano così da lanciargli veri e propri aghi di fulmini seguiti da altri di varie dimensioni che avevano fatto i suoi cloni creati non appena gli erano stati neutralizzati gli altri. Tuttavia Orochimaru, facendosi scudo con le serpi, riuscì nuovamente a non essere ferito anche se doveva ammettere che, se non fosse stato per il tonico di Kabuto, giunti a quel punto sarebbe stato veramente a corto di chakra. Ciò nonostante, visto che ne aveva ancora da vendere e divertendosi nel vedere il suo piccolo guerriero in difficoltà, deridendolo disse:

“Allora ragazzino non vuoi proprio fare sul serio?”.

“Sta zitto!” urlò l’altro prima di attivare lo sharingan.

“Oh-oh vuoi forse intimorirmi?” ridacchiò il sannin spingendo più a fondo la lama nella sua carne per poi ritirarla sibilando “e allora vieni”.

Sasuke soffocò un grido e poi gli si fece contro attaccandolo con i tre cloni che però, in breve tempo, furono distrutti esattamente come gli altri mentre lui rovinosamente atterrato e così, rialzandosi, utilizzò la tecnica del Kirin con cui aumentò la temperatura nella stanza, generando una consistente corrente d’aria ed alla fine gliela lanciò contro colpendolo. Tuttavia, costatando che non era riuscito a fargli troppi danni, utilizzò lo sharingan lanciandogli varie illusioni. Vedendo che neanche quello funzionava, provò a servirsi della tecnica del drago di fuoco supremo, scagliandogli contro colpi con l’aspetto di teste di drago ma nulla, il risultato non cambiava. Il sannin sembrava implacabile e soprattutto con una potenza ed un chakra illimitati, al contrario suo che stava subendo tutti gli attacchi di Orochimaru che continuava a colpirlo senza riguardi, procurandogli ferite sempre più profonde.

Ormai arrivato allo stremo delle forze Sasuke decise di provare l’ultima tecnica, quella del richiamo, e nel mentre pensò:

‹‹ Con questa darò fondo a tutte le mie energie ma forse riesco a sfiancarlo…anche se non capisco come sia possibile. Sono ore che combattiamo e, mentre io sono coperto di sangue, lui sembra quasi che ancora debba cominciare…››.

Ovviamente, non appena apparve il serpente, Orochimaru usò la stessa tecnica e, avendo a disposizione maggiore chakra, riuscì ad evocarne uno più grande che in breve sopraffece l’altro.

Spariti i due animali si avvicinò all’allievo che oramai giaceva inerte a terra e, dandogli un calcio in pieno stomaco, lo schernì:

“Sasuke…devi migliorare o non mi batterai. Come pensi di superare Itachi?”.

Il ragazzo, senza più un briciolo di energia e più morto che vivo a causa di tutti i suoi attacchi, non ebbe neanche la forza di reagire quindi accusò il colpo e l’umiliazione chiedendosi:

‹‹Ed io che mi illudevo…vuol dire che finora si stava trattenendo?›› e nel mentre sentì uscire dalla sua bocca un fiotto di sangue.

Così Orochimaru continuò a picchiarlo finché, vedendo che quasi non riusciva più a respirare, si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli:

“Ora, se hai tanta fiducia nel tuo medico personale, fatti curare da lei…ma ricordati che, se non ne sarà in grado, la ucciderò perchè vorrà dire che è inutile. Però sappi che non la farò venire qui, oh no! Devi strisciare fino alla tua stanza e farmi vedere quanto sei attaccato alla vita e alla tua vendetta”.

A Sasuke si gelò il sangue a quell’affermazione, sapeva che lo avrebbe fatto, quella non era solo una vuota minaccia ma, in quel momento, un’altra domanda si affacciava nella sua mente, infatti si chiedeva se sarebbe mai riuscito ad arrivare fino alla sua camera conciato com’era. Non riusciva neanche a muovere le punte delle dita, figurarsi ad alzarsi per fare tutta quella strada che in quel momento gli sembrava lunghissima, ma ce l’avrebbe fatta perché una cosa era certa…sicuramente non sarebbe strisciato, il suo orgoglio non gliel’avrebbe mai permesso. Poi, improvvisamente, si domandò da quanto Orochimaru avesse progettato quel piano, se era sicuro che la ragazza fosse nella loro stanza voleva dire che aveva ordinato a Ryuji di farla tornare prima e inoltre c’era da considerare il fatto che aveva avvertito un’atmosfera inquietante non appena entrato nell’arena.

‹‹Che anche gli esperimenti di Kabuto siano serviti a potenziare la sua forza? Sono sicuro che non si è trattenuto più di tanto negli ultimi tempi…›› pensò ma, ad ogni secondo, sentiva il sangue fuoriuscire dal proprio corpo così come la vita.

“Allora? Vuoi dirmi che non ti importa più di nulla? Che rinunci? Se è così allora muori, visto che non sei degno di essere il mio contenitore” lo punzecchiò il sannin anche se in realtà dietro la porta c’era Kabuto pronto ad intervenire ad un suo segnale.

Il ragazzo si sentì ribollire il sangue nelle vene, non solo lo aveva steso ma si permetteva persino di schernirlo. Con un immenso sforzo riuscì finalmente a muovere le dita, difatti se era stato fermo non era certo perché lo aveva voluto ma solo perché stava cercando di riaccumulare la forza per potersi almeno alzare.

‹‹Non morirò mai per mano tua maledetto bastardo›› si disse ma quel pensiero fu subito sopraffatto da quello per Sakura ‹‹non posso lasciarla…non oso nemmeno immaginare cosa le farebbe Orochimaru›› e così, appena ebbe un minimo di energia, si poggiò sulle mani e cercò di drizzarsi però, al primo tentativo, ricadde.

“Ma si, lasciati pure andare…qualcun altro prenderà il tuo posto e in quanto alla ragazza…beh lo sai che Kabuto non ha mai cavie a sufficienza, no? Quindi sta pure tranquillo” rise con malignità la serpe.

Ovviamente a quella minaccia Sasuke si fece forza e riuscì a mettersi a sedere dopo di che, quando fu certo di potersi reggere in piedi, si alzò e iniziò a camminare poggiandosi al muro per essere sicuro di non cadere. L’unica cosa che lo mandava avanti ormai era la mera forza di volontà.

Orochimaru naturalmente non disse nulla e lo guardò andare via soddisfatto poiché ora bisognava solo vedere cosa avrebbe fatto Sakura, la quale era stata congedata piuttosto presto da Ryuji. La giovane kunoichi l’aveva trovato piuttosto strano ma, come era solita fare, non aveva chiesto delucidazioni e se ne era tornata in camera. Tuttavia là dentro faceva veramente molto caldo e così, pensando che Sasuke non sarebbe tornato prima di sera, si tolse maglia e pantaloni rimanendo così in mutandine e canottierina a godersi quel momento di libertà.

Il ragazzo ci mise molto tempo ad arrivare alla stanza, da una parte non voleva entrare e spaventare la compagna visto com’era ridotto soprattutto perché, nonostante quelle parole, era sicuro che il sannin non lo avrebbe mai lasciato morire, ma dall’altra pensava che fosse anche una prova per lei e così, con le ultime forze in suo possesso, aprì la porta ed entrò. Sakura, ignara delle sue condizioni, sobbalzò spaventata al pensiero che Sasuke fosse tornato prima e l’avesse trovata semi-svestita ma, quando si girò a guardarlo, l’orrore prese il sopravvento. L’amico si reggeva a malapena in piedi, tremava ed era coperto di sangue che ancora sgorgava da varie ferite, persino dalla bocca perciò, dimenticando all’istante le proprie condizioni, corse a sorreggerlo mentre la porta si chiudeva dietro di lui.

“Sasuke cos’è successo?” chiese con un filo di voce.

Ma questi non rispose, già si chiedeva con quale forza fosse riuscito ad arrivare lì e così, una volta tra le sue braccia, si lasciò completamente andare. La compagna lo sostenne finché non arrivarono al letto su cui lo fece stendere ma qui lo guardò terrorizzata, incapace di muoversi. Tuttavia, dopo pochi secondi che però le parvero un’eternità, si riscosse e, concentrando il chakra sulle mani, iniziò a curarlo mentre nella sua testa rimbombava solo una frase:

‹‹Non devo lasciarlo morire›› .

A quel contatto il ragazzo si sentì subito meglio, quel calore gli dava sollievo e quindi rimase immobile cercando di recuperare le energie così che, se anche non fosse riuscita a guarirlo del tutto, lui sarebbe comunque riuscito a farlo credere ad Orochimaru. In fondo era quello l’importante ma Sakura ci stava mettendo tutte le sue abilità, non si era certo spinta fin lì per vederlo spegnersi sotto i suoi occhi senza che tentasse il tutto per tutto e così continuò. Le sue ferite erano piuttosto serie ma lei non demorse nemmeno per un istante durante quelle due ore che le servirono per rimetterlo in sesto. Poi, una volta che fu certa che i tagli più profondi fossero completamente guariti, andò alla sua borsa, tirò fuori alcune erbe e preparò una medicina che gli porse dicendo:

“Bevi, ce la fai da solo?”.

“S-si” biascicò prendendo il bicchiere e, tirandosi a sedere, se lo portò alla bocca.

Sakura lo sostenne e, quando finì, lo fece sdraiare di nuovo togliendogli delicatamente i vestiti intrisi di sangue lasciandolo in boxer mentre lei, in piedi a fianco al letto, riprendeva a curarlo. Fino ad allora era riuscita ad arginare le ferite più gravi ma di certo non aveva ancora finito e, dal canto suo, Sasuke la lasciò fare. Glielo avrebbe permesso finché ne avesse avuto le forze così che Orochimaru non avrebbe avuto nulla da ridire e, quando finalmente si fu ripreso abbastanza, le prese il polso e, mettendosi nuovamente a sedere, disse:

“Basta così”.

“No fammi finire, sta tranquillo ne sono capace” lo rassicurò spingendolo nuovamente giù e riprendendo a lavorare su di lui continuando ancora per parecchio, smettendo solamente quando si ritenne soddisfatta. Solo allora si fermò accorgendosi di ansimare pesantemente, sembrava che avesse corso per chilometri e le bende non la facevano respirare a fondo, si sentiva esausta ma non le importava, era felice di essere riuscita finalmente a fare qualcosa di concreto per il suo unico amore.

“Sasuke come ti senti?” chiese poggiando le mani sul materasso per darsi stabilità, dato che aveva iniziato a girarle la testa.

“Bene, non preoccuparti” rispose alzandosi però, vedendola sfinita, disse “sei tu che stai male…hai esagerato, non c’era bisogno che arrivassi a questo punto” e, traballante, si diresse al tavolo per prendere un bicchiere d’acqua.

“No, io….” voleva dirgli che stava bene ma non le riuscì perchè le ginocchia le cedettero e si accasciò a terra in quanto per curarlo aveva dato fondo a tutte le sue riserve di energia.

Vedendola Sasuke lasciò quello che aveva in mano e si precipitò, per quanto poteva, al suo fianco ma quando si chinò, siccome la canottiera era scollata, notò che sotto di essa aveva delle bende ed inevitabilmente si chiese:

‹‹Che sia ferita? Perché non me lo ha detto?›› poi, nonostante fosse ancora dolorante, la prese in braccio, la stese sul letto e qui, senza un attimo di esitazione, le infilò la mano sotto la maglia per slacciare quelle fasce e, una volta tolte, constatò con stupore che non aveva ferite. Tuttavia per accertarsene le tirò su la canottiera fin sotto al seno e poi le abbassò leggermente lo scollo. Alzandola leggermente le toccò la schiena e, così facendo, la sentì perfettamente liscia ma, essendosi poggiato la ragazza contro il proprio petto mentre le sollevava il busto, avvertì il suo seno assai più rotondo del solito e difatti, abbassando lo sguardo non appena la ebbe riappoggiata al materasso, poté notare la sua terza abbondante ‹‹che si sia fasciata per nasconderlo? Ma perché?›› si chiese stupito.

Intanto, sebbene fosse svenuta, Sakura sentendosi toccare riemerse dall’oblio in cui era sprofondata. Dolcemente socchiuse gli occhi ma, vedendo il compagno sopra di sé e capendo che quei palmi caldi che l’avevano sfiorata dovevano essere i suoi, esclamò:

“Sasuke! Cosa fai?”.

“Mi assicuro che tu stia bene, dì un po’ come ti è saltato in mente di fasciarti il seno? E da quanto tempo lo fai?”.

“L-lasciami stare” balbettò spostandogli le mani e cercando di alzarsi “s-sto bene” rispose evitando le sue domande.

“No che non ti lascio…” disse spingendola di spalle “ora tu mi racconti per filo e per segno che cosa ti è saltato in mente” ed intanto non smise un momento di guardarla negli occhi.

“Io-io ho pensato che fosse meglio così, in questo modo non si vedeva il seno e non avrei attirato l’attenzione su di me” sussurrò abbassando però lo sguardo in quanto si vergognava troppo nell’ammettere certe cose.

“Sei una scema… Ci avrei pensato io a te, lo sai che qui nessuno si azzarderebbe a farti o a dirti nulla”.

“Io non volevo darti ulteriori problemi e poi anche perchè mi dava fastidio che mi guardassero” replicò non dicendogli che si riferiva a Kabuto che comunque continuava a farlo, anche se non per i motivi che credeva lei.

“Non farlo più” replicò il ragazzo deciso.

“Eh?!? Ma perchè? È una cosa che riguarda solo me, se non mi crea disagi per quale motivo non posso continuare?” insisté anche se, da quando l’altro gli aveva tolto le bende, respirava meglio.

“Perché ti fa male…”.

“Non è vero” mentì.

“Ah no? E allora lo svenimento? E soprattutto…come mai non appena te le ho sciolte il tuo respiro si è fatto d’un tratto più dolce? Per non parlare del fatto che non ti fa certo bene comprimere una parte così delicata del tuo corpo” disse lasciandola ed alzandosi.

A quelle parole Sakura si morse le labbra, come poteva negare l’evidenza? Tuttavia sedendosi replicò:

“Sono svenuta perchè ero senza forze…e poi cosa ti interessa di quello che faccio al mio corpo?” e subito pensò ‹‹già…in fondo lo devo vedere solo io e per quanto riguarda il resto basta solo che sia forte e resistente, la bellezza non è certo una dote richiesta in un ninja››.

Udendo quelle parole Sasuke le si avvicinò nuovamente e, buttandola sul materasso, le si mise sopra abbassandosi fino a portare il proprio viso a pochi centimetri dal suo, dicendo:

“A me può anche non importare nulla ma al tuo futuro marito si…. Ti ho tolto l’affetto dei tuoi familiari, un posto sicuro dove vivere, la libertà, gli amici….non ti toglierò anche la tua femminilità!”.

La ragazza, stupita da quelle parole, rimase senza fiato a fissarlo negli occhi e, solo allora, si rese improvvisamente conto che erano entrambi mezzi nudi e così arrossì ma nel mentre pensò:

‹‹Non vorrei altri che te, come puoi parlare così facilmente di un marito? Se non sarai tu io non accetterò mai nessun altro›› però, facendosi coraggio, rispose “a-a me non interessa la mia femminilità come dici tu, voglio solo essere un ottimo ninja e starti a fianco” ma chiuse gli occhi per un giramento di capo nel sentire il calore del suo corpo così vicino al proprio.

“A te no, ma a me si… Un ottimo ninja lo sei diventato ed oggi ne hai data larga prova….” ribatté, poi si fermò per contemplarla un momento, era talmente bella con le gote leggermente arrossate e la maglietta fina dalla quale si intravedevano quelle rotondità tanto dolci che Sasuke non resistette e, posandovi una mano sopra, si avvicinò al suo orecchio sussurrandole “non voglio che tu lo faccia mai più…non voglio più sentire il tuo seno costretto da una fasciatura”.

Un brivido intenso scosse Sakura quando avvertì quel palmo caldo su di sé ed un sussulto la fece trasalire nel momento in cui udì quelle parole inaspettate tanto che, immediatamente dopo, avvertendo il cuore accelerare i suoi battiti, tenne le palpebre abbassate consapevole del fatto che non sarebbe mai riuscita a guardarlo in volto ma, sapendo che avrebbe acconsentito ad ogni suo desiderio, riuscì a balbettare:

“Va-va bene”.

“Perfetto” sussurrò lui compiaciuto facendo discendere lentamente la mano sui fianchi per poi poggiarla sul materasso per potersi alzare e guardarla. Aveva provato una sensazione stranissima, era la prima ragazza che toccava e mai gli sarebbe venuto in mente di farlo prima. Poi, vedendo i suoi occhi chiusi, le spostò una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso e, rendendosi a sua volta conto che erano entrambi mezzi nudi, sentendola tremare leggermente sotto di sé e pensando di averla impaurita, disse “non volevo spaventarti sta tranquilla”.

A quelle parole Sakura sollevò le palpebre e, notando che la stava fissando, se possibile sentì le guance scottarle ancora di più ma, facendosi forza visto che non voleva assolutamente che pensasse una cosa del genere, bisbigliò:

“Io-io…non mi hai fatto paura”.

Intenerito Sasuke posò una mano su quelle gote infiammate per carezzarle e, a tale gesto, Sakura avvertì il cuore gonfiarsi d’amore per lui nel vedere tutte quelle dolci attenzioni e dovette controllarsi per non buttargli le braccia al collo e dirgli che l’amava. Così strinse tra le mani le lenzuola sotto di sé e si morse le labbra ma Sasuke, guardandola, spostò la mano verso la sua bocca che carezzò con le dita per evitare che si facesse del male. Tuttavia la ragazza, sentendosi sfiorare a quel modo, avvertì altri brividi scorrerle giù per la schiena e la testa girarle nuovamente fortissimo, perciò chiuse con forza gli occhi sperando di non svenire nuovamente e il compagno, vedendo quella reazione, si rialzò e, presa la maglietta, gliela passò dicendo:

“Sarà meglio che ti vesta”.

A quel punto, capendo che si era spostato, Sakura tirò un piccolo sospiro di sollievo però si mise una mano sugli occhi dato che aveva iniziato a vedere dei puntini scuri e, dopo aver mugolato un “Sasuke”, svenne nuovamente. Tutte quelle emozioni erano state troppo per lei. L’altro, una volta accertatosi che respirasse regolarmente e che non fosse nulla di grave, la prese nuovamente in braccio e la mise sotto le lenzuola pensando:

‹‹Forse non avrei dovuto…››.

Dopo averla coperta si rivestì per andare da Orochimaru e fargli vedere che stava in perfetta forma così, uscito dalla stanza, si diresse verso la camera del sannin e, appena vi fu giunto, l’aprì senza neanche bussare.

“Oh Sasuke…vedo che stai meglio….” dichiarò l’uomo sorridendo e fingendosi sorpreso, anche se in realtà sapeva benissimo com’erano andate le cose dato che Kabuto era stato fuori dalla loro stanza fino a che non aveva sentito la voce del ragazzo dire che stava bene.

“Come puoi constatare il mio medico personale è un ottimo ninja”.

“Bene allora può rimanere, e anche tu vedo che dopotutto ci tieni alla tua vendetta e alla tua vita”.

“Mi sembrava di avertelo dimostrato” rispose freddo.

Orochimaru scoppiò a ridere mentre pensava:

‹‹Tutta questa strafottenza e superiorità pur essendo stato a un passo dalla morte…mi piace è proprio degno di essere il mio nuovo contenitore›› comunque, per rabbonirselo, disse “tu e la tua amichetta avete un paio di giorni per riprendevi entrambi, dopo di che si ricomincia”.

Senza aggiungere altro il ragazzo uscì ma, vedendo che al suo posto entrava una donna, non poté fare a meno di rabbrividire al pensiero che quella poveretta doveva stare nello stesso letto di quell’uomo nonché di soddisfare le sue voglie. Scuotendo la testa si diresse nella propria stanza per potersi finalmente riposare e rilassarsi, effettivamente quella volta aveva pensato di non farcela però, contrariamente a quanto pensava Orochimaru, non era stata come al solito la vendetta a dargli la forza bensì il solo pensiero di lasciare la compagna nelle sue mani a farlo muovere. Nel frattempo, in camera, Sakura si era ripresa e, vedendo di essere sola, tirò un profondo sospiro di sollievo e si mise a sedere cercando di non ripensare a quanto successo poco prima. Si sentiva distrutta e voleva dormire ma, notando le lenzuola sporche di sangue poiché prima vi aveva steso sopra Sasuke, decise di cambiarle. Così si alzò e, seppure ancora un po’ tremante, iniziò a rifare il letto poi, una volta finito, si sfilò la canottiera per mettersi la maglietta-pigiama, felice da una parte di non doversi più bendare vedendo la sua pelle rossa e irritata dallo sfregamento. Quando Sasuke rientrò la guardò indossare per la prima volta quell’indumento senza contrizioni ma, notando che le stava molto stretta, disse:

“È ora che la cambi”.

“Perchè?” domandò lei stendendosi, non se ne sarebbe separata per nessun motivo al mondo, quello era il primo regalo che il suo amore le avesse mai fatto.

“Ma come perché? Non lo vedi che è piccola?”.

“Si, ma non mi da fastidio” assicurò.

“Orochimaru ci ha dato due giorni liberi così potremo andare in città e comprare qualcosa entrambi” disse non badando neanche alla sua ultima affermazione.

“Come vuoi, anche se a me non serve nulla” rispose dato che aveva intenzione di continuare a mettersi i suoi vestiti larghi.

“Tanto per iniziare ti serve una maglia nuova, quella rischia di strapparsi da un momento all’altro e poi voglio che ti compri qualche vestito decente”.

“Da quando in qua ti interessa come mi vesto?” chiese stupita dato che fino all’altro giorno quasi non la guardava e quando aveva bisogno di andare in qualche negozio sbuffava sempre.

“Se vuoi me ne frego” ribatté impassibile come sempre ma pensando ‹‹già da quando me ne importa?››.

“Senti non ho bisogno di nulla, ora voglio solo riposare sono stremata” replicò, non voleva che spendesse soldi per lei visto che era lui a comprarle ogni minima cosa.

“Fa come ti pare” rispose secco mettendosi giù e dandole le spalle come al solito.

Tuttavia quella volta Sakura non lo abbracciò. Le sensazioni provate poco prima, quando l’aveva toccata, erano ancora troppo vivide nella sua memoria e, avendo paura di non controllarsi e di rivelargli tutti i suoi sentimenti come una stupida bambinetta, si girò a sua volta chiudendo gli occhi. Ovviamente a quella reazione Sasuke, pensò che se la fosse presa perché si era preoccupato, e quindi rimuginò:

‹‹Che cavolo mi è venuto in mente di dire…›› e così, decidendo che il giorno dopo si sarebbe soltanto allenato, spense la luce e abbassò le palpebre anche se quella sera spesso gli tornarono alla mente l’espressione dolce della ragazza e le sensazioni sulla mano nel toccare le sue curve. Quei pensieri lo pervasero talmente tanto che ci mise un bel po’ ad addormentarsi. La notte passò tranquilla e quando la mattina dopo si svegliò, dopo essersi cambiato, lasciò i soldi della missione sul tavolo ed uscì per andarsi ad allenare da solo nel bosco.

Al contrario suo, Sakura si destò in tarda mattinata viste tutte le energie che aveva dovuto recuperare e, una volta vestita, vedendo le banconote, si arrabbiò un po’.

‹‹Ma che diavolo ha in mente? Come se potessi andare al villaggio da sola poi…Orochimaru non me lo permetterebbe di certo›› si disse riponendoli in un cassetto. Dopo di che prese le lenzuola, i vestiti sporchi ed il sapone per andare al fiume a lavarli.

Arrivata alla riva si arrotolò i pantaloni, lunghi fino a metà polpaccio, e prese a strofinare per levare tutte quelle macchie di sangue ma nel mentre non poteva fare a meno di ripensare a quanto successo il giorno prima, chiedendosi dove fosse andato l’amico. Appena finito, stese i panni sui rami di un albero al sole e poi si sdraiò all’ombra a guardare il cielo terso perdendosi nuovamente in quei pensieri, soffermandosi in particolare sul ricordo delle mani di Sasuke su di sé. Questi intanto si allenò praticamente tutto il tempo, analizzando ancora una volta il combattimento del giorno prima nella propria testa, difatti non aveva la certezza che il sannin fino ad allora non si fosse trattenuto ma, allo stesso tempo, era sicuro che le volte precedenti non disponesse di tutta quell’energia, nonché potenza, e questo non riusciva assolutamente a spiegarselo.

‹‹Se davvero ha tutta questa forza, allora perché non ha fronteggiato lui stesso Itachi invece di mandargli contro Kisuke?›› continuava a chiedersi.

Tuttavia sapeva benissimo che quelle erano domande a cui, nonostante se le fosse poste milioni di volte, non sarebbe riuscito a darsi una risposta esauriente. Continuò così ad esercitarsi in molteplici tecniche fino a sera, pensando che l’amica fosse andata al villaggio con Kisuke o che comunque fosse rimasta nella stanza o nei dintorni e, quando arrivò il crepuscolo, si fece un bel bagno rinfrescante sperando che gli schiarisse le idee ma, ora che si era rilassato, gli tornò in mente il contatto con la ragazza e quindi si immerse completamente per sbollire quei pensieri troppo provocanti per poi, una volta calmatosi, uscire e dirigersi alla grotta.

Nel frattempo, in stanza, Sakura aveva preso la cena e, mentre aspettava il suo ritorno, malinconica stava tentando di piegare le lenzuola da sola, anche se la cosa non era semplice visto che erano molto grandi. Infatti fare quei tipi di lavoretti la rattristava poichè le tornava in mente quando rifaceva il letto con la madre e quanto in realtà le mancasse, oltre a farla confrontare con la realtà. Difatti, sin da piccola, il suo sogno era stato quello di avere una bella casa in cui prendersi cura del suo futuro marito e di eventuali figli, ma quel semplice gesto fatto in quella grotta le ricordava che probabilmente ciò non si sarebbe mai avverato.

‹‹Già io sono un ninja e non sarò mai nient’altro…›› pensò guardandosi la mano arrossata e indurita dalle fatiche.

In quel momento però entrò Sasuke che, vedendola in difficoltà, senza dire nulla le diede una mano. Quando ebbero finito Sakura lo ringraziò e quindi gli porse i vestiti del giorno prima che aveva lavato e rammendato dopo di che, sedendosi a tavola, disse :

“Dai mangiamo”.

Il ragazzo li ripose nel cassetto e poi si sedette a sua volta prendendo a consumare il pasto in silenzio il quale fu rotto però da Sakura che, per spezzare la tensione avvertita nell’aria, gli chiese:

“Tutto bene?”.

“Certo”.

“Come ti senti oggi?” si informò anche se le sembrava che stesse meglio sebbene, ricordando come era ridotto solo poche ora prima, non lo credeva quasi possibile.

“Perfettamente, hai fatto un ottimo lavoro. Non mi è rimasto neanche un graffio”.

“Sono contenta” replicò sentendosi effettivamente così, era per giungere a tali risultati che si era impegnata tanto e allora perché avvertiva una sgradevole fitta allo stomaco?

Il ragazzo non le rispose ma, notando che improvvisamente si era zittita, alzò lo sguardo e, vedendo che aveva il viso leggermente contratto, disse:

“Tu piuttosto tutto bene?”.

“Più o meno si, un’altra notte di sonno e poi sarò a posto” rispose minimizzando anche se in realtà, oltre a sentirsi esausta, avvertiva un dolore sordo alla parte bassa della schiena che non voleva proprio andarsene e delle fitte che le prendevano la pancia di tanto in tanto. Fu anche per quel motivo che non finì di mangiare, infatti aveva paura di stare male e magari persino di vomitare.

“Capisco allora mettiti subito a letto” replicò lui.

“Si” mormorò alzandosi e, dopo avergli dato le spalle, indossò la solita maglia e si mise sotto le lenzuola pensando ‹‹certo che senza bende è tutta un’altra cosa››.

Al contrario suo, nonostante fosse molto stanco, Sasuke rimase a studiare dei rotoli. Il fatto di essere stato sconfitto così facilmente prima da Itachi e poi da Orochimaru, lo aveva irritato più di quanto non volesse dare a vedere e, avendo erroneamente capito che la compagna non gradiva certe attenzioni, decise di concentrarsi solo sul suo obbiettivo, essere più forte. Per questo rimase alzato fino a tardi finché, ormai esausto, si mise a letto anche lui ma così facendo Sakura, che si era addormentata, sentendolo stendersi si destò e si avvicinò abbracciandolo come sempre da dietro per poi mormorare:

“Dove sei stato tutto oggi?”.

“Ad allenarmi” rispose chiudendo gli occhi.

“Non devi strafare, ieri non sei morto per un soffio…” lo avvisò stringendolo più forte.

“No, non lo ho fatto perché, prima di permettermelo, devo portare a termine la mia vendetta….” replicò cercando di non badare a quel seno che premeva contro la sua schiena.

“Spero non succeda neanche dopo” mormorò sentendosi male al solo pensiero di un mondo dove il suo amore non c’era più.

“Sai benissimo quello che accadrà dopo” rispose secco.

A tali parole la ragazza sentì gli occhi riempirsi di lacrime e non disse più nulla cercando invece di controllarsi e così anche Sasuke tacque, la compagna doveva mettersi in testa che presto o tardi lui non ci sarebbe più stato. Sakura ne soffriva e, se da una parte non voleva lasciarlo per potergli stare vicino il più a lungo possibile, dall’altra voleva correre fuori per sfogarsi e piangere. Era stato un periodo terribile e tutta quella freddezza da parte dell’amico la faceva star male, pareva che neanche se ne rendesse conto di dirle cose che al suo orecchio risuonavano tanto gelide e distaccate ma il ragazzo in realtà lo faceva apposta, sperando che così se ne facesse una ragione e, soprattutto, per farsene una lui stesso.