Only for you

Capitolo 3

Rimasta sola in quella tetra stanza, Sakura non si trattenne e scoppiò a piangere. Era dalla seconda sera passata in quella grotta e in cui lui l’aveva vista che non lo aveva più fatto ma questa volta non riuscì a trattenersi, era veramente troppo e così, lasciandosi cadere sul letto, diede sfogo a tutte le sue lacrime stringendosi le braccia attorno al corpo come per abbracciarsi e consolarsi, non capiva come Sasuke potesse fare una cosa del genere. Questi intanto, uscito dal covo, si diresse nella foresta dove diede fondo a tutte le sue energie esercitandosi e nel mentre non faceva che ripetersi:

‹‹È successo, è diventata il mio punto debole…se ne deve andare, se ne deve andare via subito! Perché ho accettato che venisse con me?! E io che ci avevo creduto alle sue parole, al fatto che sarebbe rimasta al mio fianco nonostante tutto…ma chi potrebbe mai stare con un assassino? Come ha potuto chiedermi di salvare quell’uomo al suo posto?›› e così continuò ad allenarsi tutta la notte fino a che, alle prime luci dell’alba, esausto non si stese sotto un albero e si addormentò.

Nel frattempo nella grotta, dopo aver pianto tutta la nottata, Sakura era ancora oppressa dalla tristezza ma si sentiva molto più sollevata visto che era riuscita a sfogarsi. Come le era stato detto il giorno prima da Orochimaru, non si mosse dalla camera e, con il cuore in gola, attendeva il ritorno di Sasuke. Ora che era più tranquilla era decisa a farsi perdonare in qualche modo e, dato che doveva passare il tempo, prese a rammendare alcuni abiti del ragazzo mentre a mente più lucida rifletteva:

‹‹Non sono venuta fin qui per intralciarlo o essergli di peso, in fondo mi devo mettere in testa che anch’io sono una traditrice…una ricercata e soprattutto alle dipendenze del sannin››.

La giornata passò in fretta e Sasuke si destò definitivamente solo al calar del sole, dopo aver fatto una dormita tutt’altro che riposante. Difatti i suoi non erano stati certo sogni tranquilli e alla fine si riducevano sempre allo stesso scenario: silenziosamente si introduceva in casa di Nakamura, lo attaccava, lo uccideva e, quando si girava, la piccola Shina lo fissava con occhi increduli e lui era costretto ad eliminare anche lei o a scappare sentendo le sue urla. Tutte le volte che si svegliava era completamente sudato ma, vedendo che era ancora giorno, riprendeva a dormire per far passare il tempo e cercare di scappare in qualche modo dalla realtà che, con il tramonto, inesorabilmente era giunta a bussare alla sua porta chiedendo di entrare. Così, ancora grondante di sudore dopo l’ultimo incubo, si diede una sciacquata al fiume e poi, senza neanche passare dalla sua camera, andò a compiere quella triste missione.

Nascosto tra dei cespugli aspettò che il signor Nakamura chiudesse le terme e, a quel punto, lo assalì alle spalle recidendogli in un sol colpo la carotide con il suo kunai. Il tutto si svolse in una frazione di secondo. La vittima non ebbe neanche il tempo di capire cosa fosse successo al contrario del ragazzo che sentì il sangue caldo dell’uomo colare dalla sua gola alla propria mano e in seguito lungo tutto braccio fino a che, arrivato al gomito, non cadde in forma di gocce sul pavimento. Alcuni schizzi gli avevano sporcato il volto che neanche si pulì e poi, sicuro che fosse morto, lo lasciò cadere. Non era riuscito, come gli era stato ordinato, ad eliminarlo sulla porta di casa ma si sarebbe inventato qualcosa per giustificarsi. Lì sicuramente lo avrebbe trovato qualche passante e con ciò avrebbe risparmiato a Shina la sofferenza di ritrovarsi il padre insanguinato davanti, un gesto di pietà che a lui il fratello aveva negato. Con il cuore in pezzi spiccò un balzo e, saltando da un tetto all’altro, si allontanò. Uscito dal villaggio corse diretto al covo ma, ad ogni passo, invocava il perdono di quella bambina a cui aveva rovinato l’infanzia. Tuttavia le scuse lasciarono presto il posto alla disperazione, infatti nella sua mente prese a rimbombare sempre la stessa parola “assassino” e così iniziò a ripetersi:

‹‹Si, sono un assassino…uno sporco assassino›› finché, una volta arrivato alla grotta e ancora sporco di sangue, cercando di reprimere ogni tipo di emozione entrò nella sala di Orochimaru a cui, senza dire una parola, lanciò ai piedi il pugnale insanguinato.

Questi, vedendolo, non si scompose minimamente sebbene fu compiaciuto nel constatare che aveva adempiuto al suo incarico e, con voce roca e al contempo leggermente beffarda, come a stuzzicarlo ulteriormente, chiese:

“Devo dedurre che hai fatto tutto allora?”.

“Ti avverto: questa è la prima ed ultima volta che metti alla prova la mia lealtà” rispose l’interpellato sprezzante e ancora più arrabbiato per il suo tono.

“Altrimenti cosa farai? Ucciderai anche me?” domandò divertito leccandosi le labbra.

“No, qualcosa di meglio…in fondo è il mio corpo che desideri. Fammi un altro tiro del genere e potrai dirgli addio poiché lo renderò inutilizzabile” affermò più serio che mai.

“Oh, sono impressionato…ma agendo in questo modo che fine farebbe la tua vendetta?” ridacchiò “va bene, va bene…chiudiamo la questione qui. Torna nella tua stanza” concluse non volendo tirare troppo la corda.

“Tu non preoccuparti che so fare bene i miei conti” disse il ragazzo che poi si girò per andarsene.

Orochimaru lo guardò uscire sempre più compiaciuto e, non appena ebbe chiuso la porta, scoppiò a ridere fragorosamente, non si aspettava niente di meno da colui che aveva prescelto anche se i test non erano affatto finiti come invece lui avrebbe voluto. Sasuke attraversò il lungo corridoio illuminato, come il resto della caverna, dalla debole e fioca luce delle candele. Aveva le narici intrise dell’odore del sangue di Nakamura e, guardandosi le mani ancora impregnante di esso, disgustato da ciò che aveva fatto sospirò. Non si era neanche lavato tanto era sicuro che la compagna se ne fosse andata e così, con l’angoscia nel cuore per quanto commesso e ancora più disperato per la solitudine che lo attendeva, aprì la porta ma Sakura, che non lo aveva affatto lasciato solo e al contrario si era addormentata sulla sedia, sentendo quel rumore si svegliò. Immediatamente alzò la testa che aveva poggiato sulle braccia incrociate sul tavolo e, ancor prima di aprire gli occhi, mugolò un Sasuke ma, quando lo vide ricoperto di sangue, trattenne il fiato.

Ovviamente nel guardarla anche il ragazzo restò di sasso, non si aspettava che rimanesse, non dopo quanto le aveva detto e così rimase impietrito di fronte al suo sguardo inorridito che però sparì subito poiché sostituito dalla preoccupazione. Difatti, dopo un momento di tentennamento, la compagna si alzò e, avvicinandosi, gli domandò:

“Stai bene?”.

“Perché sei qui?”chiese lui a sua volta.

“Per lo stesso motivo per cui ti ho seguito” rispose ormai arrivatagli di fronte e col viso distante solo pochi centimetri.

“Vattene” sibilò.

“No, ho detto che ti sarei rimasta accanto, che ti avrei aiutato in qualsiasi modo ed intendo farlo” replicò allungando la mano per alzargli la maglia sporca di sangue per vedere se aveva delle ferite sul torace.

“Non toccarmi!” gridò però l’altro nel vedere le sue intenzioni.

“E invece lo farò” dichiarò lei senza lasciare andare l’indumento che stringeva tra le dita.

“Non toccarmi, non toccarmi, non toccarmi!” esclamò di nuovo portandosi le mani ai capelli.

Sakura gli lasciò andare l’abito un po’ incerta dopo quella reazione e lo fissò chiedendosi cosa fare ma Sasuke, sentendosi trapassato dai suoi occhi, le urlò:

“Non guardarmi, non guardarmi, non guardarmi così! ” e nel dirlo cadde sulle ginocchia.

Poteva sopportare tutto ma non il suo sguardo innocente, severo ma tuttavia pieno di dolcezza e compassione, non ci riusciva proprio. La compagna, che a quel gesto aveva perfettamente capito lo stato d’animo del ragazzo, si inginocchiò a sua volta e, prendendolo dolcemente tra le braccia quasi per paura di romperlo, mormorò:

“Mi spiace però non ti libererai di me tanto facilmente, io voglio restarti accanto”.

“Perché non sei scappata?” chiese sentendo le lacrime che gli ricadevano lungo le guance ‹‹cosa sono diventato? Un mostro, un assassino a sangue freddo…non vi è più alcuna differenza tra me e mio fratello››.

“Come avrei potuto farlo e lasciarti qui da solo? Cosa ti avrei seguito a fare allora? Io ti sarò vicino sempre, sei troppo importante per me….” sussurrò cercando di non piangere a sua volta.

Sasuke inorridì a quelle parole ma soprattutto agghiacciò alla consapevolezza che quella ragazza era diventata il suo unico punto debole e così, impotente, non potendo rispondere strinse i pugni pensando ‹‹io non posso permettermelo…››.

“Sasuke perdonami se ti ho detto quelle cose ieri, non ci pensare più” continuò lei stringendolo più forte come per rassicurarlo e cercare di infondergli almeno un po’ di tranquillità.

Ciò nonostante lui non rispose, come poteva? Cosa avrebbe potuto dirle? Si sentiva lacerato da mille pensieri e dai sensi di colpa ma di una cosa era sicuro, non avrebbe permesso ad Orochimaru di metterla in mezzo una seconda volta, non sarebbe più stato così debole da dover scegliere di sacrificare una vita innocente per proteggere una sua compagna.

Rimasero in quella posizione per un po’ finché Sakura, vedendo che si era calmato e soprattutto che non l’aveva allontanata, si staccò, gli tolse la maglia sporca e poi lo fece alzare. Una volta che si fu seduto sulla sedia prese un panno, lo bagnò nella bacinella in cui aveva versato dell’acqua dalla brocca e prese delicatamente a cancellare ogni minima traccia di sangue dal suo corpo ma, quando ebbe finito, Sasuke le afferrò un polso e la guardò dritta negli occhi chiedendosi, una volta di più, perché quella ragazzina avesse abbandonato tutto e tutti per lui che non le aveva mai dimostrato il minimo interessamento tuttavia, nonostante quelle domande, le disse:

“Sakura…io non posso garantire per la tua vita se resti con me…” difatti non voleva neanche immaginare cosa sarebbe stato disposto a fare il sannin se si fosse accorto che per lui era diventata qualcosa di più che un semplice ninja medico.

“Non devi dartene pensiero, te l’ho detto che sto diventando più forte, no? Kabuto non mi sta allenando solo nell’arte medica, ho fatto molti progressi anche nel resto e poi…lo sapevo benissimo quando ho deciso di venire con te. Non preoccuparti non sono così sprovveduta, avevo messo in conto un’eventualità del genere” rispose sostenendo il suo sguardo.

‹‹Già, sono io che non avevo previsto il fatto che saresti rimasta…›› pensò ma poi si alzò e, abbracciandola, affermò “quello che è successo stanotte non accadrà mai più, non mi lascerò più intimorire da quell’uomo…” tuttavia, visto che era disposta a tanto per lui, era giusto che sapesse la verità che fino ad allora le aveva taciuto perché sicuro che se ne sarebbe andata nel giro di poco tempo e, quasi in un sussurro, continuò “Sakura io non posso darti quello di cui hai bisogno…né ora, né mai…perché una volta che avrò ucciso mio fratello…Orochimaru si impadronirà di me”.

“P-perchè?!” balbettò sconvolta.

“Perché questo è il nostro accordo…la mia vita consiste nella vendetta e una volta che l’avrò compiuta gli ho promesso il mio corpo, così che potrà attuare la tecnica della reincarnazione”.

Sakura rimase per un pezzo a bocca aperta, letteralmente sbalordita da quella rivelazione. Non avrebbe mai immaginato una cosa del genere ma alla fine si riprese e, facendogli un sorriso un po’ tremulo, chiese:

“Allora vuol dire che devo darmi una smossa così insieme potremo sconfiggerlo e liberarcene una volta per tutte, che ne dici? “.

Sasuke la guardò, cercando di capire da dove diavolo tirasse fuori tanto coraggio tuttavia, tornando con i piedi per terra ben sapendo che quanto la ragazza aveva appena detto non poteva realizzarsi e inorridendo al solo pensiero che il sannin potesse sospettarlo, tentò di farla ragionare:

“Non potrai farlo, al minimo sospetto Orochimaru ti ucciderebbe…torna a Konoha, dì loro che ti ho costretta a restare qui, fatti una vita e sii felice”.

“No, solo con te posso esserlo a dispetto di quello che pensi…abbi fiducia in me” rispose stringendolo a sua volta “io-io non ti deluderò”.

“Soffrirai…soffrirai tantissimo” mormorò pensando ‹‹e soffrirai ancora di più quando ci separeranno…ma come faccio a persuaderti se nel mio stesso tono non vi è convinzione? Perché sono così egoista da volerti al mio fianco…?›› ma la risposta venne poco dopo ‹‹non voglio più stare solo…››.

“Sono pronta ad affrontarlo” ribatté decisa lei pur sentendo il proprio cuore farsi pesante.

Sasuke a quelle parole sospirò e, lasciandola, disse:

“Andiamo a letto, domani si ricomincia” e, dato che la maglia gliela aveva già tolta l’amica, si levò i pantaloni per potersi mettere il pigiama.

Ovviamente Sakura, felice che non avesse continuato il discorso, si spogliò a sua volta infilandosi come sempre la maglia che era stata di Sasuke e che usava per dormire ma, notando con angoscia che iniziava a tendersi un po’ sul seno, mentre si stendeva pensò:

‹‹Accidenti sto crescendo…in fondo siamo partiti dal villaggio che eravamo tredicenni e ora ne ho quattordici…spero solo che la cosa non si faccia troppo evidente o saranno guai››.

Intanto il ragazzo, notando che aveva finito, si mise sotto dandole le spalle come al solito e, una volta spenta la luce, disse solo:

“Buonanotte”.

Però quella sera Sakura si sentiva angosciata alla prospettiva di quanto l’aspettava e per questo fece quello che aveva avuto voglia di fare sin dalla sera del loro arrivo: gli si avvicinò e, facendo aderire il proprio petto alla schiena del compagno, lo abbracciò. Non pensava che l’avrebbe respinta visto che fino a poco fa lo stava facendo lui stesso per la prima volta e, anche se così fosse stato, non se la sarebbe presa. Sasuke, sentendola tremare leggermente, non disse nulla ma non fece neanche niente per incoraggiarla, non voleva che si affezionasse più di quanto avesse già fatto, né farla soffrire maggiormente illudendola e così si assopì senza dire o fare nulla e Sakura, rincuorata da quel corpo caldo, chiuse gli occhi tuttavia, prima di lasciarsi andare al sonno, mormorò un grazie per averle permesso di stargli vicino e non averla allontanata.

Le quattro settimane successive furono molto intense ma anche piene di complicità. I due ragazzi durante il giorno si allenavano fino allo stremo però la sera, dopo cena, una volta che Sakura aveva medicato e curato scrupolosamente tutte le ferite del compagno, messisi sotto le coperte, quando lui le dava le spalle lei lo abbracciava. Dal canto suo Sasuke non diceva nulla poiché la sentiva tremante e in qualche modo sperava di poterle donare così le rassicurazioni che a voce non le avrebbe mai dato. In tutto ciò Orochimaru gli aveva lasciato un giorno libero a settimana in cui i due potevano dirigersi al villaggio per fare spese, svagarsi e fare un bel bagno rilassante. Ovviamente lo aveva fatto per mettere costantemente alla prova Sasuke che, andando alle terme, doveva fare i conti con il suo essere, disprezzandosi ogni volta che incontrava Shina la quale però, dopo un po’, lasciò il villaggio con la madre e lo zio dato che non potevano più permettersi di portare avanti quell’attività. Questo, se da una parte fece soffrire i due ragazzi, dall’altra gli alleggerì il cuore in quanto era diventata una vera e propria tortura vederla, soprattutto per Sakura che la considerava un’amica e che, nonostante si fosse ripromessa di non piangere più, quando tornavano a casa, la notte, non era in grado di evitarlo. Sasuke ovviamente la sentiva ma non riusciva a fare o a dire nulla poiché era lui stesso la causa di tali lacrime.

Così i giorni passavano e Orochimaru osservava l’evolversi di quella situazione con estremo interesse dato che poneva nel suo futuro contenitore tutte le sue speranze e non voleva di certo che qualcosa interferisse con la sua crescita, meno che mai una mocciosa. Sasuke doveva lasciarsi alle spalle tutti quei sentimenti come la compassione e la bontà, cose inutili che l’avrebbero intralciato e basta, doveva essere freddo e spietato, in grado di uccidere chiunque. Certo, aveva eseguito il suo ordine di assassinare Nakamura senza troppe proteste ma, nonostante questo, voleva vedere fin dove arrivava la sua lealtà e cos’era diventato esattamente il suo rapporto con Sakura così una sera, mentre Kabuto lo medicava, gli disse:

“Cosa ne dici se tu e la tua allieva ve ne andaste per un paio di settimane con qualche scusa?”.

“Perché?” domandò stupito.

“Voglio capire bene cosa prova Sasuke per lei e scoprire come reagirà alla sua assenza per poterlo sfruttare nel migliore dei modi, cosa ne pensi?”.

“Che potrebbe essere interessante…” rispose con un leggero ghigno dipinto sul volto.

A quelle parole Orochimaru fece chiamare i due ragazzi e, una volta che gli furono davanti, senza giri di parole come era solito fare disse:

“Sakura, domani accompagnerai Kabuto sulla montagna per imparare a riconoscere e raccogliere particolari erbe mediche e ci rimarrai per il tempo di due settimane…fino ad allenamento ultimato. Sarà faticoso e sappi che ti sto mettendo alla prova, dovrai procurati il cibo da sola e, se dovessi ferirti, medicarti. Kabuto verrà con te ma non ti presterà alcun tipo di soccorso, sono stato chiaro?”.

“Chiarissimo” rispose lei concisa.

Difatti aveva imparato che meno cose diceva davanti a lui e meglio era, così evitava di fargli capire quanta paura in realtà avesse, al contrario di Sasuke al quale non piacque per nulla quella storia e ancor meno il pensiero che la compagna stesse giorno e notte con quel ninja, quindi disse:

“Perché questo allenamento?”.

“Perchè è necessario, in questa maniera capiremo quanto in realtà è migliorata ma senza metterla in situazioni pericolose, dovresti essere contento di ciò, no Sasuke?” chiese Kabuto con un falso sorriso dolce mentre, per provocarlo, non staccava gli occhi di dosso a Sakura.

Sasuke lo fulminò con lo sguardo, quell’uomo non gli piaceva, gli faceva quasi più ribrezzo di Orochimaru stesso ma non disse nulla.

“Bene, allora potete andare” li congedò il sannin che, appena furono usciti, rivolto al suo braccio destro continuò “mi raccomando non esagerare…” e nel contempo un sorriso da far venire i brividi apparve sul suo volto. Aveva notato che la ragazza stava crescendo e anche che il ninja non le levava gli occhi di dosso quindi, nonostante fosse sicuro che lo facesse per innervosire Sasuke, non voleva correre rischi.

“Non si preoccupi mi controllerò, non vorrei certo che il nostro micino si rigirasse per graffiarmi, più che altro perché non posso toccarlo in quanto sarà il vostro prossimo contenitore…” disse l’altro aggiustandosi gli occhiali anche se l’espressione del suo viso era tutt’altro che rassicurante.

Orochimaru, udendo quella risposta, sorrise compiaciuto e poi lo lasciò andare mentre nella stanza Sasuke pensava a come giostrarsi la situazione.

‹‹Non posso mica lasciarla davvero sola…d’altronde Orochimaru mi terrà impegnato tutto il giorno…però posso sorvegliarla almeno di notte›› decise.

Intanto Sakura si stava cambiando e mettendo a letto preoccupata per quanto l’aspettava, non era tanto l’idea di doversela cavare da sola a spaventarla quanto la compagnia avendo notato che ultimamente Kabuto era un po’ strano nei suoi confronti e, non appena Sasuke si mise sotto le coperte, lo abbracciò più forte del solito e, dopo un po’ confortata dal suo calore, disse:

“Mi raccomando, non esagerare con gli allenamenti mentre starò via perchè poi non ci sarà più nessuno a curarti la sera visto che Kisuke sarà impegnato con il sannin”.

“Tranquilla” ‹‹fosse questo il problema…›› .

“Spero di tornare presto” continuò ‹‹non sopporto l’idea di starti lontana››.

“Piuttosto vedi di stare attenta a quel Kabuto”.

“P-perchè?” balbettò un po’ spaventata visto che anche lei in realtà lo temeva.

“Non mi fido di lui…”.

“Farò attenzione” rispose non osando indagare oltre perchè altrimenti il coraggio le sarebbe venuto meno.

“Non preoccuparti, ora dormi” disse vedendo che l’aveva agitata ‹‹tanto ti controllerò io e se fa un passo falso lo ammazzo››.

“Va bene, buonanotte” rispose mentre l’altro spegneva la candela e rimanendo stretta a lui, sperando che il suo ricordo le tenesse compagnia nelle notti a venire e addormentandosi poco dopo.