Only for you

Capitolo 22

I giorni a venire trascorsero press’a poco allo stesso modo, con l’Uchiha che andava ad allenarsi e Sakura che, ormai certa del suo stato, lo aspettava a casa. Difatti continuava a stare male, specialmente al mattino, ma, proprio per quel motivo, aveva imparato ad alzarsi prima del compagno, così da potersi far passare in pace la nausea senza che questi la scoprisse anche se, in un paio di occasioni, aveva rischiato che la sorprendesse a rimettere. Tuttavia, quando ciò era avvenuto, se l’era cavata accampando qualche fantasiosa scusa a cui l’altro incredibilmente aveva creduto o, alle più brutte, arrampicandosi sugli specchi.

Ormai ne era consapevole: aspettava un bambino, il bambino suo e di Sasuke, e se da una parte sentiva di scoppiare dalla felicità, visto che quello era il coronamento del suo sogno d’amore, dall’altra era piena di dubbi e angosce, dato che il momento era quel che era e, di conseguenza, doveva tenere la cosa nascosta. Così, per non destare sospetti né tanto meno far preoccupare più di quanto già non fosse Sasuke, non appena la nausea diminuì tornò al lavoro, uscì a svagarsi con Ayame e anche a scambiarsi teneri gesti d’affetto col suo amato. Questi, dal canto suo, per non farla stare in tensione evitava di dirle che si recava alla Pioggia, assicurandole che, quando si allontanava, era solo per allenarsi o svolgere qualche missione. Ovviamente però le sue visite a quel villaggio non passarono inosservate a chi di dovere e quindi, non appena Itachi tornò dall’incarico che stava svolgendo, o meglio evitando visto in cosa consisteva, ossia la cattura del giovane Naruto, Pain, il capo dell’Akatsuki, lo mandò a chiamare. A quella convocazione il ragazzo, anche se piuttosto mal ridotto dato che al posto della volpe aveva dovuto affrontare ben due villaggi con il solo aiuto di Kisame, dopo essersi riposato qualche ora si diresse al suo cospetto.

Varcata la soglia del grande palazzo al centro del villaggio, si fece annunciare e, non appena Pain lo vide entrare, non spendendo nemmeno una parola per commentare il suo stato, con voce atona disse:

“Sei tornato. Come è andata la missione?”.

“Bene… Non abbiamo potuto prendere l’obbiettivo designato, ma abbiamo tolto di mezzo i due villaggi che ci creavano problemi”.

“Capisco…la prossima volta non ammetto fallimenti”.

“Sì”.

“Veniamo a noi. Ci sarebbe un problema da sistemare…a quanto pare tuo fratello si fa vedere spesso nel villaggio” lo informò.

“E così le voci che mi sono pervenute sul fatto che avesse eliminato Orochimaru erano vere…” replicò l’Uchiha, e nel mentre un ambiguo sorriso gli illuminava il viso ancora segnato dalla fatica.

“A quanto pare… Vedi di risolvere il problema il prima possibile, mi dà molto fastidio che giri così indisturbato per il mio villaggio, ma prima riposati. Non che così non riusciresti a batterlo, ma vorrei evitare qualsiasi rischio di perdere un buon elemento”.

“Sì, preferisco farlo nel pieno possesso delle mie capacità, gustandomi ogni minimo attimo della sua agonia” affermò sebbene nel frattempo pensasse ‹‹ormai il momento è giunto… Niente più rinvii…a questo punto sarai pronto a percorrere fino in fondo la strada che ho designato per noi…››.

“Capisco. Beh, dato che ci ha tolto di mezzo quel traditore di Orochimaru facendoci, sebbene involontariamente, un favore lo lascerò libero finché non ti sentirai pronto, ma vedi di non metterci troppo” rispose facendogli un sorrisetto da far venire i brividi a chiunque, tranne che al suo interlocutore dal sangue freddo ovviamente.

“Sì, non girerà ancora per molto…” dichiarò questi impassibile e così, mentre Itachi si congedava, all’Erba Sasuke e Sakura, ignari del suo ritorno e di quella discussione, continuavano la loro vita. Ormai erano passati più di tre mesi e, sebbene non le si vedesse ancora la pancia, da quando la nausea era scomparsa la kunoichi aveva molto appetito anche se cercava di trattenersi e Sasuke, felice di vederla non più pallida e apparentemente in salute, quando lei gli rivelava le sue voglie cercava di accontentarla benché, essendo ormai dicembre, molti cibi erano introvabili. Ovviamente lo shinobi non pensava affatto che tali richieste fossero correlate ad una gravidanza anzi, tale dubbio non gli aveva neanche sfiorato la mente, in quel momento troppo occupata a pensare alla vendetta e alla salute ristabilita della compagna.

Difatti, da quando la ragazza si era ripresa, i due avevano ripreso ad amarsi quasi ogni notte e, dopo aver fatto l’amore, Sasuke la coccolava e la vezzeggiava come raramente aveva fatto prima e le premure erano addirittura aumentate quando, infine, era venuto a conoscenza del ritorno del fratello.

Il momento si avvicinava, presto il suo acerrimo nemico sarebbe apparso davanti ai suoi occhi e giustizia sarebbe stata fatta, o almeno così credeva.

Ovviamente a Sakura non era sfuggito il fatto che il compagno nell’ultimo periodo fosse stato molto più dolce del solito e, se ciò da una parte la rendeva felice, dall’altra la terrorizzava dato che ne aveva intuito il motivo e, di conseguenza, era cresciuta anche la paura di perderlo visto che in ballo ormai c’era così tanto. Infatti non si trattava più solo delle loro vite, ma anche di quella del loro bambino che cresceva nel suo ventre. Così a volte rimaneva sveglia tutta la notte soltanto per poter guardare il suo amore respirare e, in qualche modo, assicurarsi che fosse veramente lì con lei e non l’aveva abbandonata per andarsi a scontrare in segreto con il fratello.

Trascorsero quindi altre due settimane divise tra angoscia, gioia e vita quotidiana, ma, man mano che andava avanti, un nuovo dubbio iniziò a farsi strada nella mente di Sakura. Iniziò difatti a chiedersi cosa avrebbe fatto qualora Sasuke non avesse voluto tenere il bambino, anche una volta che fosse tutto finito. Non sapeva come potesse esserle venuta una paura del genere, era cosciente del fatto che fosse del tutto irrazionale in quanto l’Uchiha non le aveva mai dato modo di pensarlo, eppure non ne poteva fare a meno. Lo stress non la aiutava ed anzi contribuiva ad aumentare ogni suo più piccolo timore e così, alla fine, non poté far altro che cercare di scacciare quell’orribile pensiero, ma questo divenne talmente ossessionante che non ce la fece più a sopportarlo e una sera, mentre stava abbracciata al compagno dopo aver fatto teneramente l’amore, decise di iniziare a tastare il terreno domandando:

“Ehy Sasuke, ci pensi mai a quello che accadrà dopo?”.

“In che senso?” chiese questi accarezzandole la schiena.

“Sì, quando sarà tutto finito…a cosa vorrai fare dopo, a noi…se ti piacerebbe avere una famiglia…cose così insomma” disse con la testa appoggiata sul suo petto per la paura di guardarlo in viso e leggervi qualcosa che le avrebbe fatto male.

“Beh te l’ho detto, voglio tornare a Konoha e renderti felice in tutto…”.

“E tu cosa vorresti per essere felice?” richiese insistendo ancora un po’, quella risposta era troppo vaga.

“Averti al mio fianco” rispose baciandole il capo, che a quel punto la ragazza alzò per poterlo guardare negli occhi in cui, come sempre, trovò amore e calore, così, sorridendogli e cercando di non prestare fede a tutti i suoi dubbi irrazionali, si disse:

‹‹Andrà tutto bene›› e poi, avvicinandosi, gli sfiorò le labbra sussurrando “ti amo…”.

“Anche io” dopo di che la baciò intensamente, addormentandosi qualche minuto più tardi con lei al suo fianco ed entrambi piacevolmente stanchi.

Il tempo continuò a trascorrere, Sasuke si faceva vedere alla Pioggia praticamente ogni giorno per attirare l’attenzione del fratello, continuando però a tenere Sakura all’oscuro per non farla preoccupare più del dovuto ed Itachi, riacquistate le energie, finalmente rispose al suo muto appello. Sotto al debole sole d’inverno uscì dal covo e, individuato il proprio obbiettivo, silenzioso come un gatto, gli andò alle spalle e gli passò un braccio attorno al collo afferrandolo per la gola, rivelandogli a quel modo la sua presenza. Sasuke, sapendo che non si sarebbe mai battuto in quel luogo né che tanto meno poteva farlo lui in quanto in territorio nemico, si limitò ad afferragli il polso stringendolo con il doppio della forza, gesto che fece sorridere il maggiore degli Uchiha che, avvicinandosi al suo orecchio, con voce fredda ed atona vi sussurrò:

“Ti ho visto, puoi anche smettere di venire…presto ti verrò a cercare e allora giungerà la tua ora fratellino” e quindi si dileguò.

A quelle parole, sul bel volto di Sasuke apparve un ghigno poco rassicurante che gli rimase stampato in faccia sino a che non varcò la soglia dell’Erba. Ignaro del fatto che, nonostante le accortezze dei ninja del suono, ormai la notizia che lui e Sakura si trovavano in quel villaggio era giunta fino a Konoha, e che Naruto e Kakashi avevano deciso di andarli a riprendere prima che commettessero qualche altra sciocchezza.

Difatti i due shinobi della Foglia, appena avevano saputo l’esatta collocazione dei compagni, si erano messi in marcia, stimando che sarebbero giunti a destinazione non prima di un mese visto che, con l’inizio dell’inverno, il loro cammino sarebbe potuto essere rallentato dal mal tempo.

Così arrivò gennaio che portò con sé i primi spruzzi di neve e con essi la tragedia incombente.

Sakura, oramai al quarto mese, iniziava a notare i segni sempre più evidenti che la gravidanza rifletteva sul suo corpo, come il seno aumentato di una taglia, le sue voglie alimentari sempre più frequenti che doveva tenersi e, ovviamente, il peso. Infatti aveva iniziato a mangiare molto più del solito e di conseguenza si ritrovava con qualche rotondità in più. Tuttavia ciò non bastò ad impensierire Sasuke il quale, essendo spesso fuori, non si era minimamente accorto di tali cambiamenti se non di quelli prettamente fisici che però imputava all’età. Il corpo della ragazza era in continuo cambiamento da quando stavano insieme e quindi non aveva dato la minima importanza a quei mutamenti, se non al fatto che fossero dettati dallo sviluppo, specialmente perché la kunoichi continuava a fargli credere di avere il ciclo.

A parte ciò però la vita dei due amanti scorreva tranquilla.

Dal giorno in cui si era rivelato, Itachi non si era più fatto vedere, ma neanche Sasuke si era recato ulteriormente al villaggio della pioggia dato che, oramai, aveva raggiunto il suo obbiettivo. Così, come sempre da quando Sasuke non usciva più all’alba, siccome faceva molto freddo, Sakura ne approfittava per rannicchiarsi accanto a lui. Era stupendo svegliarsi al suo fianco, prendersi tutto il tempo che voleva per le coccole, dato che continuavano a destarsi entrambi molto presto, e poi prepararsi con calma per uscire e svolgere i loro compiti. L’unica pecca era costituita dal fatto che la ragazza si domandava il motivo di tale cambiamento ma, dato che in fondo temeva la risposta, evitava di pensarci, come evitava di pensare al loro futuro preferendo lasciarsi coccolare.

Così, anche in quella mattina, i due rimasero a letto per molto e, quando finalmente si alzarono, Sasuke si diresse alla finestra per aprire le imposte ma, vedendo il bellissimo spettacolo che il paesaggio gli aveva riservato e sapendo quanto alla ragazza sarebbe piaciuta quella sorpresa, felice disse:

“Sakura vieni a vedere…”.

A quelle parole la kunoichi, notando il tono allegro, si sbrigò ad indossare la vestaglia per raggiungerlo e, non appena fu al suo fianco, sgranò gli occhi nel vedere il paesaggio circostante imbiancato dalla neve.

“Ma è fantastico!” esclamò, le piaceva molto quel manto candido che negli anni passati a Konoha non aveva mai avuto modo di vedere, dato che gli inverni erano miti, e che invece aveva scoperto durante il primo inverno passato nel covo di Orochimaru, in quanto la caverna si trovava tra le montagne dove le temperature erano più rigide.

“Già! Vestiti che usciamo” la spronò il compagno dandole un bacio e, data l’allettante proposta, la ragazza non se lo fece ripetere due volte.

In fretta si infilò dei pantaloni, un maglione pesante e quindi, tirandolo per mano, lo portò fuori ridendo allegra per il semplice fatto di trovarsi lì con lui. Ancora non si era abituata a tutta la felicità che, nonostante tutto, ogni semplice giorno le riservava.

Arrivati in giardino, Sasuke la strinse tra le braccia e, avvicinandosi all’orecchio, le sussurrò:

“Sakura sono felice” e, a tale rivelazione, lei lo guardò con gli occhi lucidi per l’emozione.

Era la prima volta che Sasuke le diceva chiaramente una cosa del genere e, per tale motivo, sentiva il cuore scoppiarle dalla gioia, tanto che stava quasi per rivelargli il suo segreto ma, fortunatamente, all’ultimo momento si ravvide e, mordendosi le labbra, tacque. In fondo il pericolo non era stato ancora sventato e, nonostante avesse capito che non si sarebbe sottratto a quella responsabilità e che al contrario ne sarebbe stato felice, non voleva imporsi, né costringerlo a rivedere i suoi piani e dargli preoccupazioni. Pensandoci bene poteva ancora aspettare, la sua condizione non era proprio così evidente e quindi, con tono dolce, rispose:

“Non potevi dirmi cosa più bella”.

“È la verità” sorrise dandole un bacio.

Così i due rimasero abbracciati fino a che non riprese a nevicare e furono costretti a rientrare. Tuttavia, dato che a causa della nevicata sicuramente le lezioni erano state sospese e Sakura non sarebbe dovuta andare all’accademia, poterono tornare sotto le lenzuola a scambiarsi dolci effusioni però l’Uchiha, non avendo intenzione di rinunciare agli allenamenti, finito di fare l’amore, stringendola dolcemente disse:

“Dato che la scuola sarà chiusa perché non vai da Ayame? Sono sicuro che le farebbe piacere…”.

“Speravo rimanessi a casa anche tu…però se proprio devi uscire….” sospirò passandogli la mano sul ventre.

“Lo sai che devo allenarmi ma tornerò presto…” la rassicurò.

“Umpf…e va bene…” mormorò rassegnata, quel giorno non sapeva perché ma non aveva affatto voglia di lasciarlo andare, o meglio, ne aveva meno degli altri ‹‹sarà perché la giornata è iniziata così bene, o perché con l’andare avanti della gravidanza voglio averlo ancora più vicino?›› si chiese passandosi distrattamente la mano sulla pancia mentre Sasuke, vedendola, vi poggiò la sua sopra e, accarezzandola, disse:

“Non fare quella faccia ci vediamo più tardi”.

Quel semplice gesto però fece sobbalzare leggermente Sakura, la quale non poté fare a meno di pensare che, se il bambino fosse stato più grande, probabilmente a quel punto avrebbe scalciato di gioia e al contempo comprese che, nonostante i suoi sforzi, non avrebbe potuto tenerglielo nascosto ancora a lungo. Ormai stava diventando evidente e non poteva continuare a mentire dicendo che era solo un po’ di ciccia, specialmente perché ultimamente mangiava parecchio, così sospirò e, felice che l’altro non si fosse accorto della sua reazione, sorridendo replicò:

“Va bene, ma solo se mi dai un mega bacio prima di alzarti”.

Richiesta che ovviamente Sasuke assecondò facendolo dolcemente e a lungo, prendendosi tutto il tempo del mondo per farlo. Difatti anche lui quel giorno non aveva voglia di lasciarla, provava una strana sensazione ma non vi diede peso poiché ultimamente era sempre così, o meglio, lo era da quando aveva visto il fratello. Tuttavia, dopo qualche minuto, il bacio terminò e, anche se a malincuore, lo shinobi si alzò e rivolgendole un dolce sorriso le disse:

“A dopo”.

“A dopo…ti amo Sasuke” rispose, sentendo il proprio cuore riscaldarsi come sempre quando il compagno le sorrideva a quel modo.

Una volta uscito, essendo sicuro che gli altri ninja non sarebbero stati disposti ad allenarsi sotto la neve, il ragazzo si diresse alla palestra del villaggio mentre Sakura, rimasta a letto, dopo un po’ si alzò e, prendendosela molto comoda, prima si fece una doccia e poi si vestì così da poter andare dall’amica, la quale fu molto felice di vederla.

Le due, come sempre quando erano insieme, parlarono, risero e scherzarono su ciò che la vita quotidiana gli riservava ma soprattutto, come di consueto negli ultimi tempi, si soffermarono a fare dolci e teneri pensieri sul futuro. L’amica infatti le aveva promesso che sarebbe andata spesso a trovarla una volta che sarebbe tornata a Konoha, e Sakura alimentava questa sua idea parlandole dei suoi amici, nonché dei più bei posti che vi erano al villaggio. Poi, tra una cosa e l’altra, Ayame le fece vedere le tutine che le stava preparando di nascosto, rassicurandola del fatto che quando Kisuke la coglieva in fragrante gli rifilava la scusa che fossero per un loro futuro figlio, facendo così scoppiare a ridere Sakura, la quale non aveva potuto evitare di pensare all’espressione sconcertata che sicuramente quelle parole avevano suscitato nel ninja medico. Tuttavia, vedendo quei graziosi vestitini, li carezzò con amore, così come istintivamente fece con la sua pancia e quindi disse:

“Sai, spero di poterglielo dire presto…oltre al fatto che non potrò più nasconderglielo, voglio anche condividere con lui questa gioia”.

“Ma sì, vedrai… E poi mi racconterai la sua espressione…vorrei davvero vederla” ridacchiò l’amica.

“Sì, se non mi ammazza prima per non averglielo rivelato subito” scherzò la kunoichi, ben sapendo che l’altro non sopportava i segreti, specialmente quelli rilevanti come quello .

“Vedrai che ti perdonerà” affermò Ayame divertita all’idea.

“Oh beh, sicuramente. Mica può lasciare il proprio figlio senza madre, no?” sghignazzò ancora Sakura per poi scoppiare a ridere entrambe.

Le due ragazze quindi continuarono allegramente a cinguettare e pianificare il loro futuro mentre, poco distante, Kisuke e l’Uchiha continuavano ad allenarsi. Tuttavia, al contrario degli altri, quel giorno il loro incontro fu interrotto da uno shinobi che, aprendo violentemente la porta della palestra, facendo saltare tutti quelli che vi erano dentro, con voce allarmata disse:

“Un uomo con indosso il mantello dell’Akatsuki si sta pericolosamente avvicinando al villaggio!”.

“Come?” esclamò il ninja medico che poi, vedendo lo sguardo di Sasuke indurirsi ed essendo al corrente di tutto quello che il ragazzo aveva fatto negli ultimi tempi, piano disse “Possibile che si tratti di tuo fratello?”.

“Sì…dà ordine che nessuno si avvicini” ribatté e, senza neanche aspettare risposta, schizzò fuori dalla sala in direzione delle porte del villaggio. Una volta che vi fu giunto, con un balzo arrivò in cima alle mura dove, con grande piacere, poté constatare che si trattava proprio di Itachi ‹‹il momento della verità è dunque giunto…›› e, nel momento stesso in cui lo pensò, sul suo viso apparve un agghiacciante sorriso, mentre i suoi occhi si fecero rossi come quelli del fratello e come il sangue che presto avrebbe macchiato la soffice e bianca neve ai suoi piedi.

I due Uchiha si squadrarono a lungo, senza fare alcuna mossa, mentre Kisuke, come gli era stato detto, correva dal padre per far sì che impartisse agli abitanti l’ordine di non uscire e, al contrario, di rimanere segregati in casa.

Nel frattempo alle porte dell’Erba la tensione era palpabile, nessuno dei ninja presenti osava emettere un fiato, ma alla fine fu Itachi a rompere il silenzio dicendo:

“Allora sei pronto a morire?” la voce bassa ed atona come sempre.

“E tu?” ribatté Sasuke saltando giù dalle mura e affrontando il suo sguardo prima di lanciarglisi contro come una furia.

Contemporaneamente, al palazzo, vi era un gran fermento per la notizia appresa tanto che, sentendo tutta quella agitazione, Ayame non poté fare a meno di mettere il naso fuori dalla stanza in cui stava ancora scherzando con l’amica ma, vedendo Kisuke estremamente agitato, si voltò verso Sakura e, cercando di mantenere un tono il più pacato possibile per non allarmarla inutilmente visto il suo stato già abbastanza stressato, disse:

“C’è Kisuke…vado a vedere che succede, tu resta pure qui” e quindi si avvicinò al proprio compagno a cui chiese “cosa sta succedendo?” dalla sua voce trapelava una punta di agitazione, in quanto era certa che fosse qualcosa di brutto poiché si ricordava di aver visto una cosa simile quando il suo villaggio era stato attaccato.

“Nulla, torna nella tua stanza e sta’ con Sakura” le rispose il medico serio ma cercando anche lui di non far traspirare la preoccupazione.

“No, dimmi cosa sta accadendo. Non puoi tenermi all’oscuro di cose che ci riguardano” ribatté decisa afferrandolo per un braccio e, vedendo la sua espressione decisa ed inquieta, il ninja decise che non era giusto tenerla sotto una campana di vetro che si sarebbe infranta riversandole addosso tutti i vetri qualora fosse successo qualcosa, e quindi disse:

“Il momento è giunto… Un uomo dell’Akatsuki è arrivato al villaggio e, dato che è solo, sono quasi certo che non si tratti di un attacco diretto verso di noi ma di Itachi Uchiha. Sasuke è andato a vedere, ma per precauzione sto impedendo alla gente di uscire e raggruppando gli uomini per poter fronteggiare eventuali scontri”.

“No, non può essere vero…oh mio dio Sakura…” balbettò a tale rivelazione Ayame terrorizzata mettendosi le mani sulla bocca.

“Va’ da lei e non dirle nulla…non deve saperlo!” affermò.

“Sì lo so, non deve agitarsi o il bambino…” si lasciò sfuggire.

“Bambino?” chiese stupito il ragazzo.

“S-sì…è incinta…” mormorò, a quel punto che importanza poteva mai avere tenerlo segreto?

A quelle parole però il medico imprecò, dato che aveva capito che lo shinobi non ne era al corrente o non avrebbe mai agito a quel modo e quindi disse:

“Stalle vicino e non farla uscire per alcun motivo, io vado da Sasuke” dopo di che corse verso l’uscita, nonostante la consapevolezza di non poter fare nulla se non curarlo in caso di vittoria.

Come detto, Ayame tornò dall’amica che era stata con l’orecchio incollato alla porta, ma che però non era riuscita a sentire altro se non l’agitazione che traspariva da quei mormorii e quell’ultima frase pronunciata a voce un po’ più alta quindi, non appena la ragazza fece il suo ingresso in stanza, chiese:

“Cos’è questa storia che non devi farmi uscire da qui?”.

“P-perché il villaggio potrebbe essere in pericolo…ma non preoccuparti, i nostri uomini si sono già mossi… Kisuke e Sasuke sono in prima linea, sta’ tranquilla…” disse cercando di essere il più convincente possibile e di non far tremare la voce.

“Che cosa?!? Sasuke è qui fuori a combattere e non mi ha fatta chiamare?!” esclamò avventandosi contro la porta e scostando l’amica di forza, sentendo il presentimento avvertito quella mattina farsi nuovamente strada nel suo cuore.

“Ferma” disse lei mettendolesi davanti con le braccia spalancate “non puoi andare”.

“Perché? Sono un ninja anche io lo sai!”.

“In questo caso saresti inutile!” rispose l’altra dura.

“Ayame così mi fai preoccupare e comunque, anche se fosse vero, starei lì vicino pronta a curarlo se dovesse succedere qualcosa, e ora levati se non vuoi che te lo faccia fare io con la forza” replicò decisa guardandola negli occhi, non si sarebbe lasciata fermare da nulla.

“E allora usa la forza perché io non mi sposto” affermò l’amica iniziando piangere, non immaginava cosa sarebbe potuto succedere se fosse andata.

A quelle parole cariche di amarezza e tristezza Sakura, avendo capito che la ragazza era solo preoccupata per lei, le cinse le braccia con le proprie e, tenendola stretta, la alzò di peso dicendo:

“Scusa ma io devo andare” e quindi, riposandola a terra, uscì seguita però dall’altra che le era immediatamente corsa dietro urlandole:

“Fermati!” ma a nulla valsero le sue parole, così come nulla poterono le persone che successivamente tentarono di fermarle, poiché la prima si liberò velocemente di tutti e la seconda le andò dietro.

Nel frattempo, fuori le porte del villaggio, Sasuke e Itachi erano coperti di sangue e nessuno dei due accennava alla resa, sebbene il maggiore fosse visibilmente provato, e così continuavano a lanciarsi pugnali e tecniche di altissimo livello mentre i ninja che assistevano alla scena erano a dir poco impietriti. La neve sotto i piedi dei due combattenti era scarlatta ed i loro sguardi di ghiaccio erano più taglienti dei kunai che fendevano l’aria, ma ovviamente nessuno osava fare un passo visto che Sasuke aveva dato l’ordine di non intromettersi. Quindi attendevano l’esito di quella cruenta battaglia, sperando che il loro nuovo compagno ne uscisse vittorioso, anche se non nutrivano grandi speranze al riguardo dati i colpi che si infliggevano a vicenda. Tuttavia, nello stesso momento, un’altra figura stava correndo velocemente, con tutto il fiato che aveva in corpo e sorpassando tutti gli uomini che le sbarravano la strada. Era Sakura che, una volta oltrepassate le porte del villaggio, come gli altri era rimasta agghiacciata ed in silenzio nel guardare la scena che le si parava dinanzi.

I lineamenti del suo amato erano distorti dall’odio e dal sangue, dalla sua bocca si levano parole di disprezzo e rancore, e le ferite che entrambi avevano sembravano non creargli alcun scompenso, quasi fossero invisibili ed indolori. Inorridita si portò le mani al volto per impedirsi di urlare e distrarlo, ma nessuno si accorse di lei poiché gli shinobi al suo fianco, nonostante gli spintoni che la ragazza aveva dato per arrivare in prima fila, erano troppo presi ad osservare l’ultimo colpo che Sasuke aveva inflitto al fratello, il quale era caduto a terra senza rialzarsi.

“Questo è lo steso colpo che hai inflitto a papà, ti ricordi? Crepa…!” ringhiò sprezzante sputandogli un grumo di sangue accanto.

Sakura, incredula, trattenne il respiro.

Itachi era a terra, non si muoveva ed era completamente ricoperto di sangue, come però anche il suo Sasuke che lo fissava con ancora l’odio negli occhi. Quasi inconsciamente, mosse qualche passo incerto nella loro direzione sussurrando il nome dell’amato, le sembrava di fluttuare in un sogno…ogni cosa era così irreale che le pareva difficile persino mettere un piede davanti all’altro mentre Sasuke, sentendo la sua voce, si girò e vedendola disse:

“È finita” e quindi iniziò ad andarle incontro, anche se ogni passo che compieva si faceva più pesante.

Udendo quelle parole, Sakura gli fece un sorriso tremulo e finalmente corse verso di lui ma, all’ultimo momento, vedendo che dietro di lui Itachi si era mosso, notando che il ragazzo impugnava un kunai, invece di gettasi tra le sue braccia, gli coprì le spalle. Senza pensarci, allargò le braccia facendogli da scudo e ricevendo così in pieno petto il pugnale destinato al compagno che però, a causa di quel gesto, non appena il corpo della ragazza ricadde a peso morto su di lui, vide la propria vita frantumarsi. Difatti non era riuscito a capire cosa fosse successo finché non notò dietro di lei il fratello che in piedi, sorretto da Kisame, fissava la scena con sguardo assente e, se non lo avesse conosciuto, lo avrebbe definito quasi incredulo, come di chi aveva sbagliato qualcosa, ma che fu prontamente portato via dal compagno di squadra anche se a forza.

In un istante si sentiva svuotato eppure pieno di domande. Perché Itachi lo guardava a quel modo? Perché sul suo viso, di solito impassibile e freddo, era dipinta quella strana espressione? Perché non gli aveva lanciato un altro pugnale per ucciderlo? Tutte domande che però passarono immediatamente in secondo piano, come anche il fatto che l’altro stesse battendo in ritirata. Difatti lo shinobi, al contrario di ogni aspettativa, non gli corse dietro e, l’unica cosa che riuscì a fare, fu urlare:

“Sakura!” e, per la prima volta dopo tanto tempo, il suo volto ancora coperto di sangue si rigò di lacrime mentre, inspiegabilmente, in lontananza udiva la voce del fratello chiedere al compare cosa fosse successo, chi diavolo avesse colpito sebbene ne avesse già un tremendo sospetto.

Tuttavia non solo Sasuke, ma anche i presenti non gli prestarono attenzione, come nessuno di loro si lanciò all’inseguimento poiché tutti preoccupati per la giovane kunoichi che, tra le braccia del suo amato, sentiva un grande dolore propagarsi per tutto il corpo ed il sangue caldo inzupparle la maglia.

I suoni attorno a lei le parevano mescolati e confusi, tranne la voce del suo adorato compagno che debolmente chiamò:

“Sasuke…Sasuke…”.

“Sakura perché?” gridò stringendola forte a sé con voce rotta, mentre Kisuke ed Ayame le correvano incontro ed il ninja lo scostava quanto bastava per iniziare a curarla.

“Perché è successo tutto troppo in fretta ed io…io non potevo permettere che ti succedesse qualcosa…ti ricordi quello che ti ho detto quando siamo partiti? Che ti avrei aiutato in qualsiasi modo, che…” sussurrò carezzandogli stancamente una guancia ed intanto, accanto a lei, il medico si affannava per guarirla data la gravità della ferita.

“Sakura non lasciarmi ti prego…io…io non posso vivere senza di te, ti amo, ti prego resta con me” disse stringendole forte una mano e sentendola fragile come non mai. La vedeva pallida, stanca e soprattutto vedeva tutto il sangue che continuava a fuoriuscirle dalla pugnalata nonostante le cure, ed infatti Sakura sentiva la vita sfuggirle tra le dita. Non serviva che guardasse Kisuke scuotere la testa e dire tra le lacrime che non poteva fare nulla per rendersi conto che era troppo tardi, che quel kunai l’aveva colpita troppo vicino al cuore per darle scampo in quel piccolo paese privo di un vero e proprio ospedale.

Era consapevole di stare per morire, di non poter far nulla per evitarlo e così, con un ultimo sforzo, continuò a sfiorare ciò che di più caro aveva al mondo e nel mentre mormorò:

“Mi spiace, scusami non posso…ho tanto freddo e sonno…mi spiace lasciarti, non avrei mai voluto, non ora che avevamo davanti a noi un futuro…ora che porto tuo figlio dentro di me, perdonami…”.

“Mio…mio figlio?” balbettò “Sakura perché…” ma le parole furono interrotte dai singhiozzi “non lasciarmi ti prego” ripeté impotente, stringendola e cullandola tra lo sbalordimento di tutti che non si sarebbero mai aspettati un tale epilogo e le lacrime di Ayame e Kisuke che assistevano anche loro impotenti.

“Mi spiace…volevo renderti felice…tu-tu lo hai fatto…ti amo…” bisbigliò lei sentendo le sue lacrime calde cadere sul proprio viso e chiudendo gli occhi, era sempre più faticoso tenerli aperti.

“Tu lo hai fatto…mi hai reso felice…ti prego perdonami…perdonami amore mio” la implorò poggiando la fronte sulla sua mentre Sakura, con uno sforzo estremo, gli prese la mano per posarsela sulla pancia e poi, con il suo ultimo respiro, bisbigliò nuovamente:

“…ti amo….” e quindi giacque inerte tra le sue braccia.

Sentendo la sua mano lasciare la propria, Sasuke urlò più e più volte il suo nome, gridando con tutto il fiato che aveva in gola il suo dolore. La stringeva forte contro il proprio petto, la chiamava, la implorava di aprire i suoi bellissimi occhi e, vedendo che non rispondeva, continuava imperterrito ad invocare il suo nome, e a nulla valsero l’intervento di Kisuke ed Ayame che cercarono di farlo tornare alla realtà. Difatti, quando provarono a togliergli la kunoichi dalle braccia, l’Uchiha attivò lo sharingan fissandoli con sguardo furente tanto che i due, con il cuore a pezzi, non osarono avvicinarsi.

Il ragazzo rimase a piangere sotto la neve con quel corpo esanime in grembo per varie ore, al suo fianco i suoi unici amici e il dolore di tutto il villaggio che, l’unica cosa che poteva fare, era osservare un rigoroso silenzio. Poi, quando finalmente riacquistò un minimo di lucidità, le carezzo i capelli ed il viso che, a causa delle sue mani ancora intrise di sangue e neve sporcò, ed intanto, senza curarsene, le sussurrava:

“Aspettatemi, vi raggiungerò presto…ucciderò quel maledetto e poi vi raggiungerò. Non starete soli ancora per molto amore mio…” e nel mentre, con l’altra mano, le toccava la pancia.

Continuò a quel modo ancora qualche minuto, poiché era troppo difficile separarsi da lei ma, quando il suo corpo fu diventato talmente freddo che neanche il proprio calore riuscì più a scaldarlo, le diede un bacio sulle labbra e quindi, prendendola in braccio, si avviò verso un’altura poco distante dalle mura del villaggio in cui la compagna avrebbe atteso il suo ritorno. A seguirlo solo Kisuke ed Ayame, che non aveva mai spesso di piangere. Una volta arrivato depose l’amata nella neve e, rivolto al medico, sussurrò “nessuno deve toccarla e neanche avvicinarsi…devo trovarla qui quando torno!” .

“Nessuno la toccherà…ma tu cosa hai intenzione di fare conciato così?” chiese il ninja preoccupato, aveva appena perso una persona cara, non voleva certo che succedesse di nuovo.

“Uccidere quel bastardo… Stavolta ridurrò il suo corpo in talmente tanti pezzi che non si rialzerà mai più” rispose con sguardo vuoto, il senno ormai andato.

“Sei ferito ed esausto, non puoi correre un simile rischio…altrimenti che senso avrebbe avuto il suo sacrificio? Lei non lo vorrebbe di certo!” urlò Ayame ancora sconvolta dalla perdita dell’amica.

“Lo è anche Itachi, ed il suo sacrificio…non sarebbe mai dovuto avvenire, io la seguirei comunque” affermò dato che la sua stessa esistenza si era spenta nel momento esatto in cui la compagna aveva chiuso gli occhi.

“Aspetta almeno che ti curo…e poi smettila di dire certe sciocchezze” lo ammonì Kisuke ma Sasuke scosse la testa. Non voleva aspettare, non voleva vivere un minuto di più senza la sua ragione di vita.

La vendetta aveva perso ogni significato, o forse ne aveva acquisito uno nuovo. Non lo sapeva, non gli importava. Nulla aveva più un senso, solo uccidere Itachi e quindi disse:

“Aspettatemi al villaggio” dopo di che si dileguò.

I due ragazzi, ormai soli nel silenzio di quell’altura, rimasero a fissarsi sconsolati. Con un forte senso di oppressione al cuore si chiedevano cosa sarebbe successo ma, dopo aver dato anche loro un ultimo bacio all’amica, tornarono al villaggio. Una volta che vi furono giunti però ad attenderli, oltre all’amarezza, trovarono anche una terribile notizia: l’arrivo di due shinobi della Foglia che chiedevano notizie dei loro connazionali. E a tale informazione sul volto di Kisuke apparve un’espressione ancora più ferita di quanto già non fosse, a causa della consapevolezza che il destino si era accanito contro i suoi compagni.

Se solo quei ninja fossero arrivati prima la tragedia non avrebbe avuto luogo.

Sakura sarebbe stata ancora viva, Sasuke felice…ma a che pro pensarci, ormai era inutile e a lui non restava che mettere quegli ospiti al corrente dei fatti così, facendosi coraggio ed asciugandosi le lacrime, assieme alla compagna che non aveva mai lasciato sola, varcò la soglia dell’ufficio.

Entrando notò immediatamente l’espressione allarmata che i due shinobi avevano stampata in faccia. Sapeva che era per via della macchia di sangue all’ingresso del villaggio e l’aria pesante che vi era all’interno, segno inconfutabile che doveva essere accaduto qualcosa, e così, precedendo la loro domanda, disse:

“So che venite per i vostri compagni ma…siete arrivati tardi…Sakura e Sasuke…” ma non finì la frase perché, appena pronunciò quei nomi, Ayame scoppio nuovamente in lacrime.

“Cosa?” chiese sbigottito da tali parole Naruto Uzumaki, amico e compagno di squadra dei due fuggitivi, che in quegli anni non si era mai dato pace ed aveva continuato a cercarli per riportarli a casa.

“Per favore potreste spiegarci?” intervenne Kakashi Hatake, il suo maestro, mettendogli una mano sulla spalla seppur sentendosi stringere lo stomaco, entrambi avevano una bruttissima sensazione e non poteva essere altrimenti data la situazione.

A quella domanda, con un sospiro e non poca fatica, il medico raccontò quando avvenuto e, quando ebbe finito, gli occhi di Naruto erano pieni di lacrime e la sua voce spezzata dal pianto chiedeva:

“E dov’è ora Sasuke?” mentre il suo maestro guardava a terra con aria sconsolata.

“Sta portando a termine la sua vendetta…ci ha ordinato di non seguirlo e di aspettarlo qui” ma non fece in tempo ad aggiungere altro che un uomo entrò dicendo:

“Sasuke, Sasuke è tornato…lo hanno visto andare verso la sua abitazione”.

A tale dichiarazione tutti corsero fuori ma, quando vi arrivarono, trovarono solo macchie di sangue. Il ragazzo infatti aveva portato a termine la sua nemesi e, come aveva promesso, aveva ridotto il fratello a pezzi.

La sua furia lo aveva accecato, impedendogli di vedere qualsiasi cosa al di fuori di quello che il suo cervello aveva ricostruito. Difatti non aveva notato che Kisame era sparito portandosi dietro l’anello di Itachi. Non aveva notato l’espressione sempre impassibile del fratello mutare in una smorfia di dolore nell’apprendere di quale altro crimine si fosse macchiato, e che racchiudeva tutta la sofferenza ed il rimorso per una decisione presa molti anni prima, per aver rovinato fino all’ultimo la vita della persona che di più amava al mondo. Non aveva notato neanche la strana aria che Itachi aveva assunto quando gli aveva dato il colpo di grazia, le sue labbra che emulavano la parola “perdono” e a cui non diede mai voce, quella mano che aveva cercato di carezzare la sua guancia o l’unica lacrima che gli aveva solcato il viso.

Non se ne era accorto, e non lo aveva fatto neanche quando si era accanito contro il suo corpo ormai esanime riducendolo in brandelli, come se quello potesse aiutarlo a placare la sua disperazione.

Una disperazione che però non si era placata, una vendetta che aveva perso tutto il suo significato, un corpo privo di vita che ormai aveva perso ogni prospettiva ma era ancora oggetto di odio, e lui che si allontanava per tornare a casa, una casa ormai vuota, per prendere una cosa. Un oggetto assai importante sia per lui che per la sua compagna, dalla quale si era diretto non appena lo ebbe recuperato. Trovandola come l’aveva lasciata, le lacrime ripresero a scorrere lungo le sue guance poi, dopo qualche minuto, si inginocchiò davanti a lei e, carezzandole nuovamente una guancia, disse:

“L’ho ucciso… L’ ho ucciso ma ho perso te… Ho portato a termine la mia vendetta, la mia ragione di vita eppure non sto bene, non sto affatto bene! Ho voluto perseguire questa strada per poter vivere, io e te…felici, perché era il mio scopo, la mia vita, ma ora… Ora non ha più senso, nulla ha più senso” il suo sguardo sempre più perso nel vuoto, le membra sempre più pesanti, e lei, lì, a terra. Delicatamente, come se potesse farle male, le si stese sopra e quindi le mormorò “ma almeno una promessa voglio mantenerla…staremo insieme per sempre amore mio” e nel mentre le sfiorava il ventre freddo, il corpo immobile. Poi le prese una mano, facendole serrare le dita attorno al coprifronte che aveva portato con sé, accarezzandole poi il dorso dalla pelle pallida ripetendo “sempre insieme…” e le baciò le gelide e ormai rigide labbra, sporcandole di rosso “perdonami se puoi amore mio” e finalmente chiuse gli occhi, ormai troppo pesanti, sentendo la vita abbandonarlo.

Intanto, avendo capito dove il ragazzo era andato, Kisuke era corso nella sua direzione mentre un orrendo sospetto si faceva largo nei suoi pensieri e si concretizzò alla vista di quello struggente spettacolo. Immediatamente avvertì come una coltellata alle viscere quando, avvicinandosi, vide entrambi i ninja a terra, con Sasuke sopra Sakura che la copriva e stringeva forte la sua mano nella quale aveva posto il loro piccolo tesoro. Tuttavia quella scena non aveva scosso solo lui e chi lo aveva seguito del villaggio, ma soprattutto Kakashi e Naruto che rimasero impietriti dall’orrore. E fu proprio quest’ultimo che, senza contenersi, nonostante un groppo alla gola si buttò al loro fianco iniziando ad urlare:

“Sasukeeeeeeeeeeeeeeeee”.