Only for you

Capitolo 17

Il giorno dopo Sasuke si svegliò molto presto e, anche se a malincuore, data l’ora destò la compagna. Ormai la decisione era stata presa e voleva metterla in pratica quanto prima quindi, una volta presi i vestiti, andarono al fiume, si lavarono velocemente e, dopo aver mangiato qualcosa, iniziarono l’allenamento nel quale, fin dai primi attacchi, Sasuke mostrò l’impronta che intendeva dare al combattimento attivando per la prima volta in un allenamento contro la compagna il sigillo al primo livello. In fondo lo aveva detto poco prima di cominciare che sarebbe stato più severo ed esigente del solito dato che quest’ultima doveva affrontare Kabuto e lei, consapevole di ciò, ben sapendo cosa l’aspettava dato che glielo aveva visto usare in missione, gli rispose con un semplice ma chiaro cenno affermativo della testa. Difatti sapeva che l’ Uchiha non si sarebbe trattenuto e che, grazie a quel marchio, la sua forza era triplicata così come la sua riserva di chakra e quindi l’avrebbe attaccata senza risparmiarsi nonostante fosse certa che sarebbe stato ben attento a non superare le sue capacità ben sapendo che in tal modo l’avrebbe spronata ad usare tutte le proprie forze. In ballo c’erano il futuro e la loro felicità e la kunoichi avrebbe dato il massimo pur di conquistarseli, così cercò di stargli dietro sebbene fosse molto difficile. Infatti se lei era veloce il compagno, come era prevedibile che fosse, lo era molto di più tanto che, spesso, non riusciva a vedere i suoi attacchi e per tale motivo si trovava a ricevere o a parare all’ultimo momento i suoi colpi ma, nonostante ciò, riusciva a tenergli testa lavorando man mano secondo le disposizioni ed i suggerimenti dell’Uchiha.

I due continuarono a lungo e alla fine del combattimento, dato che Sakura era a terra, Sasuke l’aiutò a rialzarsi soddisfatto dei risultati ma allo stesso tempo dispiaciuto per le numerose ferite che la ragazza aveva riportato. Difatti, dopo averla accompagnata al fiume, nonostante i suoi pressanti tentativi di convincerlo a farsi medicare alcuni tagli più profondi, lui, sapendo che doveva usare il poco chakra rimastole per guarire se stessa, rifiutò e alla fine, per farla desistere, disse un secco:

“Scordatelo…” dopo di che le diede un bacio.

“Ma tu adesso devi vedertela con Orochimaru!” protestò ancora lei capendo che non si era arrabbiato.

“Tranquilla, ora mi vado a riposare un po’…e poi mica vorrai farmi sprecare il tuo kit” disse tuffandosi in acqua per chiudere definitivamente la conversazione.

Sakura rimase per un attimo a fissarlo come imbambolata, aveva veramente un fisico da urlo tuttavia, scuotendo leggermente la testa, si riscosse da quelle fantasticherie e, notando che la stava guardando con aria leggermente beffarda, gli fece una linguaccia dicendo:

“Sei proprio impossibile, per oggi passi” e quindi ridacchiò.

A quelle parole però l’Uchiha le fece segno di raggiungerlo e poi, una volta finito, tornarono dentro ma, giunti in camera, vedendo che le buste con quanto comprato il giorno prima erano ancora a fianco ad una sedia, Sasuke, volendo che la compagna si svagasse un po’ e sapendo che le avrebbe fatto piacere, dato che non si era ancora medicata disse:

“Perché non le porti ad Ayame? Magari fate anche un po’ di conversazione mentre ti curi, sono sicuro che ne sarebbe felice”.

“Si, volevo dargliele ieri ma poi…” mormorò pensierosa fissando il pavimento dove la sera prima c’era la macchia di sangue ma, riprendendosi, continuò “ok, allora vado da lei, tu riposa” e, alzandosi in punta di piedi, gli diede un delicato bacio sulle labbra.

Sasuke annuì stringendole leggermente la vita poi, quando fu uscita, prese le boccette dal comodino ed iniziò a medicarsi sperando che facessero subito il loro effetto mentre Sakura, giunta davanti alla stanza di Kisuke, batté alla porta chiedendosi se la ragazza potesse stare bene lì o se avesse dovuto parlare con Sasuke per chiedergli di intercedere presso il sannin per farle avere per lo meno una camera tutta sua, ma i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Ayame la quale, sentendo bussare, aveva smesso di mettere a posto quel poco che c’era da pulire e sistemare mormorando un po’ timorosa:

“Chi è?”.

“Sono Sakura”.

“Entra” disse tirando un sospiro di sollievo.

“Ciao, come stai? Sono venuta a portarti finalmente le cose che ti ho comprato l’altro giorno” affermò la kunoichi allegra richiudendo la porta dietro di sé.

“Grazie…sei davvero gentile” sorrise la ragazza alla quale, nel vederla, si erano illuminati gli occhi.

“Oh, figurati mi fa piacere, sei sola?”.

“Si, Kisuke è dovuto uscire”.

“E allora che ne dici di provarti qualcosa così ti togli di dosso quella roba vecchia?” propose, indicando i vestiti che un tempo aveva portato lei stessa e che le aveva dato quando si erano conosciute dopo aver fatto il bagno al fiume insieme.

“Si” rispose ma, avvicinandosi e vedendo le sue ferite, preoccupata quasi urlò “che ti è successo?”.

“Oh nulla di che, mi sono solo allenata. Ora mi curo non preoccuparti” la rassicurò porgendole la busta.

“Allenata?” chiese stupita.

“Ehi dimentichi sempre che sono un ninja anch’io? Se voglio migliorare devo allenarmi” replicò con un sorriso sedendosi su una sedia vicino al tavolino, tirando fuori dalla sacca che teneva allacciata in vita un unguento e un rotolo di bende per iniziare a medicarsi.

“È vero scusa…solo che non ci sono abitata piuttosto, posso aiutarti? Sai lo facevo spesso con mio fratello” e nel dirlo si rattristò un po’ dato che il ricordo di quest’ultimo la assalì.

“Se vuoi si, grazie” replicò visto che per fasciarsi un altro paio di mani le facevano comodo ma poi, vedendo la sua espressione, chiese “ti manca, vero?”.

“Tanto…però Kisuke è molto gentile con me, in certe cose me lo ricorda… e poi ci sei tu…”.

“Mi fa piacere” affermò, nonostante si conoscessero da poco le si era affezionata molto. Difatti la vedeva come una sorellina più piccola da proteggere e poi, per farle capire che sarebbe riuscita a superare quella situazione, continuò “sai, anche a me è mancata molto la mia famiglia quando me ne sono andata dal villaggio in cui vivevo quindi, anche se non è proprio lo stesso, penso di capire almeno un po’ come ti trovi…” le raccontò continuando a curarsi.

“Posso chiederti perché sei qui? Anche tu curi Orochimaru?” domandò stupefatta nel vedere le sue mani guarire in poco tempo le sue lesioni, così come Kisuke faceva col sannin.

“No, io ho seguito Sasuke! Non potevo lasciare che venisse qui da solo e che mi lasciasse anche se a quel tempo non gli stavo molto simpatica” rispose cercando di sorridere nel ricordare quei giorni tuttavia, a tale rivelazione, l’altra rimase letteralmente a bocca aperta e solo dopo un po’ riuscì a dire:

“Tu hai lasciato tutto per quel ragazzo?”.

“Si, ti sembra così strano?” chiese notando la sua espressione.

“U-un po’… Devi amarlo davvero molto….” constatò ammirandola se possibile più di prima.

“Si, lui è tutto per me…” rispose con gli occhi che le brillavano per poi darle le bende e chiederle con tono scherzoso “allora mi aiuti?” alla fine aveva deciso di curare solo le ferite maggiori dato che voleva conservare del chakra per poter guarire quelle del ragazzo una volta tornato dall’allenamento.

“Certo” sorrise aiutandola poi, quando ebbero finito, si provò i vestiti che le aveva comprato e quindi, guardandola, affermò “sono bellissimi grazie” ma come per un ripensamento aggiunse “però quando andrò a curare Orochimaru terrò quelli” indicando gli stracci che si era levata poco prima assai meno carini.

“Si, meglio…piuttosto, come va con lui? Come ti tratta?” indagò.

“Penso che non veda l’ora di farmi fuori… Mi guarda con occhi agghiaccianti ed io fatico a non tremare in sua presenza, ma quando succede Kisuke mi prende una mano e mi rilasso”.

“Capisco, so che è difficile, tanto che a volte nemmeno io ci riesco bene tuttavia cerca di mostrarti più coraggiosa possibile in sua presenza. Quindi Kisuke ti tratta bene?”.

“Ci provo… Si è davvero gentile, spesso non mi controllo e piango ma quando succede lui mi sta vicino, mi aiuta e non importa che sia giorno o notte, sebbene qui dentro sia difficile da capire”.

A quelle parole Sakura tirò un sospiro di sollievo, difatti era una bella preoccupazione in meno sapere che c’era l’altro a sostenerla e consolarla. Tuttavia, guardandola e pensando a come stesse male nonostante quel sostegno, improvvisamente provò l’impulso di dirle di resistere, che presto sarebbe tutto finito, che lei e Sasuke avrebbero ucciso Orochimaru e che l’avrebbero portata via da lì ma, sapendo di non poterlo fare, si limitò a mordicchiarsi le labbra per non tradirsi e quindi, carezzandole la testa, appena si fu calmata disse:

“Mi fa piacere, però ricorda che io ci sono e ci sarò sempre, ok? Se ti servisse aiuto basta che tu venga nella mia stanza e se pure non ci sono rimani lì e aspettami, va bene?”.

“Si, ma lo stesso vale per te” replicò Ayame stringendole delicatamente il polso ormai fasciato.

“Grazie, vedrai che comunque le cose andranno meglio in futuro sapendo che hai qualcuno su cui contare” le disse sorridendo, anche se le dispiaceva per come era arrivata, era felice di averla conosciuta.

“Certo, anche se continuo a chiedermi come sia possibile che una persona come Kisuke sia finita qui dentro. Vorrei tanto chiederglielo ma ho paura…”.

“In effetti non saprei proprio…” mormorò Sakura pensosa.

“Forse prima o poi riuscirò a parlarci normalmente” disse lei sorridendo visto che si imbarazzava facilmente.

“Sono sicura di si” rispose l’amica, dopo di che le due ragazze continuarono a chiacchierare felici per la presenza dell’altra, approfondendo sempre di più la loro conoscenza finché non tornò il ninja medico con la cena ed una bella notizia per la sua coinquilina. Il sannin le avrebbe permesso di restare in stanza con lui e, umiliandosi, era riuscito anche ad ottenere la garanzia della sua incolumità, ma ovviamente non disse mai cosa aveva dovuto fare per conquistarla. A tali parole le due saltarono di gioia e Sakura pensò che non era proprio il caso di dividerli, specialmente per come si erano messe le cose e così, volendoli lasciare soli e certa che ormai il compagno avesse fatto il suo ritorno nella loro stanza, si alzò e salutando uscì. Tuttavia, una volta in corridoio, non poté fare a meno di chiedersi nuovamente cosa ci facesse mai una persona così buona e gentile come lui in un posto del genere. Non riusciva proprio a immaginarselo e, non trovando una risposta plausibile, accantonò la questione pensando invece ad andare a prendere da mangiare e a fare ritorno nella propria camera dove Sasuke era sdraiato sul letto per riprendere le forze. Col fatto che aveva affrontato Sakura prima dell’incontro con Orochimaru si era indebolito e quindi aveva subito più attacchi del solito, ma ciò non fece che rassicurarlo e difatti, con la sua solita superbia, pensò:

‹‹Quella serpe non riesce a battermi così, figurarsi se avessi usato tutta la mia forza››.

Tale cosa lo rendeva ancora più sicuro di sé, tanto che aveva ricevuto ogni attacco senza battere ciglio ma i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Sakura che stava entrando e, dopo aver posato il vassoio sul tavolo, si era seduta sul letto vicino a lui chiedendogli:

“Ciao, tutto bene?”.

“Certo, solo qualche graffio” rispose prontamente per non farla preoccupare facendo però una smorfia quando si tirò a sedere.

“Guarda che non mi inganni mica” disse lei e, togliendogli la maglia, lo ributtò giù iniziando a curarlo aggiungendo “stai buono e finisco subito”.

Sasuke ovviamente la lasciò fare ma, quando ebbe finito, se la tirò sopra e, guardandola dritta negli occhi, serio chiese:

“Da quando ti prendi tutta questa libertà con me?”.

“Perché non posso forse?” domandò di rimando lei sostenendo il suo sguardo.

“Solo se poi ti fai perdonare”.

“E come potrei?” chiese mentre un sorriso birichino le incurvava le labbra.

“Mhh…vediamo se ci arrivi da sola” rispose e, finita la frase, la baciò.

A quel gesto più che aspettato, Sakura lo ricambiò con passione iniziando a carezzargli il petto liscio e poi, per stuzzicarlo, staccandosi a fior di labbra disse:

“Chissà….un’idea l’avrei, vediamo se è quella giusta”.

“Fammi vedere”.

Così la ragazza si tolse tutti i vestiti e quindi, nonostante fossero in quella grotta ad una distanza piuttosto ravvicinata col sannin e si sentisse per quel motivo un po’ a disagio, non volendo negarsi a Sasuke e col pensiero che presto sarebbero stati liberi di amarsi in una casa tutta loro, si concesse facendolo con quanta più dolcezza e sentimento poteva. Quella era la loro seconda volta, avevano appena iniziato a esplorare quel territorio nuovo eppure non riusciva a credere che ci potesse essere qualcosa di più bello e coinvolgente. Dal canto suo Sasuke, come due sere prima, fu attento e delicato ma estremamente passionale. Si amarono a lungo e, una volta che entrambi furono arrivati all’estasi, Sakura poggiò la propria fronte contro la sua e, ancora ansimante, sussurrò:

“Ti amo”.

A tali parole il ragazzo le diede un interminabile bacio che in quel momento valeva più di mille parole e quindi, dopo essere uscito dal suo corpo, si lasciò ricadere di lato per non pesarle dato che avevano invertito le posizioni e, tirandola a sé, le fece poggiare la testa sul proprio petto. A quel punto, sentendo i battiti del proprio cuore riprendere pian piano un ritmo naturale, prese ad accarezzarle una gota leggermente arrossata e calda e nel frattempo, con voce bassa ma dolce, le disse:

“Vorrei che considerassi questa come la nostra prima volta”.

“Perché? L’altra sera per me è stato bellissimo, mi sembrava di stare in un sogno. Non riuscivo a crederci, io e te a fare l’amore in quel campo di papaveri…” mormorò lei teneramente sentendosi quasi sciogliere nel ripensarci.

“Non è per quello…ma per ciò che è avvenuto dopo”.

“Il nostro primo vero e proprio litigio” ridacchiò nel tentativo di sdrammatizzare ma poi, alzando appena lo sguardo e vedendo l’espressione seria quanto rammaricata del compagno, aggiunse “non preoccuparti è acqua passata, non lascerò certo che quella cosa guasti un così bel ricordo”.

“Va bene” rispose lui a quel punto non volendo certo finire col litigare ancora difatti, per cambiare discorso, dopo qualche minuto chiese “mangiamo?”.

A quella proposta Sakura, nonostante non ne avesse alcuna voglia poiché stava troppo bene tra le sue braccia e sotto quelle carezze, non capendo che era un diversivo ma pensando che l’altro avesse fame e che comunque dovevano recuperare le energie spese nell’allenamento, annuì. Così i due ragazzi si alzarono e, messisi una maglia a testa, si diressero a tavola dove, senza alcuna fretta, cenarono in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri e soprattutto emozioni anche se ogni tanto erano interrotti da carezze e teneri sguardi. Poi, una volta rimessi a letto, Sasuke se la tirò nuovamente a fianco e quindi disse:

“Ancora non te lo ho chiesto, come sta la ragazza?”.

“Meglio del primo giorno sicuramente, ma è ancora parecchio intimorita da Orochimaru….e come darle torto? Per fortuna che Kisuke le sta vicino e l’aiuta… Ah ma non lo sai! A proposito di lui, ha detto di aver convinto il sannin a non farle nulla e a lasciarla vivere nella sua stanza” disse entusiasta.

“Bene… Domani torna da lei” rispose asciutto poiché non aveva potuto fare a meno di pensare: ‹‹chissà a quale prezzo…non oso immaginarlo››.

“Si certo, non per questo voglio lasciarla sola. Sai abbiamo chiacchierato molto e alla fine ci siamo anche chieste come avesse fatto quel ragazzo a finire qui, sembra proprio una brava persona, tu ne sai niente?” indagò notando perfettamente il poco entusiasmo da lui espresso alla rivelazione fatta poco prima, la stessa che invece a lei sembrava stupenda, e chiedendosene il motivo.

“No…”.

“Ah, comunque non vedo l’ora di poter tirare fuori anche lei da qui. Il pensiero che debba vedere Orochimaru tutti i giorni fa inorridire me, non riesco a immaginarmi lei”.

“Sakura…”.

“Si, cosa c’è?” chiese alzando la testa per guardarlo in viso in attesa che continuasse dato che aveva notato l’esitazione.

“Quando sarà il momento dille di andare al fiume…”.

“Non vuoi che stia qui dentro e veda o senta qualcosa, giusto?”.

“Non è unicamente quello… Potrebbe essere un problema anche solo andarla a prendere”.

A quelle parole Sakura cercò di immaginarsi la situazione e naturalmente comprese immediatamente cosa intendesse l’altro per quello rispose:

“Va bene, non preoccuparti di questo, me ne occuperò io”.

“Ora dormiamo” disse carezzandole la schiena, voleva dirle di non farsi prendere dall’euforia ma poi ci aveva ripensato, non voleva metterle pressione o farle credere che non si fidasse di lei.

“Va bene” assentì chiudendo lì la conversazione e posandogli un bacio sul petto nudo, anche se avrebbe voluto continuare nonostante stessero parlando di cose tutt’altro che piacevoli, difatti a volte era così difficile stabilire un contatto con lui che si sarebbe attaccata a tutto pur di farlo.

Nei giorni seguenti, dato che a causa della sua debolezza e delle numerosi missioni Orochimaru aveva mandato fuori dal covo molti abili ninja, per paura di un attacco aveva fatto restare il suo allievo alla grotta con la scusa di volerlo sottoporre a nuovi addestramenti e fargli provare nuove quanto terribili tecniche, rafforzate dalla potenza del marchio che gli aveva lasciato sul collo anni addietro e che Sasuke ormai aveva imparato ad utilizzare alla perfezione ma che evitava di usare spesso poiché lo spossava. Tuttavia all’Uchiha, il fatto che il sannin non lo facesse allontanare, andava solo che a proprio vantaggio, difatti allenò Sakura sempre più duramente vedendo così dei risultati che sbalordirono entrambi, i quali all’unisono pensarono:

‹‹In fondo Ryuji è servito a qualcosa oltre a che a rompere le scatole›› anche se ovviamente certi livelli li aveva raggiunti grazie al compagno, a tanta tenacia e forza di volontà, nonché le missioni svolte insieme a quest’ultimo durante l’ultimo anno.

Continuarono in quel modo alcune settimane e, dato che Orochimaru stava sempre peggio, spesso andavano avanti anche il pomeriggio finché, stremati, non si dirigevano al fiume e si buttavano in acqua per togliersi di dosso sangue e sudore. Poi tornavano al covo dove la ragazza, accompagnata dal compagno, passava dall’amica per vedere come stava, scambiare quattro chiacchiere e magari una cena in compagnia oppure, quando più spesso ci andava da sola per non stressare l’Uchiha con le loro chiacchiere sapendo fin troppo bene quanto amasse starsene per conto proprio a riflettere, Ayame le parlava della sua famiglia e dei suoi sogni che oramai non potevano più realizzarsi. Tuttavia, quando ciò accadeva Sakura la consolava come meglio poteva, pregando dentro di sé che il giorno in cui avrebbero regolato il conto con il sannin arrivasse presto e c’era da scommetterci che sarebbe stato molto, molto salato. Poi, una volta fatto ritorno in camera, anche se distrutti i due ninja di Konoha non potevano fare a meno di amarsi. Tuttavia, da quando si erano spinti oltre, Sakura stava attenta e calcolava i periodi in cui era fertile dato che aveva sempre avuto un ciclo regolare, in quanto medico sapeva come funzionavano certe cose e non poteva certo correre il rischio di una gravidanza.

Dal canto suo Sasuke, le volte in cui restava solo, cercava di escogitare un piano ottimale con cui liberarsi di Orochimaru, delle sue guardie del corpo, di Kabuto e dei ninja a loro fedeli che ancora alloggiavano al covo. Ci pensava e ripensava e, sebbene avesse sperato fino all’ultimo di lasciare la compagna fuori da tutto nonostante la stesse allenando proprio per quello scopo, si era rassegnato al fatto che, a dispetto della sua immensa forza e astuzia, da solo non poteva farcela e, non potendo contare sull’aiuto di Kisuke poiché non conosceva la sua storia e quindi la sua lealtà, non essendo sicuro al cento per cento della propria vittoria, non gli restava che affidare Kabuto a Sakura. Ovviamente la cosa non gli piaceva affatto e lo avrebbe volentieri evitato qualora avesse potuto ma, dato che non vi erano vie d’uscita, si accontentò pensando che, una volta occupatosi degli altri e della serpe, sarebbe corso in suo aiuto se le sarebbe servito.

Passò così l’intero mese e, una sera, dopo l’allenamento nonché il consueto bagno nel fiume, Sasuke si buttò sul prato e, quando anche la ragazza ebbe finito, appena gli fu vicina, alzandosi disse:

“Andiamo al campo di papaveri”.

Sakura lo guardò un attimo stupita da tale proposta, visto che dopo la visita al villaggio e la seguente sosta in quel posto avvenute tempo prima non erano più potuti allontanare dal covo per ordine di Orochimaru. Ancora sorpresa acconsentì immaginando che ci dovesse essere qualcosa di piuttosto serio sotto per disubbidire ma avendo al contempo una vaga idea di cosa si trattasse e difatti, una volta arrivati, non appena furono nel bel mezzo del prato il compagno disse:

“Il momento è arrivato, il sannin è al limite ed il covo praticamente vuoto, saremo una quindicina compresi noi, Kisuke ed Ayame”.

A tale rivelazione la ragazza lo guardò negli occhi e pratica, cercando di tenere a bada le proprie emozioni, chiese:

“Va bene, qual è il piano?”.

“Domani mattina và dalla tua amica, dille che vuoi andare al fiume a farti un bagno e dì a Kisuke di accompagnarvi poiché io sono stato convocato da Orochimaru. Non so, inventa che può approfittarne per prendere delle erbe medicinali lì vicino o qualcosa di simile e che curerà quella serpe una volta che avrà finito. Nel frattempo io ucciderò Tayuya, Kidomaru, Sakon e Jirobo ed i cinque ninja rimasti al covo. Lascia passare del tempo e poi allontanati da loro con una scusa da Ayame dicendole di non muoversi da lì per nessun motivo e raggiungi Kabuto nel suo laboratorio con il pretesto che Orochimaru ti ha ordinato di andare a prendere una medicina. Se ti chiede spiegazioni dì che Kisuke non poteva venire e Ayame non sapeva la strada. Sta attenta a non tradirti e a non mostrare alcuna emozione poi, quando ha la guardia abbassata, uccidilo. Io arriverò appena possibile a darti una mano, va bene?”.

“Si, è tutto chiaro. Quindi vuoi portare via anche Kisuke da quel che ho capito, giusto?” chiese con estrema calma, come a voler mettere in pratica sin da subito quanto le era stato appena detto sebbene sentisse il cuore rimbalzarle nel petto.

“Se è possibile, ma se mi ostacolerà sarò costretto ad eliminarlo”.

“Non credo lo farà…da quello che ho notato si è affezionato parecchio ad Ayame. Comunque non preoccuparti per me, me la caverò benissimo, tu devi essere concentrato e non farti distrarre da nulla, ok?”.

Il ragazzo annuì ma non era affatto tranquillo. Al contrario della compagna lui non aveva mai combattuto contro Kabuto e di conseguenza non aveva mai testato la sua forza ma, leggermente rinfrancato dal fatto che lei lo aveva già affrontato, motivo in più che lo aveva spinto a prendere tale decisione, rispose:

“Va bene… Comunque sia io inizierò ad agire da stanotte… Sai come possa fare a neutralizzare l’odore del sangue?”.

“Fammi pensare…” mormorò “beh potrei prepararti qualcosa quando torniamo ma non so per quanto tempo durerà, era una ricerca che quel medico aveva iniziato a fare ma che poi non so se ha portato avanti poiché non ho più potuto usare il laboratorio… Ad ogni modo cercherò di prepararti qualcosa il più efficace possibile con ciò che ho in camera e le poche formule a mia disposizione”.

“Si, altrimenti cercherò di fare il tutto velocemente… Non vorrei che l’odore del sangue attirasse gli altri o allarmasse qualcuno…”spiegò.

“Lo avevo capito, lo preparerò ma è comunque meglio che tu faccia tutto alla svelta”.

Sasuke assentì e a quel punto Sakura lo abbracciò dicendo:

“Andrà tutto bene e domani a quest’ora saremo liberi da quel mostro!”.

“Si” rispose sicuro, nonostante dentro di sé non lo fosse affatto.

“Allora rientriamo?” propose piena di sentimenti contrastanti, da una parte non vedeva l’ora di iniziare e dall’altra che quel momento non arrivasse mai.

“Si” ribadì, avrebbe voluto fare l’amore con lei visto che non era certo dell’esito della missione, ma poi pensò che si sarebbe potuta insospettire pensando che voleva farlo per l’ultima volta demoralizzandosi e soprattutto che entrambi dovevano risparmiare le energie, avrebbero avuto tutto il tempo per amarsi una volta che quell’incubo fosse finito…se fosse finito.

I due restarono quindi qualche altro minuto a fissare il cielo e l’immensa distesa di fiori rossi senza proferire parola, dopo di che rientrarono immersi nello stesso silenzio troppo presi dai propri pensieri per fare conversazione e, una volta in camera, Sakura iniziò a preparare la soluzione che avrebbe dovuto aiutare il compagno nel suo scopo ma, dopo un’ora, frustrata esclamò:

“Non ci riesco! Accidenti, per quanto mi impegni è inutile…non ho l’attrezzatura necessaria!”.

“Non preoccuparti” rispose lui prendendo dei kunai “te l’ho detto, li attaccherò nel sonno, non si accorgeranno di nulla…colpirò direttamente al petto e non estrarrò la lama, così non mi sporcherò e non si sentirà troppo l’odore” la rassicurò.

“Mi spiace, se me ne avessi parlato prima avrei provato a intrufolarmi nel laboratorio di Kabuto ma così….” disse sconsolata.

“Tranquilla” replicò dandole un bacio sulla fronte e pensando che aveva evitato proprio perché, se lo avesse fatto e quel medico l’avesse scoperta, il piano sarebbe fallito “sei nervosa?”.

“Un po’ ma credo sia normale” rispose cercando di sorridergli senza però riuscirvi.

“Si, rilassati andrà tutto bene…ci sono io”.

“Si…ti amo Sasuke e grazie di tutto, soprattutto grazie di credere in me e di aver deciso di fare questo tentativo” disse abbracciandolo stretto.

‹‹Te lo devo›› pensò facendolo a sua volta e baciandola con estrema passione ricambiato da Sakura la quale, mentre lo faceva, cercava di ignorare quella fastidiosa vocina nella propria testa che le diceva che poteva essere l’ultima volta.

‹‹No, andrà tutto bene!›› si disse per rassicurarsi nonostante lo stringesse più forte.

Così continuarono a lungo, sdraiandosi sul letto sul quale presero a coccolarsi un po’ per cercare di calmarsi ed addormentarsi per riposarsi ma ovviamente non chiusero occhio e, passate alcune ore, sicuro che ormai fosse notte fonda, Sasuke uscì dalla sua stanza per iniziare il lavoro.

Di soppiatto si introdusse nelle camere dei ninja che fece fuori senza che questi ebbero neanche il tempo di capire cosa fosse successo, tanta era la superiorità dell’Uchiha e grazie allo sharingan che gli permetteva di vedere perfettamente al buio. Per ognuno di loro adoperò la stessa strategia, ovvero, metteva una mano sulla bocca per soffocare qualsiasi gemito e piantava un kunai dritto al cuore della sua vittima che poi non levava per non far uscire, come detto, troppo sangue. In tale modo, nel giro di un’ora, eliminò i cinque jonin, richiudendo accuratamente le porte alle sue spalle e poi si andò a lavare al fiume dato che, bene o male, qualche schizzo di sangue lo aveva raggiunto. Rimase fuori qualche minuto, il tempo di far cessare la prima scarica di adrenalina che gli ricordava cosa stava mettendo in atto poi, vedendo le prime luci dell’alba, tornò nella sua camera e, guardando la compagna che lo scrutava ansiosa in attesa di un responso, disse:

“La prima parte è riuscita…ora diamo inizio alle danze”.

“Va bene, sta attento” disse abbracciandolo e baciandolo un’ultima volta prima che uscisse di nuovo.

Con la stessa calma, freddezza, nonché silenzio che aveva usato poco prima iniziò a dedicarsi alle guardie del corpo di Orochimaru scivolando per primo nella stanza di Kidomaru. Furtivo si avvicinò al suo letto per ucciderlo come gli altri ma questi, che era di un livello assai superiore degli avversari eliminati in precedenza, si destò bloccandogli il braccio a pochi centimetri dal petto. Ovviamente l’Uchiha con gesto fulmineo reagì a quell’imprevisto tappandogli la bocca prima e recidendogli velocemente la carotide dopo, schizzandosi di sangue ma avendo così salva la vita. Una volta pulitosi nel catino, si asciugò con uno straccio e coprì i resti del ninja ancora nel letto con il lenzuolo che iniziò immediatamente a tingersi di rosso, dopo di che uscì per dirigersi da Tayuya sulla quale usò lo sharingan non appena si destò, eliminandola spezzandole l’osso del collo e subito dopo da Jirobo, al quale riuscì a togliere la voce premendo in un punto preciso della gola come Orochimaru gli aveva insegnato da poco testando così, per la prima volta, quella nuova tecnica. Tuttavia, anche se muto, il ninja aveva provato a dare l’allarme uscendo e facendo casino ma lui, riprendendolo appena fuori dalla porta dato che era riuscito ad aprirla, glielo impedì. Quei tipi erano più forti ma fortunatamente l’Uchiha lo era il doppio grazie agli insegnamenti del sannin e ai suoi occhi ed inoltre, dalla parte del giovane, c’era il fatto che non erano riusciti ad attivare il segno maledetto in quanto li aveva colti tutti di sorpresa e ancora mezzi addormentati, cosa che purtroppo però non avvenne con Sakon dato che, avendo perso tempo con Jirobo, l’altro aveva avuto tutto il tempo di svegliarsi, alzarsi ed udire qualche rumore.

Difatti Sasuke, vedendo la luce della lampada ad olio che filtrava da sotto la porta, bussò annunciandosi e, prima di entrare, attese risposta. L’uomo, insospettito dal trambusto e dal fatto insolito che fosse lo shinobi a battere alla sua porta invece che i suoi compagni, si avvicinò a quest’ultima dicendo:

“Entra”.

A tale risposta l’Uchiha fece il suo ingresso e, notando il suo atteggiamento guardingo, disse semplicemente:

“Orochimaru ti vuole vedere”.

“E per quale motivo non è venuto Jirobo a dirmelo come al solito?” chiese, reso maggiormente sospettoso dal suo tono ancora più freddo e distaccato del solito ma, avvicinandosi e notando così qualche schizzo di sangue sul colletto della sua maglia, impugnato un kunai, con tono minaccioso disse “cos’è quel sangue? Che scherzo è questo?”.

“Il tuo compagno è con Orochimaru…” e poi, per dargli una risposta plausibile alla seconda domanda che si riallacciasse con quanto detto, continuò “ed inoltre ho appena combattuto con lui…”.

“All’alba?” chiese sempre più diffidente, odiava quel ragazzo così altezzoso che inoltre aveva fatto fuori il suo amico Ryuji facendola franca.

“Qualche problema?” domandò.

“Si tu, ma tra poco sarà risolto visto che Orochimaru-sama prenderà possesso del tuo corpo” sorrise malvagio riponendo però il pugnale e scostandolo per andare dal suo signore.

“Se lo dici tu” ghignò Sasuke il quale, non appena l’altro gli aveva dato le spalle, aveva estratto la sua katana e trapassato il petto, incurante del suo grido di dolore dato che nella grotta ormai erano rimasti solo il sannin, che stava nella sua stanza in fondo alla caverna, e Kabuto nel suo laboratorio sotterraneo poiché Sakura a quell’ora doveva aver già portato fuori Kisuke ed Ayame. Tuttavia quel gesto fece sì che il sangue schizzasse sulla porta e la parete adiacente, nonché sul corpo dell’Uchiha dopo che questi ebbe estratto la lama dal torace della sua vittima ma ciò non lo impressionò affatto difatti, poggiata la mano sulla maniglia ormai vischiosa, la aprì e, non preoccupandosi più degli abiti sporchi, andò direttamente nella stanza di Orochimaru. Una volta arrivato, senza neanche bussare aprì la porta e, con una sorta di ghigno trionfante per essere arrivato fino a quel punto, la richiuse alle sue spalle ed il sannin, vedendolo entrare a quell’ora e ricoperto di sangue, scattò in piedi chiedendo:

“Che diavolo è successo? ” notando però la sua strana espressione di soddisfazione dipinta sul volto.

“Nulla di particolare…” rispose il ragazzo.

“Ed allora cosa vuoi?” domandò aspro ed aspettandosi grane.

“Solo ammazzarti” replicò gelido.

“Oh, e da dove ti viene tutta questa sicurezza ragazzino?” lo schernì.

“Dal fatto che io ho qualcosa da proteggere…e non è di certo il mio corpo…” ribatté con lo stesso tono.

“Oh e cosa sarebbe? Quella puttanella? Bene, se ti senti tanto sicuro fatti sotto, vuol dire che mi prenderò subito ciò che mi spetta e che ho fatto l’errore di concederti ancora per un po’” lo sfidò.

Ovviamente Sasuke non se lo fece ripetere e, senza indugio, gli si lanciò addosso attivando lo sharingan e tirandogli alcuni shuriken che lo dovevano tenere impegnato finché lui non si fosse messo in posizione per lanciare il flusso dei mille falchi, ma Orochimaru li schivò senza difficoltà e, mentre l’avversario muoveva le mani, lui aprì la bocca per farne uscire un serpente che, spalancando la propria, fece uscire la sua katana. Difatti, vista la situazione e notando che nessuna delle sue guardie era ancora andata da lui, il sannin capì di dover fare sul serio fin da subito ed evitare di perdersi in giochetti se non voleva rimetterci la vita così, dopo aver buttato giù tutte le pasticche che aveva a disposizione pensando che in fondo non potevano che aiutarlo essendo tonici ricostituenti, impugnata la sua preziosa spada gli si lanciò contro dando vita ad un estenuante duello.

Intanto Sakura, come le era stato detto, dopo aver radunato le loro cose ed aver preparato alcune medicine che le sarebbero potute essere utili, una volta giunta l’ora si era diretta nella stanza di Ayame e Kisuke con l’intenzione di portarli fuori con il pretesto di fare un bel bagno per lei e di raccogliere il polline necessario per preparare un unguento che sarebbe servito ad Orochimaru per il ninja. Quella scusa reggeva perché doveva essere prelevato da alcuni fiori particolari e soprattutto realmente esistenti che crescevano vicino alla loro grotta i quali, per sua fortuna, chiudevano la loro corolla non appena venivano colpiti da un raggio di sole anche se il medico, avendo sentito dei rumori fuori la porta, aveva fatto un po’ di resistenze poiché voleva correre a vedere cosa fosse successo. Tuttavia la kunoichi, sapendo che si trattava di Sasuke, mostrandosi estremamente calma e rilassata gli disse che il sannin si stava allenando con il compagno e che a fare tutto quel casino erano le sue guardie del corpo che si stavano preparando ad una missione urgente e, prendendo per mano l’amica, si diresse verso l’uscita della caverna trascinandosi dietro anche lo shinobi che, grazie a tale stratagemma ed al fatto che non gli importava poi molto di quanto accadesse al di fuori della propria stanza se non chiamato dal padrone in persona, le scortò fuori. Nel frattempo però Sakura, per essere ulteriormente convincente e dissipare ogni suo dubbio, continuò a parlare inventandosi di sana pianta tutti i dettagli di quell’immaginaria missione e finendo col concludere:

“Vedrai che quando torneremo ci sarà un silenzio di tomba poiché saranno partiti…però sbrighiamoci ad andare, su non perdiamo tempo ” e fu tanto persuasiva che il ninja non ebbe altro a che ridire.

Così i tre andarono al campo di fiori e poi al fiume dove le ragazze si fecero un lungo bagno al termine del quale Sakura disse a Kisuke che ci avrebbe pensato lei a portare il tutto a Kabuto visto che le era venuta in mente una domanda da porre al medico, mentre lui poteva restare con Ayame e approfittarne per lavarsi a sua volta facendole poi compagnia visto che tanto non aveva nessun compito da svolgere dato che il sannin avrebbe richiesto la sua presenza solo una volta finito l’allenamento con Sasuke. Il ragazzo la guardò stranito per un secondo, il suo sesto senso gli diceva di rientrare ma, vedendo il sorriso della kunoichi e non osando minimamente immaginare cosa lei e il compagno avevano ideato, accettò di buon grado. Sakura allora, col cuore in gola, tornò dentro cercando di ignorare il terribile odore di sangue che impregnava l’aria e sperando vivamente che nessuno dei due si facesse venire in mente di tornare in quella grotta tanto presto e quindi iniziò a scendere la tetra rampa di scale che l’avrebbe condotta al laboratorio. Come sempre provava dei brividi nel percorrere quella via ed in più, in quell’occasione, c’era l’angoscia di fallire e di perdere tutto a gravarle addosso ma non si perse d’animo, non poteva permetterselo e così per farsi forza si disse:

‹‹Sono un ninja esperto, mi sono allenata duramente ed in più non sono sola… non devo preoccuparmi ma concentrarmi e aspettare il momento propizio per lanciarmi all’attacco. Purtroppo ho solo due possibilità: posso aspettare una sua piccola distrazione e quindi attaccarlo di sorpresa, cosa che preferirei, oppure attaccarlo direttamente, in questo modo però sarebbe più difficile batterlo e correrei anche più rischi tuttavia se non mi lascia nessuno spiraglio per agire dovrò fare così per forza…comunque, qualsiasi cosa succeda ce la farò!›› e, una volta giunta a destinazione, dopo aver fatto un bel respiro profondo bussò alla porta stringendo con forza la boccetta di vetro col polline tra le mani.

“Chi è?” ruggì Kabuto dall’interno.

“Sono Sakura, ho portato il polline necessario per l’unguento di Orochimaru-sama” rispose entrando e aggiungendo quel suffisso che usava solo quando era in loro presenza.

“Chi ti ha chiesto di prenderlo…perché non è venuto Kisuke?”.

“Era impegnato e quindi lo ha chiesto a me” rispose porgendogli l’ampolla.

“Impegnato?”.

“Si, non mi ha spiegato…ha solo detto di avere da fare” replicò tenendo a bada l’ansia.

“Ho capito, lasciala lì e vattene” dichiarò gelido.

“Sai, pensavo che avrei potuto aiutarti… è da molto che non studiamo insieme e ci sono molte cose che non posso apprendere dai rotoli se non ho qualcuno che me le spiega e Kisuke è troppo impegnato” propose lei cercando uno spiraglio o si sarebbe dovuta lanciare all’attacco direttamente.

“No” rispose secco dato che stava mettendo a punto nuove pozioni per rinforzare il corpo di Orochimaru e quanto altro gli serviva per fare la trasmigrazione del corpo.

“Va bene…allora non ho scelta” disse tirando velocemente fuori un kunai per poi attaccarlo e Kabuto, preso letteralmente alla sprovvista, fece appena in tempo a fare un balzo all’indietro per non essere colpito. Schivandola le lanciò contro alcune boccette che aveva sul tavolo contenenti degli acidi sperando di colpirla e nel mentre con astio disse:

“E questo che significa ragazzina?!”.

“Che ora facciamo i conti, puoi incominciare a dire addio ai tuoi esperimenti” rispose lei evitando le ampolle che si ruppero toccando terra e preparandosi ad uno dei suoi più duri combattimenti, sapendo di non poter lasciare la guardia scoperta. Per sua fortuna, o sfortuna, aveva già combattuto contro di lui in quanto era stato il suo maestro prima di Ryuji e ricordava bene quanto fosse infido, ma soprattutto quali fossero le sue tecniche e ciò, ora che era diventata forte, andava solo a suo vantaggio nonostante fosse accaduto anni prima.

“Te ne pentirai…te ne pentirai amaramente” la minacciò serio il medico che, concentrando il chakra nelle mani, rendendole taglienti e simili a dei bisturi, le si lanciò contro dando il via alla battaglia.

Nello stesso momento però Sasuke era arrivato alle ultime battute con Orochimaru che, nonostante fosse molto indebolito, aveva usato tutte le sue tecniche senza risparmiarsi minimamente. Entrambi erano conciati parecchio male ma lo shinobi, al contrario del suo maestro ormai giunto al limite delle proprie forze, aveva ancora un minimo di energie e, notando che il sannin non riusciva più a muoversi, lentamente gli si avvicinò e, messo un piede sulla sua katana riversa a terra in modo che l’altro non gli tirasse qualche tiro mancino, si abbassò, lo afferrò per i capelli corvini e, guardandolo con occhi rossi, con il suo solito tono ed il viso gelido disse:

“Tempo fa mi hai chiesto se una scopata bastasse a farmi dimenticare la mia vendetta…ebbene la mia vendetta no, ma il mio destino si… Hai commesso un gravissimo errore, non hai messo in conto un dettaglio…che anche io potessi innamorarmi”.

“Innamorarti? Tu? Ma non farmi ridere, mi assomigli più di quanto tu non creda, o voglia credere, ti interessano solo i tuoi scopi e gli altri possono pure andare al diavolo” affermò Orochimaru ansimante eppure deciso a non dargliela vinta.

“Resta il fatto che sto per ucciderti per lei” dichiarò ma in quel momento si aprì la porta rivelando Kisuke che, attirato dall’odore del sangue ormai fattosi assai più intenso col passare delle ore, aveva lasciato Ayame al fiume ordinandole di non muoversi ed era corso a vedere. Arrivato alla grotta si era diretto immediatamente nella stanza di Sasuke e Sakura ma, trovandola vuota, era andato dagli altri e, vedendoli morti, pensando ad un attacco, si era diretto da Orochimaru dove, assistendo a quella scena e non riuscendo a credere ai propri occhi, rivolto all’Uchiha che non pareva lui a causa del marchio attivato, il quale gli dava un’aria ancora più pericolosa del solito, esclamò:

“Co-cosa stai facendo?”.

“Secondo te?” rispose l’interpellato per poi avvertirlo “se provi a fermarmi ammazzo anche te”.

“Non ne ho nessuna intenzione, finalmente avrà quel che si merita” disse gelido, stentando ancora a crederci.

“Maledetto, me la pagherai!” ringhiò Orochimaru ormai spacciato ma Sasuke lo zittì tagliandogli la gola con la propria katana. Quel gesto però fece sì che il sangue della sua vittima gli schizzasse addosso prendendolo anche in faccia unendosi a quello che ormai si era già seccato e lui, leccandosi quello che aveva raggiunto le sue labbra, lo sputò accanto al cadavere del sannin storcendo la bocca in una smorfia di disgusto e poi, guardando l’altro, disattivò il segno maledetto facendo sparire le ali a forma di mano e la pelle scura riassumendo così il proprio aspetto e dicendo:

“Torna da Ayame, io vado da Sakura che sta combattendo contro Kabuto”.

“Se me ne avessi parlato ti avrei aiutato, lo sai? Ti aspetto fuori allora” replicò uscendo.

Sakura intanto era alle prese con un combattimento davvero impegnativo.

Difatti, sapendo che Kabuto col suo bisturi di chakra era in grado di arrivare in profondità e recidere muscoli e tendini, aveva dovuto evitare qualsiasi contatto con le sue mani e di conseguenza era costretta a fare affidamento principalmente sulla sua grande agilità per potergli arrivare abbastanza vicino per riuscire a colpirlo con i suoi potentissimi pugni e calci e nel contempo riuscire ad evitare i suoi attacchi, sebbene facesse largo uso anche di kunai e shuriken. Ovviamente oltre a quello si era avvalsa di alcune tecniche, come la moltiplicazione del corpo per riuscire a distrarlo con le copie e avere più chance di ferirlo o le palle di fuoco che le aveva insegnato il compagno ma alla fine, per quanto avesse fatto, non era riuscita ad evitare un assalto dell’avversario e a rimetterci era stato il suo braccio sinistro, il quale ormai le pendeva inerte lungo il fianco. Tuttavia, proprio grazie a quell’attacco, anche lei era riuscita ad avvicinarsi talmente tanto da riuscire a colpirlo con uno dei suoi micidiali calci, rompendogli così una gamba, e a dargli dei colpi sul torace per poi allontanarsi e accertarsi dei danni che gli aveva procurato.

‹‹ A giudicare da come respira devo avergli rotto più di qualche costola›› constatò soddisfatta oltre che dolente.

E difatti così era ma il ninja, nonostante l’intenso dolore e le scarse forze, sapeva che doveva batterla al più presto poiché era sicuro che la ragazza non avesse agito da sola e ci fosse invece lo zampino del compagno dietro, il che stava a significare che il suo padrone era in serio pericolo e così, lanciando l’ennesimo colpo, rifletté:

‹‹È diventata molto forte…devo assolutamente sbarazzarmi di lei col prossimo attacco. Maledizione…questa mocciosa è sempre stata un problema, dovevamo farla fuori subito!›› e così le si lanciò contro, ma la sua offensiva non arrivò mai a destinazione in quanto si accasciò morto al suolo, prima di poterla colpire. Ad ucciderlo ovviamente era stato Sasuke che, entrato di soppiatto e vedendolo di spalle, gli aveva lanciato un kunai che gli aveva trapassato il cuore. Dal canto suo Sakura non capì cosa fosse successo finché il medico non crollò a terra poiché, solo allora, vide il ragazzo dall’espressione fredda e spietata che gli era stato dietro con il sangue che dal viso gli ricadeva lungo il collo, le braccia, le mani, fino alla punta delle dita e quindi gocciolava a terra così, con voce strozzata, disse:

“Sasuke!”.

“Andiamo” replicò lui laconico.

Sakura rimase un attimo spiazzata dal suo atteggiamento distaccato e così chiese:

“È andato tutto bene?”.

“Si, sbrigati” rispose, il combattimento era stato impegnativo, il suo corpo era ricoperto di ferite ed era tanto che si reggesse ancora in piedi quindi desiderava allontanarsi al più presto, non voleva certo crollare e spaventarla.

“Si, aspetta” replicò senza aggiungere altro avendo capito che era di poche parole e dirigendosi al tavolo per prendere delle cose che le sarebbero servite a curare sia se stessa che il compagno. Difatti il braccio la preoccupava un bel po’ e voleva avere tutto il necessario per potersi curare, inoltre non aveva idea di cosa avesse fatto Orochimaru, ma sapeva che si avvaleva di serpenti e nessuno le assicurava che non avesse avvelenato il suo Sasuke così, facendo il più velocemente possibile dato che poteva usare un braccio solo, infilò tutto ciò che poteva in una sacca e, quando ebbe finito, disse “andiamo”.

Tuttavia Sasuke, vedendo il danno che le era stato inflitto, sentì la rabbia salirgli alle stelle, dandosi la colpa di essersi messo a parlare con quella dannata serpe invece di correre ad aiutarla ma, sapendo di non poter tornare indietro, si limitò a dirle:

“Và al fiume, io prendo le nostre cose e ti raggiungo”.

“Va bene” annuì prendendo la borsa e mettendosela in spalla per poi avviarsi alla porta del laboratorio dove, girandosi a sorridergli, affermò “ce l’abbiamo fatta Sasuke!” per poi correre fuori.

L’Uchiha, uscito dietro di lei con ancora l’adrenalina a mille ma un peso in meno sullo stomaco, invece entrò nella stanza di Kisuke dove prese tutto quello che era suo e della ragazza e poi fece lo stesso nella loro camera in cui non lasciò null’altro che le lenzuola sul letto ed i pochi mobili vuoti, dopo di che si diresse al fiume. L’odore del sangue iniziava a dargli il voltastomaco e sentiva la testa girargli terribilmente.

Già sul luogo intanto Sakura si era sciacquata il viso e, non appena finito, Kisuke iniziò a prestarle immediatamente le prime cure mediche. Tuttavia, nonostante le rassicurazioni della kunoichi che aveva iniziato a raccontargli quanto successo e che cercava di non emettere lamenti durante la medicazione, non riusciva a togliersi di dosso quell’espressione preoccupata che gli si era stampata in faccia da quando aveva scoperto ciò che avevano messo in atto quei due. Inoltre il danno era più serio di quanto la ragazza non volesse far credere e, come se non bastasse, a impensierirlo ulteriormente c’erano le condizioni dell’Uchiha che ancora non era uscito da quella grotta ma che aveva visto estremamente provato. In tutto ciò Ayame, visibilmente scossa alla vista di tanto sangue, non appena fu in grado di parlare, nonostante i mille pensieri e domande che le attanagliavano la mente, con voce tremante e le lacrime agli occhi riuscì solo a chiedere:

“Ma come vi è saltato in mente?”.

“Perché ti lamenti? Ora sei libera!” ribatté una voce fredda alle sue spalle che buttò lì a terra tutte le loro cose mentre il medico scuoteva la testa.

“Già, ora siamo liberi di andarcene senza temere le conseguenze e poi non preoccuparti, ti ho detto che passa, ho solo bisogno di riprendermi un po’ e andrà tutto a posto. Sasuke come stai?” domandò Sakura guardandolo e vedendolo pallido.

“Bene, mi faccio un bagno” rispose ed iniziò a spogliarsi, non riusciva a credere di averlo ucciso ‹‹ora manca solo Itachi e poi sarò fintamente libero›› pensò, neanche il dolore riusciva a fermare il fuoco che gli scorreva nelle vene. Ancora rivedeva l’immagine di Orochimaru nel combattimento e, più di tutto, la sua espressione prima che gli tagliasse la gola mentre, al contrario suo, Sakura tirava un sospiro di sollievo per quella piccola quanto significativa vittoria, ma a rovinare quel momento fu il pensiero che purtroppo non era ancora finita:

‹‹No, non lo sarà finché non avrà ucciso suo fratello e portato a termine la sua di vendetta, ma non mi importa, avevo giurato che l’avrei seguito dovunque e così farò›› si disse mentre aiutata dal ninja medico cercava di guarirsi dal colpo ‹‹accidenti credo che per un po’ non potrò usare questo braccio››.

Nel frattempo Sasuke, entrato nel fiume, una volta che finalmente si fu pulito poté constatare l’entità dei danni subiti guardando il proprio corpo ricoperto di contusioni e tagli. Il più serio però era uno al ventre sul quale pose una mano sopra, come a volerlo tamponare, che si intrise subito di sangue. Piano uscì dall’acqua per farsi curare ma, ormai stremato, si lasciò cadere sulle ginocchia reggendosi l’addome e Sakura, vedendolo, scattò in piedi e gli si avvicinò urlando preoccupata:

“Sasuke cos’hai?!” e, una volta che gli si fu inginocchiata di fronte, lo shinobi levò la mano ormai completamente insanguinata rivelando la ferita aperta e stillante di sangue che contrastava con l’estremo pallore del corpo ormai al limite.