Only for you

Capitolo 14

Nei mesi seguenti, dopo quella per il recupero del rotolo, Orochimaru affidò alla coppia di giovani ninja molte missioni che man mano iniziarono a farsi sempre più pericolose e che a volte richiedevano ai due di restare fuori anche diversi giorni se non addirittura intere settimane. Così le stagioni si susseguirono ed arrivò l’inverno che quell’anno fu particolarmente freddo ed intenso. Ciononostante i ragazzi, nei giorni in cui non erano via, si esercitavano duramente e nello specifico Sasuke il quale, quando non era in missione con la compagna, aveva ripreso ad allenarsi con Orochimaru. Quest’ultimo infatti, grazie agli intrugli di Kabuto, non solo si era ristabilito completamente ma riusciva persino a mantenere la propria forza più a lungo di quanto in realtà gli sarebbe stato consentito anche se, nonostante i suoi sforzi di apparire al meglio, il suo allievo si accorgeva della differenza rispetto ai mesi precedenti tanto che negli ultimi tempi doveva limitarsi ed usare meno potenza del solito per non procurargli ferite troppo gravi. Tuttavia le pozioni non potevano fare miracoli e quando esageravano il sannin aveva bisogno di riposo assoluto per riprendersi ed ovviamente in quei giorni, se i ragazzi non avevano alcuna missione da portare a termine, si esercitavano insieme.

Dal canto suo Sakura era arrivata a livelli straordinari, grazie all’allenamento col compagno era diventata fortissima e tutto procedeva per il meglio fino a che un giorno Orochimaru, volendo lodare l’eccezionale bravura di Sasuke che ormai aveva praticamente raggiunto il livello delle sue guardie del corpo, dopo un allenamento lo elogiò dicendo:

“Complimenti sei diventato veramente molto forte, tanto che ho deciso di affidarti una missione a cui tengo moltissimo. È piuttosto pericolosa ma sono certo che te la caverai splendidamente visto che ormai sei diventato talmente forte che tra non molto sarai in grado di battere persino tuo fratello Itachi”.

Sentendolo Sasuke non poté fare a meno di compiacersi per quell’affermazione, non tanto per chi gliela aveva fatta quanto perché sapeva corrispondere a verità, tuttavia si accorse che, al contrario delle altre volte, in quella non aveva provato la solita rabbia nell’udire il nome del fratello anzi, era rimasto abbastanza tranquillo. Era da un bel po’ che non ci pensava, per la precisione da quando aveva avuto l’ultima discussione con Sakura visto quanto era stata male. Difatti nel consolarla per un momento gli era anche passato per la testa di mollare tutto, il covo, la sua vendetta e andarsene via con lei ma ovviamente era rimasta solamente una sua utopia visto che era consapevole che, se lo avessero fatto, Orochimaru gli avrebbe dato la caccia a vita e, sebbene sapesse che in qualche modo lui se la sarebbe cavata, non voleva nemmeno immaginare cosa avrebbe fatto il sannin se li avesse trovati e avesse messo le mani addosso alla compagna, probabilmente l’avrebbe torturata per vendicarsi prima di ucciderla. Infatti lui era certo di riuscire a scappare, ma non di poter vegliare sulla ragazza 24 ore su 24 per garantirne l’incolumità e ciò costituiva un valido motivo per non mettersi in testa strane idee, oltre a quello di non voler far vivere Sakura nel terrore che potessero essere catturati mentre fuggivano continuamente da un paese all’altro. Le aveva già rovinato abbastanza la vita.

Durante l’attesa di una sua mancata reazione, però, Orochimaru lo scrutò assai attentamente. Aveva nominato Itachi proprio per vedere come la prendesse dato che già da un po’ il ragazzo gli sembrava leggermente cambiato, meno motivato e, così facendo, con suo grande orrore trovò che quei dubbi ebbero un’indubbia conferma. Difatti non apparve alcuna scintilla di odio negli occhi del giovane Uchiha nell’udire quel nome e il sannin rabbioso, cercando di controllarsi per non mettergli le mani al collo, sibilò:

“Cosa succede? Stai forse pensando di cambiare idea, di rinunciare alla tua vendetta? Non mi sembri motivato come al solito…o forse hai la testa troppo presa da sogni romantici con quella ragazzina? Non mi dirai che una semplice scopata riesce ad avere tutta questa influenza su di te?!”.

A tali parole Sasuke lo fulminò con lo sguardo e poi, guardandolo dall’alto in basso visto che era seduto e lui in piedi, gelido rispose:

“Cos’è oltre alla forza ora hai anche problemi di vista?”.

Orochimaru notando finalmente la fiamma accendersi nei suoi occhi rossi sorrise compiaciuto e quindi affermò:

“Si, ah si! È questo il Sasuke che mi piace e che ho scelto per divenire mio contenitore!”.

A quel punto, visibilmente irritato, il ragazzo senza dire nulla si girò per poter tornare nella sua camera ma il sannin lo richiamò:

“Dove vai? Non abbiamo ancora finito”.

“Perchè hai altre battute di cattivo gusto a cui sottopormi?” rispose secco.

“No, devo solo illustrarti la missione o te n’eri scordato?”.

“Ebbene?”.

“Dovrai introdurti con Kidomaru nel villaggio della roccia nel paese della Terra, una volta lì vi dirigerete alla residenza dello Tsuchikage e rapirete la minore tra le figlie, la giovane Ayame dopo di che me la porterete qui” gli spiegò senza smettere di fissarlo un solo attimo.

“Per quale motivo vuoi metterti contro lo Tsuchikage?” chiese il ragazzo stupito.

“Mettermi contro? Ma non farmi ridere…quelli del villaggio della roccia non perdono occasione per tentare un attacco, è per questo che ho deciso di prendermi sua figlia. Una volta che l’avrò fatta mia non oseranno più alzare un dito contro di me per due motivi. Il primo è che l’avrò svergognata, il secondo è che non si arrischierebbero a venire, sanno che la ucciderei. Inoltre un po’ di carne fresca è quello che ci vuole, sono un po’ stanco delle solite puttane…una verginella tremante ed impaurita è proprio quello che ci vuole…non vedo l’ora di averla tra le mani” concluse leccandosi le labbra sapendo quanto fosse bella la ragazza.

Sasuke lo guardò impassibile anche se dentro di sé provava una repulsione incommensurabile per quell’uomo e ne provava ancora di più nell’essere consapevole che presto avrebbe assunto il suo aspetto e così si limitò a dire:

“Partirò domani mattina”.

“Ah Sasuke…so che non ce n’è bisogno ma vedi di fare attenzione. I ninja del villaggio della roccia sono molto forti e tra di loro il più valoroso è Masazaku, il figlio dello Tsuchikage nonché fratello maggiore della piccola Ayame. Mi aspetto che porti a termine la missione senza problemi e che riporti qui il tuo preziosissimo corpo senza il minimo danno sono stato chiaro?” .

“Si”.

“Bene, ora vai” disse continuando a fissarlo.

L’interpellato ovviamente uscì in silenzio e si diresse da Kidomaru al quale diede disposizioni per il giorno seguente dopo di che andò in camera dove, senza dire una parola né dare un’occhiata alla compagna, si stese sul letto. Doveva rapire una ragazzina per buttarla tra le mani di quello schifoso, la cosa era dura da mandare giù ma non aveva altra scelta, pensava solo a come l’avrebbe presa Sakura. Lui aveva accettato ogni compromesso nel momento stesso in cui aveva messo piede in quel covo ma per la compagna sarebbe stato difficile fare lo stesso, ricordava ancora la sua espressione di quando aveva dovuto uccidere il signor Nakamura e a come lo aveva guardato…allora lo aveva fatto per salvarla, stavolta non avrebbe avuto scusanti.

Intanto Sakura, incuriosita da quell’atteggiamento che se prima era la regola da quando si era dichiarata era un’eccezione, lo raggiunse e, stendendosi su un fianco, gli posò una mano sul petto chiedendogli:

“Tutto bene?”.

“Si” rispose laconico senza guardarla.

“Sei sicuro? Secondo me c’è qualcosa che non va” replicò scrutandolo e vedendogli in viso un’espressione che avrebbe definito triste e sconsolata.

A quelle parole il ragazzo automaticamente girò la testa verso di lei ma così facendo si sentì trafitto da quegli occhi di giada però, cercando di non scomporsi, le spiegò:

“Sta tranquilla è solo perché dovrò affrontare una missione”.

“E perché ti preoccupa così tanto? E non mentirmi, si vede benissimo che sei turbato” disse passandogli una mano sul viso.

“Perché farò qualcosa di molto brutto” ribatté fermandogliela.

“Non me ne vuoi parlare?” domandò dolcemente sentendo però una morsa di ferro stringerle lo stomaco.

“Sarebbe meglio se non lo sapessi”.

Tuttavia a quell’affermazione Sakura si mordicchiò le labbra e nel mentre non poté fare a meno di chiedersi:

‹‹Cosa c’è di peggio del sapere che presto o tardi non ci sarai più perché darai il tuo corpo a quel mostro?›› ma ovviamente rispose “sai che se vuoi puoi parlarmi di tutto”.

Il ragazzo senza levarle gli occhi di dosso le accarezzò il viso e quindi replicò:

“Voglio essere il solo a portare il peso di questi peccati, non voglio sporcarti più di quanto non abbia già fatto”.

“Non dire queste idiozie, ti ho seguito proprio per questo…per condividere con te ogni cosa e aiutarti per quanto me ne è possibile. E poi da quando in qua pensi di avermi sporcato? Non lo fare più, non è vero” ribatté posando un bacio sul palmo che le sfiorava la guancia.

Sasuke sospirò, come poteva ignorare le sue mani piene di sangue? Ma alla fine, vinto da quelle parole e dall’affetto che la compagna provava per lui, disse:

“Domani mi dirigerò al villaggio della roccia e rapirò la figlia dello Tsuchikage per consegnarla ad Orochimaru”.

“Perché? Cosa vuole da lei?” chiese sentendosi male al pensiero che una ragazza innocente potesse essere coinvolta da quell’uomo.

“Farne la sua sposa” mentì per non turbarla ulteriormente.

“Non-non posso crederci…!” esclamò disgustata dopo un attimo di silenzio. Si ricordava benissimo la sensazione provata quando quell’essere le aveva leccato una guancia e non riusciva a capacitarsi di come qualcun’altra potesse sopportare un simile orrore, già provava pena per le donne che giacevano con lui per lavoro…figurarsi una ragazza di nobili origini che probabilmente come tutte le sue coetanee sognava un amore idilliaco.

Sasuke ovviamente lesse il ribrezzo nel suo sguardo e, fraintendendolo, pensò:

‹‹Come posso darle torto, se solo sapesse tutta la verità probabilmente non mi guarderebbe più in faccia›› e così, con un peso sullo stomaco, non disse nulla ma il silenzio fu interrotto dalla voce della compagna che, tornando alla realtà, stupita chiese:

“E perché non volevi parlarmene e sopportare tutto questo da solo?”.

“Non volevo che mi guardassi come quella volta” rispose semplicemente lui.

“Q-quale volta?” domandò non capendo a cosa si riferisse.

A tale domanda però Sasuke la osservò ed incerto pensò:

‹‹Possibile che non se ne ricordi davvero?›› ma rispose “quando uccisi il signor Nakamura”.

A quel nome Sakura ebbe un brivido ed una miriade di dolorosi ricordi le riaffiorarono alla mente ma nonostante tutto gli si stese sopra e, abbracciandolo, lo baciò con forza per poi staccarsi e quindi dire:

“Non farti strane idee. È vero, sono inorridita e lo fui anche allora ma il disgusto che provo non è nei tuoi confronti ma verso quel mostro che odio e detesto!”.

Colpito dalle sue parole l’Uchiha le accarezzò dolcemente i capelli, ammirandola una volta di più per il coraggio che mostrava dopo di che mesto mormorò:

“Chissà cosa direbbe Naruto se mi vedesse ora…”.

“Sasuke…perché non scappiamo?” propose lei con un po’ d’esitazione, avendo sentito il nome dell’amico a cui cercava di non pensare mai una nuova ridda di ricordi le aveva invaso la mente.

“E dove?” chiese l’altro sorpreso da quella proposta.

“Da qualsiasi parte, basta solo che sia il più lontano possibile da qui!”.

“Sai bene che Orochimaru ci troverebbe…e anche quello che accadrebbe…” rispose rabbrividendo all’idea della ragazza nelle sue mani.

“Sei diventato molto forte mentre lui s’indebolisce sempre di più, lo vedo chiaramente. Perché non proviamo a sconfiggerlo insieme? In questo modo tu potresti vivere” insisté dato che non aveva rifiutato.

“No” rispose secco, era vero che quell’idea era balenata anche a lui ed anche che Orochimaru si stava indebolendo sempre più, ma lo era anche il fatto che lui non era mai riuscito a sconfiggerlo. Inoltre ancora si ricordava cosa era successo quando il sannin aveva fatto sul serio e lui non poteva correre un rischio del genere, non se la posta in gioco era la vita della compagna.

Dal canto suo Sakura rimase spiazzata da quella risposta così categorica visto che fino a poco prima sembrava darle corda però, dopo averci riflettuto un attimo, si disse:

‹‹Ma cosa mi aspettavo? Che mi rispondesse “si certamente e vivremo felici e contenti”? Dovrei saperlo che la cosa che più gli sta a cuore è la vendetta e non di certo io, qui sono l’unica cretina ad essersi innamorata! È logico che lui pensi solo al suo scopo e non a un dopo…visto che semplicemente non gli interessa. Anche se prova qualcosa per me è effimero e determinato solo dalla situazione, stupida io che mi sono lasciata trasportare, stupida, stupida, stupida!›› e, mentre scivolava giù dal letto, rispose “capisco, scusa per averti fatto una proposta del genere. Non sono cose che mi riguardano” dopo di che uscì dalla stanza e Sasuke la lasciò andare senza dire nulla perché, a dispetto di quanto la ragazza potesse pensare, lui non avrebbe mai permesso che quel maledetto le facesse del male.

Sconsolata ed amareggiata Sakura uscì fuori dal covo. Era notte e, dato che nel cielo sgombro da nubi spiccavano luminose le stelle e una luna quasi piena, si diresse al fiume, il suo luogo preferito. Lì si sedette portandosi le gambe al petto e, poggiandovi sopra la testa, buttò fuori tutte le lacrime che aveva trattenuto poco prima pensando:

‹‹Lo sapevo che era così eppure vedendolo diverso ho permesso che la speranza si facesse strada nel mio cuore, non avrei dovuto! Devo mettermi in testa che il mio tempo con lui è limitato e che posso solo sperare di raccogliere un po’ di felicità e bei momenti lungo questo cammino, nient’altro›› ma, nonostante i singhiozzi, cercò di non fare rumore perché era conscia di non essere al sicuro là fuori e che se qualcuno fosse stato nelle vicinanze l’avrebbe sentita e lì, in quel posto maledetto, c’era da aver paura persino dei propri alleati.

Sasuke invece, rimasto nella stanza, si girò dall’altra parte dicendosi che se la compagna aveva frainteso andava solo a suo vantaggio, non voleva darle illusioni e nemmeno una piccola speranza. Tutto sarebbe andato come doveva e a lei l’avrebbe fatta scappare prima che fosse troppo tardi.

Così la kunoichi rimase all’aperto un bel pezzo e, quando ebbe finito le lacrime, si sciacquò il viso al fiume e tornò dentro. Entrando nella camera la vide immersa nel buio e ne fu felice, silenziosamente andò vicino al letto senza difficoltà visto che conosceva a memoria ogni singolo angolo della stanza e, dopo essersi spogliata, si infilò sotto le coperte con solo la biancheria sapendo che, dopo quanto successo, probabilmente non avrebbe preso sonno tanto presto.

Verso le quattro Sasuke si alzò e ed uscì per andare da Kidomaru ed insieme partirono in direzione del villaggio della roccia dove giunsero dopo parecchie ore di marcia. Arrivati in prossimità dell’entrata però si arrestarono sentendo odore di sangue nell’aria. Senza una parola si guardarono negli occhi e poi con un cenno d’intesa scavalcarono le mura ma, una volta dentro, si parò dinnanzi ai loro occhi uno spettacolo agghiacciante. Le strade erano intrise di sangue, a terra vi erano i cadaveri degli abitanti del villaggio e dei ninja che avevano provato a difenderlo. Immediatamente i due si diressero alla residenza dello Tsuchikage e lì Sasuke sgranò gli occhi incredulo: Itachi e Kisame avevano fatto una strage ed il fratello, proprio in quel momento, stava gettando a terra il corpo martoriato di Masazaku.

“Oh tu qui? Ma che bella sorpresa…sai, mancava solo il tuo di sangue per rendere perfetta l’opera…” disse l’Uchiha maggiore che poi, camminando lentamente verso Sasuke, continuò “…ricordi? L’ultima volta ti avevo promesso che ti avrei ucciso quando ci saremmo rivisti!”.

Però, al contrario di allora, all’interpellato brillarono gli occhi nel vederlo e le parole di Orochimaru, che gli dicevano che era diventato talmente forte da poter pensare di dare finalmente voce alla sua vendetta, gli tornarono alla mente tralasciando il fatto che l’uomo si riferiva ad un prossimo futuro e così, pensando solo al lato positivo, rispose:

“Ma bene, vediamo se ci riesci… Kidomaru và a cercare la figlia dello Tsuchikage, qui ci penso io”.

“Non scappi? Fai male, molto male…e poi chissà se il tuo compagno troverà quella ragazzina che si è nascosta chissà dove. In fondo ci farebbe un grande favore…ormai manca solo lei… Ma me ne occuperò dopo averti tolto di mezzo” dichiarò il fratello preparandosi al combattimento.

Aveva sterminato quasi tutto il villaggio da solo ed era molto provato tuttavia non credeva che gli sarebbe servita chissà quale forza per batterlo visto che l’ultima volta era stato di una facilità estrema.

Vedendo la sua posizione e stuzzicato da quello parole, Sasuke senza pensarci due volte gli si lanciò contro colpendolo ripetutamente e, così facendo, non ci mise molto ad atterrarlo anche se, purtroppo per lui, l’altro si rialzò subito. Dal canto suo Itachi non immaginava che fosse migliorato tanto però, nonostante ciò, era pienamente consapevole che Sasuke era riuscito a stenderlo unicamente perché aveva usato molte energie in quell’ultimo scontro con Masazaku. Al contrario suo, invece, al fratello, preso com’era dall’euforia, non balenò neanche per un momento quell’idea e, pieno di sé, pensò di essere diventato talmente forte da poterlo battere e così continuò ad attaccarlo con tutte le sue energie fino a che Kisame, vedendo il compagno in estrema difficoltà, consapevole della stanchezza che lo attanagliava dopo quel massacro, non intervenne. Il ninja infatti lanciò una bomba abbagliante che permise a lui e l’Uchiha di fuggire ma, prima di scomparire, quest’ultimo con un risolino agghiacciante, disse:

“La prossima volta, la prossima volta….starò meglio ed allora ti farò fuori sul serio fratellino”.

Accecato dalla luce, una volta che fu nuovamente in grado di vedere, Sasuke, dato che erano scappati, andò a cercare Kidomaru e, quando non lo trovò, capendo che doveva essere fuggito con l’ostaggio si incamminò a sua volta per tornare al covo. Aveva riportato anche lui brutte ferite, il fratello anche se stremato era molto forte e per quel motivo ogni tanto dovette fare delle lunghe soste per riprendersi.

Nel frattempo al covo Sakura, rimasta sola in quella camera da cui non era più uscita, era preoccupata. Non sapeva neanche lei bene il perché, forse era dovuto al fatto che si erano lasciati in modo tanto brusco senza nemmeno salutarsi la sera precedente ma si sentiva inquieta tanto che, seduta al tavolino con i rotoli dispiegati davanti a lei, faticava a concentrarsi e sperava solo che Sasuke tornasse presto. Tuttavia, dopo quanto avvenuto e vista l’angoscia che ciò aveva comportato, decise che non avrebbe più sollevato l’argomento per non farlo arrabbiare e che avrebbe continuato ad amarlo così come aveva fatto fino ad allora, offrendogli tutta se stessa senza chiedere nulla finché avrebbe potuto e tale decisione le offrì un po’ di conforto. Però non si sarebbe così tranquillizzata se avesse saputo che anche Orochimaru era preoccupato nel sapere che solo Kidomaru aveva fatto ritorno e aspettava nervosamente che andasse a fargli rapporto. Il ninja infatti se non era corso subito da lui era perché stava preparando la ragazza per portarla al suo padrone. Questa era notevolmente bella, l’unica cosa che stonava era il suo volto rigato dalle lacrime ed il vestito intriso di sangue che lo shinobi le fece cambiare con uno appositamente comprato e poi lavare la faccia in quanto non voleva condurla al suo capo in quello stato penoso, ma non solo per quel motivo. L’uomo sapeva fin troppo bene che il sannin sarebbe andato su tutte le furie non appena gli avrebbe riferito che il suo contenitore era rimasto a vedersela col fratello e che il villaggio della roccia era stato distrutto da questi e dal suo compare, per quello se la stava prendendo comoda.

Intanto poco lontano Sasuke era riuscito ad arrivare al fiume e si stava dando una lavata per non farsi vedere in quello stato pietoso né da Orochimaru né tanto meno da Sakura, la quale si sarebbe sicuramente preoccupata. Appena ebbe finito si diresse dal sannin il quale, nel frattempo, stava osservando la ragazza che Kidomaru gli aveva finalmente portato e, mentre questi si apprestava a spiegargli l’accaduto, non perse tempo e se la tirò vicino per iniziare ad “assaggiarla” intanto che ascoltava il resoconto della missione così che, quando Sasuke entrò, gli si parò di fronte il disgustoso spettacolo di Orochimaru che aveva semisvestito la ragazzina, alla quale stava leccando il collo, e dell’altro ninja che, a sguardo basso, aveva iniziato da poco ad esporre i fatti. Tuttavia l’uomo, vedendolo entrare, lo fulminò con lo sguardo e poi sibilò:

“Kidomaru và via, mi racconterà tutto lui” e, decisamente arrabbiato nel vedere le sue ferite, artigliò un seno della fanciulla stringendolo con forza tanto che la giovane urlò, non sapendo bene nemmeno lei se per il dolore o il disgusto mentre la sua guardia personale se la batteva velocemente, felice di potersi togliere da quella situazione spinosa e, quando si fu richiuso la porta alle spalle, il sannin tuonò furioso “allora? Cosa sarebbe questa storia di Itachi? E come hai osato ridurre così il tuo corpo?”.

Sasuke, che si era sentito quasi male a quell’urlo poiché aveva rivisto la scena di Sakura e per quello aveva avvertito il sangue ribollirgli nelle vene, cercò di controllarsi e poi, con calma, rispose:

“Come sicuramente ti avrà detto il tuo fedele servitore, Itachi ha assalito il villaggio prima del nostro arrivo così io ho mandato lui a recuperare la ragazza e, ritrovandomi di fronte mio fratello, l’ho affrontato. D’altra parte prima lo uccido e prima potrai effettuare il cambio, no? Non capisco perché ti arrabbi tanto…” e col solito tono sfacciato proseguì “in fondo tu mi hai ridotto anche peggio…” ma pensando nel frattempo ‹‹ho fatto bene a sciacquarmi se mi vedeva come ero conciato prima…fortuna che mi sono portato il kit di primo soccorso altrimenti…›› .

“Perché questa doveva essere una missione di rapimento e non c’era nessun medico con te, ecco perché! Se ti fosse successo qualcosa io cosa avrei fatto dopo?!” esclamò sempre arrabbiato ma più sollevato nel constatare che dopo tutto il suo contenitore stava bene e, senza lasciare andare la ragazza, pensò ad alta voce “cosa poteva mai volere Itachi da loro?”.

“Non sono nella testa di mio fratello, che ne posso sapere? Mi sono portato delle lozioni curative ed in fondo dovresti essere contento perché ora sono sicuro di poterlo uccidere” disse non volendo ammettere neanche con se stesso che se aveva ridotto a quel modo il fratello era perché quest’ultimo era stremato.

“Bene” affermò leccandosi le labbra al pensiero di impossessarsi di quel corpo “e del villaggio che mi dici? In che condizioni è?”.

“Distrutto, lo Tsuchikage e suo figlio sono morti, il villaggio in pratica non esiste più…i pochi superstiti ci metteranno molto a ricostruirlo ammesso e non concesso che abbiano le capacità e le risorse per farlo…”.

A quelle parole però Orochimaru urlò di rabbia e, buttando con violenza la prigioniera a terra, sbraitò:

“Ed ora che ci faccio io con te? Sei diventata inutile! Dovevo usarti per ricattare il tuo villaggio ma se ora le cose stanno così sei inutilizzabile!” poi, sempre più infuriato, abbassandosi e prendendo un kunai glielo puntò alla gola ringhiando “non preoccuparti ora ti farò rincontrare tutta la tua famiglia, farai la loro stessa fine… Mi raccomando salutameli all’inferno” ma, notando quanto la giovane tremasse dal terrore e volendosi divertire, le passò la lama sulla guancia e quindi, ridacchiando, continuò “o forse mi divertirò un po’ prima…non saprei sono indeciso…” e nel mentre fece nuovamente scendere il pugnale verso il seno. Tuttavia, vedendo che la ragazza non diceva né faceva nulla oltre a tremare, si infastidì solo di più e così alzò il pugnale per trafiggerle il cuore ma fu fermato da Sasuke che lo bloccò afferrandone direttamente la lama. Così facendo il suo sangue gocciolò sul petto ansimante della ragazza che aveva chiuso gli occhi e stretto le labbra in attesa della sua fine ma a quel punto il sannin, girando la testa per fissarlo, esclamò “e questo cosa significa?”.

L’Uchiha, che aveva agito d’istinto, ora talmente vicino al suo maestro da riuscirne a vedere il corpo desquamato, dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente, stringendo la presa rispose:

“Visto che mi è quasi costata la vita almeno usala… Sbaglio o ti serve qualcuno che ti applichi gli infusi di Kabuto, ti cambi le bende ed altro quando anche Kisuke è in missione?”.

“E tu credi che questa ragazzina tremante ne sarebbe in grado?”.

“Non lo so, ma non vedo altri che possano farlo visto che questo è un periodo decisamente poco tranquillo in cui sono tutti impegnati in varie missioni, o sbaglio?”.

Infastidito, ma dovendo ammettere che l’altro aveva ragione, Orochimaru si girò a squadrarla e, abbassando il pugnale, le sussurrò:
“Sei stata fortunata ragazzina, forse vivrai ancora un po’” dopo di che, alzandosi, rivolto all’allievo continuò “ma ora toglimela di torno, non sopporto più i suoi piagnistei”.

A tali parole Sasuke prese la giovane per un braccio e quindi si sbrigò ad uscire da quella stanza prima che il sannin cambiasse idea poi, una volta fuori, sentendo che non smetteva di piangere, la mise con le spalle al muro e, senza mezzi termini, con voce dura affermò:

“Se ci tieni alla vita finiscila”.

Sentendolo Ayame alzò il volto e lo guardò, quel ragazzo l’aveva salvata da morte certa ma non era sicura che fosse stato un bene visto quanto l’aspettava, tuttavia annuì smettendo per lo meno di singhiozzare e così il ninja la portò nella stanza di Kisuke a cui ordinò:

“Tranquillizzala e poi insegnale cosa deve fare per curare Orochimaru…cerca di tenerla d’occhio o la fa fuori”.

“Va bene” rispose questi prendendola per mano e portandola a letto per farla sdraiare, non appena aveva visto quello scricciolo così tremante e spaventato aveva sentito una morsa allo stomaco, gli aveva fatto un’infinita tenerezza e non la invidiava affatto.

Dal canto suo Sasuke sospirò, ora che stava con quel ragazzo si sentiva più tranquillo, difatti non voleva che capitasse qualcosa a quella fanciulla in quanto, se l’aveva salvata, non era solo per carità ma anche perché aveva visto in lei qualcuno che potesse stare con Sakura quando lui non c’era. Così si fermò a scambiare altre due parole con Kisuke e quando ebbe finito uscì ma, ormai rimasto solo, si appoggiò al muro, era davvero esausto e malconcio nonostante non lo avesse dato a vedere. Istintivamente si guardò la mano insanguinata e, ripensando al fratello, rifletté:

‹‹Orochimaru aveva ragione sono migliorato tantissimo…ora so che posso batterti bastardo…›› ed un ghigno gli inarcò le labbra a quella che secondo lui era una consapevolezza.

Poi, sempre appoggiato alla parete per sostenersi, si diresse nella sua stanza dove Sakura sobbalzò nel sentire la porta aprirsi ma, non appena vide di chi si trattava, si alzò di scatto dalla sedia e, andandogli incontro, iniziò a spogliarlo per constatare la gravità di tutte le sue ferite chiedendogli preoccupata:

“Cosa ti è successo?”.

“Nulla di grave, non preoccuparti” minimizzò omettendo di aver incontrato Itachi “fammi sdraiare ho bisogno di riposo”.

Tuttavia Sakura, non appena si fu steso, si inginocchiò al suo fianco e, concentrando il chakra nelle mani, gliele posò sulle ferite più gravi che aveva sul petto dicendo:

“Riposati pure, io non ti disturberò, sarò silenziosa”.

Sentendo quei tocchi Sasuke chiuse gli occhi e si lasciò curare. Come sempre quando entrava in quella stanza e vedeva la compagna una sensazione di pace e benessere lo travolgeva e questa, notando che non si sottraeva, continuò. Aveva delle brutte lesioni, erano peggio di quanto apparissero e si chiedeva chi mai potesse avergliele inflitte e cosa fosse successo ma, siccome glielo aveva già chiesto e lui non aveva risposto, non ebbe il coraggio di farlo una seconda volta. Appena finito scese dal letto e gli preparò una medicina ricostituente che poi gli porse e Sasuke, tirandosi a sedere, mentre la beveva chiese:

“Dove sei stata stanotte?”.

“Qui fuori, vicino al fiume” rispose lei alquanto stupita che se ne uscisse con una domanda del genere in quel momento.

“Non farlo più è pericoloso”.

“Si, non preoccuparti” disse prendendo il bicchiere vuoto e, posandolo sul tavolo, si sedette su una sedia aggiungendo “riposati, ne hai bisogno”.

Sasuke rimase steso ma, vedendo che non gli andava vicino, si alzò e, facendolo lui stesso, le si accomodò di fronte chiedendole:

“Ancora arrabbiata?”.

“No, non lo sono mai stata…credevo che lo fossi tu” rispose guardandolo in viso.

A quelle parole però il ragazzo allungò una mano con cui le accarezzo le guance e quindi ammise:

“Solo un po’”.

“Mi dispiace, non volevo” bisbigliò lei abbassano lo sguardo.

“Vieni qui” replicò l’altro spostando leggermente la sedia.

Ovviamente la ragazza non se lo fece ripetere due volte e, alzandosi, si sedette sulle sue gambe anche se poggiò la testa sul petto per non doverlo guardare in viso, sentiva ancora un magone opprimerle il petto e tutta l’ansia e la preoccupazione di quel giorno non avevano certo contribuito a scioglierlo mentre Sasuke, una volta che la ebbe finalmente vicino, prese ad accarezzarle i capelli e poi le braccia pensando solo in quel momento all’avventatezza del suo gesto, ovvero quello di lanciarsi a quel modo contro Itachi. Difatti con orrore capì che, qualora il fratello l’avesse ucciso, lui avrebbe lasciato Sakura in quel postaccio, da sola e senza neanche dirle addio. La ragazza a quei gesti invece gli prese la maglia tra le mani, grata nonostante tutto che fosse lì con lei. Non sapeva dirgli quanto fosse felice che era tornato, ancora una volta le mancavano le parole così lo strinse semplicemente più forte e Sasuke, mettendole un braccio attorno al collo ed uno sotto le ginocchia, la tirò su per portarla a letto dove la depose delicatamente anche se, così facendo, fece riaprire la ferita alla mano, l’unica che la compagna non aveva visto e per questo non guarito. Ma lei, sentendo qualcosa di umido dove la stringeva poiché non portava i pantaloni, gli afferrò il polso notando lo squarcio sul palmo così, senza dire una parola, si tolse la maglia e glielo pulì per poi curarlo tuttavia, incuriosita da quella strana ferita, chiese:

“Cosa hai fatto qui? È piuttosto fresca, al contrario delle altre…e direi fatta afferrando un kunai”.

“Orochimaru voleva uccidere la prigioniera e io l’ho fermato” le spiegò.

“E perché voleva ucciderla? Non mi avevi detto che la voleva per sé?” domandò confusa.

“Si ma ora che il suo villaggio è stato distrutto e quasi tutti gli abitanti uccisi non le serve più”.

“Distrutto? E da chi? E ora cosa ne sarà di lei?” chiese angosciata.

“Non lo so, quando siamo arrivati era già in quello stato” mentì “l’ho convinto che le sarebbe servita per prendersi cura di lui…ho pensato che potresti parlarci tu con lei…”.

“Si certo, ooh povera non so cosa sia peggio…se sottostare alle sue voglie o prendersene cura” rispose lei sgomenta.

A quelle parole però Sasuke sospirò, sicuramente Orochimaru ne avrebbe approfittato, la compagna era troppo ingenua a pensare che si sarebbe limitato a solo una delle due tuttavia disse:

“L’importante è che l’abbia salvata, no?”.

“Quello si… Ora dov’è? Come stava?”.

“L’ho affidata a Kisuke. Come vuoi che stesse…sconvolta”.

“Credi che stia al sicuro con lui? O è meglio che vada subito da lei?”.

“Starà benissimo, quel ragazzo è l’unico con un briciolo di umanità qua dentro…” ‹‹vorrei sapere proprio come ci sia finito›› pensò ma poi, vedendo che la compagna era in biancheria, per allentare la tensione disse “dove vorresti andare tu conciata cosi?”.

“Beh mi vestirei prima, no?” ridacchiò.

“Provaci” replicò spingendola di schiena e mettendocisi sopra.

“Sasuke…” sussurrò abbracciandolo.

Questi la baciò, stringendola a sua volta ma nel mentre pensò:

‹‹Perdonami…se per un momento anche a me era balenata per la mente la tua proposta di ieri sera, ora che so che posso uccidere Itachi non posso più farlo…anche se sono consapevole che o mi ucciderà lui, o lo farà subito dopo Orochimaru per impedirmi di scappare››.

Dal canto suo Sakura, ignara di tali considerazioni, lo ricambiò con passione, felice che fosse lì e soprattutto che non fosse più arrabbiato con lei e così i due continuarono a scambiarsi dolci effusioni finché, distrutti, non crollarono.