Only for you

Capitolo 15

Il mattino dopo Sakura si svegliò abbastanza presto e, dopo aver destato Sasuke ed essersi fatti un bagno nel fiume, tornarono in stanza dove la lei si mise a rifare subito il letto ma poi, vedendo che il compagno ci si sedeva sopra, prima che prendesse qualche rotolo e si mettesse a studiare, ben sapendo che finché non avesse finito non l’avrebbe degnata di uno sguardo, lo precedette chiedendo:

“La ragazza sarà ancora da Kisuke? Perché non mi accompagni così posso conoscerla?”.

“Mhh…sinceramente non ne ho idea, proviamo” acconsentì e così i due, presa una lampada ad olio, si diressero nella camera del ninja medico.

Arrivati davanti alla porta bussarono ma, non ottenendo alcuna risposta e pensando che fossero stati entrambi convocati dal sannin, fecero per andarsene quando, sentendo un lieve rumore, leggermente preoccupati che la giovane potesse stare male, entrarono. Illuminando la stanza, fino a poco prima immersa nell’oscurità, videro una figura seduta sul letto che tremava e teneva strette le lenzuola fino al petto e, guardando meglio, notarono il volto pallido della piccola Ayame e a terra il futon di Kisuke vuoto dato che questi era da Orochimaru per le prime cure del mattino.

Vederla a quel modo fece venire una stretta al cuore a Sakura che, avvicinandosi lentamente così da non spaventarla maggiormente, si inginocchiò vicino al materasso per poterla guardare meglio negli occhi e quindi, sorridendole, con voce dolce sussurrò:

“Ciao, io mi chiamo Sakura, tu?”.

Tuttavia la giovane, impaurita, si ritrasse arrivando a poggiare le spalle alla testiera del letto, tirandosi dietro le coperte che non aveva mai lasciato e che, al contrario, stringeva sempre più spasmodicamente ma, nonostante ciò, si accorse che il ragazzo che aveva preso ad accendere le lampade presenti nella camera era lo stesso che l’aveva salvata e Sakura, notando la direzione del suo sguardo, pensando che fosse un buono spunto per iniziare la conversazione, quando l’altro ebbe finito gli fece cenno di avvicinarsi e quindi continuò:

“Lui è Sasuke, anche noi siamo costretti a rimanere qui come te”.

Nonostante quelle parole però la fanciulla continuò a tacere. Sakura le sembrava gentile e Sasuke le aveva salvato la vita, tuttavia lo sguardo severo di quest’ultimo le faceva tremendamente paura, soprattutto perché, dal modo in cui aveva parlato ad Orochimaru, aveva capito che era una persona temibile.

“Ti andrebbe di farti un bel bagno al fiume? Sono sicura che ti sentiresti meglio dopo, ti accompagno io, che ne dici?” insisté ancora la kunoichi e finalmente la sua tenacia fu ripagata.

Difatti la ragazza, che aveva ancora addosso il sangue di Sasuke in quanto Kisuke non aveva osato toccarla per lavarla ma solo stringerla leggermente per cercare di darle conforto, ed il viso tirato a causa delle numerose lacrime che aveva versato per tutta la notte nonostante questi avesse cercato di farla smettere, piano annuì. Raggiunta quella piccola vittoria, Sakura allungò una mano e sorridendole disse:

“Vieni allora e sta tranquilla puoi fidarti di noi”.

Così Ayame estrasse la sua da sotto la coperta e, tremante, gliela strinse pensando:

‹‹Com’è forte la sua presa›› dopo di che andarono nella stanza degli altri due a prendere il necessario e lì Sakura, sperando che la piccola potesse continuare a stare insieme al ninja medico, le spiegò:

“Vedi, questa è la nostra camera, non è lontana dalla vostra, puoi venire quando vuoi se hai bisogno di aiuto” e la vide annuire nuovamente.

Una volta preso tutto il necessario, uscirono scortate da Sasuke che però, appena furono arrivati al fiume, si sedette ai piedi di un albero poco distante così da lasciarle libere di spogliarsi e fare il bagno. Infatti Sakura aveva pensato che, per quanto l’altra era tesa ed impaurita, il modo più semplice per lavarla era quello di entrare in acqua con lei così, dopo essersi immerse, prese una pezza, del sapone e con delicatezza iniziò a passarglieli sul corpo. Tuttavia, vedendo che nonostante fosse passato un po’ di tempo lei continuava a tremare, chiese:

“Hai freddo?”.

“N-no va bene così, grazie” riuscì a rispondere leggermente più tranquillizzata l’interpellata in quanto relativamente lontano da quel luogo.

Sentendo finalmente la sua voce Sakura le sorrise dolcemente e, visto che si trovavano vicino alla riva dove c’erano alcuni massi, le disse:

“Va bene, allora siediti” e, non appena lo fece, iniziò a lavarle i capelli “ancora non mi hai detto come ti chiami però, ti va di dirmelo?”.

“Ayame”.

“È un bel nome, e quanti anni hai?”.

“G-grazie…quattordici e tu?” chiese un po’ imbarazzata.

Tuttavia, a quella risposta, l’altra avvertì una morsa allo stomaco nello scoprire che fosse così giovane infatti, bella e col portamento elegante che aveva, si poteva pensare che ne avesse qualcuno in più ma, senza smettere di sorriderle, replicò:

“Io ne ho sedici e anche Sasuke, anzi lui li compirà tra poco”.

“Ah…” le scappò dato che le vennero i brividi nel sapere che quel ragazzo con lo sguardo così freddo e duro avesse solo sedici anni.

Ovviamente però Sakura se ne accorse e, capendo perfettamente quanto le era passato per la mente, per cercare di alleggerire la cosa e ridacchiando all’idea che in fondo all’inizio intimoriva anche lei, le confessò:

“Non preoccuparti, in realtà è molto gentile…piuttosto, ti va di raccontarmi qualcosa di te?” chiese sciacquandole i capelli.

“Lo so, mi ha salvato la vita…” rispose ma, sentendo la seconda domanda, si incupì e quindi mormorò “scusa non me la sento” in fondo era una reazione normale, la sua famiglia, i suoi amici…oramai non aveva più nessuno e quindi a che pro ricordarli?

“Va bene, vieni usciamo” acconsentì capendo di essere andata troppo di corsa e, prendendola per mano, la avvolse in un telo per poi fare lo stesso su di sé, dopo di che si sedettero sull’erba e a quel punto prese a pettinarle i lunghi capelli scuri dicendo “sono veramente molto belli sai? Anch’io una volta li avevo così lunghi”.

“E come mai li hai tagliati?”.

“Perché per un ninja sono più comodi corti” sospirò pensando a quanto li adorasse e a come fosse cambiata da quando non li aveva più. Difatti, nonostante Sasuke le avesse detto che le piaceva quando si curava e di conseguenza lei si vestisse con abiti un po’ più stretti ma comunque adatti ad uno shinobi, sapeva benissimo di non potersi paragonare neanche lontanamente alle belle ragazze che vedeva al villaggio, o almeno così credeva lei visto che il compagno era di tutt’altro avviso sebbene tenesse la cosa per sé.

“Tu…tu sei un ninja?” domandò Ayame stupita.

“Si, non sembra vero? Non sono affatto minacciosa…chissà se è per questo che sono una schiappa” ridacchiò.

“Ma dai” disse sorridendo.

“Te lo giuro!” replicò felice che si stesse sciogliendo un po’ “prima c’era un jonin che mi allenava e non faceva altro che ripetermelo” e, cercando di fare una voce da uomo, aggiunse “Sakura sei una schiappa, Sakura mi fai piangere, mi fai venire voglia di lasciar perdere!”.

Udendola Ayame non poté fare a meno di ridacchiare, le piaceva quella ragazza, era molto gentile con lei così disse:

“Un giorno mi farai vedere qualcosa allora”.

“Sicuro!” affermò prima di sdraiarsi ma non per quello smise di parlare “i tuoi vestiti sono rotti, per il momento ti presto i miei ma nel pomeriggio conto di andare a comprartene qualcuno, hai qualche preferenza?” le chiese pensando che Orochimaru non l’avrebbe mai lasciata uscire dal covo neanche accompagnata da Sasuke in persona.

“No, prendi quello che voi” la rassicurò.

“Va bene, ti senti un po’ meglio?”.

La fanciulla annuì ma poi, alzandosi, disse:

“Rientriamo o il tuo amico si annoierà lì da solo”.

“Non preoccuparti per lui, ci è abituato visto che ogni volta che faccio il bagno mi aspetta e io me la prendo sempre comoda” bisbigliò “ma tu non dirglielo però” fece con aria complice.

“Poverino…” sghignazzò appena.

“Cos’è passi già dalla sua parte?” esclamò kunoichi fingendosi scandalizzata ma, non facendocela a rimanere seria, poco dopo scoppiò a ridere come anche l’altra che, grazie a lei, si sentiva veramente meglio, nonostante il pensiero di dover tornare in quella grotta e di dover rincontrare Orochimaru la facesse rabbrividire. Certo, anche Kisuke era stato gentile ma parlare con una coetanea era tutt’altra cosa.

Dal canto suo Sakura, soddisfatta del risultato, una volta in piedi le passò i vestiti, le sistemò i capelli in una coda per far sì che le dessero meno fastidio e, vestitasi anche lei, uscì dai cespugli andando incontro a Sasuke che le aveva aspettate e questi, vedendole, dopo essersi sollevato, sbuffò:

“Ma quanto ci avete messo?”.

“Solo il minimo indispensabile” rispose la compagna sorridendo “e ci siamo anche sbrigate”.

“E meno male, sennò ci diventavo vecchio…” ribatté.

“Si, si come no, scommetto che ti sei fatto un pisolino…” disse facendo l’occhiolino ad Ayame che sorrise a sua volta.

“Ci mancava solo che vi dovessi aspettare sveglio” replicò felice che la ragazza si fosse un po’ sciolta ma soprattutto nel vedere Sakura allegra.

Così tra una battutina e l’altra i tre fecero ritorno alla grotta e Sakura portò Ayame nella propria stanza continuando a chiacchierare di cose futili per non farle pensare più del necessario a quello che l’aspettava mentre Sasuke, non appena furono arrivati davanti alla camera, disse:

“Vado ad allenarmi…”.

Lasciò quindi le due a civettare e quando tornò, dopo essere passato a ritirare il vassoio del pranzo mettendoci sopra anche del cibo per la loro ospite, si richiuse la porta alle spalle e, una volta poggiato il tutto sul tavolo, iniziarono a mangiare. Ovviamente Sakura continuò a parlare tutto il tempo con quella che ormai considerava già una sua amica mentre l’Uchiha, come spesso accadeva, consumava il proprio pasto in silenzio. Poco dopo aver finito il giovane ninja, scombussolato da tutte quelle chiacchiere, stava per dir loro che sarebbe tornato ad allenarsi, ma non fece in tempo ad aprire bocca che fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta e quindi si alzò dalla sedia per andare a vedere e, quando la aprì, si ritrovò davanti Kisuke il quale, con espressione tirata, disse:

“Sono venuto a prendere Ayame…”.

Naturalmente a tali parole calò il gelo nella stanza e questa sbiancò mentre Sakura le strinse una mano con forza come a darle coraggio così, leggermente rinfrancata, lei si mise in piedi e si diresse verso il medico mormorando:

“A-andiamo”.

“Kisuke…”.

“Sta tranquillo, ci sarò anche io” lo rassicurò prima ancora che Sasuke finisse di parlare e questi fece un cenno con la testa, notando che anche la ragazza aveva tirato un sospiro di sollievo a quella notizia.

Quando i due furono usciti, vedendoli sparire nell’oscurità della grotta, richiuse la porta per poi girarsi verso la compagna ancora seduta sulla sedia e, osservando la sua espressione tirata, disse:

“Non preoccuparti”.

“Ma è così piccola….” bisbigliò sentendosi all’improvviso triste.

“Anche tu lo eri…” replicò avvicinandosi.

“Ma io non ero da sola, c’eri tu con me e poi io l’ho deciso di venire qui, lei no!” esclamò guardandolo.

“Lei ha te” affermò chinandosi per darle un bacio.

“Si però….sono preoccupata, non posso farci nulla”.

“Cerca di stare tranquilla, vedrai che se la caverà…”.

A quelle parole Sakura annuì e, alzandosi in piedi, lo abbracciò chiedendogli:

“Che ne dici se andiamo al villaggio a comprarle qualcosa?”.

“Che è una buona idea”.

“Grazie!” esultò baciandolo per poi dire “allora mi cambio e andiamo, se vuoi puoi aspettami fuori”.

A tale proposta l’altro prese la palla al balzò ed uscì ma, invece di andare all’ingresso della grotta come gli aveva suggerito la compagna, si diresse da Orochimaru poiché, con la scusa di informarlo che sarebbe andato al villaggio, avrebbe visto anche come era la situazione. Così, giunto davanti alla porta bussò e, quando sentì la sua voce dargli il permesso di entrare, lo fece. Una volta dentro vide che il sannin era sdraiato sul suo futon, con lo yukata abbassato sul torace e che Kisuke stava facendo vedere ad Ayame come e dove spalmare gli oli di Kabuto mentre la ragazza, tremante e schifata, annuiva. Tuttavia, grazie a quel disgustoso spettacolo, l’Uchiha poté notare anche che il corpo del suo maestro, fino alla sera precedente desquamato, si era quasi completamente rigenerato grazie a quegli infusi. Ovviamente l’uomo, costatando che l’allievo taceva limitandosi ad osservarlo, seccato gli chiese cosa volesse e questi, capendo che la situazione era sotto controllo, disse semplicemente:

“Sto andando al villaggio”.

“Va bene” acconsentì con un filo di voce, tutte quelle cure, composti da medicinali ed intrugli vari, se da una parte lo aiutavano dall’altra lo sfiancavano soprattutto perché, nonostante le lozioni che gli applicavano lo rigenerassero esternamente, a causa dei potenti farmaci che assumeva iniziava ad aver comunque bisogno di sempre più tempo per recuperare le forze. Difatti era davvero un bene che Sasuke si fosse detto pronto ad affrontare Itachi perché non sapeva per quanto ancora avrebbe resistito in quel corpo.

Nel frattempo Sakura, che aveva finito di prepararsi, lo stava aspettando all’uscita del covo. La kunoichi infatti si era cambiata e messa un vestito che aveva comportato l’ultima volta che era stata al Suono ma che non aveva mai avuto occasione o coraggio di indossare. Era un prendisole molto semplice, lungo fino al ginocchio e con le spalline sottili, rosso ma leggermente sfumato di arancio lungo i bordi e, mentre attendeva, non poteva fare a meno di chiedersi:

‹‹Cosa penserà Sasuke vedendomi così? Che sono una scema, che ho esagerato? Forse è meglio che vada a cambiarmi››.

Così, arrivata a tale conclusione, fece per rientrare ma non ne ebbe il tempo poiché, proprio nel momento in cui si girava, si ritrovò davanti il compagno, il quale rimase alquanto stupito nel vederla vestita a quel modo, tanto che chiese:

“E questo?”.

“Emh…una stupidaggine, vado a toglierlo” rispose lei tutta rossa e superandolo per tornare in camera.

“E perché?” domandò l’altro che le afferrò un braccio per fermarla.

“Non-non credi che sia inadatto?” balbettò un po’ confusa guardandolo negli occhi.

“Stiamo andando al villaggio mica a fare un allenamento” replicò.

“Si lo so, però….” mormorò, come poteva dirgli che si sentiva strana con quel coso addosso? Che l’aveva preso credendo che se si fosse curata maggiormente gli sarebbe piaciuta di più ma che, ripensando a tutte le altre ragazze viste, si rendeva conto di essere bruttina e sgraziata?

“Allora andiamo?” tagliò corto lui contento che la compagna si fosse messa tanto carina.

“Va bene” rispose incamminandosi e tenendo la testa bassa non alzandola nemmeno quando arrivarono a destinazione tanto era timorosa di fare confronti con le altre, ma solo perché non aveva uno specchio con cui guardarsi a figura intera e capire che tutti i suoi dubbi erano infondati o perché non aveva occhi che per il suo Sasuke dato che non notava gli sguardi fugaci ma desiderosi degli uomini.

Nel frattempo l’Uchiha, a cui invece non sfuggivano, vedendola, le prese la mano e poi, per fargliela sollevare disse:

“Se non alzi la testa non puoi guardare i negozi” non capiva davvero il motivo di tanto imbarazzo dato che stava benissimo.

“Emh…si” borbottò facendolo ed iniziando a osservarsi intorno, le sarebbe piaciuto anche trovare qualcosa da regalare a Sasuke visto che entro breve avrebbe compiuto sedici anni. Così entrarono in varie botteghe nelle quali comprarono biancheria, vestiti e un pigiama per Ayame.

“Spero che le vada bene quello che ho preso” disse Sakura un po’ incerta guardando le buste.

“Ma si, ti fai troppi problemi… Piuttosto non hai comprato nulla per te o sbaglio?”.

“E cosa dovrei prendermi?”.

“Non saprei un altro abito carino come questo, un paio di scarpe, delle lenzuola…quello che vuoi”.

“Trovi veramente che sia carino?” chiese con gli occhi che le brillarono a quel complimento.

“Certo” .

“Oh Sasuke…avevo paura che non ti piacesse” confessò prendendogli la mano e stringendola forte.

“Ma certo che te ne fai di problemi” disse stringendogliela a sua volta e come sempre di poche parole.

Ma udendolo Sakura gli sorrise felice e, anche se avrebbe voluto baciarlo, pensando però che in pubblico non fosse il caso, continuò a camminare. Così girarono ancora un po’e lei finì col prendersi un vestitino bianco ed uno celestino chiaro anche se si rammaricava di non aver visto niente di utile da poter regalare al compagno. Nel tardo pomeriggio poi si fermarono anche ad una locanda a mangiare qualcosa e solo all’imbrunire si incamminarono sulla via del ritorno anche se, ovviamente, senza correre per potersi godere quegli ultimi istanti di libertà. Lungo la strada videro le prime stelle fare la loro comparsa in cielo, che invasero completamente al calar del sole, e quando passarono davanti al campo di papaveri, quello che piaceva tanto a Sakura, quest’ultima naturalmente si fermò per ammirarlo al bellissimo chiarore della luna che ormai era spuntata mostrandosi in tutta la sua rotondità e lucentezza e che illuminava parte del paesaggio circostante. Difatti, anche se non poteva vederne perfettamente i colori le pareva ancora più bello, il rosso dei fiori era a tratti più spiccato e si mostrava argenteo come anche il verde delle foglie a seconda di dove batteva la luce, sembrava un luogo uscito da una fiaba e non si sarebbe stupita più di tanto se fosse apparsa qualche fata. Rimase quindi incantata ad osservare quel meraviglioso scenario quando, ad un tratto, scorse delle deboli lucine in lontananza e, illuminandosi in viso, rivolgendosi al compagno esclamò:

“Guarda Sasuke delle lucciole! Andiamo a vederle più da vicino” e nel dirlo si inoltrò tra i fiori.

Vedendola il ragazzo, che non aveva affatto voglia di tornare al covo, la seguì ma, data l’esuberanza dell’amica, la richiamò:

“Non correre, potresti inciampare”.

Questa, che non gli diede affatto ascolto, rise e quindi continuando si avvicinò agli insetti fissandoli affascinata e mormorando:

“È veramente bellissimo qui…” ma poco dopo le lucciole, forse per l’irruenza, forse per la sua voce, volarono via e lei mugolò per il disappunto.

“Le hai spaventate” affermò Sasuke che però, osservando la sua faccia imbronciata, non riuscì a trattenere un sorriso e Sakura, che si era girata a guardarlo, vedendoglielo pensò che, se possibile, quando lo faceva era ancora più bello in quanto sembrava che gli si illuminasse il volto. Difatti grazie alla luna piena poté fissarne bene i lineamenti ma, così facendo, ancora una volta sentì il fiato mozzarsi in gola e il cuore accelerare i battiti. Dal canto suo Sasuke, dopo averla ammirata anche lui, decise di restare ancora e quindi, posate le buste a terra, si sdraiò poggiando la schiena al suolo per poter guardare il bellissimo spettacolo che gli offriva quel meraviglioso cielo stellato così che Sakura, sedutasi a sua volta, in un fruscio di stoffa gli si avvicinò posandogli la testa sul petto, sentendo sotto di sé i battiti forti e regolari del suo cuore. Udendoli però non riuscì a fare a meno di riflettere che al momento erano vivi e, sentendo quanto galoppava anche il proprio, che erano felici e così, non volendo sprecare quell’occasione, sollevò il viso e delicatamente posò le labbra sulle sue e l’altro, sentendole, chiudendo gli occhi la ricambiò stringendola a sé, iniziando ad accarezzarle la schiena. Quel giorno era ancora più bella del solito e lui aveva desiderato farlo fin dal primo momento in cui si erano visti anche se aveva dovuto evitare prima perché erano al covo e poi perché in città, pensando che altrimenti l’avrebbe imbarazzata. Nel frattempo Sakura, vedendo che la contraccambiava, gli si mise a cavalcioni sopra e, anche se in quel modo la gonna le salì scoprendole le cosce, lei riprese a baciarlo più intensamente. Si sentiva bene, in quel campo lontano dalla grotta le pareva tutto possibile, persino essere felice o avere un futuro con la persona che più amava al mondo mentre Sasuke, che grazie alla luce intravide il brillare delle sue gambe, non potendosi permettere di correre tanto quanto lei con la fantasia ma desiderandola come non mai, iniziò a sfiorarle. Gli piacevano da morire, la sua pelle morbida, il colore candido che avevano assunto e, arrivato alle cosce, fece salire ancora le proprie mani così da alzare ulteriormente la stoffa dell’abito ed arrivare ad accarezzarle il fondoschiena perfettamente rotondo e ben modellato. A quel contatto però Sakura si staccò e, con tutto il coraggio che aveva ed in un certo qual modo incoraggiata sia dai suoi tocchi che dall’atmosfera dolce e surreale che si era creata, a fior di labbra gli sussurrò:

“Sasuke…fai l’amore con me” difatti aveva capito che probabilmente non avrebbero trovato occasione migliore. In quel luogo era tutto perfetto, erano lontani dall’influenza nociva di Orochimaru e nel suo posto preferito, era il momento giusto e con la persona giusta.

Quelle parole però avevano colto di sorpresa Sasuke che non si sarebbe mai aspettato di sentirsele rivolgere. Ovviamente anche lui la desiderava moltissimo, però sapeva che non era la cosa giusta da fare, che non poteva privarla anche di quella purezza e quindi, aumentando leggermente la presa poiché gli costava non poco dire quelle parole, mormorò:

“Sakura…almeno questo riservalo al tuo futuro marito…”.

“Sei tu…non potrei mai vedere qualcun altro al mio fianco se non te. Non capisci che per me non ci sarà mai nessun altro dopo?” rispose guardandolo negli occhi e passandogli una mano sotto la maglia per posargliela proprio sopra al cuore e quindi dire “il mio batte solo per te, ti amo…”.

“Sakura…” sussurrò portando anche la propria sopra quella della compagna che, stringendo forte, riprese a baciare.

A quel gesto la ragazza lo ricambiò con tutto il trasporto di cui era capace sperando che la forza dei suoi sentimenti lo raggiungesse e nel frattempo, per stuzzicarlo ulteriormente, iniziò a strusciare un po’ il proprio bacino contro il suo così che il compagno, eccitandosi, le lasciò la mano per potergliela portare dietro la schiena ed aprirle la chiusura dell’abito. Poi, una volta abbassata, le sfilò le bretelle e quindi invertì le posizioni per potersi mettere sopra di lei e toglierglielo definitivamente mentre Sakura, sotto di lui, fece lo stesso con la sua maglia dopo di che gli carezzò lievemente il petto intanto che lo guardava in viso. Sperava tanto di poterlo vedere sorridere un’altra volta quella sera e al contempo avrebbe voluto ripetergli all’infinito che lo amava anche se sapeva di non poterlo fare senza risultare fastidiosa, o almeno quello era ciò che credeva. Sasuke sostenne lo sguardo che poi inevitabilmente cadde sul suo decoltè e, vedendo che arrossiva, dolcemente si abbassò a sfiorarle un gota per poi scendere lungo il collo arrivando al petto. La sua pelle era estremamente profumata e calda e lui sentì chiaramente la ragazza fremere ad ogni suo piccolo tocco così lasciò che le proprie mani vagassero sul suo corpo poi, sollevandole leggermente il busto, le slacciò il reggiseno che subito dopo le sfilò per poterle baciare il seno. Dal canto suo Sakura si sentiva bruciare come sempre sotto quelle carezze anche se quella sera c’era qualcosa di più, forse la consapevolezza che entro poco si sarebbero uniti completamente. Così allargò le gambe, che di solito teneva strette, come un invito mentre le mani che gli stava passando sulla schiena scendevano ai pantaloni per sbottonarli, sfilarglieli e poi gettarli a terra lì accanto. Quel gesto però non passò certo inosservato a Sasuke che dal seno scese a baciarle la pancia e ancora più in basso l’inguine, fino ad arrivare tra le sue gambe e fare lo stesso dopo averle sfilato gli slip, sentendo che ad ogni movimento la ragazza gemeva più forte.

“Sasuke….è così bello” ansimò prendendogli i capelli tra le mani e stringendoli forte.

Quella sera voleva dargli tutto di sé perché, quando sarebbe successo l’inevitabile, non voleva avere alcun tipo di rimpianto e, se aveva aspettato tanto per farlo, era solo perché non le andava di fare l’amore nella loro stanza sapendo che da qualche parte là attorno c’era colui che le avrebbe portato via il suo amore mentre invece voleva sentirsi libera, come non lo era di scegliere il proprio futuro.

Ovviamente Sasuke, al quale piaceva non poco sentirla gemere a quel modo, a quelle parole continuò. Adorava sapere che quei gridolini erano dati dal piacere che lui, e solo lui, le faceva provare. Avrebbe voluto fermare il tempo, offrirle la felicità eterna ma sapeva che era impossibile e perciò voleva darle tutto se stesso in quel momento ed in quelli che ancora avrebbero condiviso. Si, avrebbe donato tutte le sue attenzioni solo a lei, l’unica che avrebbe mai amato e che aveva avuto il coraggio di stargli vicino fino in fondo. Nei momenti belli come quelli ma anche nella vita quotidiana fatta di massacri e orrori. Così lentamente continuò fino a quando raggiunse l’estasi e solo allora si staccò per risalire a baciarla lungo il ventre fino ad arrivare al collo, mentre la sua mano scendeva dove fino a poco prima c’era stata la sua lingua per riprendere ciò che aveva interrotto e farla eccitare di nuovo riuscendo perfettamente nel suo intento. Infatti Sakura, ancora sotto di lui, aveva la mente completamente invasa dal piacere che l’altro continuava a donarle ma, nonostante ciò, tra un ansito e l’altro riuscì a sfilargli i boxer che ancora la separavano dall’erezione che aveva sentito premere dura contro la propria coscia e, con ancora il solito imbarazzo, gli posò la mano sul sesso iniziando a muoverla piano ma nel mentre, avvicinandosi al suo orecchio, vi sussurrò:

“Fai l’amore con me…ora”.

“Lo farò” le assicurò ma voleva che quel momento durasse il più a lungo possibile e per quello decise di prendersi tutto il tempo che ancora aveva a disposizione. Lentamente continuò a muovere le dita dentro di lei e ad assaporare le dolci carezze che la ragazza apportava al suo basso ventre fino a che non arrivò all’apice del piacere che lo fece fermare per qualche minuto ma, appena si fu ripreso, ricominciò e, spostandosi fino al suo orecchio, piano chiese: “ne sei sicura?”.

“Assolutamente si, sono completamente tua te l’ho già detto” lo rassicurò dandogli un bacio sulla guancia anche se era un po’ agitata, in fondo quella era la sua prima volta sebbene immaginasse che sarebbe stato bellissimo perché comunque era con il suo amore, il quale già solo con un bacio riusciva a farle perdere la testa.

A quella risposta Sasuke, con un nuovo sorriso dipinto sulle labbra, con la mano libera le accarezzò il viso e poi, ritirando anche l’altro braccio che poggiò accanto alla sua spalla, chiudendo gli occhi per assaporarsi appieno quelle sensazioni si fece largo tra le sue gambe e, con estrema delicatezza, la penetrò sentendo un immenso calore pervadergli le membra mentre Sakura, nonostante il compagno avesse fatto piano, avvertì un dolore cocente diffondersi dal suo bacino a tutto il corpo e così si morse le labbra per non gridare. Si aspettava che facesse male ma non così tanto tuttavia non rimpiangeva assolutamente la sua decisione. Sasuke però, sentendola irrigidirsi sotto di lui, aprì immediatamente gli occhi e, vedendo che si mordeva le labbra, si fermò per darle modo di abituarsi ma nel frattempo, carezzandole le gote in fiamme, mormorò:

“Perdonami”.

“Non dire sciocchezze, sono felice” disse la ragazza che gli buttò le braccia al collo e se lo strinse forte contro.

A quel gesto il compagno, leggermente rincuorato, le circondò la schiena con le sue forti braccia e quindi affermò:

“Anche io, ed è solo grazie a te”.

A tale risposta Sakura lo baciò con passione sentendosi il cuore pieno di gioia e, notando che a poco a poco il dolore scemava, iniziò a muovere piano i fianchi per fargli capire che poteva andare avanti così da non dover staccare neanche per un attimo le labbra dalle sue così da non doverle usare per dire parole superflue e, a quel segnale, Sasuke sciolse l’abbraccio e la stese nuovamente, prendendo a fare dolci affondi nel suo caldo corpo. Il tutto ovviamente guardandola in viso per gustarsi ogni minima espressione che quel contatto le procurava. Difatti Sakura sentiva il piacere e il dolore mischiarsi per poi fondendosi insieme in una nuova meravigliosa sensazione e così lo strinse fortissimo e ansimando ripeté:

“Ti amo…ti amo…ti amo” fin quando l’estasi non la colse nuovamente.

Udendola Sasuke provò delle emozioni ancora più intense e forti del solito e, poco dopo, con una spinta più intensa raggiunse l’orgasmo a sua volta lasciandosi andare dentro di lei poi, quando tutto fu finito, con respiro affannoso l’abbracciò forte e, rimanendo sdraiato sopra al suo corpo sudato, riprese a baciarlo dal petto mentre la compagna, nelle sue stesse condizioni, gli affondò le mani tra i capelli e al contempo avvertì qualche lacrima di gioia sfuggirle dagli occhi. Era stato meraviglioso, al di là di ogni sua immaginazione. L’aveva sentito estremamente vicino e non solo fisicamente, a sua avviso quell’unione era stata una commistione di anime, non poteva immaginare che accadesse nulla di più bello e persino il dolore provato le parve nulla più che un piccolissimo scotto da pagare. Così rimasero in quella posizione a godersi ancora per un poco quel momento di pace e felicità anche se Sasuke, dopo qualche minuto, uscì da lei ma solo per sdraiarsi e tirarsela accanto. Era stato stupendo, aveva provato un qualcosa che mai prima d’allora aveva sperimentato ed era sicuro che nessun’altra persona glielo avrebbe donato. Piano si girò a guardarla…Sakura, colei che aveva fatto sbocciare un altro sentimento nel suo cuore oltre all’odio. La sua compagna, l’unica di cui si sarebbe fidato, a cui avrebbe affidato la sua vita e che voleva proteggere. Difatti qualcosa dentro di lui stava cambiando, non voleva più morire e donare il proprio corpo ad Orochimaru, voleva stare con lei, amarla e renderla felice. Per la prima volta nella sua vita aveva qualcosa che desiderava proteggere, ma sapeva che ciò non sarebbe stato possibile fino a che non avesse ucciso Itachi. E neanche dopo probabilmente…

Dal canto suo Sakura, ignara di tali pensieri, gli si avvicinò ricambiando il suo sguardo e, nonostante sentisse qualcosa di umido tra le gambe, non vi diede importanza. Difatti in quel momento aveva ben altre cose di cui occuparsi e così il terreno si bagnò del suo sangue e del piacere del compagno mentre lei, dolcemente, gli sorrise e, passandogli una mano sul viso, mormorò:

“Sasuke è stato bellissimo, grazie”.

“Grazie a te per essermi rimasta accanto e non avermi lasciato marcire in quella topaia” rispose carezzandole a sua volta le guance per poi riscendere sulla sua spalla, il braccio e quindi chiedere “ti ho fatto male?”.

“Solo un po’ ma niente in confronto a quanto è stato bello dopo…” affermò e, grazie alle parole dell’altro, sentì che tutti i suoi sforzi erano valsi a qualcosa se era riuscita a farlo stare bene.

Udendola Sasuke le sorrise, come sempre era un sorriso tirato ma fatto col cuore e quindi continuò ad accarezzarla domandandole:

“Ti va se restiamo ancora un po’ qui?”.

“Si” assentì e, dandogli un bacio sul petto, continuò “lo sai che sei stupendo quando sorridi?” pensando in realtà che era molto di più, un vero e proprio angelo.

“Ah si? Allora mi tocca impegnarmi” scherzò stringendosela a sé e, sentendo così che era leggermente bagnata tra le gambe, prese la sua maglia e la pulì .

“N-no Sasuke che fai?!” esclamò lei imbarazzatissima.

“Ti da fastidio?” domandò guardandola.

“No…ecco, l’avrei fatto da sola” mormorò non immaginando che potesse avere un pensiero tanto premuroso nonostante quello che avevano appena fatto e la delicatezza che le aveva riservato.

“Lasciami fare… Stavolta voglio essere io a prendermi cura di te” disse dandole un bacio.

“Va bene…” sussurrò piano ringraziando che fosse notte perché si sentiva le guance andare a fuoco come non mai.

Quando finì Sakura si appoggiò con la testa sul suo torace sentendosi al sicuro nella cerchia delle sue braccia ma a quel punto, visto che il compagno non aveva fatto nessun commento diretto sull’accaduto, timidamente chiese:

“Tu stai bene?”.

“Sto benissimo…ed è stato stupendo”.

“Allora cercherò di farti stare bene ogni volta che potrò” affermò posandogli un bacio su un capezzolo e dandogli un piccolo morso come per gioco.

Ovviamente il ragazzo a quel contatto sussultò ma poi portandosela sopra la strinse forte, il tutto però senza dire una parola visto che in quel momento gli sembravano superflue. Tuttavia anche Sakura lo abbracciò in silenzio e alla fine rimasero in quella posizione piuttosto a lungo, godendosi reciprocamente la vicinanza l’una dell’altro finché la ragazza, alzando la testa per guardarlo in viso, non disse:

“Credo sia ora di rientrare sarà piuttosto tardi ormai”.

“Già…” sbuffò a quel pensiero.

Sentendolo anche Sakura sospirò ma, nonostante ciò, si alzò muovendosi con un po’ di cautela visto che si sentiva tutta indolenzita. Nemmeno lei voleva rinchiudersi tra quelle mura soffocanti ma vi erano costretti, anzi sarebbero stati fortunati se Orochimaru non gli avesse detto nulla già solo per essere tornati così tardi.

“Passiamo prima dal fiume però…” disse Sasuke porgendole il vestito mentre lui si rimetteva i pantaloni e restava a petto nudo dato che la sua maglia era sporca di sangue.

“Si, sarà il caso” assentì.

Così i due presero le buste incamminandosi mano nella mano e, una volta arrivati al corso d’acqua, si sciacquarono velocemente ma, mentre lo facevano, Sakura un po’ preoccupata chiese:

“Non è che avremo problemi per essere tornati così tardi?”.

“Sta tranquilla” la rassicurò.

“Speriamo” sospirò riprendendolo per mano e, entrati in stanza, accese una candela e lo poté finalmente guardare chiaramente ma, così facendo, si accorse che le sembrava diverso ‹‹ o sono solo io a guardarlo con occhi ancora più innamorati?›› si interrogò.

Tuttavia il ragazzo, vedendo che lo fissava in un modo strano, le si avvicinò con l’intento di chiederle cosa avesse ma non fece nemmeno in tempo ad aprir bocca che la porta si spalancò e Kisuke, il quale si era accorto del loro ritorno proprio grazie al rumore quest’ultima aveva fatto quando era stata chiusa al loro rientro, fece capolino dicendo con voce agitata:

“Che cavolo di fine avevi fatto? Orochimaru è infuriato”.

“Arrivo subito, fammi vestire” disse l’Uchiha senza scomporsi.

“Va bene, ti aspetto fuori” replicò l’altro notando le sue condizioni ed uscendo.

Intanto, dietro il compagno, una volta che si fu rigirato, Sakura lo guardò con gli occhi spalancati dal terrore e nel panico domandò:

“Oddio e ora cosa succederà?”.

“Mi farà la solita ramanzina non preoccuparti, di sicuro non mi ammazza” sdrammatizzò “se non altro perché gli servo”.

Ma la ragazza a quell’affermazione sentì una morsa allo stomaco e quindi mormorò:

“Non dire più così per favore, non c’è bisogno che me lo ricordi….lo so benissimo”.

“E allora sta tranquilla e non muoverti di qui” disse dandole un bacio a stampo dopo di che si infilò una maglia ed uscì mentre Sakura, rimasta ormai da sola, si tolse il vestito e, fissandolo, qualche lacrima le sfuggì dagli occhi e rigò il suo volto. Quella piccola finestra sul paradiso era stata veramente molto piccola, troppo.