Only for you

Capitolo 16

Una volta richiusosi la porta alle spalle, Sasuke sospirò e poi si diresse verso la camera delle riunioni dove Orochimaru, furioso, attendeva il suo arrivo camminando nervosamente su e giù per la stanza e, quando finalmente il ragazzo entrò, gli urlò contro:

“Si può sapere dove cazzo eri finito?! Mi dici che vai al villaggio e sparisci per più di dieci ore! Che non succeda mai più una cosa del genere, sono stato chiaro? Mai più! Non esiste che io abbia bisogno di te e tu sia chissà dove con la tua puttanella!”.

Ovviamente Sasuke, che da quando aveva varcato la soglia non aveva aperto bocca, udendo quella parola si irritò moltissimo però, vedendo quanto il sannin fosse infuriato e non volendolo urtare ulteriormente per evitare eventuali ritorsioni nei confronti della compagna, sapendo di aver esagerato a rientrare tanto tardi decise di astenersi dal replicare e quindi di risparmiarsi le sue battute strafottenti per chiedere semplicemente:

“Potevi farmi cercare…comunque, cos’è successo di così grave da dover avere urgente bisogno del mio aiuto e snobbare tutti i ninja a tua disposizione?”.

“C’è che mi è capitata senza alcun preavviso una missione di estrema importanza ma siccome eri sparito non avendo il tempo di mandarti a cercare, come tu dici piccolo bastardo, ho dovuto spedire altre persone e non sono certo del risultato!”.

“Posso andare ora” rispose non badando ai suoi insulti sapendo bene come era fatto quando perdeva le staffe.

“Ora è troppo tardi! Sono partiti già da molto tempo” ringhiò.

“In questo caso è inutile che stiamo qui a discuterne…chiamami se cambi idea”.

Ma a quella risposta fin troppo leggera per la situazione il sannin, ancora più infastidito dal suo tono indifferente e freddo, velenosamente affermò:

“Cos’è, hai fretta di tornare a divertirti o semplicemente non vuoi lasciare la tua amichetta sola troppo a lungo? Chissà come sentirà la tua mancanza quando non ci sarai più….” e poi, vedendo l’espressione sul suo volto cambiare, per rincarare aggiunse “…ma no, non sarei così crudele, lo sai! Ti assicuro che me ne prenderò cura io, la farò divertire a dovere col tuo corpo…eh si, quasi non ne vedo l’ora” e, mentre lo diceva, per provocarlo ulteriormente prese a leccarsi lentamente le labbra come a fargli capire che già pregustava quanto sarebbe successo ma Sasuke, che fino ad allora era rimasto calmo, non riuscendo ad ignorare tale istigazione, attivò lo sharingan e, buttandosiglisi addosso, atterrandolo ruggì:

“Non provarci nemmeno, hai capito?!”.

“Oh…e come potresti mai impedirmelo? Il tuo corpo sarà mio, tu non ci sarai più quindi come vedi potrò fare tutto quello che voglio” affermò passandogli un dito sulla guancia per nulla spaventato e godendo nel vedere la sua espressione furiosa.

“Cosa potrei fare? Te lo dico subito…se non le permetterai di fuggire prima della trasmigrazione, io ridurrò questo corpo a te tanto prezioso così a brandelli che stenterai a riconoscermi…getteresti la tua vita per una donna?” lo sfidò.

“Stammi bene a sentire mio piccolo presuntuoso ed impertinente gattino dalla lingua troppo lunga! Se ti permetto di perseguire la tua vendetta senza prendermi il tuo corpo subito è solo perché mi farebbe comodo se tu riuscissi a togliere di mezzo quella spina nel fianco di Itachi, nient’altro capito? Quindi vedi di non irritarmi troppo se non vuoi che cambi idea e cominci subito”.

“Un essere come te non potrebbe mai uccidere mio fratello…” sorrise amaramente lo shinobi per poi continuare ancora più beffardo “ma se vuoi vai, prenditi il mio corpo ora e crepa quando lui ti verrà a cercare!”.

A quelle taglienti parole però Orochimaru, punto nel vivo e arrivato al limite della pazienza, si sollevò facendo altrettanto col ragazzo che gli stava sopra tenendolo semplicemente per il bavero della maglia e lo sbatté al muro procurandogli un sonoro gemito dopo di che, stringendogli con forza la mano libera attorno al collo, chiese:

“Sei sicuro di volerlo?” ma, notando quanto l’altro si muovesse con evidente difficoltà, dopo aver stretto ancora un po’ la presa per mettere le cose bene in chiaro, lo lasciò andare sibilando solo un secco”sparisci” così, non appena ebbe staccato quella mano gelida, Sasuke si alzò e, senza dire altro, uscì sbattendo la porta.

Difatti l’Uchiha era infuriato per quanto accaduto e soprattutto per essersi trovato con le spalle al muro senza riuscire a reagire dato che, premendo sulla trachea, l’altro gli aveva impedito di respirare naturalmente e quindi di potersi difendere come avrebbe voluto ma, nonostante ciò, fu rincuorato al pensiero che ci potevano essere solo due motivi per cui non lo aveva fatto fuori. Il primo era che non ne avesse la forza sebbene lo slancio di poco prima dimostrasse il contrario, il secondo che aveva paura del fratello, ipotesi da non sottovalutare ma, in ogni caso, entrambe tornavano a suo vantaggio. Tuttavia, alla prospettiva che il suo maestro non potesse ucciderlo perché non in grado, la proposta della compagna prese a rimbombargli nella testa e quindi inevitabilmente si trovò ancora una volta a chiedersi:

‹‹E se davvero lo ammazzassi? Poi potrei portare a termine la mia vendetta e restare con Sakura… Forse…no! Sasuke ricordati che non ci sarebbe solo lui ma anche Kabuto, Tayuya, Kidomaru, Sakon, Jirobo e tutti i ninja a lui connessi. Ci avevi già pensato ma hai scartato l’ipotesi perché sarebbe troppo pericoloso per lei, perché tu hai un compito da portare a termine e soprattutto perché ora sai che puoi farcela sebbene tu non abbia la sicurezza di tornare vivo…Sasuke Uchiha sai quello che devi fare!›› e, prima di entrare nella propria stanza, tirò un profondo sospiro poiché, nonostante tutto, doveva ammettere che per un momento aveva temuto che Orochimaru lo avrebbe fatto fuori sul serio. Così inspirò ed espirò profondamente un paio di volte e poi, come se nulla fosse, entrò facendo letteralmente sobbalzare Sakura la quale, stesa sul letto, tesa com’era, non appena sentì la porta aprirsi, scattò in piedi dicendo:

“Allora cos’è successo?”.

“Nulla di che…aveva solo bisogno di qualcuno per una missione” minimizzò lui.

“Sicuro che sia tutto qui? Kisuke aveva detto che era furioso!”.

“Quel ninja è troppo suscettibile”.

“Mmhh” mugugnò non sicura che le stesse raccontando la verità ma, non sapendo cosa fare per convincerlo a dirle come stavano realmente le cose, sospirò un semplice “va bene, vieni a letto”.

A quell’invito ovviamente Sasuke si mise sotto le lenzuola e poi, girandosi per incontrare il suo sguardo, capendo che ci era rimasta male disse:

“Sono qui, no?”.

“Già” affermò lei poggiandogli la testa sul petto per non guardarlo negli occhi pensando ‹‹ma per quanto, mi chiedo›› non riusciva proprio a immaginarsi un ritorno peggiore dopo quello che era accaduto tra loro.

“E allora non fare quella faccia triste…”.

“Si” mormorò alzando il viso per cercare di fargli un sorriso anche se si sentiva morire tuttavia, così facendo, grazie alla luce delle lampade ad olio notò dei segni attorno al collo del compagno e quindi, sfiorandoglieli con un dito, chiese “e questi? Ma sono lividi, cosa ti ha fatto?!”.

“Nulla…solo un allenamento fuori programma”.

“Sasuke, capisco se hai dei segreti, se non mi ritieni abbastanza forte da non raccontarmi la verità…capisco tutto ma non che tu mi prenda per una scema!” esclamò alzandosi dal letto infuriata mentre Sasuke lasciava ricadere la testa all’indietro sul cuscino chiudendo gli occhi per concentrarsi nel tentativo di non prendersela con lei visto il proprio umore nero nato dalla discussione avvenuta col sannin e, quando dopo qualche minuto li riaprì, si mise a sedere replicando:

“E che vuoi che ti dica? Che abbiamo parlato di quando si prenderà il mio corpo?”.

“E perché no? Tanto non perdi occasione per ricordarmelo come se avessi paura che me ne dimentichi, ma almeno così saresti sincero e io non mi sentirei presa in giro. Non sono più una mocciosa, sono in grado di affrontare la realtà” rispose con voce fredda guardandolo dritto negli occhi per poi infilarsi un paio di pantaloni ed una maglia visto che era solo in biancheria.

“Ah si?” chiese alzandosi e andandole vicino, fissandola con sguardo di ghiaccio.

“Si! Oppure non te ne sei accorto?” replicò reggendolo a sua volta ‹‹te ne ricordi solo quando ti fa più comodo?››.

“E va bene…se proprio ci tieni a saperlo… Gli ho detto che se non rispetta gli accordi distruggerò questo corpo a lui così prezioso con le mie stesse mani rendendolo irriconoscibile ed inutilizzabile e che, qualora avesse qualcosa in contrario, può anche prenderselo subito se non ha paura di incappare nell’ira di Itachi”.

Tuttavia il volto di Sakura mutò nell’udire tali parole che la terrorizzarono in quanto le fecero rendere conto di aver corso il rischio di non rivederlo mai più se solo Orochimaru avesse deciso diversamente impossessandosi subito di lui, e la prospettiva peggiore era che la cosa avrebbe potuto ripetersi e lei non aveva la garanzia che il sannin avrebbe ancora aspettato se istigato a quel modo. Sapeva che il momento dell’addio era ormai vicino ma pensare che potesse accadere da un momento all’altro senza esserne avvisata o senza che avesse la possibilità di salutarlo un’ultima volta la riempiva di atavico orrore ma, non volendo dare a vedere all’altro che la forza che l’aveva sostenuta sino ad allora con l’avvicinarsi del momento fatidico le stava venendo meno, rispose:

“Visto che sei ancora qui deduco che il tuo maestro abbia deciso di rispettarli e quindi avremo ancora tempo per…” ma si bloccò in quanto stava per dire “amarci” e, dopo quanto si stavano dicendo, non era certa che fosse il termine giusto dato che, in quel momento, le sembrava che tale sentimento fosse a senso unico o almeno non forte quanto poco prima, al campo di papaveri. Sasuke le aveva dimostrato in molti modi che lei era importante ma, quando le rivolgeva tali parole, stentava a credere all’autenticità dei suoi sentimenti, il ragazzo sapeva essere davvero crudele quando ci si metteva.

“Sono ancora qui perché sa che lo avrei fatto, mettiti a letto ora”.

“Mettitici tu!” rispose furiosa e, uscendo, sbatté la porta dietro di sé pensando ‹‹lo sapevo che era così, che il suo unico pensiero è la vendetta, ma allora perché fa così male ogni volta che mi sbatte in faccia la realtà?›› e nel mentre corse velocemente verso l’uscita per poter respirare un po’ d’aria fresca e calmarsi così da non scoppiare a piangere ma, purtroppo per lei, non ebbe il tempo di raggiungere il suo obbiettivo dato che Sasuke, rincorrendola, le afferrò un polso e la trascinò a forza nella loro stanza dove poi la sbatté sul letto. Difatti ci mancava solo che Orochimaru se la ritrovasse davanti furioso com’era per rovinare più di quanto già non fosse quella serata.

“Lasciami andare!” urlò lei.

“Tu di qui non esci, hai capito?”.

“E perché no?” ribatté, era veramente arrabbiata con lui forse per la prima volta in vita sua, ma più di tutto ce l’aveva con se stessa per essersi illusa, dopo quanto era accaduto tra di loro quella sera, di poterlo amare liberamente e felicemente per quel poco di tempo che gli era ancora permesso vivere e di essersi concessa il lusso di dimenticare, per un istante, come stavano realmente le cose.

“Perché è un ordine…” affermò, facendo diventare inavvertitamente i suoi occhi del colore del sangue poiché aveva davvero perso il controllo aggiungendo “…a meno che tu non voglia farlo per sempre”.

“Perché ti cambierebbe qualcosa? E puoi anche evitare di usare lo sharingan, non mi fai paura” gridò piantandosi le unghie nei palmi per controllarsi e non scoppiare a piangere poiché voleva continuare a parlare con un minimo di lucidità senza smozzicare le frasi.

Rendendosi conto di averlo attivato Sasuke lo fece sparire ma al contempo, vedendo in quel pretesto un’ occasione giusta per ferirla a tal punto da farsi detestare e di conseguenza indurla scappare, pensando che fosse la cosa migliore per il futuro di entrambi, specialmente quello della sua amata, con estrema freddezza e decisione rispose:

“No, puoi andare…” difatti dopo quanto gli aveva detto Orochimaru preferiva che se ne andasse odiandolo piuttosto che si avverasse l’eventualità che non riuscisse a scappare per tempo o, peggio ancora, che l’uomo la ingannasse col suo aspetto e quindi, con lo stesso tono per farle capire che non stava affatto scherzando, continuò “e visto che ci sei porta anche quella ragazzina con te”.

“Tu-tu proprio non capisci quello che mi terrorizza sul serio, vero?” disse lei sentendo l’angoscia prendere il sopravvento nel vedere con quanta facilità l’avrebbe lasciata andare, ignara di quello che il compagno in realtà stava pensando e quanto ciò gli costasse.

“E tu non capisci come possa sentirmi io?”.

“Se non me lo dici, se non me ne parli mai, no! Come potrei?!” affermò esasperata, troppo per poter vedere in quella domanda uno spiraglio di chiarimento o anche solo un campanello di allarme.

“Sta zitta e vattene” sentenziò lui, come poteva dirle che lo agghiacciava sapere di doverla lasciare da sola? Rivelarle che l’unica donna che amava sarebbe potuta cadere nelle mani di quel demone che le avrebbe fatto cose terribili? Come poteva terrorizzarla o ferirla più di quanto non avesse già fatto?

“Va bene” mormorò Sakura alzandosi dal letto e chiudendosi nuovamente la porta alle spalle, ma una volta fuori i suoi piedi si rifiutarono di muoversi ancora e a quel punto si accasciò a terra pensando ‹‹come puoi non capire che l’unica cosa che mi spaventava veramente è sapere che dovrò lasciarti? Che non potrò più vedere il tuo dolce sorriso? Ma come siamo potuti finire così se solo fino a poco fa eravamo felici e stavamo facendo l’amore?›› si chiese alla fine ma la risposta giunse inesorabile, era quel luogo e soprattutto il suo proprietario che inquinava i loro animi.

Dal canto suo Sasuke, non appena la ragazza fu uscita, si lasciò cadere sulle ginocchia. Sentiva un dolore lancinante al petto e, per la prima volta dopo tanto tempo, delle lacrime gli rigarono le guance. Quel posto senza Sakura era ancora più buio, tetro e deprimente, ma avrebbe dovuto farsene una ragione, era sicuro di aver preso la decisione giusta e per convincersene si disse:

‹‹Non potevo fare altrimenti… Non c’era futuro per noi… Io che ho commesso l’errore di lasciarmi trasportare dai sentimenti ci ho fatto l’amore, le ho rubato anche quell’ultima stilla di purezza ed alla fine ho addirittura pensato di poter uccidere Orochimaru a causa di essi… E se avessi fallito? Cosa avrei fatto? Cosa le sarebbe successo? Si, è meglio così… E poi, ora che è scappata io posso tener fede alla parola data ed il sannin non avrà più motivo di cercarla, Sakura vivrà la sua vita felice… Ma se so tutte queste cose perché il dolore non passa?›› si chiese ed istintivamente sfilò un kunai dal taschino sulla coscia ed iniziò a stringerlo dalla parte della lama per frenarsi dalla voglia di seguirla, di dirle che lo aveva fatto per lei, che lui voleva solo proteggerla. Difatti doveva trattenersi perché sapeva che quella era la cosa giusta ed ormai sicuro che, dopo quanto detto, Sakura fosse scappata ma ignaro del fatto che invece la kunoichi stava semplicemente fuori dalla porta, seduta a terra con la schiena contro il muro a piangere in silenzio senza il coraggio di tornare dentro nonostante sapesse benissimo che non l’avrebbe mai lasciato. Lo amava troppo e poi se se ne fosse andata non avrebbe più avuto senso essere arrivata sino a lì, sarebbe stato come rinnegare tutto ciò che avevano fatto o passato e lei non era certo il tipo da commettere un tale errore, per quanto potesse essere arrabbiata o frustrata i suoi sentimenti per Sasuke restavano immutati. Inoltre finalmente le sorgeva il sospetto che ci dovesse essere qualche altro motivo se le aveva rivolto parole tanto dure dopo tanto tempo e, soprattutto, a seguito dell’incontro col sannin.

Nella camera ormai vuota l’Uchiha rimase la notte inginocchiato a stringere quel pugnale, lasciando che il sangue colasse e macchiasse il pavimento per ricordargli il peccato che aveva commesso permettendo che la compagna andasse con lui mentre Sakura, dopo aver versato tutte le sue lacrime, esausta alla fine cadde in un sonno leggero e agitato.

Trascorsero molte ore senza che Sasuke si destasse dalla trance in cui era caduto, non sapeva quanto tempo fosse passato ma poté capire che non doveva essere tanto poco dato che avvertiva il sangue ormai secco tirargli la pelle della mano. Si sentiva uno straccio, debole e lacerato dal dolore ma non fisico, oh no! Esso infatti era vana cosa a confronto di quello che provava nel petto. Ancora percepiva nell’aria il profumo dell’amata e, se chiudeva gli occhi, vedeva il suo sorriso ormai cancellato da quello sguardo severo e cupo che assumeva ogni qual volta che si ritrovavano a fare i conti col futuro. Piano si alzò e, dopo essersi sciacquato la mano e la faccia, uscì dalla stanza deciso a fare un bagno nel fiume ma, così facendo, con sua sorpresa si imbatté in Sakura. Vedendola il suo cuore perse un battito ma poi provò sentimenti contrastanti, infatti inizialmente fu felice nel constatare che non lo aveva abbandonato ma successivamente la gioia aveva ceduto il posto alla rabbia poiché sperava che finalmente lo avesse odiato e se ne fosse tornata a Konoha e quindi lo colse la disperazione perché non sapeva come comportarsi, però alla fine l’unica cosa che fece fu sedersi al suo fianco e circondarsi le gambe con le braccia sulle quali poggiò la fronte sentendo che, semplicemente stando al suo fianco, poco a poco il dolore abbandonava il suo petto mentre la ragazza, forse per il rumore o forse perché avvertì la sua presenza, aprì gli occhi. Scorgendolo, immediatamente i ricordi della sfuriata della notte appena trascorsa le sovvennero facendola impallidire chiedendosi cosa avrebbe potuto dirgli per giustificare il suo comportamento visto che poco prima di tornare in quel luogo gli aveva promesso di farlo stare bene e così, a causa di tali pensieri, aprì e chiuse la bocca più volte per parlare ma alla fine, dato che non trovava le parole, sussurrò solo un flebile:

“Scusa, mi dispiace per ieri sera”.

Udendo la sua voce Sasuke avrebbe voluto dirle di andarsene ma non ce la fece. Era stata dura una volta e non sarebbe riuscito a farlo una seconda quindi, sospirando, le mise la mano sulla testa tirandola a sé e, stringendo a pugno l’altra avvertendo così la ferita pulsargli nuovamente, per la prima volta mormorò:

“Perdonami” .

“Non è stata colpa tua, sono io che mi sono comportata in modo assurdo” rispose sentendosi ancora peggio vista la sua gentilezza.

“No, sono io che me la sono presa con te…” replicò ma in quel momento arrivò Kidomaru ad avvertirlo che Orochimaru lo attendeva per l’allenamento. Vedendolo, Sasuke si alzò assentendo con la testa dopo di che, rivolto alla ragazza, continuò “và da Ayame” non voleva certo che vedesse la macchia di sangue che c’era in camera.

“Si” mormorò lei guardandolo allontanarsi per poi alzarsi e bussare alla porta di Kisuke anche se in quel momento si sentiva letteralmente a pezzi e si sarebbe volentieri stesa nel suo letto per dare ulteriore sfogo a nuove lacrime pronte ad uscire, ma non poteva, doveva farsi forza e andare avanti senza sciocchi piagnistei come aveva fatto sino ad allora.

Nel frattempo Sasuke si diresse dal sannin a cui fortunatamente era passata l’arrabbiatura, soprattutto per aver visto il ragazzo andare via, a suo avviso, con la coda tra le gambe e per aver avvertito le loro urla quella notte ed insieme iniziarono immediatamente l’allenamento anche se lo shinobi, come si poteva intuire anche solo guardandolo, non era affatto in forma quel giorno e infatti incassò uno dopo l’altro tutti i colpi che l’uomo gli infliggeva. Tuttavia questi, che provava non poca soddisfazione a vederlo ridotto a quel modo, all’ennesima botta lo schernì dicendo:

“Beh cosa ti succede oggi? Non c’è quasi gusto, sembra di prendere a pugni un pupazzo, dov’è finita tutta la tua baldanza di ieri sera?”.

Udendolo l’Uchiha, che era stato atterrato, senza rispondere si rialzò e gli si gettò addosso più e più volte, con l’unico risultato di essere respinto ma nonostante ciò poteva benissimo notare quello che Orochimaru non voleva ammettere neanche con se stesso ovvero che, a dispetto del fatto che era il sannin ad attaccare e lui a non rispondesse alle offensive, la serpe si stava stancando e che ogni attacco, sebbene fosse forte, non era come quelli che gli sferrava ad inizio lezione, né tantomeno era paragonabile ai colpi o alle tecniche a cui lo sottoponeva i primi tempi, soprattutto se metteva in conto che lui non era in buone condizioni e quindi, nonostante tutti i pensieri fatti solo poche ore prima di cui lui stesso aveva provato a convincersene, si ritrovò a chiedersi:

‹‹Ma come posso uccidere lui, Kabuto e tutti gli altri contemporaneamente? Se dovessi ammazzare Kabuto ed Orochimaru lo scoprisse quest’ultimo scapperebbe mentre le sue guardie del corpo mi farebbero a pezzi… Se facessi il contrario poi non avrei abbastanza forze per affrontarlo dati i tonici e le medicine che quel bastardo si prende…›› e nel mentre cercava di lanciargli le tecniche più potenti di cui ora era a disposizione.

Dal canto suo Orochimaru si stava divertendo un mondo nonostante l’affaticamento sempre più evidente ma che spavaldamente continuava a mascherare a tutti, era parecchio che non lo vedeva tanto in difficoltà ed ovviamente, poiché poco prima l’allievo non gli aveva risposto, data la reazione che questi aveva avuto la sera precedente e la fiacca che dimostrava, decise di umiliarlo e punzecchiarlo ulteriormente dicendo:

“Sai, credo proprio che, debole come sei, se adesso cercassi di prendere la tua fidanzatina non riusciresti comunque ad impedirmelo ma rimarresti lì impotente a guardare…o chissà lo potresti persino trovare divertente!” sghignazzò mollandogli un ultimo pugno nello stomaco.

A quel colpo, decisamente ben assestato, Sasuke sputò sangue e per un momento gli mancò il fiato ma, nonostante ciò, gli afferrò il braccio e lo strinse talmente forte che glielo ruppe.

“Oh, Kabuto avrà parecchio da fare dopo! Allora vedo che un po’ di fegato ti è rimasto, ma come mai lo tiri fuori solo se parlo di lei? Che c’è, ti sta forse così tanto a cuore?” gli sussurrò all’orecchio in quanto si era avvicinato.

“Nel mio cuore c’e solo odio….ricordalo bene…” ansimò l’altro spostandosi per poterlo guardare dritto negli occhi.

“Perfetto, è così che deve essere! Per oggi basta” rispose sentendosi al limite ma risoluto a non darlo a vedere.

Una volta che lo ebbe lasciato, il sannin si andò a sedere sulla propria poltrona e disse alla sua guardia che aveva assistito come sempre all’incontro di chiamare Kabuto mentre Sasuke, cercando di reggersi sulle sue gambe, avendo capito benissimo come stavano le cose a causa del suo pallore e della fragilità con cui gli aveva rotto l’arto, uscì pensando:

‹‹Lo sapevo…non ce la fai più, eh?›› ma non fece quasi in tempo a finire il pensiero che si accasciò a terra.

Sakura intanto, in camera con Ayame, aveva cercato di chiacchierare e apparire tranquilla per tutto il tempo anche se le era riuscito davvero difficile, si sentiva la testa e gli occhi scoppiare ed aveva tanta voglia di piangere e basta, di lasciarsi andare e non curarsi più degli altri ma sapeva bene di non poterlo fare e l’amica, che lo aveva capito benissimo, all’inizio aveva cercato di fare finta di nulla ma alla fine, non riuscendo a vederla così tormentata, timidamente chiese:

“Hai litigato con Sasuke?”.

“Eh? Ma no, cosa te lo fa pensare? Che idee che ti vengono!” cercò di sdrammatizzare.

“Non ne vuoi parlare eh?” disse sorridendole.

“No, è che è complicato…tutto qui” rispose, come avrebbe mai potuto spiegarle la situazione se nemmeno lei la capiva?

“Sono sicura che qualsiasi cosa abbia fatto, ha agito in buona fede… È molto gentile…”.

“Chissà…a volte non lo capisco bene” sospirò ma dopo un attimo si riprese “oh ma che stupida che sono! Ti ho comprato delle cose ieri, sono in camera mia, andiamo a prenderle”.

“Davvero? Si!” rispose lei felice.

Così le due ragazze si spostarono nell’altra stanza tuttavia, non appena Sakura accese una lampada ad olio, vide subito la grossa pozza di sangue a terra ed impietrita rifletté:

‹‹Quando me ne sono andata ieri sera non c’era…quindi Sasuke deve essere stato male dopo che lo ho fatto!›› e, nel momento stesso in cui formulò quel pensiero, le sue gambe scattarono in direzione della porta con l’intento di andare dal compagno per accettarsi delle sue condizioni senza neanche badare ad Ayame che le aveva chiesto cosa fosse successo e perché il pavimento fosse sporco, ma non fece in tempo a tirare la maniglia che andò a sbattere contro Kisuke il quale sorreggeva l’Uchiha per la vita e si teneva il suo braccio attorno al collo per non farlo cadere in quanto era privo di sensi.

“Cos’è successo?” chiese Sakura aiutandolo prontamente a sorreggere il ragazzo e a stenderlo sul letto mentre l’altra impallidiva.

“Non ne ho idea, l’ho trovato così fuori la stanza dell’addestramento, Ayame và da Orochimaru, sta tranquilla ci sarà anche Kabuto” disse per rincuorarla anche se quell’uomo non fosse chissà quale rassicurazione, però rinfrancato primo dal fatto che il medico non l’avrebbe mai toccata in quanto proprietà del suo padrone e, secondo, che in quel momento il sannin sarebbe stato troppo stanco per fare qualunque cosa e deciso più che mai ad implorarlo di lasciare a lui quella ragazza.

Udendolo la giovane deglutì spaventata tuttavia uscì senza obbiettare e Sakura, vedendola, rivolgendosi a Kisuke gli disse:

“Non mi fido…vai con lei, qui ci penso io”.

Il ragazzo annuì grato e velocemente la raggiunse mentre Sakura, rimasta sola, girandosi nuovamente verso Sasuke che giaceva sul letto inerte, prese a curarlo senza perdere tempo chiedendosi nel frattempo cosa diavolo fosse successo, sentendosi colpevole visto quanto era accaduto la sera precedente e per quella pozza di sangue ormai coagulato per terra.

Sasuke dormì per qualche ora, il tempo necessario perché riprendesse un po’ di forze e, quando ciò avvenne, finalmente aprì gli occhi. Notando di essere nella propria camera, piano si tirò a sedere reggendosi la testa dolente con una mano chiedendosi come ci fosse arrivato mentre Sakura, dopo essere stata un’ora e passa a grattare il pavimento per togliere qualsiasi traccia di sangue, ormai in piedi accanto al tavolo a preparargli una medicina ricostituente vedendolo sollevarsi gli si avvicinò e, passandogli un braccio attorno alle spalle così da sostenerlo, gli accostò il bicchiere alle labbra dicendo:

“Bevi”.

“Grazie” replicò il ragazzo che l’assecondò facendo però una smorfia per quanto era amara.

Tuttavia vedendolo la compagna gli porse un bicchiere d’acqua fresca affermando:

“Ecco tieni, so che è cattiva”.

Sasuke prese anche quello e, dopo aver mandato giù, non sapendo cosa dire ma ben consapevole di non voler litigare, le chiese la prima cosa che gli venne in mente in quel momento ovvero:

“Come sta Ayame?”.

“Meglio, stenditi e riposati sei molto debole, evidentemente hai perso molto sangue” rispose poggiando i bicchieri sul tavolo ed iniziando a mettere via la propria scorta di medicinali.

Sasuke si sentì trapassare da quella freddezza e così, senza dire nulla, si mise giù mentre Sakura continuò a sistemare e, una volta finito, si sedette al tavolo per trascrivere su un rotolo la formula della medicina che aveva usato per l’altro, non osando dire o fare nulla visto quanto successo tra di loro e Sasuke, sul letto, si malediceva per non aver ammazzato Orochimaru il giorno prima quando poteva poiché era anche da solo. Poi, avvertendo l’aria di quella stanza farsi troppo pesante, decise di alzarsi ed andare al fiume per darsi una sciacquata essendo completamente ricoperto di sangue quindi, dato che la ragazza lo aveva praticamente spogliato, prese una maglia e un paio di pantaloni, li indossò e si diresse verso la porta ma lei, sentendolo, si girò chiedendo:

“Dove vai? Devi riposare, sei parecchio debilitato”.

“Solo a fare un bagno, torno subito”.

“Ti accompagno, se dovessi svenire di nuovo almeno ti riporterei qui” disse alzandosi a sua volta.

“No, non ce n’è bisogno, riposa sarai stanca anche tu” .

“Ho detto che vengo, su muoviti non perdere tempo a discutere” insisté lei anche se quello che il compagno aveva detto era vero.

Senza aggiungere altro i due si diressero al fiume dove Sasuke si spogliò ed entrò in acqua e, dopo essersi immerso, chiuse gli occhi per soffermarsi a riflettere, con Sakura che dalla riva lo osservava di tanto in tanto per accertarsi che stesse bene. Il ragazzo rimase a bagno per molto tempo, pensando alla sera precedente, a come aveva ferito l’amata nel giorno che doveva essere il più bello della sua vita, ad Orochimaru e come riuscire a ucciderlo. Non riusciva a darsi pace, da una parte voleva farlo ma dall’altra aveva paura che qualcosa andasse storto, sapendo che a rimetterci sarebbe stata la kunoichi visto che il sannin non lo avrebbe toccato fino a che non avesse ucciso il fratello se non altro perché lo temeva. Continuò quindi a rimuginare fino a che il freddo dovuto alle acque gelide e sempre in movimento del fiume non ebbe il sopravvento e dovette uscire ed a quel punto Sakura, tenendo lo sguardo puntato a terra poiché non era ancora del tutto abituata a vederlo completamente nudo dato che tutto quello che facevano avveniva al buio o comunque in penombra, gli passò un asciugamano. Quando si fu rivestito tornarono dentro e, dopo che Sasuke si fu steso a letto, gli diede un bacio sulla fronte sussurrando:

“Risposati mi raccomando” dopo di che fece per tornare al tavolo ma il compagno la fermò prendendola per un braccio dicendo:

“Resta qui, ti prego”.

“Va bene” rispose sedendosi al suo fianco iniziando a carezzargli i capelli e, prendendo coraggio, chiese “mi dici cos’è successo qui dentro ieri notte?”.

“Mi sono solo impedito di seguirti” mormorò.

“Perché?”.

“Volevo che andassi via…lontano da me, da questo posto e soprattutto da Orochimaru”.

“Perché volevi una cosa del genere?” domandò sentendo il cuore farle male come se si stesse spezzando a quelle parole.

“Ho paura, paura di non riuscire a farti scappare in tempo… Che lui possa farti del male” ammise finalmente.

“Sasuke non preoccuparti per questo, saprò cavarmela…però tu non allontanarmi perché è questo quello che mi terrorizza! Separarmi da te! Già sapere che tu tra poco non ci sarai più perché offrirai il tuo corpo a quell’essere disgustoso mi fa male, ma pensare di doverti lasciare prima del tempo mi getta nel panico più assoluto, quindi ti prego di non farlo mai più” rispose.

“Perdonami ieri sera…ho perso il controllo” disse lui.

“Si, anch’io non mi sono comportata bene, è che quando mi hai detto quelle cose mi sono sentita ferita…te l’ho detto, l’unica cosa che mi spaventa davvero è il pensiero di perderti, anche se so perfettamente che questo avverrà, in quanto tu stesso hai preso tale decisione, la cosa mi terrorizza comunque. Sai, non credo di farcela senza di te” confessò.

“Tu devi farcela…” disse prendendole il viso tra le mani.

“No…” replicò lei, sapeva bene cosa fare non appena Orochimaru avesse preso possesso del corpo del suo amato e non era certo quello che voleva lui, ovvero scappare, no lei lo avrebbe seguito perché la sua anima senza il compagno non era completa ed era ora che questi sapesse delle sue intenzioni, quindi continuò cercando di spiegarsi per non avere ulteriori fraintendimenti “Sasuke, quando sono venuta via con te ti dissi che avrei fatto qualsiasi cosa, sopportato di tutto…in pratica ho messo la mia vita nelle tue mani e ti ho fatto capire che ne potevi disporre come volevi e non mi pento affatto di questa decisione ma devi accettare il fatto che, una volta che tu non ci sarai più, sarò io stessa a scegliere cosa farne. In fondo tu non potrai più dirmi nulla quindi vedi di non preoccuparti di farmi scappare o altro, ok? Non ce n’è bisogno”.

Ovviamente il ragazzo inorridì a tali parole, non poteva permetterle di fare quello che aveva in mente, non glielo avrebbe permesso a qualsiasi costo.

“Ho capito…” replicò e nel dirlo le si avvicinò e la baciò sulle labbra spingendola di spalle ricambiato da Sakura che intanto gli intrecciava le braccia attorno al collo. Ormai si erano chiariti, si stavano scambiando delle dolci effusioni eppure lei continuava a sentirsi estremamente triste al contrario dell’altro il quale la baciò con passione e, una volta scostatosi, la guardò dritta negli occhi e poi, avvicinandosi al suo orecchio, disse:

“Ucciderò Orochimaru”.

“Eh?!?” esclamò lei sentendo il cuore balzarle nel petto.

“Non ho mai voluto farlo per paura che ti accadesse qualcosa ma se questo servirà a salvarti la vita io ucciderò Orochimaru” ribadì, difatti non aveva senso non farlo per timore di una ritorsione nei confronti della compagna se questa aveva deciso di seguirlo anche nella morte col rischio che, presa dal dolore, facendo un gesto avventato avrebbe lasciato il suo corpo a Kabuto che l’avrebbe sicuramente trovato e ne avrebbe disposto come preferiva.

“Oh Sasuke….” mormorò felice che avesse deciso di combattere per loro e soprattutto di non lasciarsi più andare, aggiungendo dopo qualche secondo “ti aiuterò in qualsiasi modo, lo sai che puoi contare su di me!”.

“Si” rispose, difatti era consapevole che non sarebbe mai riuscito a battere l’organizzazione da solo ma che aveva bisogno del suo aiuto. Non aveva ancora ideato un piano ma la prima cosa da fare era certamente portare Sakura al suo livello, ci sarebbe stato tempo in seguito per pensare ad una strategia.

La ragazza lo abbracciò forte però poi rifletté su tutto quello che l’altro le aveva detto e quindi chiese:

“Che intendevi col dire che non volevi farlo per paura che mi accadesse qualcosa?”.

“Ho sempre temuto che, se mi fossi ribellato in qualche modo, lui se la sarebbe presa con te. Che anche se saremmo fuggiti ci avrebbe trovati ed io non avrei avuto modo di proteggerti…e già so cosa ti farebbe per colpirmi” rispose.

Sakura sentì gli occhi pizzicarle, se non era una dichiarazione d’amore quella! E forse solo allora capì l’atteggiamento tanto freddo, i silenzi e le parole rivoltele la sera prima così come ogni volta che quella serpe era nei paraggi.

“Grazie per esserti preoccupato così tanto, ma perché non ti sei mai soffermato a pensare che probabilmente insieme ce l’avremmo fatta? Per me è meglio tentare il tutto per tutto pur di avere anche una minima possibilità di successo piuttosto che lasciare le cose come stanno”.

“Perché preferisco morire piuttosto che sapere che Orochimaru possa metterti le mani addosso”.

“Sasuke ti amo con tutta me stessa e pur di poter stare con te sarei pronta a correre il rischio perché non ci sarebbe nulla di peggio di una vita in cui tu non ci sei. Non capisci che sarei solo un involucro vuoto alla deriva? Perché quando morirai, il mio cuore, la mia anima faranno altrettanto!”.

A quelle parole però Sasuke la strinse, qualcosa di peggio c’era, ovvero stare tra le sue braccia non sapendo che in realtà nel suo corpo vi era Orochimaru, che l’uomo la ingannasse per lungo tempo avvalendosi del suo aspetto, la violentasse ed infine la gettasse nelle mani di quel medico ma non glielo avrebbe mai detto, ormai tutto era stato deciso nell’istante in cui aveva saputo le sue intenzioni e non sarebbe più tornato indietro.

“Da domani riprendiamo gli allenamenti” disse serio.

“Si, ma se ora non ti riposi mi arrabbio, devi stare a sentire la tua dottoressa personale!” lo ammonì scherzosamente.

A quella battuta però Sasuke non sorrise, non ci riusciva, quei giorni erano stati troppo duri, così la strinse più forte e con quel nuovo pensiero nella testa si addormentò tra le braccia di Sakura che lo aveva abbracciato a sua volta, grata che avesse deciso di prendersi quell’opportunità, di darsi una speranza per il futuro e la quale, sentendo nuove energie e motivazioni scorrerle nel corpo, poco dopo lo seguì.