Only for you

Capitolo 18

Vedendo quella lacerazione all’addome, nonché l’enorme quantità di sangue che ne fuoriusciva, Sakura impallidì ma, cercando di non farsi prendere dal panico e mantenere i nervi saldi nonostante fosse difficile dopo quanto avevano fatto e di fronte a quella scena, gli pose una mano visibilmente tremante sulla spalla facendolo stendere mentre Kisuke, che era rimasto indietro per prendere la sacca delle medicine, finalmente giunto al loro fianco, notando la gravità non solo di quella ferita ma anche delle altre, si apprestò a dare il suo contributo. Immediatamente concentrò il chakra nelle mani e nel mentre ordinò ad Ayame di fare a pezzi un lenzuolo per bagnare le strisce nell’acqua così da poterlo pulire e constatare l’andamento dell’emorragia e la ragazza, che non se lo fece ripetere due volte, trovato un contenitore che le avrebbe agevolato il compito, fece quanto detto intanto che gli altri due non smettevano di curarlo.

“Prepara un tonico per compensare tutto il sangue che ha perso e faglielo bere, alle ferite penso io!” disse Sakura aumentando il chakra che stava usando dato che comunque poteva usare solo una mano, incurante delle proprie condizioni nonché del braccio e, con gli occhi ormai ricolmi di lacrime nel constatare il suo stato sempre più critico, prese a mormorare “Sasuke ti prego…tieni duro, tieni duro…” ma questi, ormai giunto allo stremo, nonostante ce l’avesse messa tutta per rimanere sveglio così da non far preoccupare più di quanto già non fosse la compagna, perse i sensi cosicché la kunoichi, per imporsi di continuare e non lasciarsi andare alla disperazione, cominciò a ripetersi ‹‹ce la farà, non sono arrivata sin qui per lasciarlo morire sotto ai miei occhi›› difatti, se gli fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato in quanto era stata una sua idea affrontare Orochimaru per poter scappare insieme.

Dal canto suo Kisuke si affrettò a fare come gli era stato detto e dopo aver preparato il ricostituente, dato che lo shinobi era svenuto, dovette farglielo deglutire a forza poi, una volta fatto, riprese a curarlo anche lui mentre Ayame continuava a ripulirlo dal sangue che continuava a fuoriuscire dalla ferita per dare ai due medici una visuale migliore dell’area su cui stavano operando.

I tre continuarono a quel modo per un lasso di tempo che gli parve interminabile e quando finalmente riuscirono a rimarginare la lacerazione, controllarono i segni vitali dell’Uchiha costatando che il battito cardiaco era più forte di quanto si aspettassero e, vedendo il respiro tornare normale così come il colorito grazie al tonico che aveva assunto, si tranquillizzarono e solo allora, stremati, si rilassarono anche loro sebbene Ayame continuasse a pulirlo per non lasciare alcuna traccia di sangue almeno sulla parte superire del suo corpo compreso il viso ma, dopo qualche minuto, fu Kisuke a spezzare il silenzio:

“Non è prudente restare qui… Ricordiamoci che Orochimaru ha altri ninja al villaggio del suono che potrebbero venire anche senza nessun preavviso” disse visto che la cosa non era così insolita.

“Lo so, ce la fai a portarlo in spalla?” chiese Sakura indicando Sasuke con ancora la voce affannata per lo sforzo fatto mentre Ayame tirava un sospiro di sollievo, felice di essere stata utile alla persona che le aveva salvato la vita sebbene nel suo piccolo.

“Sì, tu riesci a camminare?”.

“Certo” rispose nonostante fosse in realtà sfinita, ferita e dolorante “tu pensa a lui, io e Ayame prenderemo la roba. Hai già qualche idea su dove andare?”.

“Lascia stare, porto io anche quelle cose. Comunque sì, qui vicino c’è un’altra piccola grotta nascosta molto bene grazie a dei cespugli, l’ho scoperta qualche tempo fa. Non è il massimo ma saremo sicuramente più riparati di questo posto… Ayame aiutala”.

“Sì…Sakura appoggiati a me” si offrì subito lei.

“No, Kisuke non può portare Sasuke e tutta la roba da solo, aiuta lui! Io ce la faccio a camminare” rispose decisa e poi, senza darle modo di ribattere, rivolta al ninja aggiunse “facci strada”.

Sospirando il medico divise la roba con la compagna di stanza che, imbracciato quanto datole, si apprestò ad aiutare comunque Sakura e quindi si incamminarono, arrivando a destinazione solo dopo una mezz’oretta di viaggio. Giunti sul posto entrarono nella caverna andando però molto in profondità per non rischiare di essere uditi e, finalmente accampati, una volta poggiato l’Uchiha contro il muro, Kisuke prese a rovistare nelle sacche che i due avevano preparato, notando con piacere che avevano preso anche delle lampade ad olio così, dopo averne accesa una, prese un paio di lenzuoli che allargò a terra dicendo:

“Avevate proprio preparato tutto nei dettagli, eh?”.

“Già, stavamo progettando la cosa da un po’” rispose Sakura che, quando il telo fu ben steso, vi fece poggiare sopra Sasuke mormorando preoccupata “non si sveglia, ma è possibile? Forse ha qualche altra ferita…no magari un’emorragia interna, o qualche trauma cranico… Oddio se fosse così cosa faccio?!” esclamò iniziando a perdere la lucidità che l’aveva contraddistinta fino a quel momento.

“No, sta tranquilla, sarà solo esausto…ha perso molto sangue e se poi ci metti la tensione… presuppongo che dormirà fino a domani ma per sicurezza io e Ayame faremo dei turni di veglia, ora vieni qui che ti devo curare quel braccio che prima ho dovuto interrompere” replicò tranquillo Kisuke, se non altro per rassicurarla data la gravità della situazione.

“Sì” assentì tornandogli vicino cercando di tenere a bada la propria ansia e leggermente rincuorata nel vederlo così tranquillo, ma ben consapevole di ciò che l’aspettava, in quanto in passato, durante un allenamento Kabuto le aveva inflitto lo stesso tipo di ferita ad una gamba che successivamente aveva medicato e lei si ricordava fin troppo bene quanto fosse stato doloroso. Inoltre lei stessa aveva curato insieme a quel medico alcuni ninja feriti in modo analogo per esercitarsi, e i più gravi erano addirittura svenuti a causa dell’intensa sofferenza. Fino ad allora infatti aveva resistito senza troppe difficoltà poiché Kisuke le aveva chiuso i vasi sanguigni lacerati, dato che prima di ricostruire doveva fermare l’emorragia. Difatti Kabuto aveva reciso un muscolo ed un nervo e bisognava ricostruirlo ma, fortunatamente per lei, lo shinobi che in quel momento le stava di fronte non era sadico come Kabuto, il quale spesso si spingeva oltre solo per testare la resistenza dei suoi uomini e, dato che ora erano al sicuro, per cercare di farle provare meno dolore, estrasse un piccolo kit di aghi che applicò con maestria in alcuni punti che sarebbero serviti da anestetico, cosa che poco prima non aveva potuto fare a causa della fretta, e poi si mise al lavoro. Sakura era stata fortunata, non tutti i medici conoscevano tecniche complesse come quelle che il ninja stava usando tuttavia, nonostante quell’anestesia, essendo una ferita piuttosto grave e ben inflitta, avvertì comunque molto dolore, sebbene assai inferiore a quello provato quando era stato l’altro a medicarla, con il risultato che dovette mordersi le labbra a sangue per non urlare e fu davvero un sollievo enorme quando finì, quasi pari a quello che aveva provato nel vedere Sasuke colpire il suo avversario in quel laboratorio. Così, mentre Kisuke riponeva il kit, lei lentamente provò a muovere la mano che ovviamente sentì intorpidita ma, sapendo che quello era solo un disagio momentaneo e notando la faccia preoccupata del medico, per rassicurarlo, con un sorriso tremulo si complimentò dicendo:

“Un ottimo lavoro, grazie” e quindi chiese “voi due state bene?”.

“Certo” affermò lui leggermente rincuorato “ora però mettiti a dormire”.

“No, non ci riuscirei… Finché non saprò se starà bene non sarò tranquilla. Se gli fosse successo qualcosa sarebbe solo per colpa mia” rispose dirigendosi verso Sasuke per sedersi al suo fianco, prendendogli la testa, posarsela in grembo e quindi accarezzargli i capelli.

“Colpa tua? Ma che vai dicendo?” domandò Ayame stupita da quelle parole ma intenerita dal suo gesto colmo d’amore.

“Sì, è stata un’idea mia attaccare Orochimaru per poi scappare, lui non voleva…ha rifiutato più volte ma alla fine l’ha fatto…per me…per noi. Quindi se ora morisse non potrei mai perdonarmelo in quanto gli avrei portato via l’opportunità di portare a termine la sua ragione di vita, quello che ha desiderato per anni” rispose mentre nuove lacrime le solcavano le guance lasciando delle linee più chiare tra la polvere e il sangue che ancora le imbrattavano il viso.

“Non dire assurdità, te l’ho detto è solo stanco” la rassicurò Kisuke al quale si stringeva il cuore nel vederla così.

Tuttavia le lacrime della ragazza, dopo averle rigato il volto, ricaddero su quello pulito di Sasuke che a quel piccolo e bagnato contatto lentamente socchiuse gli occhi. All’inizio la sua vista annebbiata e l’oscurità della grotta, a dispetto della flebile luce della lampada ad olio, non gli permisero di riconoscere la figura della compagna ma poi, quando si fu fatta nitida, vedendo che piangeva, piano alzò una mano e con voce flebile mormorò:

“Perché stai piangendo?” per lo stupore del ninja medico che non pensava avrebbe ripreso conoscenza prima dell’indomani date le sue condizioni.

A tali parole però Sakura, leggermente rinfrancata nel vederlo sveglio, si asciugò in fretta gli occhi e poi, cercando di non scoppiare in singhiozzi, chiese:

“Come ti senti? Ero così preoccupata”.

“Sto bene…tu piuttosto?” rispose tirandosi a sedere sentendo al contempo la testa girargli mentre Kisuke pensava:

‹‹È davvero in gamba…riesce persino ad alzarsi, beh non per nulla Orochimaru mirava al suo corpo…››.

“Io sono a posto, rimani sdraiato devi riprenderti” disse la kunoichi passandogli un braccio attorno alle spalle.

“No, sei tutta sporca di sangue…ti accompagno a lavarti” affermò con voce flebile, non volendo vedere la compagna in quelle condizioni che la rendevano così simile a lui, ovvero sporco dentro, e certo di potercela fare poiché, a parte il dolore, si sentiva leggermente meglio grazie alle cure ed al tonico somministratigli.

“Mi può accompagnare Ayame, tu rimani qui. Eri svenuto e pensavo non ti svegliassi più, vedi di non farmi prendere un’altra volta uno spavento del genere, ok?” disse poggiando la fronte sulla sua e sorridendogli per lo sconcerto dell’amica che non aveva mai visto Sasuke premuroso ma sempre impassibile.

“Va bene” acconsentì abbozzando quello che ormai Sakura dava per sorriso “state attente”.

“Sì” replicò alzandosi “andiamo?” chiese ad Ayame prendendo dei vestiti puliti ed uscendo un po’ traballante aiutata dall’altra che, arrivata al fiumiciattolo lì vicino, sorridendo disse:

“Non avevo mai visto Sasuke così preoccupato e gentile, siete davvero carini”.

“Davvero?” rispose leggermente imbarazzata ma felice per poi iniziare a svestirsi grazie al suo aiuto.

“Sì… Però deve essere un tipo difficile…” constatò iniziando a lavarla.

“A volte sì, ma non lo cambierei mai con nessuno…grazie” disse visto che in pratica stava facendo tutto lei.

“Immagino” rispose sorridendo vedendo che anche l’amica lo faceva di rimando e pensando che era davvero bella in quel momento.

Nel frattempo, nella grotta, Kisuke aveva preparato un nuovo tonico per lo shinobi e, mentre glielo porgeva, per rompere l’atmosfera tesa con una punta di compiacimento disse:

“Allora avevo indovinato pensando che ti stesse a cuore più di quanto non volessi far credere, in fondo dopo aver visto la tua reazione con Ryuji avevo ben pochi dubbi”.

“Beh quella era un’altra cosa…” borbottò bevendo “piuttosto perché non mi hai fermato? Eri un servitore di Orochimaru eppure non hai alzato un dito”.

“Ero costretto a stare con lui…però lo odiavo e sono contento che sia morto…” rispose a voce bassa e fissando il vuoto per poi riportate l’attenzione sull’ Uchiha e chiedere “e tu invece? Per quale motivo non hai fatto fuori anche me visto che non hai risparmiato nessun altro là dentro?”.

“Perché quando ho eliminato Ryuji potevi dire che lo avevo fatto in un momento di pazzia, mettendomi in seri guai dato che quel maledetto avrebbe fatto qualcosa a Sakura, ed invece hai detto la verità, e perché ti prendi cura di Ayame”.

“Capisco, e ora cos’hai intenzione di fare?”.

“Trovare una persona e portare finalmente a termine la mia vendetta”.

“E noi rientriamo in questo piano?”.

“No, voi siete liberi. Potete vivere come meglio preferite…”.

“Ottima prospettiva però, siccome mi sento in debito con te, ho pensato che potrei aiutarti così saremmo pari…che ne dici?”.

“Che puoi fare quello che vuoi, ma devi sapere che la persona che sto cercando è molto, troppo pericolosa…”.

“Lo so di chi si tratta, o ti sei scordato che c’ero anch’io quando vi siete incontrati? Inoltre ero a conoscenza dei termini del tuo accordo con Orochimaru e posso dirti che sono molto contento della decisione che hai preso e, anche se Sakura diceva di sentirsi in colpa, ha fatto bene ad insistere”.

“In colpa? Che scema…” disse “va bene…ma se verrai con noi che ne sarà di Ayame? Ci hai pensato?”.

“Beh ora non ha più una casa o una famiglia quindi se vorrà continuerò a prendermi cura di lei e una volta finito tutto chissà…”.

Sasuke stava per chiedergli cosa intendesse esattamente con quella frase lasciata in sospeso ma le ragazze rientrarono e Sakura, sorretta dall’amica, gli si sedette a fianco ma, ancora preoccupata, dolcemente chiese:

“Stai meglio?”.

“Sì, sto bene tranquilla, anzi qui l’unica messa male sei tu” scherzò.

“Lo sai che sei un bell’impertinente?” ridacchiò sentendo un grande peso levarsi dal petto nel vedere che era la verità.

Il ragazzo le carezzò il viso e a quel punto Kisuke, capendo che l’altro non si sarebbe riaddormentato tanto presto e sentendosi di troppo, cercando di non sghignazzare ma di fare il serio alzandosi disse:

“Ayame devo parlarti, verresti fuori?”.

A quella richiesta fin troppo esplicita, ovviamente la giovane annuì e così i due uscirono lasciando discretamente i due da soli cosicché, una volta che la coppia ebbe varcato l’uscita, Sakura si sdraiò assieme a Sasuke che baciò con labbra ancora tremanti e lui, sentendole, la ricambiò dolcemente mentre, per rassicurarla, prese ad accarezzarle i capelli, le guance, la schiena. Non gli sembrava vero di essere lì con lei, di avercela fatta. Tuttavia, senza volerlo, gli sovvenne che con la morte di Orochimaru anche il segno era sparito e quindi non poté fare a meno di pensare che in fondo con quel gesto aveva sprecato una parte della sua vita. Difatti, pur di ottenerlo, aveva tradito il villaggio e fatto soffrire la compagna ma alla fine, pensando che ciò era comunque servito a fargli capire cosa fosse l’amore e a fortificarlo, più sicuro che mai, per convincersi, si disse:

‹‹ Batterò Itachi con o senza marchio…in fondo una parte di me sapeva che se avessi ucciso quel maledetto sannin sarebbe potuto sparire…in più ho superato innumerevoli missioni, sviluppato il mio sharingan e la mia forza›› e, sentendosi molto rincuorato, soprattutto nel riportare alla mente l’ultima volta che aveva incontrato il fratello poiché lo aveva quasi battuto, decise di non fasciarsi la testa prima di essersela rotta così, al termine del lungo bacio, guardando la compagna dritta negli occhi le chiese “sicura che è tutto a posto? Ti ho visto parecchio dolorante prima”.

“Se è per questo io ti ho visto quasi morto” scherzò ma poi, vedendo che era serio, aggiunse “sì, Kisuke mi ha curato, ora sto bene anche se temo che per un po’ non potrò sforzare il braccio sinistro. Comunque non riesco ancora a credere che siamo liberi”.

“E invece credici” disse riabbracciandola.

La ragazza lo ricambiò ma poi, data la posizione che le permetteva di vedere il collo del compagno, notando che il marchio era sparito, stupita mormorò:

“Sasuke il segno…”.

“Lo so…” sussurrò lui senza lasciarla.

“M-mi dispiace…” mugolò mordendosi le labbra, sentiva così tante emozioni contrastanti, felicità e senso di colpa andavano di pari passo e la stanchezza non l’aiutava di certo a farla stare bene.

“Non preoccuparti… avevo messo in conto che sarebbe potuto accadere” la rassicurò lo shinobi.

“V-va bene…”.

“Domani ne parliamo…e parliamo anche del futuro” disse chiudendo gli occhi.

“Sì” rispose Sakura che rimase un po’ a guardarlo fino a che la spossatezza non ebbe la meglio anche su di lei e si addormentò al suo fianco.

Nel frattempo fuori Kisuke ne aveva approfittato per spiegare ad Ayame come stavano le cose e, alla fine, con un po’ di ansia per la risposta che avrebbe ricevuto chiese:

“Io andrò con loro…tu cosa farai?”.

“Verrò anch’io, non ho nulla da perdere…in più non voglio lasciare Sakura e…” rispose senza riuscire a concludere la frase diventando tutta rossa.

“E…?” domandò l’altro non capendo.

“…e te” bisbigliò alla fine.

Difatti, in quel lasso di tempo che avevano trascorso assieme, lui era stato sempre molto gentile e corretto nei suoi confronti, tutte le volte che si era sentita giù o sconfortata l’aveva consolata, e ogni giorno che passava la ragazza si era resa conto di essersi attaccata sempre di più. Tuttavia a quella parole il medico arrossì leggermente, felice di quella risposta dato che anche lui le si era affezionato, ma poi, vedendo che lei stava nelle stesse condizioni, le mise una mano sulla testa e, accarezzandola, disse:

“Questo mi fa molto piacere… Bene, che ne dici se andiamo a dare la bella notizia ai due piccioncini?”.

“Penso che se Sasuke ti sentisse ti fulminerebbe” ridacchiò “comunque andiamo”.

A quelle frase ovviamente il ragazzo scoppiò a ridere e poi, prendendola per mano, la condusse all’interno della caverna ma, una volta entrati, trovando i due shinobi addormentati, non volendoli svegliare, si misero a sonnecchiare anche loro sebbene Kisuke lo facesse con un occhio aperto per sventare ogni possibile pericolo dato che era l’unico abbastanza in forze da poter combattere.

Così la grotta rimase immersa nel silenzio per qualche ora ma, a causa del dolore, Sakura si svegliò e, guardandosi attorno, constatò che poco era cambiato da quando si era assopita se non per la presenza dei due compagni. Difatti Sasuke giaceva ancora addormentato al suo fianco mentre la grotta era illuminata solo da una lampada ad olio esattamente come quando si era addormentata sebbene lo stoppino fosse assai più consumato ma, ignara del fatto che Kisuke l’avesse cambiato da poco, immediatamente si chiese quanto tempo fosse passato da quando si era stesa. Rimase a fissare la fiammella qualche secondo cercando di svegliarsi del tutto e poi, con un po’ di sforzo, si tirò a sedere sentendo tutti i muscoli tirarle, dopo di che si voltò a guardare l’Uchiha e quindi tirò un profondo sospiro di sollievo nel notare che il suo respiro era regolare così come il suo battito cardiaco che sentì mettendogli la mano sul collo. Quel contatto però destò il ragazzo che, vedendola, a sua volta si tirò a sedere e, dolcemente nonché a bassa voce per non destare gli altri due, chiese:

“Come ti senti?”.

“Molto meglio, tu? Hai dolore da qualche parte? Avverti debolezza?” sussurrò anch’essa in risposta guardandolo negli occhi per evitare che mentisse solo per farla stare tranquilla.

“Mi sento solo un po’ indolenzito… Andiamo a darci una sciacquata al fiume?” propose per avere un pretesto con cui uscire da lì e rimanere da solo con lei.

“Sì, facciamo piano così non svegliamo Kisuke ed Ayame…chissà per quanto tempo abbiamo dormito” mormorò alzandosi sentendo le gambe tremarle un po’ data la debolezza mentre il ninja medico, che ovviamente si era destato al movimento della kunoichi, vedendo che Sasuke le si avvicinava e dolcemente le chiedeva se ce la facesse, decise di non intromettersi.

“Sì, non preoccuparti, è stato solo un attimo” lo rassicurò sorridendo per poi chinarsi a frugare in una sacca per tirarne fuori una fialetta di ricostituente che bevve “evidentemente devo ancora riprendermi visto che in pratica ho dato fondo a tutte le mie riserve di chakra, ma questa mi rimetterà subito in sesto”.

“Ok, per ora però appoggiati a me” disse l’Uchiha prendendola per la vita e, quando la compagna lo ebbe fatto, si diressero verso l’uscita.

Giunti all’esterno, regolandosi sulla posizione del sole e dell’intensità della luce, constatarono che doveva essere primo pomeriggio e, sotto il bagliore di quei raggi, lentamente arrivarono al fiume dove si spogliarono per poi immergersi nelle fredde acque sempre in movimento del torrente. Una volta dentro si sciacquarono più velocemente che poterono e, dopo essersi asciugati e rivestiti con indumenti puliti presi prima di uscire, si sedettero uno di fianco all’altro sotto l’ombra di un albero, un po’ nascosti in modo che nessuno potesse vederli e lì Sakura, poggiandogli la testa sulla spalla, sussurrò:

“Allora è tutto vero, ci siamo riusciti”.

“Sì” affermò carezzandole un braccio.

“Mi sembra ancora tutto un sogno…comunque cosa hai intenzione di fare ora?”.

“Prima di tutto farti riprendere… Poi trovare Itachi ed ucciderlo”.

Tuttavia a quelle parole Sakura alzò la testa per guardarlo e, cercando di non far tremare la voce a quel pensiero, disse:

“Sei certo di volerlo ancora fare? Ora sei libero, potresti vivere in pace mettendo da parte la tua vendetta”.

Ovviamente Sasuke notò il suo tono e quindi osservandola, vedendo la sua espressione mesta, si sentì triste a sua volta. Voleva dirle di sì, renderla felice, vedere il sorriso lasciare il posto agli occhi leggermente lucidi ma sapeva che non poteva farlo o sarebbe equivalso ad ingannare entrambi e quindi, anche se a malincuore, sospirando mormorò:

“Sakura…io non sono affatto libero… Non fino a che avrò paura che mio fratello possa tornare, che possa fare del male alle persone a me care solo per farmi soffrire o ucciderti davanti ai miei occhi per procurarmi più odio… Non potrei vivere così. Io sarò davvero libero solo quando avrò vendicato il clan ed ammazzato quel maledetto!”.

“Sì, però…” cercò di ribattere ma fermandosi vedendo la sua espressione decisa e ricordando quella che gli aveva visto assumere nell’uccidere Kabuto. Aveva ragione, non si sarebbe fermato finché non avesse portato a termine quel compito e lei non poteva fare nulla per impedirglielo, anzi non doveva. Quella era la sua vita e lui doveva essere libero di scegliere, in fondo non aveva mai né chiesto né preteso che la sua vi fosse legata, quello in pratica gliel’aveva imposto lei così, anche se non fu affatto semplice, concluse “capisco, ti aiuterò come posso”.

“Grazie…” rispose Sasuke dandole un bacio sulla guancia per poi aggiungere “lo faccio anche per noi…”.

“Per-per noi?” balbettò stupita, era la prima volta che lo sentiva pronunciare chiaramente quella parola, e ciò non fece che aumentare il suo desiderio di chiedergli se stessero veramente insieme dato che non aveva mai avuto il coraggio di farlo, neanche dopo la loro prima volta ma si trattenne non volendo risultare inopportuna.

“Sì…ho pensato che, una volta portata a termine la mia vendetta, potremmo far ritorno al nostro villaggio. Sicuramente ci accuseranno di essere dei traditori ma quando dirò che ho ucciso Orochimaru e vendicato la mia gente probabilmente le accuse contro di noi cadranno e tu potresti riabbracciare la tua famiglia, gli amici…e potremmo stabilirci nel quartiere Uchiha”.

“Stai dicendo sul serio? È quello che vuoi anche tu? Non lo stai dicendo solo per farmi stare buona, vero?” chiese incredula dinanzi a una tale prospettiva.

“Certo che no, voglio che tu sia felice…lo voglio davvero” disse serio.

“E lo saresti anche tu se noi, se noi…cioè se vivessimo insieme anche dopo?” domandò speranzosa sentendo il cuore galopparle nel petto mentre il ragazzo, intenerito dalla sua reazione, assentì ma poi, leggermente indispettito, borbottò:

“Cosa credevi che una volta tornati al villaggio ti avrei scaricata?”.

“No ecco…non sapevo nemmeno io cosa pensare, ho sempre cercato di non domandarmelo. Avevo paura della risposta” confessò stringendosi le gambe tra le braccia e fissando in terra, troppo imbarazzata nel rivelargli quei pensieri e Sasuke, sempre più intenerito nel vederla così, se la tirò più vicino sussurrando:

“Non ho intenzione di lasciarti”.

“Oh Sasuke, tutto questo mi sembra troppo bello per essere vero!” disse abbracciandolo di slancio col braccio sano. Certo non si sarebbe mai dovuta attendere una vera e propria dichiarazione perché non sarebbe mai arrivata, ma tanto le bastava per darle la forza di affrontare altre difficoltà. Sasuke le voleva bene e la voleva al suo fianco, il suo sogno si era realizzato.

A quel gesto Sasuke la ricambiò chiedendosi come mai potesse esserle venuto in mente un pensiero del genere e poi, sorridendo, disse:

“Dai torniamo”.

“Aspetta un attimo” sussurrò però lei mettendogli una mano sulla nuca per fargli abbassare un po’ la testa e baciandolo intensamente sulle labbra.

Il ragazzo ovviamente la ricambiò stringendola, ancora non ci credeva di essere vivo. Difatti al fiume nel vedere la propria mano insanguinata, la vista annebbiarsi e il volto terrorizzato della compagna aveva davvero creduto di non farcela.

Dal canto suo Sakura lo baciò a lungo, in quel momento più che mai aveva bisogno di sentire la sua presenza fisica, assicurarsi che non fosse tutta un’illusione ma che fosse reale come i muscoli indolenziti o la spalla che le pulsava. Infatti, sentendo le sue labbra e la sua lingua rispondere alla propria, nonché quelle braccia stringerla e il sole che filtrava tra le foglie carezzarla dolcemente, fu finalmente certa di non essersi sognata tutto e che c’era una speranza che i loro desideri si realizzassero. I due continuarono per molto fino a che Sasuke, anche se a malincuore, si scostò e poi, alzandosi, disse:

“Dobbiamo tornare per poterci muovere prima che faccia buio”.

Sapendo che aveva ragione, Sakura assentì e lo seguì dentro la grotta dove Kisuke e Ayame, destatisi a loro volta, avevano preparato da mangiare con le poche cose che erano riusciti a trovare nelle sacche.

“Purtroppo dobbiamo arrangiarci” sorrise la ragazza vedendoli.

I due ringraziarono e, dopo essersi seduti, si apprestarono a consumare quel poco che c’era, ovvero avanzi della notte precedente dato che non potevano accendere un fuoco per non attirare eventuali nemici. Il pasto si svolse in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri ma, appena esso fu terminato, sapendo che il tempo della separazione era ormai arrivato, fu Kisuke a prendere la parola affermando:

“Noi veniamo con voi”.

“Ne siete sicuri?” chiese Sasuke

“Sì, ne abbiamo parlato e ne siamo certi, avevo anche pensato a una cosa, ma vorrei prima sapere se hai un piano ben preciso” rispose l’altro.

“Nessuno a parte togliere le tende” dichiarò l’Uchiha.

“E allora ascoltami. Ti ho già detto che ero stato costretto a seguire Orochimaru ma non il perché. Ebbene, devi sapere che molti anni fa la mia squadra si scontrò con una del Suono e lui, vedendomi, decise che ero molto promettente così, essendo soprattutto una persona importante per il mio villaggio, mi volle con sé. Facendomi rapire mi propose di tradire e seguirlo ma io rifiutai, così mi minacciò di uccidere tutta la mia famiglia ma io non potevo permetterlo, anche perché mio padre è il capo villaggio e sarebbe scoppiato il panico così lo seguii. Ti starai chiedendo perché ti racconto tutto questo ebbene…il punto è che io sono del villaggio dell’Erba, che è vicino a quello della Pioggia, dove si trova il capo dell’Akatsuki e quindi anche il resto del gruppo. Sapendo chi è il tuo avversario pensavo che potremmo fare ritorno lì e poi pensare al da farsi per poter cercare Itachi…cosa ne dici?”.

“Che è un’ottima idea…quanto dista?” si informò.

“A due giorni di cammino ma date le circostanze direi almeno tre”.

“Maledizione… Va bene allora partiremo all’alba. Non è raccomandabile girare col buio, soprattutto se dovessero cercarci”.

“Tutte le altre squadre erano fuori e il loro rientro non era previsto prima di dopodomani, quindi direi che abbiamo almeno un giorno di vantaggio prima che scoprano quanto successo e vengano a cercarci” cercò di tranquillizzarlo Kisuke.

“Complimenti sei veramente ben informato!” disse Sakura

“Per forza me lo ha detto Tayuya…sai era lei che smistava le missioni e voleva affidarmela ma io ho rifiutato per stare con Ayame con la scusa di dover curare Orochimaru” rispose sorridendo.

“Non sono solo loro a preoccuparmi ma anche quelli del Suono stesso…però mi hai convinto, partiamo immediatamente, non vorrei che ci ritrovassimo tutti alle costole… Sakura ce la fai?” chiese Sasuke.

“Sì certo, anche se non credo di poter portare carichi, il braccio ancora non risponde bene” replicò cercando di muoverlo ma era evidente a tutti quanto fosse rigido.

“Tranquilla, per quello ci pensiamo noi” la rassicurò Kisuke e così, dopo aver fatto un breve giro nei dintorni per assicurarsi che fosse tutto tranquillo e che nessun ninja del villaggio del Suono si fosse accorto di quanto accaduto, tornò alla grotta. Lì divise le sacche con Ayame e, lasciandone all’insistente Uchiha due abbastanza leggere nonché la kunoichi a mani vuote, il quartetto si mise in marcia e, quando calò la notte, per loro fortuna il cielo gli riservò una bellissima luna piena cosicché poterono vedere abbastanza chiaramente i dintorni, facendo sì che i due shinobi in capo alla fila si potessero accertare che non ci fosse nessuno senza neanche dover usare lo sharingan di Sasuke aprendo la strada alle ragazze che, dietro di loro, cercavano di coprire le tracce e si accertavano di non avere inseguitori alle calcagna. Ovviamente si fermarono diverse volte per fare alcune pause e riprendere fiato, e solo in tarda mattinata trovarono un punto di boscaglia piuttosto fitta in cui si ripararono per mangiare qualcosa e riposare qualche ora dopo di che ripresero il cammino. Durante le soste ovviamente Kisuke chiedeva ai compagni come stessero e solo quando questi lo rassicuravano riprendevano la marcia. Quando si fu fatta sera trovarono riparo vicino ad un lago così che poterono lavarsi nonché abbeverarsi e, dopo aver mangiato, finalmente stesero i lenzuoli a terra e riposarono. Tuttavia, nonostante la lontananza e le tenebre causate dalle nuvole che quella notte gli aveva riservato, i ragazzi fecero un sonno alquanto poco riposante dato che dovettero accontentarsi di un semplice dormiveglia così da essere pronti a scattare per ogni evenienza mentre le loro compagne crollarono, entrambe esauste, tra le braccia dei rispettivi uomini.