Only for you

Capitolo 2

Il mattino dopo all’alba Kabuto, senza neanche bussare, entrò nella camera dei due ragazzi dicendo:

“Svegliatevi e mangiate” e, mentre Kisuke posava un vassoio sul tavolo, lui continuò “io e Orochimaru vi aspettiamo nella stanza dove siete stati ieri, sbrigatevi”.

Gli interpellati si alzarono e, dopo aver finito la colazione, si diressero al ruscello dove si diedero una veloce lavata sfruttando il fatto che era ancora estate. Sasuke aspettò che la compagna si immergesse per prima e poi, appena ebbe fatto, si apprestò a fare lo stesso anche lui dopo di che raggiunsero il sannin e il suo compare. Sakura dentro di sé tremava ma, determinata a non demordere, quando entrarono nella stanza strinse le labbra e stavolta li guardò in viso senza nascondersi dietro all’amico come aveva fatto il giorno prima. Orochimaru, notando quell’atteggiamento deciso e leggermente di sfida, sorrise e divertito inevitabilmente pensò:

‹‹Ne vedremo delle belle›› ma poi, rivolgendosi a Kabuto, ordinò “portala pure via, io ho da fare con Sasuke” e nel dirlo squadrò il ragazzino con occhi scintillanti.

Il ninja, evitando di aggiungere anche una sola parola, uscì prontamente seguito dalla ragazza che condusse senza indugi nel laboratorio in cui portava avanti i suoi esperimenti. Difatti era molto curioso di vedere a che livello fosse la mocciosa poiché in fondo, anche se per poco, era stata allieva di Tsunade. Nel frattempo, nell’altra stanza, Orochimaru continuava ad osservare il suo nuovo contenitore.

“Allora vuoi davvero battere Itachi! Non pensavo che fossi così determinato da essere disposto a tutto, persino consegnarmi il tuo corpo, pur di ottenere il potere necessario per ucciderlo e portare così a termine la tua vendetta” disse e nel mentre gli occhi gli brillarono di cupidigia e soddisfazione nel constatare che presto i suoi piani si sarebbero concretizzati e lui avrebbe ottenuto il magnifico quanto ambito potere dello sharingan.

“Pensavi forse che il mio rancore non fosse abbastanza intenso? Spero che, venendo qui, ti abbia dimostrato che quella è la mia unica ragione di vita…” rispose incrociando le braccia al petto ma avvertendo il sangue ribollirgli nelle vene al solo sentirgli pronunciare quel nome.

“Volevo solo esserne certo! Sai, non vorrei che cambiassi idea con quella ragazzina a fianco…” disse alzandosi “…e tanto meno vorrei ti scordassi il prezzo dei miei servigi” continuò passandogli una mano sul viso.

“Lei mi ha seguito, per me la sua presenza è indifferente e sia chiaro che, se le ho permesso di venire, è solo perché poteva essermi utile! Per il resto non preoccuparti, quando avrò battuto Itachi potrai prenderti il mio corpo” rispose gelido, guardandolo negli occhi e senza spostarsi nonostante quella mano cadaverica a contatto con la sua gota gli facesse ribrezzo.

“Bene, allora direi che non è il caso di perdere tempo” affermò iniziando a togliersi le bende che lo coprivano e rivelando il suo volto cianotico “qui sotto c’è un’arena piuttosto grande, possiamo allenarci lì” affermò incominciando ad incamminarsi.

Sasuke ovviamente lo seguì e lungo il tragitto, ad ogni passo che faceva, inevitabilmente pensava: ‹‹Finalmente posso uccidere quel maledetto traditore, ci riuscirò…anche se quella è l’ultima cosa che farò››.

Giunti a destinazione, davanti ai suoi occhi si parò una stanza enorme e qui Orochimaru, senza perdere tempo, lo attaccò di sorpresa tanto per saggiare i suoi riflessi e così iniziò la loro prima ed estenuante seduta di allenamento.

Intanto, nel laboratorio, Kabuto aveva messo alla prova le capacità di Sakura ritenendosi abbastanza soddisfatto vista la sua età ma constatando alcune pecche che dovevano essere assolutamente corrette. Alla fine arrivò anche a pensare che, nonostante tutto, il sannin aveva ragione, poteva risultare veramente utile così la tenne con sé fino a sera e solo allora, dopo averle dato i vassoi con la cena, la lasciò tornare in camera. Qui la ragazza posò il cibo sul tavolo e si sedette ma, invece di iniziare a mangiare, si prese il volto tra le mani ed iniziò a piangere pensando che, in quanto era sola, poteva permetterselo. Era stata una giornata terribile e solo l’idea che presto avrebbe rivisto Sasuke le aveva dato la forza di resistere. Intanto l’oggetto dei sui pensieri, una volta arrivato davanti alla loro stanza, tentò di darsi un contegno drizzandosi e cercando di far sparire le smorfie di dolore che erano dipinte sul suo volto. Orochimaru non si era risparmiato e lo aveva attaccato senza sosta fino a che non era più riuscito a rialzarsi e, se non aveva proseguito, era solo per non ucciderlo. Piano aprì la porta e, vedendo la compagna che stava singhiozzando, si irritò ‹‹ci mancava solo questo…›› pensò richiudendo l’uscio alle spalle.

Tuttavia Sakura, sentendo quel rumore, sollevò di scatto la testa e, asciugandosi le guance in fretta, gli rivolse un sorriso. Non voleva assolutamente che credesse che si stesse lamentando o altro, si era sfogata solo perché pensava di essere sola o non l’avrebbe mai fatto ma, nell’osservare come era conciato, si alzò di scatto e, andandogli incontro, esclamò:

“Che ti è successo? Aspetta ti aiuto…”.

“Lascia stare” disse lui dirigendosi verso il tavolo e, quando si sedette, vedendo che i vassoi erano entrambi pieni, le chiese “perché non hai mangiato?”.

“Ti-ti aspettavo” balbettò ma poi, prendendo più coraggio, continuò “sai che sono un medico, permettimi di curarti le ferite”.

“Cos’è Kabuto ti ha già contagiata con le sue manie di grandezza? Lascia perdere, ceniamo prima” e afferrò le bacchette.

“N-no…solo pensavo di poterti essere utile” mormorò sedendosi e prendendo una ciotola di riso.

A quella risposta Sasuke scosse la testa iniziando a mangiare silenziosamente e nel mentre non poteva fare a meno di chiedersi se ogni giorno sarebbe stato tanto duro, concludendo però che poco importava se fosse servito a raggiungere il suo scopo. Una volta termina la cena permise a Sakura di medicarlo e la ragazza inorridì nel vedere lo squarcio che aveva sulla schiena ma, serrando con forza la mascella, concentrò il chakra sulle mani ed iniziò a guarirlo. Era davvero una brutta ferita e così, dopo un po’, anche solo per spezzare la tensione, disse:

“Il sennin non si è davvero risparmiato con te”.

“E perché avrebbe dovuto?” ripose col suo solito tono freddo.

“Hai ragione, è stato un commento stupido il mio…scusa” mormorò e, quando finalmente finì con quella, si dedicò alle altre lesioni che per fortuna erano assai meno gravi. Il tutto avvenne rigorosamente in silenzio ma nel mentre non poté fare a meno di pensare ‹‹già, che vado a dire, qui non siamo più a Konoha dove i maestri pensavano ad insegnarci le tecniche e non a farci del male…dovremo stare sempre attenti alle nostre vite d’ora in poi››.

Intanto Sasuke, sotto di lei, non spiccicò parola e, quando la compagna ebbe finito, si rimise la maglietta dicendo solo un laconico:

“Grazie” dopo di che alzò il cuscino per prendere i pantaloncini del pigiama ‹‹con tutto il da fare che ho avuto mi sono scordato di chiedere la branda…beh poco importa››.

“F-figurati” balbettò lei nel sentire quella parola inaspettata uscirgli dalle labbra e girandosi, quando l’altro si vestì, si tolse semplicemente le scarpe e il coprifronte visto che, a parte quello che aveva indosso, non si era portata altro.

Sasuke la guardò e, pensando che non poteva restare sempre con lo stesso abito indosso giorno e notte, andò verso il cassettone poi, prendendo una sua maglia abbastanza lunga, disse:

“Metti questo” e, dopo averla posata sul letto, si voltò ma continuò “quando Orochimaru si fiderà completamente di noi potremo andare al villaggio del suono e comprare qualcosa”.

“Grazie, scusa se ti do tanto disturbo” mormorò dandogli le spalle per sfilarsi i calzoncini e la tunica lunga fino alle ginocchia che portava di solito e, dopo essersi vestita, si stese sotto le coperte.

Il compagno, che non brillava certo per loquacità né tanto meno per gentilezza, dato che non amava le scuse non le rispose ma quando sentì che aveva fatto si girò e, dopo essersi messo anche lui sotto le lenzuola, fissandola le chiese:

“Cosa hai fatto con Kabuto?” non si fidava di quell’uomo.

“Mi ha fatto fare dei test dai quali ha capito che le mie basi sono più che ottime e quindi ha deciso che mi seguirà negli studi medici, però ha anche detto che devo allenarmi nelle tecniche e nel combattimento perché in quello sono molto scarsa…tuttavia di questo ne deve parlare con Orochimaru perché lui non può occuparsi molto della pratica” rispose felice che si stesse interessando di lei in quanto pensava che si sarebbe messo a dormire senza dire altro.

“Ho capito…” rispose ma pensando ‹‹ che voglia fare di lei un ninja completo? Che abbia già qualcosa in mente?›› sapeva fin troppo bene che quello era un covo di demoni e che il sannin voleva solo sfruttarli per i suoi scopi quindi, senza smettere di guardala, con tono serio disse “vedi di stare con gli occhi aperti”.

“Certo! Non preoccuparti per me, vedrai che diventerò forte e non mi dovrà più proteggere nessuno” rispose sorridendo.

“Bene” affermò rimanendo tuttavia impassibile, dopo di che si voltò dall’altra parte.

“B-buonanotte” mormorò lei stupita dal suo repentino cambiamento di modi e rimanendo a fissare la sua nuca, desiderando immensamente di poter affondare le dita in quei bellissimi capelli corvini ma il compagno, immerso nei propri pensieri, neanche le rispose.

Passarono così i giorni in cui i due ragazzi vennero messi costantemente sotto pressione, gli insegnamenti di Kabuto erano impegnativi e le lezioni di Orochimaru stremanti. Il giovane ninja rientrava ogni sera malconcio ma di volta in volta sentiva di diventare più forte e questo lo spronava ad andare avanti e, ovviamente, al suo ritorno Sakura si apprestava a curarlo così che, piano piano, i due si abituarono l’uno alla presenza dell’altro. Naturalmente la storia della branda passò completamente in secondo piano visto che, in fondo, nessuno dei due la voleva. Sakura perché a quel modo poteva stargli più vicina e Sasuke perché in fin dei conti si sentiva meno solo. La compagnia dell’altro era gratificante per entrambi, anche se spesso Sasuke sognava Naruto in quanto non riusciva ancora a perdonarsi di averlo tradito e, quando questo accadeva, era intrattabile e ancora più scontroso del solito poiché di pessimo umore. Dal canto suo Sakura gli stava sempre a fianco e in quei momenti restava semplicemente lì senza parlare, sperando che la sua presenza lo confortasse almeno un minimo. Non si illudeva sul loro rapporto, sapeva bene che se non fosse stata un medico non l’avrebbe mai portata in quanto aveva persino forti dubbi sul fatto che l’avesse mai considerata un’amica, come invece era successo con Naruto, ma nonostante tutto lo amava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui sebbene Konoha, la sua famiglia e gli amici le mancassero terribilmente, e che, stando lì, si sentiva continuamente in uno stato di tensione e terrore. Infatti quel luogo era spaventoso, la maggior parte di coloro che lo frequentavano lo erano e anche i loro insegnamenti. Sasuke ogni sera era distrutto e Kabuto, oltre ad essere severo, non perdeva occasione per umiliarla come quando il secondo giorno l’aveva vista col coprifronte della Foglia e l’aveva schernita dicendo:

“Dove ti credi di essere ancora? Ricorda che d’ora in poi sei solo un oggetto nelle mani di Orochimaru-sama e lui sta investendo molto su di te, quindi fa sparire quel coso”.

Lei ovviamente, non osando controbattere, se l’era tolto in fretta e la sera lo aveva nascosto in camera dato che non teneva il cuore di gettarlo. Il compagno, pur vedendo quel gesto, non le disse nulla poiché anche se lui, per ordine di Orochimaru, era stato costretto a calpestarlo e gettarlo era comunque legato al proprio villaggio.

Passarono in questo modo le settimane e poi i mesi e finalmente ai due fu consentito di andare in città e, man mano che vi si avvicinavano, come gli aveva detto Kisuke, che in quel momento li stava accompagnando, ebbero modo di constatare con i loro occhi le innumerevoli norme di sicurezza e quanto fosse ben protetta. Infatti, esattamente come aveva imposto Orochimaru, suo fondatore, il Suono era recintato da un’alta palizzata da cui vigilavano molte sentinelle che rendevano impossibile accedere o allontanarsi dal villaggio senza essere visti. Gli abitanti avevano accettato di buon grado quelle misure in quanto era stato detto loro che tutto quello era necessario per mantenere un controllo serrato sulla popolazione e sulle informazioni che entravano ed uscivano al fine di non rischiare un attacco o subire assalti. In tale fortezza i due ragazzi poterono accedervi solo perché gli era stato dato da indossare il coprifronte del suono e perché il loro accompagnatore era Kisuke, il quale era conosciuto da tutti per essere, oltre che un ottimo ninja e medico, anche una delle persone più vicine al sannin. Dopo averli presentati ad alcune sentinelle, così che potessero muoversi da soli anche in futuro, siccome aveva alcuni affari da sbrigare si allontanò raccomandandosi di rientrare per l’orario indicatogli da Orochimaru e, ormai liberi, i due iniziarono a girare per il centro. I soldi erano contati ma avevano quel tanto che bastava per comperare un vestito per Sakura e fare un bel bagno alle terme. Essendo la prima volta che uscivano da quel buco oscuro, la ragazza saltellava ovunque felice dopo mesi e Sasuke si risentì poiché non le aveva più visto quel sorriso da quando erano andati via da Konoha. Sospirando e distogliendo lo sguardo, quasi come per convincersene lui per primo, continuò a camminare ripetendosi che in fondo lo aveva scelto lei e che lui aveva provato a fermarla. Tuttavia, entrambi confortati alla vista di quelle persone tanto estranee quanto simili a quelle che vedevano tutti i giorni nel loro ex villaggio, girarono tutta la città e quando fu ora di pranzo si fermarono a mangiare al bordo di una fontana. Appena calò la sera si diressero alle terme e qui Sakura si rilassò godendosi il suo primo bagno caldo dopo tanto tempo visto che si doveva sempre e solo lavare con l’acqua fredda del torrente. Siccome non c’era nessuno a parte lei nella sala, la figlia dei proprietari che aveva la sua stessa età andò a farle compagnia e così le due iniziarono a chiacchierare allegramente. Difatti la ninja fu ben felice di poter scambiare due parole con qualcuno, soprattutto perché l’altra le ricordava in modo impressionante la sua cara amica Ino tanto che, quando questa si offrì di aggiustarle i capelli, sentì una fitta al cuore ricordandosi di tutte le volte che la compagna lo aveva fatto ma acconsentì di buon grado visto che non c’era nemmeno uno specchio al covo e non poteva certo chiederlo a nessuno di farlo. Quando finirono, dopo aver salutato la ragazza e i gestori, uscì dalle terme ad aspettare Sasuke passandosi la mano tra i capelli sempre corti ma dopo tanto ben sistemati. Il compagno la raggiunse poco dopo, anche lui rilassato, quel bagno gli ci voleva proprio e, vedendola, le andò incontro per dirle:

“Bene si è fatto tardi, rientriamo”.

Ma la ragazza, mentre lo attendeva, aveva visto delle luci e sentito della musica in lontananza e per questo non riuscì a trattenersi dal domandare:

“Cosa c’è là? Andiamo a vedere giusto un attimo prima di andare via? Ti prego” e nel mentre il suo bel viso era illuminato da un dolce sorriso.

Sasuke la guardò intensamente e poi rispose:

“Lo sai che Orochimaru potrebbe pensare male…” ma vedendo la sua espressione felice rabbonendosi continuò “solo cinque minuti…” non gli piaceva la folla né tanto meno le feste ma non se la sentiva di negarglielo.

“Si, si, non ci staremo tanto…solo il tempo di dare un’occhiata te lo prometto!” disse prendendolo per mano e trascinandolo, contenta che avesse accettato.

Le erano sempre piaciute molto quel genere di feste e così iniziò a guardare trasognata le bancarelle, cercando di immaginare di stare a Konoha e che era con Sasuke per un appuntamento e non che erano in un villaggio straniero in veste oramai di traditori. Dal canto suo il compagno, nonostante quel gesto non gli fosse andato molto giù, non disse nulla. Sentiva la mano della ragazza stringere forte la sua e sapeva che per lei fosse molto più dura, visto che si era lasciata alle spalle praticamente tutto e specialmente che il posto dove vivevano era rude e spartano. Non aveva nemmeno uno specchio per potersi guardare, un vestito di ricambio, niente e così la seguì in silenzio. Sakura infatti si fermò davanti ad una bancarella che vendeva vestiti e accessori fissandola un po’ più a lungo delle altre ma, non osando chiedere nulla, riprese a camminare soprattutto perché pensava che l’amico fosse stufo e volesse andarsene, aveva visto perfettamente la sua espressione scocciata e non voleva irritarlo tuttavia questi la trattenne dicendole:

“Perché non prendi nulla?”.

“Emh….posso veramente?” chiese quasi incredula poiché presa alla sprovvista.

“Ma quanto sei scema…questi soldi sono anche tuoi sai?” rispose dandogliene una parte.

“Oh! Grazie” balbettò confusa per poi comprarsi un paio di pantaloncini lunghi fino al ginocchio, due maglie e della biancheria, il tutto abbastanza largo per via del fatto che doveva crescere ma anche per nascondere le sue fattezze di donna seppure ancora solamente accennate. Purtroppo, così facendo, aveva finito quasi tutto e fu con un sospiro che lasciò gli occhi su un pettine in realtà semplicissimo ma che in quel momento le pareva oro. Il ragazzo rimase colpito dalle cose che si era comprata, a suo avviso tutte inutili ma poi, vedendo che non prendeva il pettine, disse:

“Beh? Lo compri o no?”.

“Emh…ecco, non mi bastano i soldi ma non fa niente…non mi serve veramente” mormorò imbarazzata.

“Ci credo hai comprato un mucchio di stupidaggini” la ammonì però, vedendo il suo sorriso che si spegneva, disse “tieni” e le diede i suoi.

“Eh? No…non preoccuparti, usali per te” mormorò ma inevitabilmente pensò ‹‹stupidaggini?! Pretende che vada in giro nuda visto che la roba che ho è ormai così lisa che se la metto controluce ci si vede attraverso?›› .

“Non preoccuparti non ho bisogno di nulla” e, lasciandole la mano lo prese. Poi, vedendo che lì accanto c’era anche uno specchio dopo averlo osservato attentamente e pensato che, anche se ce la metteva tutta per non dimostrarlo, rimaneva pur sempre una ragazza, acquistò anche quello. In fondo glielo doveva, lei aveva fatto molto nei suoi confronti mentre lui non aveva avuto il minimo riguardo nei suoi anzi, spesso la trattava male solo perché era nervoso o frustrato dai faticosi allenamenti.

“Grazie, sei molto gentile” mormorò la compagna sorpresa e sentendo le guance scottarle mentre prendeva quegli oggetti dalle sue mani ‹‹sarei disposta a seguirti ancora una volta anche per molto meno…oh Sasuke…›› pensò.

“Non abituartici…” borbottò e poi, vedendo che era molto tardi, senza pensarci la prese per mano e trascinandola si lamentò “Orochimaru non ci permetterà di uscire per almeno due mesi”.

‹‹Chi se ne importa se posso stare con te!›› pensò lei intrecciando con forza le dita con le sue e seguendolo mentre tornavano al covo con la brezza fresca della sera che le accarezzava le gote surriscaldate.

I due, quando arrivarono, si diressero nella loro stanza ma furono quasi subito chiamati dal sannin, il quale fu ben lieto di ricordargli che non dovevano mai più disubbidire ad un suo ordine e che, anche una cosa così semplice come il rispetto di un orario, per lui era segno di affidabilità e fiducia. Sasuke non disse nulla dato che ovviamente non aveva la minima intenzione di giustificarsi per una stupidaggine tale, soprattutto perché non se ne pentiva affatto. Sakura invece si scusò pensando fosse meglio non contrastarlo e così, dopo la lavata di capo, Orochimaru li rispedì in camera con un sorriso soddisfatto sulle labbra nel vedere quell’atteggiamento così sottomesso ‹‹in fondo è stata una buona idea portarla qui, Kabuto dice che ha un grande talento anche se deve migliorare molto nel resto, ma lo farà…specie con la sorpresina che ho in mente›› pensò divertito.

A Sasuke, al contrario dell’altro, non andò affatto giù che si fosse scusata e così, una volta tornati in camera, l’aggredì:

“Ma non capisci che se ti sottometti dimostri la tua debolezza?”.

“E cosa dovrei fare visto che ancora lo sono? Non posso mica rispondergli come fai tu, lui non voleva mica me e non voglio che ci ripensi e mi cacci via…o qualcosa di peggio…io voglio stare con te” rispose abbassando via via che parlava il tono di voce che alla fine si ridusse ad un bisbiglio.

“Devi dimostrarti forte o si che ti caccerà davvero”.

“Non preoccuparti mi sto impegnando per diventarlo” replicò stavolta guardandolo negli occhi.

“Bene allora non voglio più sentire le tue scuse…ed ora andiamo a letto”.

Sakura annuì e sistemò le cose appena comprate in un cassetto che era ben lungi dall’essere pieno e per dormire si mise la maglia che le aveva dato Sasuke tempo addietro anche se, prima di stendersi, attaccò lo specchio al muro pettinandosi i capelli in fretta per non farsi dire che era vanitosa o altro e, una volta sotto le coperte, invece di dargli le spalle si girò verso di lui e con un sorriso disse:

“Grazie per oggi, è stato bellissimo”.

Il ragazzo per la prima volta si sentì in difficoltà, quegli occhi verdi e il suo profumo lo confusero ma a quella parola si soffermò a pensare:

‹‹Profumo? Già…lei è sempre profumata…›› tuttavia rispose “figurati…mi spiace che ti ritrovi in questa topaia, non lo avrei mai voluto per questo non desideravo che venissi…” in fondo l’aveva sempre considerata una compagna, nonostante spesso l’avrebbe volentieri appiccicata al muro.

“L’ho scelto io, a me basta stare con te…” sussurrò allungando un braccio con l’intenzione di stringergli la mano ma, pensando che non avrebbe gradito un gesto del genere, lo bloccò posandolo al centro del materasso, tra di loro.

Sasuke non disse nulla, si limitò a posarci la sua sopra per una frazione di secondo dopo di che la ritrasse e, voltandosi, disse:

“Buonanotte” non voleva ammetterlo ma era felice, felice di non essere in quell’inferno completamente da solo.

Sakura rimase colpita dal suo atteggiamento una volta di più e, commossa, mormorò un buonanotte senza però chiudere gli occhi e rimanendo a fissarlo anche al buio quando lui spense la candela che illuminava la stanza.

In questo modo passarono altri giorni in cui tra i due si creò un’atmosfera serena e quasi priva di tensione. Sasuke ormai si fidava di lei, pensava che sarebbe scappata poco dopo essere arrivati ed invece, a distanza di sei mesi, era ancora lì con lui e ce la metteva tutta per essere all’altezza della situazione. Così il ragazzo iniziò a provare non solo stima verso di lei ma anche affetto, lo stesso che provava per Naruto ciò nonostante, ogni volta che era tentato di consolarla, si frenava e si ripeteva che certe debolezze lui non poteva permettersele e per questo in alcune occasioni la sgridava per delle stupidaggini. Nel frattempo Orochimaru intrecciava i fili della tela per far diventare Sasuke forte ma al contempo anche più spietato. Per fargli capire che ormai si fidava gli aveva dato piena autonomia e, con questa, il permesso di recarsi al villaggio ogni volta che voleva permettendogli di portarsi dietro quella mocciosa che non voleva lasciare sola al covo. I due ragazzi colsero l’occasione al volo e presero ad andare alle terme più spesso. Sakura approfittava di quei momenti per portarlo in una pasticceria, vagare per la città e in questo modo pian piano iniziarono a conoscere i paesani diventando quasi parte del villaggio.

Naturalmente il sannin non aveva lasciato nulla al caso, tutto rientrava nei suoi progetti e, come un’abile marionettista, muoveva i fili di quella povera gente così da sapere ogni loro minima mossa. Quando pensò che i ragazzi si fossero abbastanza ambientati e venendo a conoscenza del fatto che Sakura aveva fatto amicizia con Shina, la figlia del gestore delle terme, decise che era giunto il momento di agire. Aveva architettato quel diabolico e spietato piano per testare la lealtà del ragazzo ma anche per essere sicuro che non si fosse affezionato troppo a quella mocciosa. Difatti, se così fosse stato, l’avrebbe uccisa senza pietà poiché nessuno si doveva intromettere tra lui e il suo agognato contenitore. Quella mattina aveva detto a Kabuto di mandargli Sakura nel pomeriggio alle cinque in punto e così, dopo aver allenato Sasuke, invece di mandarlo via lo aveva trattenuto con la scusa che doveva parlargli. Entrambi rientrarono nella grotta e Orochimaru, una volta varcata la soglia della sala in cui era solito stare quando doveva parlare di cose importanti, si accomodò sulla poltrona al centro della stanza e, non appena avvertì la presenza della ragazzina, disse:

“Sasuke è ora che tu mi mostri fino a che punto sei disposto a obbedirmi”.

Sakura, che era vicino all’ingresso e aveva solo socchiuso la porta, si fermò tendendo le orecchie per ascoltare, non le piaceva quello che aveva appena sentito, era sicura che ci fossero guai all’orizzonte. Così, restando il più possibile ferma, rimase in attesa che l’altro riprendesse a parlare mentre Sasuke non disse nulla e restò a guardarlo, stringendo il pugno che aveva poggiato sul ginocchio, inquieto per ciò che gli avrebbe chiesto dato come era partito.

Orochimaru lo fissò dritto negli occhi e, avvertendo chiaramente il suo nervosismo, quasi impaziente di vedere la sua reazione, schietto e senza giri di parole, con una voce agghiacciante disse:

“Il signor Tomo Nakamura, il proprietario delle terme…voglio che tu lo uccida per me”.

“Cosa? E perché? Cosa può mai aver fatto?” esclamò l’altro scomponendosi per la prima volta davanti a lui da quando era arrivato.

“Deve per forza aver fatto qualcosa?” domandò gelido ma internamente divertito per essere riuscito a turbarlo.

“Se non ha fatto nulla perché vuoi che lo ammazzi?” chiese. Sapeva che Orochimaru era viscido, ma non ancora fino a che punto.

“Per il semplice motivo che te lo sto ordinando” rispose e a quelle parole vide Sasuke stringere ancora di più il pugno, serrare la mascella e guardarlo con odio, lo stesso che gli vedeva negli occhi quando nominava Itachi.

Intanto Sakura, che aveva udito ogni parola, sentì come se un coltello le si rigirasse tra le viscere ‹‹ Tomo…il padre di Shina! No, non è possibile, non può farlo… Sasuke non sarebbe così spietato›› pensò mentre l’orrore per tutta quella situazione cresceva a dismisura.

Nel frattempo, nella sala, il sannin, osservando l’espressione del ragazzo, continuò:

“Mi odi? Bene…è quello che voglio….domani ucciderai Nakamura, gli taglierai la gola quando sarà rincasato” dichiarò.

Ma a quelle parole Sasuke non poté non riflettere:

‹‹Come posso assassinarlo? Ci ho parlato, scherzato, conosco sua figlia e soprattutto è un’amica di Sakura… Sakura! È per questo maledetto!›› e una volta giunto a tale conclusione ribatté “e se mi rifiutassi?”.

“Potrei costringerti ad uccidere una persona a te assai più sgradita…” disse con un ghigno.

‹‹Maledetto bastardo›› pensò il ragazzo.

“Domani notte” continuò poi l’altro senza lasciare spazio a repliche, dopo di che ci fu un attimo di silenzio in cui il giovane ninja abbassò la testa e strinse entrambi i pugni così forte da conficcarsi le corte unghie nella carne, ma quel momento di calma fittizia fu interrotto dalla voce di Orochimaru il quale disse “entra ragazzina”.

Sakura, sentendosi chiamare, sobbalzò spaventata. Non credeva di essere stata scoperta ma, sapendo di non poter fuggire, si fece avanti fino ad arrivare al fianco di Sasuke fissando il sannin con un volto pallido e tirato.

“Ma che brutta cera piccola mia…” la canzonò lui con voce beffarda “ma tranquilla, ti ho chiamata per farti sapere che domani non dovrai allenarti e, al contrario, rimarrai tutto il giorno nella tua stanza visto che Sasuke ha una missione da svolgere….vero Sasuke?” continuò interpellandolo.

‹‹Bastardo, sei un maledetto bastardo….lo hai fatto apposta perché lei sentisse….” tuttavia non poté far altro che accettare visto che in gioco c’era la vita della compagna e così fece un debole cenno d’assenso.

“Va bene, ho capito. C’è altro?” rispose lei con la voce più ferma che poteva mentre dentro di sé sentiva solo la voglia di ammazzarlo per tutto il male che stava facendo a lei, a Sasuke e anche a tutti gli amici rimasti a Konoha.

“No, potete ritirarvi” replicò.

A tale affermazione i due si congedarono e silenziosamente tornarono in camera ma, non appena chiusero la porta, Sakura sbottò:

“Non lo farai vero? Non puoi farlo!”.

“Non ho altra scelta”.

“Certo che la hai! Rifiutare! Non posso credere che saresti disposto a compiere un’azione del genere…Sasuke ti rendi conto di chi stiamo parlando?” domandò avvicinandosi per fissarlo negli occhi.

“Rifiutare? Hai idea delle conseguenze che ciò comporterebbe?” disse gelido sentendo la rabbia salirgli dentro.

“Meglio allora sporcarsi con il sangue di persone innocenti che hai imparato a conoscere?” replicò lei decisa a non demordere anche se vedeva chiaramente che si stava alterando.

“Preferiresti che me le sporcassi con il tuo di sangue?” chiese sprezzante.

“I-il mio?” balbettò confusa.

“Si, il tuo…” ripeté guardandola anche lui con espressione fredda ed impassibile come era solito fare quando voleva intimorire qualcuno e chiudere il discorso.

“Se servisse a salvare delle vite innocenti si!” rispose però lei con tono sicuro ‹‹se così fossi sicura che non uccideresti persone che non centrano nulla te lo lascerei fare, tanto anche ora la mia vita è nelle tue mani. Dipendo da te per ogni cosa, se decidessi di abbandonarmi mi ucciderei…come fai a non capirlo?››.

Ma quella frase ebbe solo l’effetto di irritare maggiormente l’Uchiha lui, che sarebbe stato disposto a sporcarsi le mani pur di salvarla, non solo doveva sopportare il peso della vita innocente che da lì a poco avrebbe preso ma anche sentirsi rivolgere tali parole e così, in un impeto di rabbia, attivò lo sharingan e poi con una mano le afferrò il sottile collo dicendo:

“Nei sei sicura? Saresti disposta a morire e a lasciarmi per un estraneo? È questo ciò che mi stai dicendo?”.

“Dico solo che la mia vita è nelle tue mani e che per evitarti un dolore te la offrirei…tanto lo so che non ti importa molto di me” rispose carezzandogli il viso anche se si sentiva spaventata a morte.

Ma Sasuke, sentendo ciò che diceva, si infuriò ancora di più:

‹‹E se non me ne importasse nulla pensi che lo ucciderei dannazione?›› tuttavia lasciò la presa e, disattivando lo sharingan, disse “vattene”.

Sakura si massaggiò il collo e, pur sentendosi la gola bruciare, parlò nuovamente:

“No, non me ne vado” sussurrò.

“Non lo capisci vero? Bene, se non te ne vai tu lo farò io e quando torno non voglio trovarti qui” disse e, senza ammettere repliche, uscì.