Gelosia – parte 1

Paura o imbarazzo

Si erano ormai fatte le 7.00 di sera, un’ora in cui solitamente avrebbero dovuto lasciare la scuola già da un bel pezzo se, dopo l’uscita delle principesse che era stata posticipata, non si fossero messi nuovamente a discutere e a scherzare sulla recita. Fu Tamaki, visto l’orario e volendo restare da solo con Haruhi, ad interrompere la conversazione decidendo che era davvero arrivata l’ora di congedarsi così, dopo essersi salutati, ognuno tornò a casa propria. Dato che fuori era buio e faceva molto freddo, i gemelli decisero di farsi andare a prendere invece di tornare a casa a piedi come di tanto in tanto facevano, e mentre aspettavano la macchina, notando che il fratello non gli rivolgeva la parola, Hikaru per spezzare il ghiaccio che si era nuovamente creato tra di loro disse:

“Avevi ragione tu…era solo uno stupido malinteso…”.

“Intendi la faccenda di Kyoya?”.

“Si…” rispose con un sorriso l’altro che, subito dopo, si apprestò a raccontargli tutta la storia.

“Ah meno male…” esclamò Kaoru visibilmente sollevato.

“Sei più tranquillo adesso?”.

“Beh si, almeno ora so che Kyoya non ha problemi” disse ma nel frattempo pensò ‹‹già però rimangono i miei, come la mettiamo con quelli?›› e rimase a fissare inquieto l’oscurità circostante “oh ecco la macchina…” esclamò pochi secondi dopo vedendo i fari avvicinarsi e vi salì ringraziando mentalmente l’autista per il suo tempismo.

Hikaru entrò a sua volta e per tutto il tragitto non fece che guardarlo con la coda dell’occhio.

Una volta arrivati a casa cenarono e dopo qualche chiacchiera coi genitori si diressero in camera dove fu Kaoru stavolta a rompere il silenzio.

“Hai pensato a cosa fare nel week-end? Andiamo via con mamma e papà? Ti va? Vado a fare il bagno…o vuoi farlo tu per primo?” chiese parlando affrettatamente essendo leggermente nervoso per il fatto di trovarsi in stanza da solo con lui.

“Non mi va di partire con loro, ma se vuoi tu puoi andare… No vai pure, lo farò dopo” rispose il gemello.

“Ah! Ok…” furono le uniche parole che uscirono in risposta dalla sua bocca fattasi all’improvviso secca. Poi, senza aggiungere altro, uscì per dirigersi in bagno dove aprì l’acqua calda e, una volta immersosi nella vasca, pensò ‹‹cavoli deve essere proprio arrabbiato per dirmi di andare anche senza di lui, oh no! Non volevo ferirlo… E ora che faccio? Parto o rimango qui? Ma se vado via ci rimarrà ancora più male, d’altronde se resto…beh c’è lo stesso pericolo››.

Hikaru, che nel frattempo era rimasto in camera, si sedette alla scrivania e, presa una penna ed un pezzo di carta, si mise a scarabocchiare. Difatti mentre pensava tirava linee a caso formando strane figure geometriche che poi cancellava ripassandoci nervosamente sopra.

‹‹Se parte mi sta evitando, se resta forse avrò modo di capire cosa diavolo gli passa per la testa…possibile che sia solo perché quella sera ho esagerato? Mhh…ho un unico modo per scoprirlo…›› e restò lì ad arrovellarsi su quelle supposizioni.

Kaoru, frattanto, stette ammollo per parecchio tempo e alla fine si risolse a uscire, anche se non aveva ancora preso una decisione, solo perché pensava che il bagno servisse anche al fratello e una volta rientrato in camera lo informò:

“Ho fatto, puoi andare se vuoi”.

Ma Hikaru, assorto com’era dai suoi pensieri, non lo sentì e di conseguenza non gli rispose cosicché l’altro, vedendo il suo sguardo perso, gli si avvicinò e lo scrollò per una spalla dicendo:

“Ehy mi hai sentito?”.

Il ragazzo, a quel semplice contatto, sobbalzò per lo spavento, si voltò verso di lui guardandolo con occhi un po’ stralunati e, con il cuore che sembrava volergli uscire dal petto, mormorò:

“Eh?”.

“Non mi stavi ascoltando vero? Ho detto che ho finito in bagno, puoi andare se vuoi” ripeté Kaoru continuando a stringerlo per la spalla.

“Oh si… Grazie” e si alzò dalla sedia per avviarsi.

Una volta entrato si fece una doccia veloce dato che era un po’ stanco e, quando ebbe finito, tornò subito in camera dove si rivestì e si mise a letto. Non appena fu sotto le coperte dopo un attimo di esitazione si girò verso il fratello, steso accanto a lui, e gli chiese:

“Allora? Parti con loro o resti qui con me?”.

“Tu non vuoi proprio venire?” domandò l’altro ancora incerto sul da farsi.

“No, sono molto stanco…” mentì.

“Capisco, rimango qui anch’io allora”.

“Davvero?” chiese il gemello che a quelle parole si era illuminato.

“Si” rispose Kaoru stupito che quelle parole fossero uscite spontaneamente dalla propria bocca senza che se ne accorgesse.

“Evviva” esultò Hikaru buttandosi tra le sue braccia.

“He he, piano o mi soffochi” ridacchiò divertito da quella reazione sincera.

“Scusa è che sono così felice…pensavo che non saresti rimasto…” rispose allentando la presa.

“Che scemo che sei, come faccio a lasciarti da solo? Ti annoieresti senza di me e stresseresti il maggiordomo” lo prese in giro.

“Già…mi annoierei a morte” affermò malizioso.

Kaoru a quelle parole gli scompigliò i capelli e disse:

“Pensiamo a qualcosa di divertente da fare allora, che ne dici di andare al cinema? O hai già qualche altra idea?”.

“Il cinema andrà benissimo…e magari poi potremmo fermarci a mangiare qualcosa in un ristorante”.

“Mmhh si va bene, allora aggiudicato” sorrise, in quel momento era proprio felice di aver deciso di rimanere.

“Perfetto allora dormiamo…così domani saremo in forma smagliante” disse di rimando l’altro tutto contento accoccolandosi al suo fianco.

“D’accordo” rispose stringendolo tra le braccia.

“Beh? Non me lo dai il bacio della buonanotte stasera?” domandò Hikaru.

A quella dolce richiesta Kaoru si abbassò sfiorandogli lievemente le labbra e, a quel tenero gesto, il fratello sorrise soddisfatto così, dopo essersi augurati la buonanotte, poco dopo tutti e due sprofondarono tra le braccia di Morfeo. La nottata trascorse tranquilla e ricca di bei sogni che, dopo gli ultimi avvenimenti, servì a rilassare entrambi. Infatti quel sabato mattina si svegliarono di buon ora, ambedue di ottimo umore e, cosa più importante, davvero riposati. Senza perdere tempo scattarono giù dal letto, si lavarono, misero qualcosa addosso e, dopo aver salutato i genitori che partivano per il week-end ed averli rassicurati come al solito dicendo loro che sarebbero stati benissimo anche a casa da soli, passarono la mattinata a studiare per avere il resto del pomeriggio libero. Quando si fu fatta ora di pranzo chiusero i libri e dopo aver mangiato si misero a sfogliare il giornale per vedere i titoli in uscita quando all’improvviso Kaoru, tutto eccitato, esclamò:

“Guarda! Il nuovo movie di Bleach ‹The DiamondDust Rebellion›, andiamo a vedere questo eh? Eh? Ti prego dai!”.

“D’accordo” acconsentì Hikaru vedendo l’entusiasmo del gemello “però dopo il ristorante lo fai scegliere a me intesi?”.

“Si, si certo” saltellò tutto felice “dai andiamo a vestirci allora!”.

Così i ragazzi corsero a prepararsi e, quando furono pronti, si incamminarono verso il cinema. Come al solito lungo la strada vennero ammirati da tutti, ma non vi badarono minimamente essendo entrambi rapiti l’uno dall’altro. Una volta arrivati presero i biglietti e si diressero in sala accomodandosi sulle poltroncine. Hikaru era davvero felice di vedere il fratello così allegro, dato che erano giorni che non lo vedeva sorridere con il cuore e, per tutta la durata dello spettacolo, non fece altro che fantasticare sul ristorante e sul fatto che forse, quella sera, l’altro sarebbe stato di buonumore ed in vena di coccole. Era così preso dai suoi pensieri che non solo non seguì minimamente il film ma addirittura non si accorse neanche della sua fine.

“Waaa fantastico non è vero?” esclamò Kaoru non appena si riaccesero le luci in sala.

“Eh? Ah, si… Davvero molto bello…” rispose cercando di sembrare il più interessato possibile.

“Allora andiamo a fare un giro al centro e poi a mangiare? A proposito hai già deciso dove?” domandò il ragazzo tutto contento alzandosi.

“Si…pensavo cucina italiana!”.

“Buona idea! Dai andiamo che ho proprio voglia di fare una bella passeggiata” disse prendendolo per la mano e tirandolo fuori sorridendo.

Hikaru si lasciò trascinare, sempre più felice che il fratello fosse finalmente di buonumore.

Come l’altro aveva chiesto fecero un giro per negozi ed entrambi si comprarono sciarpe e guanti uguali, un paio di camice e dei pantaloni, poi Hikaru scorse in una vetrina un maglione nero e, decidendo che doveva assolutamente essere suo, anche se un po’ timidamente, visto che avevano già comprato altre cose domandò:

“Ti va di entrare e chiedere quanto costa?”.

“Ma certo, in effetti è molto bello” assentì Kaoru.

“Evviva” esultò.

Quando entrarono, ovviamente, la commessa fu ben felice di servirli, infatti oltre quello che avevano richiesto gli fece vedere molti altri articoli, uno più bello dell’altro, e così quando uscirono si trovarono con ben tre buste a testa che si andarono a sommare a quelle che già avevano.

“Forse ci siamo lasciati prendere un po’ la mano…” dichiarò Hikaru scoppiando a ridere.

“Si, forse, però era da parecchio che non facevamo un bel giro come questo” disse Kaoru ridendo a sua volta e, prendendogli un po’ a fatica la mano dati gli impicci, continuò “dai, ora andiamo a mangiare che ho una fame da lupi!”.

“Si!”.

Immediatamente chiamarono un taxi e si fecero portare al posto prescelto, un lussuosissimo ristorante italiano. Quando entrarono i ragazzi vennero fatti accomodare ad un tavolo al centro della sala, in questo modo gli occhi di tutti erano puntati su di loro e non sarebbe potuto essere altrimenti data la loro bellezza ed eleganza nei movimenti. Di comune accordo decisero di saltare l’antipasto e si dedicarono con entusiasmo ad una grande porzione di lasagne, mentre per secondo scelsero una bella bistecca. Naturalmente il pasto fu accompagnato da un ottimo bicchiere di rosso d’annata, infatti i ragazzi anche se non avvezzi all’alcol erano perfettamente in grado di gustare un vino di qualità. Una volta terminato il cameriere si avvicinò premurosamente per chiedere se desiderassero il dolce ma, essendo sazi, entrambi rifiutarono.

“Oh mio dio che mangiata! Ma hai notato che la gente qui non ci ha tolto gli occhi di dosso un attimo?” disse Kaoru appoggiandosi allo schienale della sedia.

“Si…sarà perché siamo i più belli della sala?” rispose Hikaru sarcastico.

“Ma dai, smettila di scherzare io dicevo sul serio!”.

“Già…non so forse non hanno mai visto dei gemelli…”.

“Chissà… Allora andiamo? Oppure vuoi qualcos’altro?”.

“No, no per carità sono pieno!” affermò, poi si girò per cercare il cameriere con lo sguardo facendogli cenno di avvicinarsi e, quando questi fu davanti a lui, gli porse la carta di credito con cui l’altro si diresse a saldare il conto.

Al suo ritorno i ragazzi si alzarono lasciando ovviamente sul tavolo una generosa mancia e, una volta usciti all’aria frizzante della sera, si incamminarono mano nella mano verso casa.

“È stata una giornata meravigliosa…non vedo l’ora di arrivare…” disse Hikaru stringendogliela.

“Si, chiamiamo un taxi per tornare fa piuttosto freddo”.

“Certo” e mentre lo aspettavano si sedettero vicini su di una panchina per riscaldarsi.

Fortunatamente la vettura arrivò piuttosto presto, salirono e, durante il tragitto, Kaoru continuò a commentare il film che avevano visto, infervorandosi sempre di più via via che ne parlava, non smettendo nemmeno una volta tornati a casa. Hikaru lo ascoltò per tutto il tempo, anche mentre si provava i vestiti nuovi e, successivamente, si metteva il pigiama finché, esasperato, non si girò verso di lui e, spingendolo sul letto, gli tappò la bocca con un bacio. Kaoru per quel gesto così improvviso, inizialmente restò spiazzato, ma si riprese quasi subito e staccatosi scherzosamente disse:

“Che c’è? Di solito ti lamenti che non parlo….”.

“Appunto! Quando è tanto e quando è niente” rispose ridendo.

“Umpf” sbuffò mettendo un po’ il broncio.

L’altro se la rise nel vedere la sua faccia ma poi si avvicinò con l’intenzione di dargliene un altro.

“Questo è per farmi perdonare…”.

Il fratello lo guardò protendersi verso di lui e decise di non spostarsi anzi, quando sentì quelle labbra toccarlo, il suo cuore iniziò a battere più forte e, istintivamente, gli strinse brevemente una mano. Hikaru, standogli sopra, gli posò un palmo sul petto e lo spinse per fargli poggiare la schiena sul materasso e pian piano iniziò ad insinuare la lingua nella sua bocca, cercando quella del fratello mentre con la mano libera iniziava ad accarezzagli lievemente il viso. Gli era mancato tantissimo quel contatto, anche se in realtà erano passati a malapena due giorni. Kaoru non fece alcuna resistenza e, al contrario, si lasciò guidare dal gemello intrecciando la lingua con la sua e buttandogli le braccia al collo, in quel momento infatti si sentiva tranquillo e nessun campanello d’allarme stava squillando nella sua testa. Hikaru, intanto, sentendolo totalmente rilassato continuò a baciarlo, scendendo poi sul collo dove, soffermandosi a succhiare delicatamente in alcuni punti, gli lasciò dei segni rossi. Lo sentiva mugolare e muoversi sotto le sue carezze e questo iniziava ad eccitarlo così proseguì e, sempre piano, fece scendere anche la mano, che era ancora appoggiata sul suo torace, per introdurla sotto la maglia in modo da potergli carezzare il caldo e liscio petto. Il fratello nel frattempo iniziò a passargli le mani tra i capelli e a baciarlo delicatamente sul lobo di un orecchio seguendo poi la linea della mascella per scendere al collo sul quale diede dei lievi morsetti. A quei gesti Hikaru gemette sommessamente passando dal petto all’addome, dove interruppe il contatto tra pelle e palmo per iniziare a sbottonargli la giacca del pigiama divenuta oramai troppo ingombrante.

Kaoru sotto quelle carezze sospirava e, senza rendersene conto, si dimenava strusciandosi contro il basso ventre del gemello il quale sentiva il suo membro farsi sempre più duro. Infatti, una volta sbottonato il pezzo di sopra del pigiama, Hikaru prese a baciarlo sul torace lasciando anche lì dei visibili segni rossi ma nel farlo alzò il bacino, mettendosi a gattoni, poiché non desiderava toccare troppo la pancia del fratello con la propria per impedirgli di accorgersi della reazione che i suoi movimenti avevano provocato nel suo corpo. Continuò così a baciarlo fino a che non decise di osare iniziando a leccargli un capezzolo ma, a quel contatto, Kaoru trasalì infatti, non appena quella lingua umida gli aveva sfiorato la pelle sensibile, una scarica di piacere gli si era immediatamente diffusa per tutto il corpo così, stringendo le spalle al fratello, mormorò il suo nome:

“Hikaru…”

Questi lo udì e, vedendo che non lo fermava e che al contrario gli piaceva, proseguì iniziando a succhiarlo delicatamente. Continuò per un po’ fino a che, stanco di quella posizione, non decise di sedersi sopra di lui ma non per questo smise ciò che stava facendo, infatti, una volta adagiatosi in posizione eretta sul suo ventre, prese a stimolargli i capezzoli con le dita facendo delle leggere pressioni su di essi, procurandogli così ulteriori gemiti. Gli piaceva sentirlo e, ora che gli si era seduto sopra, dato che il gemello continuava a dimenarsi, avvertì qualcosa di duro toccargli il fondoschiena e rendendosi conto che anche lui si stava eccitando non poco, decise di spostarsi di lato in modo da potersi muovere meglio. Così interruppe per un attimo le sue carezze e si lasciò scivolare di fianco, dopo di che riprese a toccarlo dolcemente, facendo scendere la mano all’ombelico e, quando l’altro si fu girato verso di lui, tornò a baciarlo sulle labbra.

Kaoru, intanto, si stava lasciando trasportare da tutte quelle emozioni, non capiva più nulla, in quel momento era solo consapevole di quella lingua che cercava la sua e di quelle mani che lo accarezzavano. Non sapeva bene come comportarsi ma deciso a ricambiare iniziò a sfiorare anche lui il petto del fratello, il quale fu ben felice di quel contatto e, dal canto suo, continuò a stuzzicarlo per un po’ finché alla fine non fece scendere ulteriormente la mano ed iniziò a toccarlo tra le gambe da sopra i pantaloni. A quell’ultimo gesto, però, Kaoru avvertì come una freccia di ghiaccio penetrare il velo di piacere che lo aveva ottenebrato e si irrigidì leggermente soffocando un gemito ma cercò di resistere e, facendo finta di nulla, continuò a baciarlo smettendo tuttavia di carezzarlo. Fortunatamente Hikaru non se ne accorse ma, al contrario, notò il mugolio che gli si era strozzato in gola e successivamente la sua gamba sfiorarlo in mezzo alle proprie eccitandolo più di quanto già non fosse. In quel momento infatti dovette trattenersi per non afferrare la mano del gemello e poggiarsela sul proprio corpo esattamente come e dove era la sua. Poi improvvisamente si chiese perché il fratello avesse cessato di toccarlo, ma subito pensò che si fosse solo intimidito quindi non si fermò anzi continuò infilandogli la mano prima sotto i pantaloni e poi nella biancheria, afferrandogli il membro per iniziare a massaggiarlo delicatamente. Kaoru cercò con tutto se stesso di lasciarlo fare e di rilassarsi ma non vi riuscì, era più forte di lui, era troppo imbarazzato, non ce la faceva proprio a continuare. Così gli posò una mano sul braccio e, quasi con le lacrime agli occhi, disse:

“Hikaru…fermati…”.

“Cosa? Perché?” sussurrò questi.

“Io…perdonami, non ce la faccio a continuare…” mormorò con voce strozzata.

Il ragazzo, notando che stava per piangere si arrestò e, immediatamente, ritirò la mano. In quel momento mille pensieri gli affollavano la mente e, primo tra tutti, era chiedersi cosa avesse sbagliato. Nel frattempo lo guardava, voleva tranquillizzarlo ma non riusciva a trovare le parole. Si era eccitato e anche il fratello lo era, lo sentiva…allora perché lo aveva fermato? Che non gli fosse piaciuto la volta prima? Che fosse troppo imbarazzato? Ma alla fine riuscì solo a biascicare uno:

“Scusa…”.

“No, perdonami tu…io…io…non volevo” rispose mordendosi un dito.

“Smettila ti farai male…” disse Hikaru togliendoglielo dalla bocca.

L’altro non riuscì a dire niente e si rannicchiò, gli sembrava di avere una pietra sopra il petto che lo schiacciava e faceva fatica a respirare, per di più sapeva che stava per scoppiare a piangere e non voleva! Perché doveva comportarsi così quando quello che stavano facendo gli piaceva? Per quale motivo aveva tutte quelle paure?

“Sta tranquillo è tutto a posto…” cercò di rassicurarlo il fratello “non è nulla, ho corso troppo…” e nel dirlo gli carezzò una guancia, poi non sapendo cosa fare continuò “io vado a sciacquarmi, ma tu prometti di stare calmo?”.

Kaoru non riuscì a parlare quindi annuì semplicemente.

“Bene” replicò Hikaru che, datogli un bacio sulla fronte, si alzò ed andò in bagno dove, dopo aver chiuso la porta, ci si appoggiò contro lanciando un gran sospiro e, impulsivamente, si domandò ‹‹ perché mi ha fermato…? Forse non so toccarlo? Oppure è perché non riesco a dargli piacere? ››.

Poi abbassò lo sguardo e vide i pantaloni ancora gonfi sul davanti. Si era già trattenuto la volta scorsa ma ora era diverso, voleva sapere se sbagliava qualcosa e così fece lentamente scivolare la mano sul suo basso ventre iniziando a toccarsi.

Kaoru intanto non si dava pace per quello che aveva fatto, non riusciva a capire da dove venissero tutte quelle paure, né cosa doveva fare per risolvere la faccenda. Non poteva continuare così, soprattutto per il fratello che ci era rimasto evidentemente male.

‹‹A proposito ma dov’è? Perché ci sta mettendo così tanto? ›› si chiese.

Dato che era ancora sul letto si alzò e decise di andarlo a cercare anche perché, nonostante tutto, non voleva stargli lontano, aveva bisogno di sentirlo vicino. Così si diresse verso il bagno ma, aprendo senza bussare, rimase a bocca aperta di fronte alla scena che si trovò di fronte. Infatti Hikaru, proprio in quel momento, era venuto nella sua stessa mano e sentendo la porta aprirsi si girò di scatto sbiancando nel vedere il gemello ritto sulla soglia.

“Ka-Kaoru…” balbettò ed istintivamente prese un pezzo di carta igienica per pulirsi.

Questi, che era diventato color pomodoro, mormorando uno stentato “scusa” fece per andarsene ma Hikaru, si tirò velocemente su i pantaloni e, correndogli dietro, gli afferrò un braccio con la mano pulita e, quasi urlando, gli disse:

“Aspetta!”.

“Scusami se non ho bussato, lasciami andare” rispose l’altro senza fiato come se avesse corso per chilometri.

A quelle parole il fratello lasciò la presa ma mormorò:

“Ti faccio così tanto schifo?”.

“Eh? Ma no, che dici?” rispose Kaoru girandosi di scatto, fulminato da quelle parole. Non aveva mai pensato una cosa del genere.

“Io…volevo vedere se per caso sbagliavo qualcosa…se fosse perché non so toccarti che mi hai fermato e…perché non sono riuscito a trattenermi…sono umano anche io, i tuoi movimenti mi hanno fatto eccitare molto più dell’altra volta…perdonami…non volevo che mi vedessi…” disse quasi con le lacrime, se solo avesse potuto si sarebbe volentieri sprofondato sottoterra.

Kaoru era senza parole, non voleva ferire il fratello e invece ci era riuscito mentre questi si preoccupava così tanto per lui e, non sapendo cosa dire, fece l’unica cosa che gli venne in mente, l’abbracciò. Hikaru dal canto suo si sentiva sporchissimo per ciò che aveva fatto, mai avrebbe voluto che il gemello lo vedesse, così a quel contatto si irrigidì e per la prima volta non lo ricambiò. Difatti aveva come la sensazione che toccandolo avrebbe sporcato anche lui.

Kaoru, sentendo che l’altro era riluttante ad abbracciarlo, si maledì una volta di più per tutte quelle sue paure che avevano fatto stare male la persona per lui più importante al mondo! Gli prese il viso tra le mani e guardandolo negli occhi dichiarò:

“Scusami è tutta colpa mia…”.

“No…” riuscì solo a replicare.

“Si, è colpa mia che ti ho ferito, mi dispiace non volevo…”.

“Ti prego smettila…” disse dato che le sue scuse lo facevano sentire solo peggio. Poi si scostò e si diresse verso il lavandino dove si lavò le mani e la faccia, cercando con tutto se stesso di trattenere le lacrime e pensando ‹‹come ho potuto rovinare una così bella giornata…? Fino a poche ore fa Kaoru rideva, era felice, ed ora a stento entrambi ci tratteniamo per non scoppiare a piangere… Come faccio ad essere così maledettamente stupido?››. Una volta finito prese l’asciugamano, si tamponò il viso e, dopo averlo posato, si voltò nuovamente verso il fratello, lo guardò dritto negli occhi e, il più dolcemente possibile, disse “non è colpa tua… Non pensarlo nemmeno!”.

“E invece si! Perché ho tutte queste paure assurde che mi bloccano e non riesco a comportarmi liberamente! Mentre tu sei così premuroso nei miei confronti… Sono un cretino, ti prego perdonami!”.

“Se è solo per paura e per il fatto che questa ti causa dei blocchi allora non devi preoccuparti… Giuro che non ti sfiorerò più con un dito fino a che non sarai pronto” affermò, ripromettendosi che non lo avrebbe più toccato fino a quando non fosse stato il fratello a fargli capire che poteva “ma se c’è dell’altro…devi dirmelo”.

“Ma no, cos’altro vuoi che ci sia?” chiese quasi sul punto di piangere, aveva rovinato una serata perfetta.

“Non so, magari dopo quello che ho fatto…” rispose abbassando la testa “…o magari è perché siamo fratelli, o perché ti da fastidio toccarmi essendo io stesso un ragazzo… Qualsiasi cosa io devo saperla…”.

“No, no, no! Ti prego, non metterti certe idee in testa, non è così! Te lo giuro io…io ti amo” disse lasciando ormai uscire liberamente le lacrime.

“Non volevo farti piangere…perdonami” sospirò cercando di trattenersi a sua volta. Doveva essere forte per entrambi…ora doveva calmarlo, si sarebbe sfogato dopo “ti credo…ma ora smettila, non voglio vederti così. Ho pensato delle stupidaggini…” e nel dirlo cercò di accarezzargli i capelli, gesto che fu di una rigidezza unica in quanto si sentiva ancora sporco per ciò che aveva fatto poco prima.

Kaoru invece gli gettò le braccia al collo e, stringendolo forte, lo implorò:.

“Va bene, la smetto ma tu abbracciami non voglio sentirti lontano”.

Hikaru lo assecondò, ma la cosa non cambiava, era rigido tuttavia non voleva farlo preoccupare quindi sussurrò:

“Ti amo da impazzire…e questo non cambierà mai”.

Nonostante quelle parole Kaoru sentiva che il fratello stava ancora male e che non lo abbracciava come al solito, era distante…ma non sapeva cosa fare per farlo stare meglio quindi, guardandolo negli occhi, gli chiese:

“Andiamo di là?”.

L’altro annuì ma non appena arrivarono in camera, al solo pensiero di doversi mettere nel letto con lui, un brivido gli percorse la schiena. Aveva bisogno di piangere, sfogarsi ma non voleva farlo davanti al gemello per non farlo preoccupare né tanto meno farlo sentire in colpa, perché se c’era, quella era solo sua che si era lasciato trasportare troppo facilmente. Rimase quindi immobile e, non sapendo come defilarsi, alla fine disse la prima cosa che gli venne in mente.

“Ascolta io…ho bisogno di mangiare qualcosa…scendo di sotto e torno, tu mettiti pure a letto”.

“Vengo anch’io così ti faccio compagnia”.

“N-no, non preoccuparti…resta pure qui…ci metto poco…”.

“Mmhh va bene” disse anche se non molto convinto.

Hikaru abbozzò un sorriso e, con suo sollievo, uscì dalla stanza. Una volta scese le scale, arrivò nel salone e, appurato che il fratello non lo aveva seguito, si lanciò letteralmente sul divano lasciando finalmente libero sfogo alle lacrime di vergogna e frustrazione che, faticosamente trattenute, ora gli rigavano le guance e soffocando i singhiozzi nel cuscino affinché l’altro non li sentisse a causa del silenzio che regnava nella casa. Come avrebbe fatto a dormire ancora con lui? Come avrebbe resistito standogli così vicino? Come avrebbe potuto guardarlo ancora negli occhi dopo ciò che gli aveva visto fare?

Nel frattempo, in camera, Kaoru si lasciò cadere sul letto e sprofondò con la faccia nel guanciale.

‹‹ Voleva stare da solo, altro che mangiare! Ma che imbecille che sono stato…stare zitto no eh? In fondo mi piaceva quello che stavamo facendo…e ora sono sicuro che si sente in imbarazzo per quanto è accaduto in bagno…ho rovinato tutto›› pensò mentre nuove lacrime amare gli scendevano dagli occhi e andavano a bagnare la federa.