Autoconclusivo

Autoconclusivo

Questa è una storia che ho scritto un po’ di tempo fa, è la mia prima one shot su Naruto in assoluto.

Titolo: Io… il demone…

Autrice: Sabidream/Yokari90

Pairing: SasukexNaruto

Raiting: Shonen-ai, Pg

Capitolo: 01/01

Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma Masashi Kishimoto e non intendo usarli a scopo di lucro. Grazie per averli inventati!!!

Note: Questa storia si svolge ai tempi dell’accademia, quando Naruto e Sasuke erano solo dei bambini, non combacia per nulla con i tempi del manga, perciò consideratela una What if?

Riassunto: Naruto è solo, visto con odio da tutti, ma non sa il perchè. Nessuno vede Naruto per quello che è veramente, oppure no?

IO… IL DEMONE…

Naruto…

Ha solo undici anni…

Perchè tutti mi evitano?

Perchè tutti mi odiano?

Sono queste le domande che si pone…

Domande senza risposta…

Naruto…

Ha solo undici anni…

Adesso è diventato un teppistello…

Tutti lo giudicano per quello che vedono…

Anzi, per quello che vogliono vedere…

Non vedono un bambino che piange…

Un bambino che soffre…

Un bambino che è solo…

– NARUTOOOOOOOOO!!!!!!! –

Un altro urlo del maestro Iruka, oramai è diventata una cosa ordinaria nella scuola per allievi ninja di Konoha.

Ebisu nella classe accanto, quella dell’ultimo anno, non vi badò più di tanto, anche perchè, finito quel percorso formativo, sarebbe diventato l’istruttore personale di Konohamaru, il nipote del Terzo Hokage.

Si limitò ad aspettare che l’urlo finisse e riprese a tediare la classe con i suoi discorsi monotoni, tanto che non si accorgeva che nessuno di loro seguiva nulla.

Nel frattempo il piccolo Naruto si ritrovava impegnato nella corsa per la salvezza. Iruka gli era alle calcagna, il volto rosso dalla rabbia e gli occhi completamente bianchi come la vernice che gli aveva sporcato la testa e la maglia.

Questa volta Naruto non l’avrebbe passata liscia, non solo aveva posizionato un barattolo di vernice in modo che cadesse in testa al maestro, ma prima aveva riempito il bagno delle ragazze con rane e rospi. Ovviamente si aspettava che Iruka lo venisse a sapere e perciò sarebbe stato poco disposto a venire a patti, quindi aveva deciso di raffreddarlo… con una bagno di tintura!

Il biondino saltò fuori dalla finestra, il tocco con l’aria fresca gli fece pregustare la libertà, una mattina libera da impegni, ma i suoi sogni furono bruscamente interrotti dal maestro.

Iruka lo afferrò per la maglietta appena in tempo e lo trascinò bruscamente dentro l’edificio scolastico.

– Dove credevi di andare?!? – sbottò furente, il suo sguardo era uguale ai mille che Naruto riceveva ogni giorno. Il bambino distolse lo sguardo e sbuffò.

– Come se avessi fatto qualcosa di grave! Non si è fatto male nessuno, no? –

– Non è questo il punto! – Iruka lo prese per le spalle e lo costrinse a voltarsi verso di lui – Non lo capisci che non puoi prenderti certe libertà? Ci sono delle regole da seguire Naruto! E nessuno può permettersi di infrangerle, nemmeno tu! –

Naruto strinse gli occhi, aveva voglia di piangere, ma non lo avrebbe mai fatto davanti a nessuno, non aveva bisogno di pietà.

– Io diventerò Hokage! Così tutti dovrete rispettarmi! – gridò puntando il dito verso il maestro, il quale arretrò per evitare di rimanere ciecato.

– Guarda che nessuno ti rispetterà mai se non sarai tu a portare rispetto per primo! – lo ammonì duramente Iruka.

Naruto strinse i pugni, nella sua mente scorrevano le immagini di occhi che lo guardavano minacciosi, nelle orecchie voci di persone che lo chiamavano mostro o demone, ma lui non sapeva il motivo di tanto astio. Cosa aveva fatto per meritarsi tutto questo?

– E allora perchè gli altri non me ne portano?!? – chiese ad alta voce, per evitare che ne fuoriuscisse qualche suono compromettente – Io mi farò rispettare diventando Hokage! Punto! – concluse, poi voltò le spalle al maestro e corse via.

Iruka decise di lasciarlo stare da solo per un po’, avrebbe tentato di farlo ragionare dopo.

Fece scorrere la porta della classe.

– Ragazzi scusate il rit…eh? – il maestro si guardò intorno, la classe era vuota e disordinata, bè, vuota escludendo Sakura.

– Maestro Iruka! – la ragazzina si alzò in piedi trafelata – Io ho cercato di convincere gli altri a non uscire, però se ne sono andati via non appena lei ha inseguito Naruto! – concluse con le lacrime agli occhi.

” E Ino di sicuro è andata dietro a Sasuke!!! ” pensò rabbiosa.

– Per oggi la lezione si conclude qui… – mormorò stancamente Iruka, Naruto aveva vinto anche quella volta.

Intanto Naruto stava camminando per le strade della città, lo sguardo basso per evitare di incrociare gli occhi furibondi dei cittadini.

Era diretto al bosco che attorniava Konoha, lì si allenava ogni giorno per diventare sempre più forte. A scuola era l’ultimo della classe, nonostante tutti i suoi sforzi non era mai riuscito a superare Sasuke Uchiha, il migliore in tutto e anche per quanto riguardava l’amore, dato che tutte le ragazze facevano a gara per uscire con lui. Solo che il moro sembrava non interessarsi più di tanto alle attenzioni che riceveva, lanciava al mondo occhiate annoiate, come se nulla fosse degno di circondarlo, si rinchiudeva in silenzi che tutte ritenevano bellissimi, ma che a Naruto davano fastidio, perchè dopotutto cosa gli sarebbe costato considerare le persone accanto a lui?

Gli occhi azzurri del ragazzino si fermarono su di un bambino di circa sette anni che era a terra che piangeva disperatamente; le sue ginocchia erano sbucciate e dei rivoli di sangue scendevano per le gambe.

Un uomo si avvicinò a lui e lo prese in braccio, lo consolò. Le lacrime cessarono poco a poco e fecero posto al sorriso di un bambino, il più bello.

Naruto rimase rapito ad osservare la scena, gli ricordava qualcosa, qualcosa che probabilmente aveva seppellito nei ricordi bui che aveva, troppi per un ragazzino della sua età.

Finalmente lo vide, un bambino di cinque anni a terra, piangeva disperatamente, le braccia e le gambe escoriate, il sangue macchiava il terreno e il suo pianto si protraeva disperato.

Ma per lui non c’era pietà, solo odio, nessuno si fermava, nessuno vedeva oltre la coltre di pregiudizio che attorniava quella creatura innocente.

Il bambino rimase immobile per ore, poi finalmente iniziò a capire che nessuno sarebbe mai arrivato per lui; si alzò, barcollante e tremante dal dolore e, a passi lenti e misurati, si trascinò a casa sua, dove nessuno lo aspettava e mai nessuno lo avrebbe aspettato…

Naruto scosse la testa e si asciugò gli occhi lucidi, doveva allenarsi, non rivangare episodi che detestava.

Passò attraverso il reticolato d’odio della città e infine giunse nella solitudine del suo piccolo spazio di allenamento.

– Oggi voglio provare di nuovo con la trasformazione! – si disse prendendo posizione. Concentrò le sue energie per richiamare il chakra, una scia blu l’avvolse.

– Adesso! Tecnica della trasformazione! –

Uno sbuffo di fumo e non c’era più Naruto, adesso c’era il Terzo Hokage. Bè, qualcuno che dava la sua idea per lo meno, il labbro inferiore era troppo pronunciato e l’altezza… meglio non parlarne!

– E questa dovrebbe essere una trasformazione decente? –

Una voce tagliente lo derise da dietro alle spalle, Naruto riacquistò le sembianze originali e si girò, trovandosi faccia a faccia con il tanto odiato Sasuke.

Il moro aveva dipinto sul volto un ghigno di superiorità.

– Cosa ci fai qui? Lasciami in pace! Poi a te cosa importa??! – sbottò irritato dandogli nuovamente le spalle e concentrandosi di nuovo, ma Sasuke era di avviso contrario.

– Oggi non avevo voglia di fare lezione, per una volta hai fatto qualcosa di buono testa quadra! –

– Mi lasci stare?!? –

L’Uchiha appoggiò la schiena sul tronco scheggiato di un albero, se n’era accorto che quella zona era stata modificata radicalmente, intuì che non era la prima volta che Naruto ci andava.

Il biondino in questione cercò la concentrazione, ma la presenza del moro lo distoglieva dalle sue legittime intenzioni.

– Te ne vai? –

– Non è proprietà tua qui! –

Naruto gonfiò le guance, poi puntò il dito contro Sasuke.

– Ma chi ti credi di essere, eh? Solo perchè sei tanto bravo e filato da tutti non ti puoi permettere di fare così con me! –

L’altro undicenne portò le mani sui fianchi.

– E tu chi ti credi di essere per boicottare tutte le lezioni? A scuola c’è gente che vuole imparare! – ghignò – E a te non farebbe nemmeno così male ascoltare, sai? Vorrei tanto sapere perchè fai così! –

Naruto perse l’espressione di sfida, fece un passo all’indietro.

– Anche se io te lo dicessi non capiresti niente… – mormorò.

– Mettimi alla prova! – Sasuke allargò le braccia.

– Non è tutto così facile! – lo accusò Naruto – Non sai cosa si prova quando tutti ti guardano come se fossi un demone e non sai il perchè! Non sai cosa si prova quando sei solo e nessuno ti considera! Tu non sai niente ma ti comporti come se sapessi tutto! Come ti permetti di comportarti così? Sono io che dovrei farti questa domanda! Non tu! –

I suoi nervi erano saltati, già messi a dura prova durante la giornata, non ce l’aveva fatta, era solo un ragazzino con fin troppo pesi sulle spalle e una vita solitaria che lo consumava.

Non volle sapere la reazione di Sasuke, scappò via e ritorno a casa sua, solo, ancora una volta…

Il giorno dopo, un giorno come gli altri, Naruto ancora una volta in punizione durante la pausa pranzo. Quel giorno aveva pensato bene di nascondere delle bombette colorate in sala insegnanti e… adesso era la sala arcobaleno, docenti compresi!

Si trovava ancora solo, reietto in quella stanza sempre stracolma di gente, ma anche vuota non faceva differenza per lui, anzi, era meglio: nessuno che lo sgridava per le sue marachelle o che lo prendeva in giro per i suoi frequentissimi errori.

Appoggiò la testa sul banco, ancora qualche minuto e sarebbero riiniziate le lezioni, c’era tutto il tempo per uno scherzetto, ma non ne aveva voglia, non quel giorno.

Sbadigliò sonoramente e chiuse gli occhi.

– Che fai? Dormi testa quadra? –

Naruto scattò a sedere, ancora lui?

– Ma che vuoi? – domandò all’indirizzo di Sasuke, il quale si sedette a gambe incrociate sul banco.

– Ieri non mi hai dato il tempo di contrabattere, sei schizzato via. –

Il biondino abbassò lo sguardo – Tanto non me ne importa niente… – borbottò tra i denti.

– Nessuno attorno ti capisce. – iniziò con voce ferma Sasuke, Naruto alzò lo sguardo verso di lui, stupito – Tutti credono di conoscerti per quello che mostri. Tutti vogliono vederti come piace a loro. Nessuno escluso. Ne tu… – qui volse gli occhi neri verso quelli azzurri dell’altro – E nemmeno io Naruto… –

Naruto? Lo aveva chiamato Naruto? Un suono così diverso, nè infuriato, nè deluso, solo… bellissimo?

– Nemmeno io… – Sasuke abbassò la testa, Naruto indietreggiò spaventato, ma trovò come barriera lo schienale della panca – E ti chiedo… –

I loro volti erano vicinissimi, Naruto sentiva il respiro caldo e leggermente irregolare di Sasuke sulle labbra, chiuse gli occhi, incapace di reagire, attendendo il seguito.

– Scu… – il resto delle parole fu coperto dai rumori provenienti dall’esterno.

Il moro scese immediatamente dal banco e si diresse al suo posto, nel frattempo la porta si era aperta, gli studenti riversavano a fiotti nella classe.

Shikamaru prese posto accanto a Naruto, lo scrutò sospettoso, non aveva la sua solito espressione furba.

– Cos’è successo? Un miracolo ti ha fatto mettere la testa a posto? – domandò con il suo tono piatto.

Naruto non rispose, passò il dorso della mano sulle guance, ma non erano sudate, semplicemente accaldate.

– Ehi! Se stai male attaccami qualcosa! Ino io non la sopporto più… – sbottò scocciato Shika – Tsk! Le donne! –

Naruto si voltò verso Sasuke, ma non riuscì nemmeno a intravederlo, c’erano troppe ragazze attorno a lui.

Sera, tutti i ragazzi non vedevano l’ora di essere nuovamente a casa loro, la giornata era stata estenuante.

Naruto si isolò dal gruppo, prese la stradina che lo avrebbe condotto alla sua abitazione, una doccia rapida e poi avrebbe potuto allenarsi di nuovo.

– Ehi… – una mano lo fermò da dietro, si voltò e i suoi occhi azzurri incrociarono quelli neri di Sasuke.

– C-cosa c’è? – domandò con voce incerta.

– Prima non ho avuto il tempo di finire. –

Una mano dietro alla testa, Naruto capì che le sue labbra stavano toccando intensamente quelle di Sasuke soltando quando questi lo abbracciò con l’altro arto.

Il ragazzo si sciolse, chiuse gli occhi rilassò i muscoli, la tensione si allentò vertiginosamente. I pensieri oscuri si persero, svanirono.

Naruto cadde tra le braccia di Sasuke, dormiva profondamente, sorrideva, per la prima volta nella sua vita veramente… quando si sarebbe svegliato non sarebbe stato più solo…

Naruto…

Un demone…

Un ragazzo…

Uno come tanti, no?

Questa è stata la mia prima fiction in assoluto su Naruto, non so se sia venuta bene, a voi il giudizio!