Gelosia – parte 1

Finalmente insieme

Una volta all’aria aperta, grazie al fresco, la pelle rossa di Haruhi tornò del suo solito colorito niveo e, sotto al pallido sguardo della luna, che nonostante fossero solo le sei già si stagliava alta nel cielo invernale, i due ragazzi giunsero al centro del giardino mettendosi seduti su una panchina. Dopo un attimo di silenzio, che parve durare ore, Tamaki prese il coraggio in mano e, anche se parecchio agitato, arrossendo leggermente a causa dell’argomento che stava per affrontare e per il fatto di non prevedere la reazione della compagna, cercando di non far tremare troppo la voce, dopo due colpi di tosse disse:

“Ecco per quanto è avvenuto prima…insomma non vorrei che a causa di quel bacio si creasse dell’imbarazzo tra noi…”.

“Certo, certo…” rispose lei sentendo però una fitta di delusione nell’udire tali parole.

“Sei arrabbiata?” indagò l’altro dopo qualche istante vista la sua reazione o, per meglio dire, la totale assenza di quest’ultima.

“No…io….” mormorò lei guardandolo negli occhi ma quello fu un grosso sbaglio perché, così facendo, senza neanche accorgersene, si perse in quelle profondità color zaffiro e non riuscì più a spiccicare parola.

Tamaki ricambiò lo sguardo ma, vedendo che non parlava e volendo una risposta, se non altro per mettersi il cuore in pace ora che questi si era reso conto dei sentimenti che aveva segretamente covato sinora, si avvicinò e, quasi a fior di labbra, le sussurrò:

“Tu…?”.

“I-Io…io…” farfugliò ancora ma continuando a non riuscire a formulare una risposta.

A quella reazione evidentemente confusa quanto imbarazzata Tamaki, intenerito ma anche incoraggiato dal fatto che non lo aveva respinto, delicatamente le poggiò una mano sulla guancia e poi, tirandola quel poco che bastava per colmare i centimetri di distanza che separavano i loro volti, poggiò le labbra su quelle della ragazza così da darle un altro dolcissimo bacio. Haruhi, anche se presa letteralmente alla sprovvista, non si scostò e, quando le loro bocche si unirono, sentì uno strano calore nascerle nel petto, qualcosa che non aveva mai provato prima.

‹‹ Possibile che mi sia innamorata di lui? ›› si chiese stupita sentendo le sue guance prendere nuovamente fuoco.

Intanto il Lord, felice che non si fosse tirata indietro, non si spostò finché non sentì che entrambi erano rimasti senza fiato e solo allora e a voce bassa, quasi come per timore che a causa di quelle sue parole la magia si spezzasse, risalì verso un orecchio sussurrandole:

“Ho paura di essermi innamorato…”.

Haruhi a quelle dolci parole divenne, se possibile, ancora più rossa. Come per un riflesso condizionato aprì la bocca per cercare di parlare ma, vedendo che non ne usciva alcun suono, la richiuse limitandosi a fissarlo e a stringergli una mano. Il ragazzo ancora più felice, sentendo in quel gesto tutto ciò che le sue labbra non erano riuscite a pronunciare, ricambiò la stretta dandole un’altra carezza e, sebbene le gote fossero ancora colorite, notò che la sua pelle dopo l’imbarazzo iniziale era tornata fredda e per questo le disse:

“Rientriamo o ci danno per dispersi…te la senti?”.

Ma a quella domanda lei, come per assicurarsi che non fosse solo un sogno e volendogli rimanere vicina ancora un altro po’, lo abbracciò stretto poggiandogli la testa sul petto e, dato che ancora non aveva risposto alla sua dichiarazione, capendo che non poteva più tacere i suoi sentimenti, si fece coraggio e sussurrò:

“Aspetta un attimo.. ecco, anch’io…anch’io credo di essere…di essere innamorata di te”.

Tamaki, udendo tali parole, sentì un vero e proprio tuffo al cuore e, quasi senza accorgersene poiché le sue uscirono da sole dalla propria bocca, abbracciandola stretta e dandole un bacio sulla guancia, le disse:

“Haruhi io…non potevi dirmi una cosa più bella”.

A quel punto la ragazza sentì una nuova emozione mai provata sgorgarle nel petto e capì di sentirsi, per la prima volta dalla morte della madre, veramente felice e tutto grazie a quel giovane dai capelli biondi con il cuore vasto quanto l’oceano.

Stava bene e voleva metterlo al corrente dato che tale stato d’animo era merito suo così, cercando di dare vita ai propri pensieri ed emozioni, guardando un po’ incerta quegli occhi color fiordaliso dichiarò:

“Tamaki, io…credo di sentirmi veramente felice….”.

“Io invece so per certo di esserlo, e sapere che anche tu provi certi sentimenti nei miei confronti…non mi pare quasi vero….ti prego dimmi che non sto sognando, che sei reale…” le disse ricambiando lo sguardo.

“Io, io non ho mai provato certe cose prima d’ora, ma penso di poterti dire che si, sono qui…solo che…” mormorò un po’ vergognosa.

“Solo che?” ripeté timoroso l’altro.

“Ecco io non so come comportarmi ora, non ci capisco nulla di certe cose ed è la prima volta per me…” rivelò iniziando ad agitarsi un po’.

“Tu non devi fare nulla di speciale…le cose vengono da sole come hai potuto vedere…” rispose sorridendo ma poi inevitabilmente pensò ‹‹anche se qualche volta vengono aiutate da due piccole pesti…›› e nel mentre la trasse leggermente a sé stringendo leggermente le braccia attorno ai suoi fianchi.

Era così carina quando arrossiva ma ovviamente non era quello il motivo per cui lo aveva fatto, infatti, come lui sperava quelle braccia attorno al suo corpo ebbero l’effetto di farla sentire subito rassicurata e protetta. Difatti Haruhi, che non si sarebbe mai staccata da quel tenero abbraccio, piano sollevò il viso e, posandogli una mano sul petto, gli fece un gran sorriso più splendente di mille diamanti al termine del quale sussurrò dolcemente:

“Si hai ragione”.

Il Lord rimase a fissarla come incantato, le gote ancora leggermente colorite, la pelle candida, le labbra né carnose né sottili, le mani morbide e il suo fisico esile. Adorava tutto di lei e, ancora una volta, non credé fino in fondo che da quel momento poteva averla, tenerla stretta a sé e baciarla ogni volta che voleva, e per questo continuò a sperare che non fosse tutto un sogno. Fu infatti con questi pensieri che, posandole le labbra sulla fronte, mormorò:

“Ora che so quali sono i tuoi sentimenti, devo stare attento a non farti soffrire …”.

“Perché dici così? Come potresti mai farlo?” chiese ingenuamente.

“Vuoi forse dire che non ti da fastidio vedere tutte quelle ragazze che mi girano attorno?” domandò leggermente deluso.

“Beh no, so che quello che si fa al club è solamente un gioco e che non provi nulla per loro… o mi sbaglio?” chiese lei di rimando ora leggermente incerta.

“Nulla!” affermò quasi urlando, dopo di che continuò “io non ho occhi che per te ma… sinceramente…come dire…speravo fossi almeno un po’ gelosa”.

“Non ti sembra di chiedere un pochino troppo ora?” ridacchiò divertita “piuttosto non sarai tu geloso vedendomi con tutte quelle ragazze?”.

“Io geloso? Ma quando mai…” mentì spudoratamente.

“Allora non ci saranno problemi se continuo ad indossare abiti maschili, vero? In fondo devo ancora finire di ripagarvi del debito” disse assorta.

Tamaki si portò le braccia al petto e, anch’esso con fare pensieroso, disse:

“Mhhh, purtroppo nemmeno io posso nulla contro Kyoya…” ‹‹e poi così potrò vederti tutti i giorni e tutto il giorno›› pensò quindi continuò “e va bene puoi continuare…basta che nessuna ragazza ti baci, ti sfiori, ci provi o ti importuni!”.

“Ma se lo sai benissimo che non succederà” sorrise divertita, dopo di che gli diede un bacio sulla guancia.

“Meglio essere prudenti…ma tu stai tremando, hai così tanto freddo?”.

“No, non è il freddo…” rispose imbarazzata, infatti era tutta l’emozione che provava nei suoi confronti a farla vibrare.

Il ragazzo, che nonostante fosse sempre a contatto con le donne sapendone soddisfare ed intuire i pensieri, quella volta non aveva capito nulla e così, sfilandosi la giacca, delicatamente gliela posò sulle spalle e poi, guardandola dolcemente, disse:

“Così però va meglio no?”.

“Si grazie, sei molto gentile” rispose lei che non riusciva a smettere di stupirsi nemmeno per la più piccola delle sue attenzioni.

Vederla avvolta nella sua giacca, che la faceva apparire ancora più minuta e tenera di quanto non apparisse normalmente, fece fremere Tamaki che, ora più che mai, desiderava tenerla stretta a sé. Così, non resistendo all’impulso di abbracciarla, lo fece. Stringendola forte, si avvicinò al suo orecchio e, con voce leggermente tremante, le sussurrò:

“Sei la mia ragazza?”.

Haruhi divenne completamente rossa a quelle parole, per lei era ancora molto strano parlare liberamente di quello che provava così, non riuscendo a spiccicare parola, annuì col capo e Tamaki, a quel semplice gesto che celava un assenso, la strinse ancora di più e nel mentre dichiarò:

“Insieme…io e te insieme…è troppo bello. Ora che finalmente ti ho presa non ti lascerò più sappilo”.

“Va-va-va bene….” balbettò sempre più imbarazzata ma cercando di ricambiare almeno l’abbraccio.

Restarono in quella posizione per un bel po’, assaporandosi le molteplici emozioni che quell’intensa giornata aveva portato, fino a che non fu il Lord ad interrompere quella magia e, tornando con i piedi per terra, ricordandosi che in fondo erano spariti dalla sala senza dire niente a nessuno, a malincuore disse:

“Che ne dici se ora rientriamo? O gli altri ci daranno per dispersi…”.

“Perché non restiamo un altro po’? Non mi va di vedere nessuno…soprattutto quelle due pesti dei gemelli! Ti immagini come ci prenderebbero in giro?”.

“Mhh forse hai ragione, ma in fondo è grazie a loro se ora sto con te…qui va a finire che mi tocca ringraziarli…”.

“Va bene…allora andiamo anche se mi dispiace…stavo così bene!” disse alzandosi e porgendogli la giacca.

Ma a quella reazione Tamaki, felice per quella frase, la quale esprimevano tutta la voglia che la ragazza aveva di restare con lui, pensando che gli altri sicuramente avrebbero trovato qualche scusa per coprirli affermò:

“No tienila…ho cambiato idea, voglio restare qui con te…!”.

Haruhi, piacevolmente colpita che avesse cambiato idea, si risedette e così i due innamorati rimasero stretti l’uno all’altra su quella panchina scambiandosi piccoli gesti d’affetto mentre dentro i loro amici, come il Lord aveva calcolato, si davano da fare ben contenti di coprire la loro assenza.

“Ma dove sono finiti Tamaki e Haruhi? Vogliamo fargli i nostri complimenti” si lamentò infatti un gruppetto di ragazze.

“Sono usciti, sapete com’è…sicuramente si sono imbarazzati. Pensate che in prova non erano mai riusciti a fare la scena del bacio…” iniziò Hikaru.

“Ma non preoccupatevi torneranno…perchè intanto non li fate a noi? Non vi siamo forse piaciuti?” continuò il fratello guadandole con gli occhioni tristi.

“Ehhh ma che dici? Siete stati fantastici anche se molto cattivi, povero Cenerentolo…” dissero ridendo.

“Si però lui alla fine si sposa con la principessa mentre noi restiamo a bocca asciutta! Piuttosto…se fosse state al suo posto chi avreste scelto tra noi due?” continuò Kaoru cercando di dirottare un’altra volta la loro attenzione.

“Non farci domande sleali…” disse una.

“Io sicuramente te” rispose un’altra.

“Anch’io” si aggregò una terza.

“E a me nessuna?” chiese Hikaru fingendosi triste.

“Ma certo, ti sceglierei io!” lo rassicurò una ragazza.

Fu così che i gemelli riuscirono a catturare l’attenzione di molte clienti in quanto, altre lì vicino, sentendo l’argomento di conversazione, si unirono immediatamente iniziando a parlare tra di loro su chi avrebbe scelto chi. Kaoru, soddisfatto del risultato, guardò il fratello e gli strizzò l’occhio in segno di vittoria e questi, felice, gli fece un sorriso di rimando e poi continuò a parlare. Intanto poco lontano si sentiva la vocina di Honey che, ancora eccitato per il successo ottenuto, con tono squillante e dolce chiedeva:

“Allora principesse ero o non ero carino vestito da fatino?”.

“Oh ma eri bellissimo, come vorrei che facessi qualche incantesimo per me…” sospirò una sua ammiratrice che fu subito seguita da altre che, arditamente, gli chiesero anche quale volessero che esaudisse.

“Mi spiace ma per ora posso fare solo una magia” ridacchiò il ragazzo che, rivolto a Mori, con un gran sorriso disse “serviamo un bel pezzo di torta ad ognuna”.

L’interpellato, senza dire una parola come suo solito, andò al tavolino lì vicino e, tagliate delle fette di torta al cioccolato, le mise su dei piattini che poi gentilmente porse ad ognuna di loro con una leggerissima increspatura della bocca. Le clienti che non erano abituate a vederlo sorridere così tanto si sciolsero di fronte alla sua bellezza. Fu così che i ragazzi riuscirono ad intrattenere le principesse, con discorsi futili e tutti destinati a non fargli venire in mente il Lord e Haruhi. Poi, quando si fu fatto abbastanza tardi, poterono iniziare a dire loro che dovevano mettere a posto e, esortate da Kyoya, le fanciulle uscirono una ad una. Non appena anche l’ultima cliente se ne andò e, dato che quei due non erano ancora tornati, tutti convennero fosse meglio andare a casa visto e considerato che tanto li avrebbero incontrati l’indomani.