Gelosia – parte 1

Cenerentolo

Quella mattina i gemelli si alzarono molto presto così da poter arrivare a scuola in anticipo e, assieme agli altri, mettere a punto gli ultimi dettagli per la recita che si sarebbe tenuta nel pomeriggio. Non essendo la prima rappresentazione che tenevano, i ragazzi sapevano fin troppo bene che potevano verificarsi degli imprevisti all’ultimo minuto, nulla di grave naturalmente…le solite cose da sistemare come una cucitura che si era strappata, uno scenario che non voleva saperne di stare dritto o una luce che si spegneva a suo piacimento. Tutti dettagli che cercarono di sbrigare in fretta per poi correre a lezione che quel giorno sembrava non volerne sapere di finire difatti, come ogni volta che si attende molto qualcosa, il tempo sembra fermarsi per l’impazienza di chi non vede l’ora che passi.

Quando suonò la campanella dell’ultima ora, ci fu quasi un boato e le studentesse si precipitarono nell’aula di musica n° 3 per prendere i loro posti mentre i ragazzi, che ovviamente le avevano precedute, erano dietro le quinte del palco che avevano fatto installare pronti ad andare in scena. Finalmente dopo una mattinata agitata il momento fatidico era giunto e le spettatrici erano tutte accomodate in morbide poltroncine di velluto rosso e parlottavano tra di loro per ingannare l’attesa.

“Accidenti ma quanta gente c’è?” chiese Haruhi agitata.

“Tranquilla, basta che ti ricordi le battute, tanto tu ne hai poche, e cerchi di essere il più naturale possibile, diglielo anche tu Genoveffo” la tranquillizzò Kaoru.

Hikaru, sentendosi chiamare a quel modo, sbottò a ridere come ogni volta, sapeva che in scena non poteva farlo ma era più forte di lui, comunque ricomponendosi e schiarendosi la voce disse:

“Si, Anastasio ha ragione, calmati o mia principessa…altrimenti il nostro patrigno si arrabbierà…”.

E Kyoya, sentendosi interpellato, li fulminò con lo sguardo dicendo:

“Risparmiate la vostra vena umoristica per il palcoscenico”.

Tuttavia, grazie a quel giocoso diverbio, la ragazza iniziò a ridacchiare e si rilassò un po’, per la serenità dei gemelli che l’avevano vista veramente tesa e temevano che potesse combinare qualche guaio.

“Avanti ragazzi, è ora di entrare in scena…vieni principessa” disse un Tamaki esuberante in quanto non avrebbe dovuto vestirsi da donna al contrario della sua bella Haruhi e poi, rivolto agli altri, proseguì “non vorrete mica far aspettare tutta quella gente, no?” e a quelle parole ognuno andò a prendere i propri posti.

Il sipario si aprì sullo sfondo di una cucina con Cenerentolo vestito di stracci che spazzava in terra e puliva il camino, maledicendo la cattiva sorte la quale aveva fatto si che la sua povera madre vedova si risposasse con un uomo avente già due figli e che questi tre lo considerassero poco più che feccia. Fin quando c’era stata la sua adorata mamma la situazione era stata tranquilla ma, quando essa venne a mancare, quella che ormai era la sua famiglia lo aveva messo a fare tutti i lavori di casa e a chiamarlo con un nomignolo per sbeffeggiarlo. Infatti di lì a poco si sentì urlare:

“Cenerentolooooooooooooo, dove sono gli stivali?” chiese Genoveffo facendo la sua entrata

in scena.

“Cenerentoloooooooooo, dov’è la mia camicia?” continuò Anastasio seguendo il fratello.

“Allora Cenerentolo, ancora non è pronta la mia colazione?” domandò il patrigno con un sorriso tale da gelare persino i sassi.

“Gli stivali sono lucidati e messi all’ingresso, la camicia l’ho stirata ed è appesa nell’armadio mentre la colazione è sul tavolo” si affrettò a rispondere per paura che lo sgridassero ancora per poi simulare una voce melodrammatica e fare l’atto di pensare ‹‹come vorrei che la mia povera madre fosse ancora viva…almeno ora non sarei vestito di stracci e potrei vivere un’esistenza dignitosa…Già perché i gemelli mi fanno dispetti in continuazione e il mio patrigno mi odia…madre mia cosa devo fare?›› e nel dirlo riprese a spazzare il pavimento nel silenzio della sala in quanto, non appena era iniziata la rappresentazione, le clienti non avevano aperto bocca fissando interessate lo spettacolo.

“Bene, vedi di sbrigarti con le pulizie perché devi stirare i nostri abiti da sera. Il re e la regina danno un ballo per presentare la loro figliola che è in cerca di marito e noi ci andremo vero ragazzi?” lo informò il patrigno.

“Si, si dice che la principessa sia stupenda, e noi la vedremo…” disse Anastasio con una linguaccia.

“E sicuramente sceglierà uno di noi perché siamo i più belli del regno” concluse Genoveffo.

“Cosa? Un ballo? Posso venirci anche io?” chiese Cenerentolo a cui si erano illuminati gli occhi a quella rivelazione.

“Assolutamente no! Tu non sei invitato” strillò Anastasio.

“Già, diglielo papà!” rincarò Genoveffo.

“Suvvia ragazzi calmatevi! Se riesce a finire le pulizie e ha un bel vestito da mettersi perchè non dovrebbe venire?” rispose l’uomo con lo stesso sorriso di poco prima stampato sulla faccia.

“Cosa?” urlò Genoveffo “ah ma certo…” e nel dirlo si avvicinò al tavolo e fece cadere una tazza che versò il suo contenuto in terra “ooooopppssss scusa, l’ho accidentalmente urtata” disse ridendo.

“A proposito questa è la lista delle cose da fare oggi…spero riuscirai a finire in tempo” dichiarò il patrigno consegnandogli un foglio ricoperto di scritte, dopo di che uscì di scena ridacchiando.

“Ma non ce la farò mai a fare tutto entro stasera…” si lamentò Tamaki.

“Suvvia Cenerentolo non perdere tempo a lagnarti…prima inizi, prima finisci…” affermò beffardo Genoveffo.

“Infatti straccioncello divertiti a lustrare i pavimenti che noi andiamo a farci belli” rincarò Anastasio uscendo di scena a braccetto col gemello lasciando il povero Cenerentolo da solo a disperarsi.

“Ahhhhh perché sono così sfortunato da avere delle serpi al posto di due fratelli? Come posso finire tutti i lavori in tempo per andare al grande ballo e incontrare la bella principessa?” disse rivolto verso il pubblico con voce triste e, per fare più scena, si poggiò una mano sulla fronte.

“Ce la farai perché ci sono io Cenerentolo…” dichiarò una vocina a tutti conosciuta e, subito dopo, Honey fece la sua entrata in scena completamente vestito di turchese con sopra un lungo mantello blu con delle stelle dorate e un cappello a punta con gli stessi motivi, delle ali argentate sulla schiena e in braccio il suo fido coniglietto.

“E tu chi sei?” chiese il ragazzo stupito.

“Il fatino buono…” rispose con la sua voce angelica e, a quella battuta, nella sala subito riecheggiarono delle sonore risate faticosamente trattenute sin dalla sua comparsa.

“Più che il fatino mi pari Merlino…sicuro di non aver sbagliato storia?” disse Tamaki cercando di non ridere.
“Sicurissimo!” affermò il ragazzo incrociando le mani al petto fingendo di mettere il broncio.
“Ok fatino-merlino, puoi aiutarmi?” chiese abbassandosi per poterlo guardare in faccia.

“Ti ho detto che sono solo un fatino!” protestò dandogli un leggero pugno in testa che fece nuovamente scoppiare a ridere l’intera sala e non solo, dato che anche i ragazzi dietro le quinte sghignazzarono, mentre Honey continuava riprendendo la voce dolce e gentile “certo…mi basta un colpo di bacchetta e ecco qui…” e quando l’oggetto toccò i capelli di Tamaki la luce in sala si spense per riaccendersi un attimo dopo, il tempo di cambiare lo scenario.

“È tutto pulito e stirato….non posso crederci, grazie fatino!” esclamò felice il Lord il quale però, abbassando la testa e notando i suo stracci, tornò triste dicendo “i lavori sono a posto, ma come la mettiamo con il vestito? Non posso andarci certo conciato così” e nel mentre prese quella che doveva essere una camicia tra due dita per indicarla.

“Niente paura, ovviamente penserò io anche a questo” e, riagitando la bacchetta, calò nuovamente il buio e, quando tornò la luce, Cenerentolo indossava una bellissima giacca di velluto, camicia bianca, panciotto e pantaloni blu scuro.

“Ahhhhhh ma è fantasticoooo! Grazie fatino! Non vedo l’ora di farlo vedere ai miei fratelli” esclamò ingenuamente “Genoveffoooo, Anastasiooooo venite a guardareeeeeeeee”.

Honey si sbrigò ad uscire per lasciare il posto ai due gemelli che, quando riapparvero, sgranarono gli occhi e, con voce stupita, all’unisono dissero:

“E quel vestito da dove esce? Hai finito tutti i lavori?”.

“Si ho finito tutto…mentre per quanto riguarda questo beh…l’ho trovato in soffitta e l’ho utilizzato” mentì “mi sta bene vero?”.

I due, distogliendo lo sguardo dal fratellastro, si fissarono inizialmente perplessi chiedendosi come avesse fatto a fare tutto in così breve tempo ma quella domanda lasciò presto il posto all’ira visto che, avendo finito le pulizie e trovato un vestito decente, il pezzente poteva andare con loro al ballo e questo ai fratelli non andava affatto giù dato che, grazie alla sua bellezza ed eleganza, lo avevano bollato come un pericoloso rivale.
“Come facciamo?” bisbigliò uno.

“Lascia fare a me…” rispose l’altro che, avvicinandosi a Cenerentolo, malignamente cominciò “Genoveffo guarda qui, non ti pare che questa cucitura stia per saltare?” e nel dirlo indicò una manica del vestito.

“Cosa? Fammi vedere” disse questi avvicinandosi “oh si hai ragione!” e la tirò così forte da scucirne un lembo.

“Noooo, povero Cenerentoloooo” urlò la folla spalleggiando per lui e gridando contro gli altri due.

“Guarda anche questo bottone….” continuò il fratellastro.

“No fermo non tirarlo così….” piagnucolò Cenerentolo incapace di opporsi alla loro perfidia.

“Hai ragione e guarda, qui c’è un buco…” disse Anastasio mentre tagliuzzava l’abito con delle forbici prese da sopra il tavolo.

I gemelli continuarono così a torturare il poveretto ed in breve tempo ridussero quel magnifico abito in brandelli e quindi inutilizzabile. Una volta raggiunto lo scopo, oramai con la tranquillità di avere un rivale in meno, soddisfatto Anastasio ghignò:

“Ecco ora è sistemato! Prova a venire conciato così”.

“Non dagrli certe idee o potrebbe pensare di lanciare una nuova moda” ridacchiò Genoveffo che, tornato serio, disse “vieni, andiamo, il ballo ci aspetta..” e poi, rivolgendosi a Cenerentolo “mi raccomando, non fare troppo tardi… Anzi vedi di andare a letto presto e di riposare che domani ci sono delle nuove commissioni da fare” e, finita la battuta, uscirono.

Il mal capitato rimasto solo, vedendo il suo bellissimo vestito ridotto in stracci ed insieme ad esso la speranza di incontrare la bella ragazza, si coprì il volto con le mani simulando un singhiozzo e si chiese:

“Perché lo hanno fatto? Che fastidio gli avrei dato? La principessa avrebbe di sicuro scelto uno di loro… Fatino buono ti prego mostrati ancora a me…aiutami…” e come per incanto questi apparve.

“Cenerentolo il problema è che tu sei troppo buono. Non dovevi mostrarti ai tuoi fratellastri poiché loro sono invidiosi…ma non disperarti” e, così dicendo, mosse la bacchetta e dal soffitto cadde un nuovo abito, dieci volte più bello e sfarzoso del primo.

“Oh grazie, grazie fatino!” e, per merito di una luce particolare, i suoi occhi brillarono più del solito donandogli un dolcissimo sguardo commosso.

“Corri a cambiarti…” lo esortò Honey con voce vivace.

“Certo!” affermò Tamaki che si diresse dietro un separè e ne uscì poco dopo vestito di una splendida giacca verde smeraldo sopra un completo con camicia, panciotto e pantaloni bianchi a eccezion fatta delle scarpe e della cravatta nere “ma i miei fratelli sono già andati, come posso raggiungerli se non ho un cavallo?” domandò nuovamente sconsolato.

“Non sono forse un fatino?” sorrise, poi agitò per l’ennesima volta la sua bacchetta, ma stavolta in direzione del coniglietto che teneva in braccio il quale, dopo un abbaglio di luce, magicamente si trasformò in una carrozza con tanto di pony “ora vai mio protetto, ma sappi che devi far ritorno a mezzanotte in punto poiché a quell’ora la mia magia svanirà”.

“Si fatino!” e, salito sulla carrozza, mentre le tende si chiudevano, uscì di scena.

In sala il pubblico era in visibilio. Le ragazze infatti ora ridevano, ora si commuovevano a seconda di quello che avveniva sul palco, appassionandosi benché sapessero perfettamente che era solo una recita. Il tutto ovviamente era dovuto alla bravura degli attori i quali, grazie al loro affiatamento e al loro impegno, ancora una volta erano riusciti a trasmettere anche agli altri la passione che ci avevano messo nell’inscenare quel piccolo spettacolo.

L’intervallo non durò molto e poco dopo il sipario si riaprì con Cenerentolo che entrava in un grande salone da ballo sontuosamente arredato. Il ragazzo si guardava attorno spaesato, non avvezzo a tanto lusso mentre le persone spalancavano la bocca al suo passaggio non avendo mai veduto prima d’ora un giovine di siffatta bellezza. Subito dopo di lui apparve in scena il granduca Mori che annunciò la principessa e, quando questa fece il suo ingresso, tutta la sala ammutolì. Haruhi era di un’avvenenza senza eguali. Il suo esile corpo era avvolto in un modesto ma elegantissimo abito di taffetà bianco lungo fino ai piedi, le maniche le arrivavano ai polsi ma lasciavano le spalle scoperte su cui ricadeva la parrucca dai lunghi boccoli castani. A quello spettacolo le spettatrici rimasero senza parole, Haruhi era meraviglioso sembrava proprio una ragazza e, mentre il personaggio di Cenerentolo se ne innamorava all’istante, il ragazzo che era in lui, Tamaki, si rese finalmente conto dei sentimenti che provava da lungo tempo per quella dolcissima creatura.

Tra lo stupore generale la recita andò avanti e sul palco, ora adibito a grande sala da ballo, tra le comparse che servivano per fare numero e dare l’impressione che si trattasse di un vero e proprio ricevimento, la luce si puntò più intensamente su Kyoya, mettendo in mostra il ghigno che si era dipinto sul suo volto nel vedere la ragazza. Il patrigno infatti esultava all’idea di far sposare la fanciulla con uno dei suoi figli in quanto bramava di poter mettere le mani sul tesoro reale e, perché no, anche sul trono. I due fratellastri invece rimasero a bocca aperta e con l’espressione trasognata, senza parole per quell’incantevole visione. Tra i pettegolezzi delle clienti, che ancora dovevano riprendersi dallo stupore di aver visto un Haruhi in veste femminile a cui dire che era bello era un eufemismo, le danze si aprirono e le comparse iniziarono a volteggiare. Nel frattempo la principessa venne condotta dal granduca Mori verso il patrigno e, successivamente, quasi forzata a ballare con i due gemelli. Questi cercarono di ingraziarsela in tutti modi ma lei annoiata cercò di fare meno conversazione possibile mentre danzava e, stava quasi decidendo di ritirarsi, quando all’improvviso, durante una giravolta, i suoi occhi si posarono su Cenerentolo. Impulsivamente la principessa lasciò il suo cavaliere per dirigersi in direzione di quel giovane ma, man mano che si avvicinava, Haruhi sentiva il suo cuore battere all’impazzata. Quando gli si fu finalmente avvicinata ci fu un attimo di puro silenzio in cui i due si guardarono negli occhi, per l’estasi delle spettatrici. Tamaki infatti non riusciva a parlare, la sua bellezza gli mozzava il fiato ma improvvisamente sentì qualcuno da dietro le quinte bisbigliare:

“Posso avere l’onore….?”.

E così, come ridestato da un sogno, con una voce carica di sensualità disse:

“Posso avere l’onore di questo ballo…principessa?”.

Haruhi deglutì prima di rispondere, difatti d’un tratto si sentiva la testa vuota e leggera quindi, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli del suo meraviglioso principe, mormorò solo un flebile:

“Si”.

L’altro a tale reazione le sorrise, non l’aveva mai vista così timida e questo non fece che aumentare quello strano desiderio di stringerla tra le braccia. Delicatamente le porse una mano, sulla quale la ragazza depose il proprio palmo, per poi afferrarle la vita e, traendola a sé, iniziare a danzare sotto lo sguardo incantato del pubblico e quello “infuriato” dei gemelli Anastasio e Genoveffo, nonché del patrigno. I ragazzi fecero passare un po’ di tempo per non interrompere quella magica quanto incantevole atmosfera e poi, a malincuore, Genoveffo riprese il copione:

“Ma chi è quel damerino?”.

“Non lo so ma…aspetta un attimo… Non è Cenerentolo?!” chiese Anastasio spalancando gli occhi.

“Cosa?! Non più essere, ti sbagli…lui non possiede un vestito ed un’eleganza tali…è solo un maledetto guastafeste” rincarò l’altro.

“Calma ragazzi non urlate, ricordate che siamo a corte! Non preoccupatevi, se è davvero lui faremo i conti una volta a casa” disse il patrigno con un’espressione così terribile in volto che persino i gemelli si spaventarono.

Su quella battuta il sipario era calato e, quando le tende furono rialzate, la nuova scenografia mostrava un giardino fiorito, una fontana e i due protagonisti illuminati dalla luce lunare.

“Principessa siete davvero stupenda…persino quest’astro, che splende alto nel cielo scuro della notte accompagnato dalla corte delle stelle, non mi pare gran cosa al vostro confronto” esordì Tamaki.

“Ma cosa dite? Siete troppo gentile…” rispose facendosi rossa.

“Dalle mie labbra non esce che la verità, mentre dalle vostre…solo musica per le mie orecchie” e nel dirlo le prese entrambe le mani e si avvicinò leggermente a lei con il viso.

Haruhi rimase imbambolata a fissarlo pensando a quanto fosse dolce ed affascinante, molto più del solito, e questo sentimento non passò certo inosservato agli occhi delle spettatrici che iniziarono a emettere gridolini deliziati, bisbigliando tra loro quanto fossero bravi a recitare e con quale trasporto. Fu in quell’atmosfera delicata che Kaoru fece un segno d’intesa al fratello che si trovava al lato opposto del palcoscenico e questi, nascosto dalla tenda del sipario, diede una lieve spinta alla ragazza mentre lui faceva lo stesso con Tamaki. Quel semplice quanto inaspettato gesto fece si che le labbra dei due ragazzi si incontrassero dando vita ad un dolce bacio. Vedendoli tutte le clienti urlarono per l’eccitazione mentre i due protagonisti, colti di sorpresa e tremendamente imbarazzati, non riuscirono a fare assolutamente nulla se non rimanere in quella posizione. Intontiti, senza riuscire a staccarsi e tremendamente rossi, vennero salvati dall’orologio che iniziò a battere la mezzanotte mentre dietro le quinte tutti ghignavano e si complimentavano con i gemelli per quel risultato.

Il primo a scostarsi fu Tamaki che, a malincuore, al terzo rintocco scattò in piedi mormorando:

“Mi dispiace principessa ma io…devo lasciarvi…devo…devo…” ma non ricordava più le battute, aveva il cuore che gli andava a mille e così, per non farlo capire al pubblico, si girò ed iniziò a correre verso l’altra parte del sipario in direzione della carrozza.

A quel punto la principessa, ripresasi a sua volta, gli corse dietro gridando:

“Aspettate…” ma le scarpine col tacco le impedirono di correre quindi dovette fermarsi “come posso rincontranti se non mi hai detto neanche il tuo nome…?” sussurrò ansimante e sconsolata guardando il ragazzo fuggire via, poi la sua attenzione fu catturata da qualcosa che brillava sul pavimento. Si chinò e raccolse una pietra, più esattamente uno smeraldo a forma di mezzaluna “deve essergli caduta mentre correva, ma che pietra particolare, sicuramente sarà unica…si lo troverò grazie a questa…devo parlarne subito col granduca ” disse e si diresse dietro le quinte mentre calava nuovamente il sipario e le ragazze battevano le mani eccitatissime.

Intanto, se in sala c’era fermento, nel retro era calato il silenzio. Difatti Tamaki ed Haruhi erano imbarazzatissimi e quasi non riuscivano a guardarsi negli occhi ma, fortunatamente per loro, non ebbero il tempo di soffermarsi troppo su tale stato d’animo dato che il Lord fu immediatamente cambiato e risbattuto sul palcoscenico. Qui si riaprì il sipario mostrandolo nella cucina della sua casa, vestito nuovamente di stracci, con vicino un secchio e una spugna che usava per lustrare il pavimento. Poi si sentì aprire la porta, i fratellastri ed il patrigno fecero irruzione e all’unisono tuonarono:

“Cenerentolo!”.

“Sono qui…” rispose lui tutto sognante.

“Allora Cenerentolo ci vuoi spiegare come hai osato venire al castello e distogliere l’attenzione della principessa? Per colpa tua lei non ha scelto uno dei tuoi fratelli” gridò l’uomo inferocito mentre i gemelli alle sue spalle annuivano e Anastasio rincarò la dose:

“Già brutto sguattero che non sei altro, è tutta colpa tua! Se non fossi venuto lei avrebbe sicuramente scelto me! Era quasi fatta!”.

“Cosa? Non montarti la testa…avrebbe preferito me!” disse Genoveffo.

“Fatela finita voi due, litigherete dopo! Ora dobbiamo occuparci di lui” li ammonì il padre.

“Si” risposero unanimi, ma in quel momento sentirono suonare un gong che segnalava che qualcuno chiedeva di essere ricevuto.

“Presto affacciatevi e vedete chi è” ordinò il patrigno ai figli.

A quel comando Anastasio si allontanò di corsa uscendo così un momento di scena per rientrare un attimo dopo dicendo:

“C’è il granduca Mori alla porta”.

“Chissà cosa vorrà mai! Possibile che sia venuto a dirci che la principessa abbia cambiato idea e scelto uno di voi?! Presto rinchiudete questo zotico in cantina in modo che non ci disturbi, io intanto andrò ad accogliere il nostro ospite come si deve” disse il patrigno uscendo di scena.

Cenerentolo, restato muto fino ad allora poiché il Tamaki che era in lui ancora stava fantasticando su quel bacio, quando si sentì afferrare per le braccia e issare si ridestò e tirando fuori la foce urlò:

“Fermatevi… Perché volete rinchiudermi là sotto? È buio, ho paura…lasciatemi restare qui con voi, non fiaterò…”.

“Hai sentito gli ordini di papà, vero? Se non lo facciamo…” iniziò Anastasio.

“…si arrabbierà e noi non vogliamo che questo accada” continuò Genoveffo ed insieme uscirono di scena portandoselo via.

Il sipario calò di nuovo e dopo un rapido cambio di scenari quando fu rialzato si videro il patrigno e il granduca Mori seduti su delle morbide poltrone di velluto rosso poste al centro di un salone e, appena rientrarono i gemelli, Kyoya disse:

“Bene granduca ora potete dirci come mai siete qui, la principessa ha forse scelto uno dei miei ragazzi come suo sposo?”.

“No, la principessa ha deciso che il suo promesso sarà colui che possiederà un ciondolo in cui si incastri alla perfezione questa pietra” affermò e, mostrando lo smeraldo, continuò “sto girando tutte le case del regno alla ricerca di questo giovine ma per ora non ve ne è traccia” e scrutandoli con voce sconsolata terminò chiedendo “per caso uno di voi ne è il proprietario?”.

“Ma certo… Ragazzi andate a prendere il ciondolo che si trova nel forziere” mentì il patrigno imperturbabile e a quelle parole i due ragazzi si allontanarono un po’ mettendosi poi a confabulare tra loro.

“Ma noi non abbiamo un ciondolo così o sbaglio?” chiese Anastasio.

“No infatti però ne abbiamo uno simile…forse papà si riferiva a quello…” disse Genoveffo .

“Ma è più piccolo e poi ha ancora la pietra incastonata, come facciamo?” ribatté latro.

“La leviamo ovvio!” rispose il gemello e così i due si apprestarono a fare strane operazioni su una povera spilla.

Nel frattempo Cenerentolo rinchiuso in cantina si disperava e, con la voce più melodrammatica che aveva, iniziò a recitare:

“Perché capitano tutte a me? Ho perso la pietra del ciondolo che la mia adorata madre mi aveva lasciato come unico ricordo, mi sono innamorato e non ho la possibilità di vedere la mia bella, ma la cosa peggiore è che questa rischia di sposare uno dei miei fratellastri… Fatino buono ti prego…vieni ancora una volta in mio soccorso…sei la mia unica speranza” ed una lacrima solitaria scese dai suoi bellissimi occhi color zaffiro.

“Eccomi Cenerentolo…cosa succede?” intervenne Honey ed un secondo dopo lo squittio della sua voce fu accompagnata da un ennesimo scoppio di risate tra il pubblico.

Alla sua visione il ragazzo si illuminò e spiegò velocemente l’accaduto, dopo di che chiese:

“Come posso uscire di qui e andare da lei?”.

“Presto fatto mio diletto…” rispose e con la bacchetta toccò la porta che automaticamente si aprì.

Avendo finalmente la via libera il giovane non perse tempo e, nonostante fosse vestito di stracci, uscì per dirigersi all’enorme portone che, una volta oltrepassato, gli avrebbe permesso di andare in cerca della sua bella. Tuttavia per arrivare all’uscita dovette passare per il corridoio e, così facendo, davanti al salone dove i fratellastri cercavano in tutti i modi di far entrare quella pietra nella loro spilla. Cenerentolo incuriosito da quel trambusto, dato che stava scrutando all’interno della stanza dalla porta socchiusa, non si accorse della guardia davanti a sé e ci finì addosso. L’urto fu abbastanza violento e il ragazzo, scontrandosi contro quell’armatura, cadde all’indietro e, sbattendo la schiena, urlò:

“Ahio!”.

“Dove credi di andare intruso!” disse la sentinella che, ovviamente conciato com’era, pensò si trattasse di un ladro, e sollevando il povero Cenerentolo per la camicia, lo portò di peso nel salone dove continuò “questo estraneo stava cercando di scappare fuori” disse zelante lasciandolo poi ricadere a terra.

Il patrigno, vedendoselo davanti, non riuscì a nascondere del tutto un moto di stupore, mentre i gemelli gli si avventarono contro quando il poverello si stava rialzando.

“Come hai fatto ad uscire?” urlò Anastasio prendendo per il bavero della camicia logora e scrollandolo, ma così facendo l’indumento, ormai molto provato, si lacerò del tutto rivelando un petto ben scolpito su cui spiccava nitida la presenza del ciondolo privo di una pietra.

“Chi è questo ragazzo?” domandò il granduca notando il pendaglio e facendo cenno al ragazzo d’avvicinarsi.

“È solo lo sguattero…” cercò di minimizzare il patrigno.

“Vostra grazia…perdonate la mia mancanza di rispetto…” disse l’interpellato inchinandosi “io sono solo il misero figlio della sua defunta moglie…”.

“Qual è il tuo nome? E quel ciondolo che porti…dov’è la pietra?” chiese indicandolo.

“Mi-Mi chiamo Cenerentolo signore… E questo è il dono che mia madre mi fece prima di morire…” rispose.

“E la pietra che manca dov’è?” si informò nuovamente.

“Non lo so, l’ho persa ieri sera…” rispose triste.

“E forse questa?” domandò ancora l’altro facendo segno ai gemelli di dargliela, cosa che questi fecero riluttanti.

“Si!” gridò “si, è lei!” e il viso gli si illuminò dalla gioia “me la rendete vostra grazia?” chiese innocentemente.

“Certo, anzi farò di più. Ora verrai a palazzo con me poiché la principessa ti aspetta! E voi, procurategli degli abiti decorosi! Non può certo venire vestito con codesti stracci” disse duramente rivolto al patrigno.

Su quegli ordini il tendaggio calò per riaprirsi poco dopo e mostrare Cenerentolo in fondo ad una scala, vestito di tutto punto con un completo nero e camicia e panciotto bianchi mentre in cima, con un’espressione stupita, vi era Haruhi la quale, dopo un attimo di imbarazzo, nonostante sentisse le gambe tremarle talmente tanto che le parevano di gelatina, sperando di non cadere scese lentamente i gradini. Anche se impossibile la ragazza appariva ancora più bella di quando l’avevano vista la prima volta, ad ogni movimento le lunghe pieghe della veste, di un turchese acceso, le ondeggiavano attorno alla figura e parevano aprirsi e chiudersi con uno strano ritmo ondulante che ne accompagnava i passi, il corpetto aveva minuscole pieghe cucite in tante V sul davanti e le aderiva al corpo snello mentre le maniche lunghe, rigonfie in alto, erano aderenti fino ai polsi e smerlate…era veramente un incanto! Una volta dinanzi al suo amore, con voce tremante, ma al contempo estremamente dolce e delicata, disse:

“Finalmente… Avevo paura di non rincontrarvi…”.

“Ho pregato tanto per potervi rivedere…” rispose Tamaki ammaliato.

“Anch’io…volete….vorrete rendermi felice acconsentendo di divenire mio sposo?” chiese arrossendo. Intanto tutto il pubblico seguiva attentamente la scena trattenendo il respiro e sperando ci fosse un altro bacio.

“Non potevate fare domanda più gradita. Certo, e come pegno del mio amore vi dono questo ciondolo, grazie al quale vi ho rivista…” rispose togliendoselo e mettendoglielo al collo.

“Mi rendete così felice” sussurrò lei mentre alle sue spalle l’orchestra iniziava ad intonare le note di un valzer.

I due iniziarono così a volteggiare sotto una cascata di petali di rose rosse e, su quella scena mozzafiato, si chiuse nuovamente il sipario che tuttavia si aprì poco dopo lasciando uscire tutti a raccogliere gli applausi del pubblico che era rimasto letteralmente estasiato da quella semplice quanto commovente rappresentazione. Le ragazze infatti erano tutte rosse in volto per l’eccitazione e qualcuna era arrivata persino a commuoversi. Vedendo quelle espressioni dipinte sui volti degli spettatori, i cuori di tutti i componenti dell’host si riempì di gioia. O meglio, tutti, tranne quelli di due persone, troppo impegnate a pensare a cosa stesse succedendo nel loro petto.

“Bene dovremo ripetere l’esperienza poiché è piaciuta molto” mormorò Kyoya.

Nel sentire quelle parole Haruhi tornò in sé e, essendo affianco ai gemelli, sibilò:

“Adesso facciamo i conti”.

Ma la cosa passò inosservata alle orecchie delle clienti intente a guardare il Lord che, mostrando un bellissimo sorriso, disse:

“Spero che lo spettacolo sia stato di vostro gradimento mie care fanciulle…ora, se volete, potete restare e rifocillarvi ai tavoli…”.

A quel punto il sipario calò definitivamente e, mentre le ragazze si dirigevano ai tavolini, sul palco dietro la tenda Haruhi iniziò:

“Ma si può sapere cosa vi è passato per la testa?” chiese rivolta ai gemelli.

“Perché che è successo?” fece finta di nulla Hikaru.

“Perchè vuoi dirci che ti è dispiaciuto?” le sussurrò all’orecchio Kaoru al che lei diventò color porpora e i due se ne andarono sghignazzando.

Tamaki vedendola sola e rossa, anche se tremendamente imbarazzato, le andò incontro e dolcemente le disse:

“Ti va di uscire un po’? Fa caldo qui dentro…”.

La ragazza imbarazzata non riuscì a parlare quindi annuì e lui, felice, la prese per mano e la condusse ai giardini.