Gelosia – parte 1

Pensieri

Il giorno dopo, avendo riposato serenamente, Hikaru fu il primo a svegliarsi. Dopo essersi stropicciato gli occhi si tirò su a sedere e, girando il capo, rimase per un po’ ad osservare dolcemente il gemello, sembrava veramente un angelo. Poi, facendo attenzione a non destarlo, si alzò per andare a farsi una doccia e, non appena ebbe finito, scese in cucina iniziando a fare colazione pensando a cosa fare durante quella giornata. Non aveva rinunciato ad andare al tempio ma non sapeva se chiederlo, per la seconda volta, al fratello data la reazione della sera prima. Era molto indeciso e così, afferrando distrattamente un biscotto, se lo mangiò rimuginando sul da farsi. Nel frattempo Kaoru, che aveva praticamente passato più di metà nottata in bianco, continuò a dormire e, vedendo che non scendeva, Hikaru decise di andarci da solo così da lasciarlo riposare.

‹‹ Dopo tutto è stata una serata molto pesante per lui e, a giudicare dalle occhiaie, deve aver preso sonno molto tardi›› pensò così, dopo esser risalito in camera ed assicuratosi che il fratello stesse ancora riposando, gli diede un delicato bacio a stampo sulle labbra e uscì diretto al tempio.

Gli dispiaceva molto andarci da solo ma, pensandoci, forse era stato un bene che l’altro fosse rimasto a casa, quell’uscita gli avrebbe dato l’occasione di stare un po’ da solo e riflettere, dato che ne aveva un estremo bisogno. Chiuso delicatamente il portone alle sue spalle, avvolto dall’aria fredda e frizzante dell’inverno, si avviò e, una volta arrivato a destinazione, dopo aver fatto la sua offerta, tirò la corda facendo tintinnare i campanellini all’estremità del pozzo, e quando fu tornato il silenzio, congiunse le mani in segno di preghiera cercando di sgomberare la mente in modo da concentrarsi ma suo malgrado si mise a pensare a tutt’altro.

‹‹Che succederà ora? Cosa accadrà dopo stanotte? Sono sicuro che Kaoru abbia agito in quel modo solo per la foga del momento e non perché lo volesse davvero… D’altronde certe paure non si superano mica dal giorno alla notte. E poi comunque resta il fatto che mi ha visto mentre mi toccavo in bagno… Lui dice che è naturale ma la sua faccia in quel momento esprimeva l’esatto opposto. Mi ha guardato in un modo così gelido che mi sento male al solo pensiero… E comunque mi domando: ciò che ho provato ieri è stato bellissimo certo, ma sarà giusto? Quando potrò sperimentarlo ancora? E quando potrò toccarlo di nuovo senza che si faccia problemi? Ahhh basta! Sono venuto qui a pregare e per riflettere sul da farsi…›› si disse alla fine.

Infatti quelle erano tutte domande a cui non sapeva né poteva dare una risposta e così, sospirando, cercò di concentrarsi su quanto si era riproposto continuando però inevitabilmente a rimuginare ed impantanarsi in quesiti senza soluzione.

Intanto, a casa, Kaoru si era svegliato tutto sudato poiché aveva fatto un incubo i cui contorni fortunatamente avevano iniziato a svanire non appena aveva aperto gli occhi, ma di cui conservava il ricordo di un’angoscia insostenibile. Frastornato e ansimante si guardò intorno alla ricerca del fratello scoprendo però di essere solo. Per un attimo si chiese dove potesse essere tuttavia, notando che il suo pigiama era piegato e posato sulla sedia, capì che doveva essersi già alzato da un bel pezzo. Un po’ alterato per non essere stato svegliato, decise di cercarlo. Uscito dalla camera lo chiamò ma, non ottenendo risposta, scese al piano di sotto dove continuò a urlare il suo nome e a cercarlo nonostante tutte le stanze fossero vuote, inspiegabilmente non vi era nessuna traccia di lui. Pensando allora che probabilmente fosse uscito, provò a chiamarlo sul cellulare però, sentendo la suoneria provenire dal piano superiore, capì che lo aveva lasciato a casa e, riagganciando, l’irritazione iniziò a mutarsi in vera e propria collera.

‹‹Si può sapere dove cavolo si è cacciato quel deficiente? Non solo se n’è andato senza dirmi nulla, ma non si è nemmeno degnato di lasciarmi un biglietto! Per non parlare del fatto che se non ha il telefono non posso nemmeno rintracciarlo, che rabbia!››.

Ovviamente quella reazione era dettata dal fatto che era ancora molto scosso per via dell’incubo da poco avuto e perché in quel momento desiderava, più di ogni altra cosa, averlo accanto per essere confortato ma soprattutto coccolato. Pensò a cosa fosse meglio fare e, visto che era ancora tutto sudato, decise di andare a farsi una doccia dato che non aveva nessuna voglia di mangiare, anzi la sola idea del cibo lo nauseava.

Nel frattempo al tempio, dando uno sguardo all’ora, Hikaru decise di rincasare. Non era passato molto da quando era arrivato ma non voleva lasciare il gemello a casa da solo per troppo tempo visto che sperava di tornare prima del suo risveglio. Dopo un inchino e un ultimo sguardo al bel boschetto in cui era immerso quel luogo di preghiera, si girò e, correndo, scese la lunga scalinata che lo avrebbe condotto sulla strada del ritorno. Lungo il tragitto però, vedendo una bancarella che vendeva dolciumi, decise di fermarsi a prenderne un po’ per Kaoru così che quando si fosse svegliato avrebbe potuto farci colazione, o meglio merenda dato che era già pomeriggio. Dopo un’accurata selezione ne comprò in una buona quantità e una volta pagato si diresse tutto felice verso casa. Giunto finalmente a destinazione entrò, andò in cucina dove appoggiò il sacchetto coi dolci, e poi salì subito in camera dove, vedendo che il fratello non c’era, si tolte la giacca chiamandolo a gran voce ma, dato che questi si trovava sotto la doccia, a causa dell’acqua aperta non sentì nulla.

‹‹Che sia uscito anche lui?›› pensò Hikaru non udendo risposta .

Poi si diresse in bagno e, quando aprì la porta, vedendo che si stava lavando sorridendo esclamò: “Ah! Ma allora ci sei?!”.

Kaoru, che in quel momento uscì dal box, osservando lo spensierato sorriso dell’altro si irritò ancora di più quindi strinse le labbra e, senza proferire parola, camminò nudo sul tappeto per prendere un asciugamano.

“Ehi, perché non mi rispondi?” domandò il compagno alquanto perplesso per quell’atteggiamento freddo e assolutamente inusuale da parte del gemello.

“Per quale motivo non mi hai detto che uscivi?” chiese questi in risposta, avvolgendosi nell’asciugamano e prendendone un altro per i capelli.

“Siccome stavi dormendo non volevo svegliarti…”.

“Beh, almeno un biglietto potevi lasciarlo! Hai idea di quanto mi sia preoccupato svegliandomi e vedendo che non c’eri? Hai anche lasciato il cellulare a casa!” urlò ancora scosso per l’inquietudine lasciatagli dal sogno.

“Scusa…non pensavo che ti preoccupassi. Sono stato via solo un’ora e, sinceramente, contavo di trovarti ancora a letto al mio ritorno…” rispose.

Non comprendeva la sua agitazione e quell’espressione tirata che aveva sul viso ma, vedendo che aveva iniziato a strofinarsi i capelli per asciugarli, gli venne spontaneo avvicinarsi ed aiutarlo.

“Faccio da solo” dichiarò l’altro non appena avvertì le sue mani toccarlo, ancora risentito per non averlo trovato quando aveva bisogno di conforto e della sua vicinanza.

“Perché ti comporti così? Lascia che ti dia una mano” disse il fratello che ovviamente continuava a non capire cosa avesse.

“Non so cosa farmene del tuo aiuto ora che non ne ho più bisogno!” gli scappò detto a quell’ultima affermazione.

“Perché è successo qualcosa mentre ero via? Ti sei sentito male? Sei caduto? Hai sbattuto da qualche parte?” chiese Hikaru agitandosi e iniziando a immaginarsi una catastrofe dietro l’altra.

Kaoru non voleva dirglielo ma vedendo la sua sincera preoccupazione rispose:

“No, niente di tutto questo sta tranquillo… Ho solo avuto un incubo ma quando mi sono svegliato la stanza era vuota, in quel momento avevo bisogno di te e vedendo che non c’eri mi sono sentito peggio”.

“Perdonami…ora però sono qui” e nel dirlo gli si avvicinò ulteriormente per abbracciarlo.

“No scusami tu, è che mi sento ancora un po’ scosso. Non ricordo quello che ho sognato però mi sono svegliato con un’angoscia allucinante…” disse appoggiandosi all’altro.

Hikaru udendolo si rammaricò di essere uscito quella mattina ma come avrebbe potuto prevedere una cosa del genere? Naturalmente non poteva tuttavia se ne dispiacque moltissimo. Non sapendo cosa avesse sognato, e quindi come rassicurarlo, lo tenne stretto per un po’ però, vedendo che malgrado questo continuava ad essere agitato, dopo averlo lasciato gli prese la faccia tra le mani e gli diede un bacio al termine del quale per tranquillizzarlo sussurrò:

“Il bello dei sogni è che sono e restano tali… Vieni andiamo di là così ti vesti, altrimenti prenderai freddo”.

Kaoru annuendo si lasciò trascinare in camera e, una volta che vi furono giunti, si afflosciò sul letto come esausto e il fratello, capendo che non aveva nessuna intenzione di vestirsi, si diresse all’armadio, ne estrasse biancheria ed indumenti puliti, si girò per tornate da lui e, avvicinandosi, per stuzzicarlo nonché incitarlo gli chiese:

“Non vorrai farti vestire vero?”.

L’altro a quelle parole gli scoccò un’occhiataccia, si tolse l’asciugamano avvolto attorno alla vita e poi si rimise, nudo com’era, tra le coperte. Hikaru però ebbe un tuffo al cuore nell’osservarlo in quello stato ma cercando di non darlo a vedere deglutì e, con ancora i vestiti in mano, avvicinandosi ulteriormente disse:

“E va bene…” dopo di che, senza aggiungere altro, gli tolse le lenzuola di dosso e, presi i boxer, tentò di infilarglieli.

“Ehi! Lasciami, non mi va di vestirmi va bene? E non mi va nemmeno di alzarmi dal letto! Voglio restare così, fermo ho detto!”.

Il gemello, ormai piegato sopra di lui, insistette nel mettergli almeno la biancheria ma l’altro si dimenò talmente tanto che alla fine ci rinunciò.

“D’accordo fa come ti pare, resta pure a letto! Peccato però, perché avevo comprato una cosa che ti sarebbe sicuramente piaciuta… Ma se non vuoi alzarti d’accordo, vuol dire che me la mangerò da solo” disse nella speranza di accendere in lui almeno un po’ d’interesse.

Kaoru lo guardò un attimo, dopo di che lasciando ricadere la testa sul cuscino e raggomitolandosi, rispose:

“Fa pure, non ho proprio fame”.

Il fratello a quella risposta, visto che neanche la curiosità lo aveva smosso, sbuffò.

‹‹ Ed io che ho comprato quelle leccornie per lui… Certo che si comporta davvero in modo strano…›› pensò alzandosi e dirigendosi in cucina.

Qui, preso un piattino, ci adagiò ciò che aveva comunque deciso di portargli in camera. Infatti i dango erano i suoi dolci preferiti ed era sicuro che, se glieli avesse messi sotto al naso, non avrebbe mai rifiutato di mangiarli con lui.

Kaoru intanto, restato solo, rotolò fino a mettersi supino e osservando il soffitto sospirò. Si sentiva veramente strano e, dato che nemmeno l’arrivo dell’amato aveva alleviato il suo stato d’animo come aveva sperato, a quel punto si domandò:

‹‹Cosa devo fare?››.

Hikaru nel frattempo, ignaro di quanto profondamente fosse turbato l’animo del gemello, non appena ebbe riempito il piatto e preso un paio di fazzolettini, si riavviò verso la stanza dove, una volta entrato, vedendo che questi fissava il soffitto, si avvicinò piano e sedendosi sul letto disse:

“Sorpresa…” .

A quelle parole Kaoru si voltò a guardarlo e, notando che aveva un piatto in mano, incuriosito gli domandò:

“Cos’è?”.

“Dango…così ti tiri un po’ su…” rispose mettendoglielo davanti.

L’altro si commosse a quel gesto ma, avendo lo stomaco contratto, era sicuro che non sarebbe riuscito a mandare giù nemmeno uno spillo.

“Grazie, però ora proprio non mi va, li mangio dopo eh? Perché invece non mi abbracci un po’?” chiese gentilmente.

“Certo” disse posando il piatto sul letto e, prendendogli la testa se la appoggiò al petto, così da potergli accarezzare i capelli, sapendo che quel semplice atto di gentilezza in realtà gli piaceva moltissimo.

A quel gesto Kaoru gli si aggrappò al collo con tutte le sue forze, si sentiva il cuore colmo d’angoscia e d’inquietudine e aveva proprio il bisogno di essere consolato. Tuttavia il fratello, vedendo che con quei movimenti rischiavano di rovesciare i dolci, prima spostò il piatto sul comodino e poi fece scostare un po’ il gemello così da potersi mettere sul letto assieme a lui. Una volta sdraiato, lo ritrasse a sé e, iniziando a dargli piccoli baci sulle guance, senza smettere disse:

“Doveva essere davvero un bruttissimo incubo per averti ridotto così”.

“Non ne ho idea, te l’ho detto non me lo ricordo. So solo che mi sono svegliato attanagliato da queste sensazioni orribili” rispose tremando leggermente.

“Ora è passato, calmati…” gli sussurrò accarezzandogli la schiena.

“Si, sto meglio se mi stai vicino” replicò confortato da quelle carezze ‹‹cosa farei senza di lui?›› si chiese.

Hikaru continuò a baciarlo e, vedendo che pian piano si stava calmando, scese fino al collo per iniziare a baciare anche quello e, quando si staccò, affermò:

“Non uscirò più senza dirti nulla te lo prometto”.

“Va bene” disse soddisfatto accomodandosi meglio per poter unire le loro labbra.

L’altro ricambiò approfondendo e Kaoru a quel gesto finalmente sentì la felicità cedere il passo all’angoscia in quanto non solo il suo amore lo aveva riempito di attenzioni, ma lo stava anche assecondando ed inaspettatamente era stato lui stesso a far intrecciare le loro lingue. Così, preso da uno slancio di euforia, si alzò mettendosi in ginocchio al suo fianco e, sporgendosi in avanti, gli prese il viso tra le mani, ma così facendo le lenzuola gli scivolarono di dosso mostrando il suo corpo nudo e perfetto. Hikaru, che aveva gli occhi aperti, vedendo che era ancora in quello stato avvampò tuttavia non smise di baciarlo, al contrario continuò e, al contempo, iniziò ad accarezzargli la schiena. Lentamente percorse tutta la linea della spina dorsale fino ad arrivare ai glutei e, successivamente, scese sulle cosce.

‹‹Almeno fin qui posso toccarlo senza problemi›› pensò.

Kaoru sentendo quelle mani su di sé rabbrividì e allargando le gambe si mise a cavalcioni sopra di lui ma, proprio mentre iniziava ad afferrare l’orlo del suo maglione per sfilarglielo, il fratello lo interruppe.

“Kaoru…aspetta”.

“No, perché dovrei?”.

“Perché tra poco mamma e papà rincaseranno…” disse.

“Non è vero, torneranno stasera e lo sai benissimo” rispose fissandolo negli occhi.

“Ma sono già le quattro e mezzo…” rispose titubante.

“Ho detto stasera, non oggi pomeriggio” insisté accarezzandogli il torace.

Hikaru a quel punto, non potendo controbattere, deglutì ma per non restare fermo ed insospettirlo oltremodo gli prese la mano e se la portò alla bocca baciandogliela. Kaoru, nonostante si fosse accorto del tentennamento del compagno gli sorrise e, decidendo che non si sarebbe lasciato scoraggiare tanto facilmente, seguì l’esempio del gemello solo che invece di baciarla iniziò a leccargli lentamente le dita. A quel sensuale gesto Hikaru divenne ancora più rosso e d’impulso lo spinse di schiena. Quando lo ebbe buttato giù, lo imprigionò sotto di sé posando i palmi sul materasso all’altezza delle sue braccia e le ginocchia affianco alle gambe, restando così a gattoni sopra di lui. Dopo averlo guardato negli occhi gli sorrise e, scendendo solo con il busto, iniziò a baciargli il collo soffermandosi ogni tanto a succhiare qua e là lasciandogli dei piccoli segni rossi. Il fratello, felice che finalmente si fosse lasciato andare, gemette sotto quei baci e, a sua volta, iniziò a passargli le mani sulla schiena liscia. Hikaru, rabbrividendo, dal collo scese al petto sul quale depose le calde ed umide labbra e poi, spostandosi di lato, iniziò a leccargli lentamente un capezzolo. Così facendo lo udì inspirare rumorosamente poiché l’aria era costretta a passare tra i denti stretti per il piacere e sentì una ferrea presa sulle spalle, chiara dimostrazione che le sue azioni erano ben accette. Proseguì allora a leccarli, per continuare succhiandoli e, quando furono abbastanza turgidi, riprese a passarci velocemente sopra la lingua. Quei respiri, che andavano aumentando, lo stavano facendo eccitare molto e, sentendosi stringere con maggior forza, ebbe l’ennesima dimostrazione che quei gesti dovevano piacergli non poco, così continuò finché non decise di andare oltre. Lentamente si staccò dai capezzoli per baciarlo appena sotto il petto e, scendendo ancora, arrivò sino all’ombelico, che morse. Ormai l’eccitazione di Kaoru era più che evidente e, quando il gemello, per baciarlo sul ventre la sfiorò col petto nudo, trasalì. Stavolta non voleva che si fermasse, anzi, desiderava dal profondo del cuore che continuasse. Sentendo quel membro toccarlo appena, Hikaru si mosse sfregandolo leggermente e poi, vedendo che il compagno non lo frenava, proseguì arrivando a baciargli l’inguine ma a quel contatto Kaoru quasi saltò e, lanciando un gemito più forte dei precedenti, disse:

“Hikaru…”.

Questi, seppur udendolo, continuò a scendere, aveva perso il controllo e ora pensava solo al piacere che gli avrebbe procurato e difatti Kaoru, sotto quei tocchi, non poteva fare a meno di dimenarsi oramai in balia di quelle intense sensazioni. Il fratello intanto, giunto al suo membro lo prese tra le mani, ci si avvicinò con il viso, ed iniziò a baciarlo tuttavia, a quel gesto inaspettato, l’altro sobbalzò una volta di più cercando però di spostarlo stavolta:

“Aaaahhh fermati che fai? Questo no!”.

Ma, nonostante quella reazione, Hikaru continuò imperterrito a baciarlo e Kaoru, vedendo che non la smetteva, si morse il labbro a sangue pur di trattenere un grido per la gran quantità di scariche di piacere che gli si erano diffuse per le membra. Voleva che si levasse, che non facesse una cosa tanto ardita ma quello che provava era indescrivibile, come un caleidoscopio di emozioni una più affascinante e stupefacente dell’altra.

Intanto il gemello, sentendo che finalmente si era arreso, alzò lo sguardo per poter contemplare il suo volto estasiato dal piacere però, nel vederlo mordersi così violentemente, improvvisamente si ricordò di ciò che si era ripromesso, ovvero di non toccarlo fino a quando non fosse stato davvero pronto. Rammaricandosi del suo comportamento e del fatto che si era lasciato trasportare dalle emozioni, un po’ sconsolato lasciò delicatamente la presa per non far capire nulla all’altro e lentamente riprese a baciargli l’inguine risalendo poi fino al petto e, proseguendo fino ad arrivare al collo, si sdraiò sopra di lui infilandogli una gamba tra le sue. Kaoru intanto, nonostante si fosse accorto che il gemello aveva fortunatamente smesso, continuava a tenere gli occhi chiusi, gemendo e cercando di controllarsi al tempo stesso ed Hikaru, risalito al suo viso, si fermò a guardarlo. Era davvero stupendo. Istintivamente si abbassò e gli leccò le labbra portandogli via quel po’ di sangue che si era fatto uscire per poi continuare a baciarlo prendendo ad accarezzargli il torace e i capelli per tenere impegnate le mani, in modo che non sfuggissero di nuovo al suo controllo per portarsi in punti che credeva ancora proibiti.

“Hikaru…” mugolò l’altro che, abbassando le mani sulle sue natiche, poi le lasciò scivolare sul davanti, posandole sul suo rigonfiamento e prendendo a slacciargli i pantaloni.

Il fratello, sentendolo, automaticamente strinse la presa sui suoi capelli e Kaoru, stavolta senza alcuna esitazione, gli abbassò i calzoni e i boxer mettendo così a nudo la sua eccitazione che subito iniziò ad accarezzare, facendolo così mugolare. Hikaru infatti grazie a quei tocchi stava provando un immenso piacere ma allo stesso tempo, vedendo la determinazione dell’amato, pensò:

‹‹Possibile che mi sia sbagliato? Che ieri lo volesse davvero e che non sia stato un gesto dettato dall’impeto di dimostrarmi qualcosa? Anche prima in fondo non mi ha fermato…›› tuttavia, essendo ancora un po’ titubante in proposito, decise di continuare solo ad accarezzargli il petto.

Kaoru invece, ignaro di ciò che gli passasse per la testa, aveva iniziato a baciargli il collo, sul quale aveva preso a dare dei piccoli morsetti senza smettere di accarezzarlo più in basso sentendo che a quei gesti il respiro di Hikaru si faceva via via più intenso. Questi infatti stava lottando con tutto se stesso per non ricambiare ma Kaoru, capendo che l’altro si stava trattenendo, seppure con grande imbarazzo, gli prese una mano e la posò sul suo stesso sesso, ormai pulsante. Hikaru vedendo che era il fratello a chiederglielo sentì un vero e proprio tuffo al cuore, desiderava ardentemente toccarlo e se si era trattenuto era solo grazie all’immenso amore che provava per lui e per non metterlo a disagio così, ormai rassicurato, finalmente si lasciò andare. Delicatamente iniziò a sfiorarlo per poi stringere la presa ed iniziare a muovere la sua mano più velocemente, notando che questo fece aumentare notevolmente il respiro già di per sé piuttosto intenso del gemello. Kaoru infatti ansimava ma non per questo smise di toccare il membro del compagno anzi, volendo dargli quelle stesse sensazioni inebrianti che stava provando, anche lui aumentò il ritmo. Hikaru sentì che il fratello aveva preso a muoversi alla sua stessa velocità e che man mano che la aumentava lui faceva lo stesso. Sapeva che stavano provando lo stesso intenso piacere e questo lo rendeva ancora più felice tuttavia, quando sentì di essere arrivato ormai quasi all’orgasmo, avvicinando le labbra all’orecchio dell’amato sussurrò:

“Kaoru…sono al limite…”.

“Anch’io…” rispose questi ansimante.

E poco dopo tutti e due si lasciarono andare nella mano dell’altro inarcando le schiene e gemendo all’unisono, sporcandosi entrambi leggermente il ventre, ma Hikaru incurante di ciò si lasciò ricadere su quello del gemello. Sul suo viso c’era un sorriso beato che gli incurvava le labbra che sfortunatamente Kaoru non poteva vedere. Rimase in quella posizione per alcuni minuti e, dopo aver finalmente ripreso fiato, allungando una mano verso il comodino prese il pacchetto di fazzoletti, ne estrasse un paio e, dandone uno al fratello, con l’altro si pulì lui stesso.

Kaoru, preso il pezzo di carta, stette per un attimo ad ansimare fissando il soffitto, si sentiva esausto ma con una piacevole sensazione di benessere che si propagava per tutto il corpo, fino a che dopo un po’ si pulì rimanendo però sempre sdraiato. Il gemello ancora sopra di lui, non appena il respiro si fu definitivamente calmato, poggiò i gomiti sul materasso e, dopo essersi staccato leggermente dal torace del compagno ed aver pulito ambedue, alzando il viso per poterlo guardare in faccia, un po’ preoccupato da quel silenzio chiese:

“A cosa pensi?”.

“Che sto bene, ed è stato fantastico” sorrise.

A quelle parole il volto di Hikaru si illuminò, si protese verso di lui e, a fior di labbra, sussurrò:

“Si…è stato bellissimo…ed io ti amo e non ho bisogno di nient’altro a parte te…sei la mia ragione di vita, il mio sole…non lasciarmi mai”.

“No, nemmeno tu però dovrai farlo” sorrise abbracciandolo.

“Non accadrà mai” rispose stringendolo a sua volta.

“Ma lo sai che avevi un’espressione meravigliosa dipinta sul viso mentre ti toccavo?” disse Kaoru carezzandogli una guancia.

“Co-cosa?” balbettò l’altro arrossendo, non poteva credere alle sue orecchie.

“Si è vero! Mi piaceva da matti…”.

“Perché non hai visto la tua…” rispose maliziosamente non appena si fu ripreso per quell’inaspettata quanto accattivante domanda.

“Beh diciamo che posso immaginarla…” disse stupendosi per primo delle proprie parole, era stato veramente sfrontato!

Hikaru sorrise e, dato che avevano i volti praticamente attaccati, gli bastò allungarsi di un millimetro per dargli un bacio sulle labbra, al termine del quale affermò:

“Sappi che però voglio vederla ancora…” ora che sapeva che il fratello aveva superato le sue paure si sentiva più tranquillo e non vedeva l’ora di poter continuare quel discorso e di saggiare i limiti del piacere a cui ora potevano accedere.

Kaoru però a quel punto arrossì e non rispose limitandosi a sorridere un po’ incerto quando all’improvviso sentirono il portone sbattere e la voce della loro mamma annunciare:

“Ragazziiii siamo tornati!”…