Gelosia – parte 1

Kyoya ma che combini…

Kaoru si destò gradualmente e, guardandosi intorno, vide dall’orologio sul comodino che era piuttosto presto. Si sentiva in ottima forma, quella notte aveva dormito proprio bene così lasciò il fratello che teneva ancora abbracciato e cercò di non urtarlo mentre si stiracchiava ma questi, sentendo dei movimenti, si svegliò. Inizialmente rimase immobile, poi osservando quello che stava facendo il gemello chiese:

“La sveglia non è ancora suonata…perché ti alzi?”.

“Oh scusami ti ho disturbato? Mi sono svegliato da solo, non ho più sonno, stanotte ho riposato abbastanza e visto che è presto pensavo di arrivare a scuola un po’ in anticipo, così possiamo passare al club prima di andare in classe per lasciare i costumi che ci ha preparato la mamma, che ne dici?”.

“Mhh…si è una buona idea” rispose tirandosi su a sedere a sua volta e stropicciandosi gli occhi.

“Bene, allora andiamo” disse e, passandogli un braccio intorno alle spalle, lo avvicinò baciandogli la guancia.

“Si”.

Entrambi si alzarono e, dopo essersi preparati velocemente, salirono in macchina per dirigersi a scuola. Una volta arrivati si diressero nell’aula dell’host club per posare i vestiti, aprirono delicatamente la porta che scivolò senza fare il minimo rumore ma si bloccarono quando sentirono che la stanza non era vuota e a causa dello strano spettacolo che si parava dinanzi a loro… Kyoya che dava le spalle all’entrata, stava col bacino appoggiato ad un tavolino e di fronte a lui c’era un ragazzo, a giudicare dalla divisa, che si stava inginocchiando e a cui disse:

“Aspetta, non così in fretta!”.

I gemelli si guardarono sconcertati decidendo tacitamente di chiudere la porta sperando che Kyoya continuasse a non accorgersi di loro. Fecero qualche passo indietro e, una volta certi di non essere stati scoperti, si diressero di corsa in cortile dove, appena arrivati, Hikaru guardò il fratello e con ancora il fiatone disse:

“Non per essere maliziosi ma…secondo te a Kyoya piace fare certe cose a scuola?”.

“Hikaru! Ma come ti vengono in mente certe idee?” rispose Kaoru arrossendo fino alla radice dei capelli.

“Beh quella frase e quella posizione…non è che lascino spazio a molte altre interpretazioni…Vuoi forse dire che non hai pensato la stessa cosa anche tu?”.

“Ma smettila per favore! Ci sarà sicuramente un’altra spiegazione, andiamo in classe si è fatto tardi” affermò sperando di chiudere il discorso ed evitare di dover rispondere così a quell’ultima domanda.

‹‹Sicuro, come se non avessi visto la tua faccia…›› pensò Hikaru ma poi rispose “hai ragione…sono io a pensare male…”.

“Ma certo…dai andiamo” ripeté con la testa bassa, non sarebbe mai riuscito a guardare il fratello in viso. Assistendo a quella scena gli erano balenate in mente le immagini di quello che avevano fatto loro due e ora si sentiva terribilmente imbarazzato…‹‹perchè devo essere così? Accidenti a me!››.

“Si ” replicò l’altro e prendendogli la mano iniziò a camminare in direzione dell’aula ma a metà strada chiese “perché sei tutto rosso?”.

“Emmmhhh….io non saprei” rispose desiderando che arrivasse qualcuno a interromperli.

Hikaru si fermò “ti ho messo in imbarazzo?”.

“Ehh…? Ma che dici? Ecco…io…si!” si arrese a quel punto, come poteva continuare a mentirgli?

L’altro si intenerì terribilmente nel vedere la sua espressione e, dopo essersi assicurato che in corridoio non ci fosse nessuno, si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli:

“Perdonami…”.

Kaoru a quel contatto saltò e, indietreggiando appena, quasi urlò:

“Aaaaahhh non fare così! Non venirmi troppo vicino!”.

Hikaru a quelle parole si bloccò poi, lasciando andare le dita che poco prima aveva intrecciato con le sue, domandò:

“Da quando in qua è un problema se mi avvicino?”.

“Da quando mi fai andare il cuore a mille, ecco da quando!” rispose ficcandosi le mani in tasca e continuando a fissare imperterrito il suolo.

Udendo quella frase il fratello gli si lanciò addosso abbracciandolo.

“Mi hai fatto prendere un colpo…” dichiarò stringendolo più forte.

“Aaaahhhhhhhhhh ancora?!” disse l’altro ormai al colmo della vergogna.

“Mi spiace ma non ti mollo…”.

“Ti prego, ti prego lasciami e andiamo in classe ok?” mormorò a denti stretti, sentiva troppe emozioni turbinargli nel petto.

“Uffa, va bene…e meno male che sono io quello che deve imparare ad esternare i propri sentimenti…” disse ridendo, dopo di che entrò in aula, divertito dal fatto che il gemello continuasse a guardare ovunque tranne che nella sua direzione.

Quel giorno la mente di Kaoru era affollata da mille pensieri e non badò minimamente alle lezioni, né a quello che succedeva intorno a lui, era ancora scosso da quello che aveva visto quella mattina e da quell’aspetto del suo particolare rapporto col fratello. Non riusciva proprio a lasciarsi andare, si imbarazzava al primo accenno da parte dell’altro, quando invece avrebbe voluto essere libero di dare e ricevere piacere. E come se tutto ciò non bastasse non aveva certo dimenticato Minami e tutti i suoi dubbi sul fatto se fosse giusto o meno tenere il gemello così legato a sé, se non lo stesse derubando di qualcosa. Hikaru al contrario non aveva pensato minimante che il fratello avesse ricollegato quanto visto al club alla sera precedente e, libero da ogni preoccupazione, rise e scherzò con tutti non accorgendosi che invece il compagno era immerso nelle proprie riflessioni. Solo a pranzo, notando che non accennava ad alzarsi, gli andò vicino e, mettendogli una mano sulla spalla, disse:

“Hai intenzione di restare seduto o mi accompagni in mensa?”.

Kaoru sobbalzò, non si era minimamente accorto che se n’erano andati tutti “no, andiamo” mormorò alzandosi.

Hikaru gli sorrise “ancora pensi a Kyoya?”.

“Eh? Ma certo che no!” rispose dicendo una mezza bugia, in effetti non pensava mica solo a quello.

“Sembrava…” lo stuzzicò l’altro chiedendosi perché l’avesse presa così male finché, improvvisamente, non gli sovvenne che forse vedendo quella scena gli erano tornate alla mente gli eventi di quelle ultime sere e si pentì amaramente di aver detto certe frasi quella mattina. Era stato uno scemo e ora doveva rimediare ma non sapendo bene come, disse “senti per Kyoya…io stavo solo scherzando, cioè…non pensavo sul serio che stesse facendo quello….” mentì.

“Ma si, ma si” rispose frettolosamente il gemello incamminandosi, non aveva proprio voglia di continuare quel discorso.

Hikaru capì di averlo nuovamente imbarazzato e se ne dispiacque, quella volta non lo aveva certo fatto apposta. Decise di cambiare argomento e che per farsi perdonare gli avrebbe pagato il pranzo, così dichiarò:

“Oggi offro io, però tu sparecchi”.

“Va bene” assentì e varcando la soglia della mensa videro tutti gli altri dell’host club seduti allo stesso tavolo.

Hikaru titubante guardò il fratello e, un po’ incerto, gli chiese:

“Che facciamo li raggiungiamo o andiamo a mangiare direttamente in aula?”.

Ma non fece quasi in tempo a finire la frase che Tamaki li chiamò:

“Ragazzi venite a tavola…Honey ha portato un dolce buonissimo…”.

“Emh andiamo o si offenderanno” disse Kaoru e dopo aver ritirato il pranzo si sedettero ritrovandosi proprio di fronte a Kyoya che Hikaru iniziò a fissare, al contrario del gemello che non staccò gli occhi dal piatto.

“Che vi succede? Non è da voi essere così silenziosi! Piuttosto avete portato i costumi per oggi pomeriggio?” chiese l’oggetto di tanto interesse continuando tranquillamente a mangiare.

“Si stamattina…” rispose ingenuamente Hikaru ma non fece in tempo a finire che l’altro gli diede una gomitata “cioè…intendevo dire…stamattina volevamo venire prima per posarli al club ma abbiamo fatto tardi…per questo non siamo passati subito…”.

“Capisco e dove li avete ora? In classe forse?”.

“Si”.

“Bene, spero non si sgualciscano allora. Comunque cercate di arrivare un po’ prima la prossima volta” disse tranquillamente.

“Si…chissà magari assistiamo a qualche altro spettacolo…” si lasciò scappare Hikaru.

“Di che spettacolo parli?” chiese Kyoya mentre Kaoru avrebbe voluto volentieri seppellirsi a quelle parole.

“Nulla di che…una sciocchezza” rispose riprendendosi prontamente e alzandosi aggiunse rivolto al fratello “andiamo o faremo tardi…”.

Kyoya li guardò un po’ perplesso ma decise di lasciar correre, quei due a volte erano proprio strani e quand’era così era meglio non indagare troppo a fondo!

“Ci vediamo dopo al club” mormorò Kaoru alzandosi a sua volta e, non appena furono usciti e allontanati dalla mensa, non perse tempo ed ammonì il fratello “ma che ti salta in mente di dire idiota?”.

“Scusa mi è scappato…” rispose questi.

“Vedi di stare più attento e se ci scopriva?”.

“Ma dai…era impossibile…e poi ti ho detto che mi è scappato…” ribadì e finalmente arrivano in classe dove presero i costumi “sbrighiamoci che se arriviamo in ritardo ci tocca pure sorbirci una sgridata…” disse.

“Sarà…si andiamo” e salirono all’ultimo piano.

Una volta entrati in aula distribuirono i vestiti ed iniziarono a prepararsi. Essi consistevano in semplici ma bellissimi kimoni, infatti quel giorno avevano deciso di organizzare la cerimonia del the e a confezionarli era stata la madre dei gemelli in persona, una famosa stilista.

Per ognuno aveva creato un kimono adatto alla sua personalità. Quello di Tamaki era bianco, indice di purezza, con dei fiori azzurri che richiamavano l’idea dei fiordalisi, avendo gli occhi dello stessa tonalità. A Kyoya, il re delle tenebre, nero con ricamato in bordeaux dei cerchi con all’interno i kanji del suo nome sul davanti mentre, sulla parte posteriore e in bianco, un drago che si dipartiva da metà coscia e saliva fino alla schiena. Per Honey giallo come la crema delle sue adorate torte, in quanto a Mori di un bel blu scuro, segno di calma. Ad Haruhi marrone, in tono con i capelli e per i Hitachiin rossi come la passione del loro incestuoso amore. Tutti li indossarono, Hikaru e Kaoru ovviamente si aiutarono a metterlo l’un l’altro ed entrambi lasciarono un bel pezzo di petto scoperto, così da stuzzicare le fantasie proibite delle clienti nonostante fosse in programma un evento mistico. Quando ebbero finito, ogni ragazzo raggiunse la propria postazione: i gemelli si sedettero uno di fronte all’altro su delle stuoie stese a terra, Tamaki su un rialzo in legno come a voler controllare tutto, in fondo era pur sempre il presidente, Mori e Kyoya si sarebbero occupati della preparazione della bevanda seduti in posizione tradizionale, mentre Haruhi lo avrebbe servito. Honey invece si sarebbe dilettato ad andare in giro e farsi coccolare come il suo solito. Appena fu ora le porte si aprirono e numerose fanciulle fecero il loro ingresso rimanendo a bocca aperta per quello che i ragazzi avevano allestito. Infatti, per ricreare l’atmosfera raccolta che si addiceva a una cerimonia del genere, avevano fatto scendere dal soffitto alcuni teli color arancio in modo da creare nella stanza una zona più stretta in cui si sarebbe svolto il tutto. Entrando da una piccola apertura tra i drappi, si vedeva un ambiente piccolo con delle stuoie stese a terra e su uno di questi gli oggetti necessari per la preparazione del the. Essi consistevano in un bollitore appoggiato su di un braciere; il chashaku il cucchiaino di legno usato per versare il matcha, il the verde polverizzato nella tazza chawan, che sarebbe stato poi mescolato con l’acqua calda grazie al chasen, il frullino di bambù.

Ad un angolo della stanza era stato preparato il tokonoma ovvero una nicchia che da un lato aveva un pilastro, formato da un palo di legno appena sgrossato a cui era appeso il chabana costituito da un piccolo vaso e un unico fiore, in modo che tutta l’attenzione fosse attratta dalla sua bellezza. Naturalmente quella composizione floreale, una variante dell’arte dell’ikebana, era stata preparata da Kaoru che era un degno discepolo della nonna, considerata una delle più eminenti artiste in quel campo. La luce, schermata da quei teli color arancio, filtrava sommessa conferendo un alone di particolare fascino ad ogni elemento e spingendo tutti ad osservare un rigoroso silenzio come si addiceva ad un evento del genere. Le principesse rimasero estasiate nell’ammirare i movimenti eleganti e pacati dei ragazzi mentre svolgevano quella cerimonia centenaria e ad una alla volta fu servito il the in tazzine di porcellana pregiatissime. Tutti ne gustarono l’ottimo sapore e solo una volta che il cerimoniale fu concluso qualcuno si azzardò a pronunciare qualche parola facendo i complimenti a Kyoya e Mori. In breve quel mormorio diventò il solito chiacchiericcio concitato che faceva da sfondo alle attività di quell’insolito club. Tutti gli host erano sommersi dalle ragazze soprattutto i gemelli che, avendo lasciato il petto scoperto venivano letteralmente mangiati con gli occhi, tuttavia stavolta non fecero alcuna scenetta in quanto erano l’uno di fronte all’altro. Le ore trascorsero serene e quando si fu fatto pomeriggio inoltrato, come di consueto, il club chiuse e le ragazze tornarono a casa. Tutti i membri andarono a cambiarsi tranne Kyoya che era troppo indaffarato a fare, come suo solito, dei conti. I ragazzi riposero i kimono in un armadio nell’eventualità che potessero servire ancora e poi si misero ad organizzare altri memorabili eventi.

“Cosa ne dite di offrire alle principesse una recita?” propose Honey.

“Tamaki nel paese delle meraviglie?” domandò scherzoso Hikaru.

“Ahahah si, il Lord vestito da Alice…già me lo immagino!” rise Kaoru tenendosi la pancia.

Anche gli altri lo imitarono, addirittura sul volto abitualmente inespressivo di Mori comparve un leggero solco.

“Ma quanto siete spiritosi….” rispose l’oggetto di tanta ilarità che se l’era subito presa.

“E dai Tamaki, non fare così…” disse Haruhi asciugandosi le lacrime che le imperlavano gli occhi per il troppo ridere.

“Anche tu Haruhi, mia preziosa stella, mi prendi in giro?” chiese quasi piangendo, il che non fece che aumentare le risate del gruppo.

Stava per parlare ancora ma venne interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Tutti si guardarono perplessi dato che l’orario delle lezioni era finito da un pezzo come anche l’apertura dell’host.

“Avanti…” disse Tamaki tornando serio.

A fare il suo ingresso fu un ragazzo abbastanza magro, di statura media, con occhi e capelli scuri che timidamente disse:

“Emh…scusate….dovrei parlare con Ootori-kun…”.

“Si certo Kazumi-kun, arrivo subito” rispose questi alzandosi e, spento il pc, uscirono dalla stanza.

I gemelli rimasero impietriti, quello era lo stesso ragazzo che avevano visto quella mattina…cosa poteva volere ancora dal loro amico?

“Bene io penso proprio che andrò a casa” esclamò Hikaru che voleva assolutamente seguirli.

“Aspettami, andiamo insieme no?” disse Kaoru andandogli dietro, sapeva che aveva qualcosa in mente e voleva controllare che non si ficcasse nei pasticci come al suo solito.

Entrambi uscirono e Hikaru vedendo che gli altri due erano ancora nel corridoio, si appiattì alla parete facendo fare lo stesso anche al fratello.

“Ma che vuoi fare scemo?” gli bisbigliò quest’ultimo all’orecchio.

“Shhhhh” e gli mise un dito sulle labbra “voglio vederci chiaro…” rispose a bassa voce.

‹‹Oddio, speriamo non ci becchi altrimenti…›› si disse Kaoru ma non ebbe neanche il tempo di finire il pensiero poiché il compagno lo prese per mano volendo seguire i due che erano entrati in un’aula vuota lì a fianco.

I gemelli si avvicinarono e socchiusero la porta quel tanto che bastava per riuscire a sbirciare senza farsi vedere.

“Allora, vediamo se ci sono tutti” disse Kyoya iniziando a contare dei soldi che l’altro ragazzo gli aveva passato.

‹‹Del denaro?›› si domandò Hikaru che immediatamente si voltò a guardare il fratello il quale gli fece spallucce, nemmeno lui sapeva cosa pensare.

Intanto il ragazzo attese che l’altro finisse di contare e poi disse:

“E questi sono i pantaloni…li ho sciacquati…scusa se ti ho fatto sporcare…”.

“Oh ti ringrazio. Comunque…non preoccuparti, vedrai che la prossima volta andrà meglio. Devi solo cercare di essere più tranquillo” rispose prendendo l’indumento e infilando i soldi nella tasca posteriore.

“Si…” rispose visibilmente imbarazzato.

“Bene ora andiamo, ci vediamo presto ok?” affermò prendendolo per un braccio e dirigendosi verso la porta.

Nel frattempo i due investigatori improvvisati, capendo che avevano finito, corsero a nascondersi nell’aula affianco per non essere visti. Col cuore in gola Kaoru rimpiangeva amaramente di non essere andato a casa e di aver seguito l’altro, ma allo stesso tempo si domandava cosa significasse quello che avevano appena visto. Hikaru invece era senza parole…possibile che si fosse fatto anche pagare? Certo Kyoya era uno che traeva profitto da tutto, ma questo era troppo… Si girò verso il fratello e vedendolo piuttosto scosso per non commettere lo stesso errore di quella mattina e non imbarazzarlo disse:

“Tranquillo, lo hai detto anche tu che ci sarà sicuramente una spiegazione…basterà chiedergliela…”.

“E chi gliela chiede? Se ha fatto tutto in modo così misterioso, forse è proprio perché non aveva intenzione di dire nulla a nessuno”.

“Mhhh…hai ragione… Magari posso cercare di far uscire il discorso in qualche modo…”.

“Forse sarebbe meglio se lasciassimo proprio perdere e ci dimenticassimo di tutto questo”.

“E credi sia possibile? Sono sicuro che ci tornerebbe in mente ogni volta che lo guarderemmo…”.

“Non so, basta pensarci ora…andiamo a casa!” disse uscendo dalla stanza.

Hikaru lo seguì, vedeva che era strano, voleva chiedergli il motivo di tanto turbamento ma era sicuro che il gemello non glielo avrebbe mai detto quindi tacque pensando che magari lo avrebbe fatto sciogliere con qualche carezza una volta soli. Fecero tutto il tragitto in silenzio e, quando finalmente arrivarono, era ormai ora di cena. Si cambiarono, raggiunsero il padre e la madre in salone e, una volta che la famiglia si fu riunita attorno alla tavola, si misero a mangiare. I genitori, dato che era raro che stessero tutti a cena insieme, ne approfittarono per raccontare loro del viaggio in Italia da cui erano tornati giusto quel pomeriggio, dei posti che avevano visitato e della sfilata che era andata benissimo. Poi quando ebbero finito si congedarono perché ancora molto stanchi lasciando i gemelli liberi di andarsene nella loro stanza. I due non se lo fecero ripetere, si alzarono da tavola, schizzarono su per le scale ed entrati in camera Hikaru iniziò a spogliarsi.

“Vado a farmi un bagno” disse Kaoru senza nemmeno guardarlo e uscì.

L’altro si mise il pigiama era tentato di raggiungerlo ma si trattenne pensando che in fondo non fosse propriamente una buona idea visto come si comportava, era evidente che fosse a disagio, ora doveva solo capire il perché. Si sdraiò quindi sotto le coperte e, accesa la luce del suo comodino, prese il libro che stava leggendo attendendo il suo ritorno. Nel frattempo Kaoru si era immerso nell’acqua calda sperando che questa potesse dare un po’ di sollievo al suo animo turbato. Stette a mollo per un bel pezzo desiderando che, una volta tornato in camera, il gemello si fosse già addormentato ma purtroppo per lui, quando entrò, lo trovò intento a leggere. Trattenendo a fatica un sospiro si diresse verso il comò per tirare fuori il pigiama ed iniziare a metterlo. Hikaru lo guardò vestirsi, poi una volta che si fu messo sotto poggiò il libro e gli si avvicinò per abbracciarlo e coccolarlo un po’. Dolcemente prese ad accarezzargli i capelli e sussurrando chiese:

“Tutto a posto?”.

“Si perché?” rispose senza guardarlo e tirandosi le coperte fin sotto il mento.

“Sei così strano oggi…”.

“Ma no, non è vero…” disse sperando che il fratello cambiasse al più presto discorso.

“E invece si! Sei più taciturno del solito… e poi non mi guardi nemmeno…”.

“Beh lo sai che rispetto a te parlo sempre di meno, che ci trovi di strano proprio ora?” rispose decidendosi a cercarne finalmente gli occhi ‹‹speriamo che non mi baci, speriamo che non mi baci, speriamo che non mi baci…se lo fa stasera…io non so cosa potrei fare, probabilmente scapperei e lui si offenderebbe troppo! Ed io non voglio ferirlo o che stia male per un problema che è solo mio›› pensò nel frattempo.

Hikaru restò a guardarlo in silenzio, cercando di capire cosa gli passasse per la testa ma senza riuscirci, non sapeva come comportarsi, cosa volesse e cosa fosse meglio fare. Continuò allora ad accarezzargli i capelli riscendendo sul viso e alla fine sforzandosi di sorridere disse:

“Forse hai ragione tu…” e nel dirlo si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia.

Vedendolo accostarsi Kaoru trattenne il fiato, ma notando che gli baciava solo la gota si rilassò leggermente e Hikaru, sentendolo teso, decise di non andare oltre.

“Buonanotte” gli disse girandosi per spegnere la luce e tornando poi a sdraiarsi accanto a lui senza però abbracciarlo visto che ad ogni contatto notava che si irrigidiva.

“Buonanotte” rispose l’altro dandogli le spalle, aveva il cuore che gli batteva fortissimo e si preparò mentalmente all’idea di passare una notte in bianco mentre Hikaru, che a quel gesto ci rimase molto male, non disse nulla.

Infatti si limitò a fissare la sua schiena cercando di trattenere l’impulso di toccarla, abbracciarlo stretto e sussurrargli che andava tutto bene. Restò così a guardarlo fino a che il sonno non sopraggiunse e si addormentò destandosi direttamente il giorno dopo al suono della sveglia che quasi meccanicamente spense e, voltandosi verso il fratello che dormiva accanto a lui, lo chiamò:

“Kaoru…è ora di alzarsi….”.

“Mmhh si…un minuto solo…” mormorò ancora assonnato.

Hikaru a quelle parole decise di lasciarlo riposare ancora un po’, così si alzò, si diresse in bagno dove fece una veloce doccia e, solo dopo essere tornato in stanza e essersi messo la divisa, lo richiamò:
“Avanti muoviti o ti lascio qui”.

Kaoru ancora semi-addormentato si alzò a fatica, alla fine era riuscito si a prendere sonno, ma aveva riposato solo poche ore. Barcollando si diresse in bagno cercando di sbrigarsi anche se si sentiva tutto intontito, si lavò la faccia fece una doccia, tornò in camera per vestirsi e,una volta pronto, scese col fratello in cucina.

“Tieni” disse questi passandogli una tazza ed un piattino con dei biscotti.

“Grazie” e iniziò a mangiucchiare di controvoglia.

Appena ebbero finito salirono in macchina per arrivare a scuola e, come il giorno prima, fecero il tragitto in silenzio anche se stavolta Hikaru non vi badò, essendo immerso nei propri pensieri.

‹‹Oggi è venerdì…devo assolutamente trovare il modo di far uscire il discorso…non posso restare per due giorni con questo dubbio…per non parlare di Kaoru. Sarebbe capace di non rivolgermi la parola fino a lunedì….mi chiedo solo perché quella scena lo abbia scosso tanto…certo può avergli ricordato noi però non credo che questo basti a giustificare il suo strano comportamento…ad ogni modo devo inventarmi qualcosa›› pensò ‹‹ma come posso fare? Non posso mica dirgli “scusa Kyoya che ci faceva Kazumi piegato davanti a te proprio all’altezza del cavallo? E perché ti sei fatto pagare?” … No, avrei dovuto approfittarne ieri quando ha parlato dei costumi. Accidenti! …Ma certo! Posso dire che lo abbiamo visto mentre gli dava i soldi! Mhhh no, così sarebbe palese che lo stavamo spiando…magari potrei dire che lo ho visto con dei pantaloni in mano… Certo farò così!›› almeno alla fine era arrivato ad una conclusione.

Giunti a scuola i ragazzi andarono in aula ma anche quella mattina Kaoru non prestò molta attenzione alle lezioni.

‹‹La devo finire, se continuo a fare così Hikaru ci rimarrà male, ma come faccio?›› pensò disperato.

Finalmente la campanella che annunciava la fine delle lezioni suonò e Hikaru, senza neanche aspettare il fratello, si diresse di corsa all’host club ben sapendo che Kyoya era il primo ad arrivare ed infatti quando vi giunse lo vide al computer intento a scrivere.

“Giorno…” disse cercando di apparire il più naturale possibile.

“Buongiorno” replicò l’altro senza staccare gli occhi dallo schermo.

“Tutto a posto? Novità?” chiese andandogli vicino.

“Certo, no nulla” rispose alzando gli occhi e fissandolo, non era strano sentirsi rivolgere certe domande ma era piuttosto insolito che l’avesse fatto uno dei gemelli.

“Peccato. Senti…che voleva quel ragazzo da te ieri?” domandò arrivando subito al sodo.

“Non credo la cosa ti riguardi, perché lo vuoi sapere?” chiese a sua volta sistemandosi più comodamente in poltrona e incrociando le dita all’altezza del petto, ora era certo che quello fosse Hikaru, il suo modo di parlare diretto e quasi brutale era inconfondibile.

“Perché sono tuo amico…”.

“E con questo?”.

Il ragazzo lo guardò storto, odiava quel suo atteggiamento chiuso e scorbutico così, impulsivamente, senza riflettere, disse:

“Vi ho visti…ieri mattina….”.

“Ah! Beh…se ci hai visto avrai capito quello che stavamo facendo, quindi perché me lo chiedi?”.

“Allora lo stavate facendo davvero? Ma come ti è saltato in mente di farlo a scuola?” disse diventando completamente rosso.

“Non vedo che ci sia di male, perché ti scaldi tanto?” chiese leggermente sorpreso.

“Co-come perché…? Sei senza pudore…” balbettò chiedendosi come faceva a dire che una cosa del genere fosse normale.

“Cosa c’è di male nel fare affari a scuola? Li ho sempre fatti… Non capisco proprio perché ti stai scandalizzando” replicò iniziando a spazientirsi.

“Si ma non quel tipo di affari…non puoi esserti ridotto a vendere il tuo corpo pur di fare soldi…” rispose urlando “se hai così bisogno di denaro posso dartelo io!”.

“Eeeeeehhhhhhhhhhhhhh!? Ma che stai dicendo, sei forse impazzito?” disse scioccato.

“Se hai problemi potevi dircelo invece di fare certe cose”.

“Hikaru ma…ti ha dato di volta il cervello? Come ti è venuta in mente un’idea del genere?”.

“Ecco vedi… Quando abbiamo aperto la porta ieri mattina tu eri appoggiato al banco mentre Kazumi era piegato di fronte a te…tu che te ne sei uscito con quella frase…poi il pomeriggio quel tale viene a cercarti e prima ti da dei soldi, poi un paio di pantaloni puliti….non ci è voluto molto a fare due più due….” rispose imbarazzassimo.

“Oh mio dio…che mente perversa che hai! Guarda che non è successo assolutamente nulla di quello che hai immaginato!” ribatté divertito.

“Io non ho una mente perversa…se ti fossi trovato al mio posto avresti pensato la stessa cosa! E poi sei tu quello che ha sempre mille segreti…comunque vuoi dirmi come è andata?”.

“Sarà… Comunque Kazumi Yojiro è il figlio di un’importante uomo d’affari che ha una ditta di import-export e ha deciso di iniziare a lasciare il testimone al figlio. Kazumi-kun è venuto da me a chiedermi consigli e insieme abbiamo concluso il nostro primo contratto. Ieri mattina mi ha portato quel bellissimo servizio di porcellane che abbiamo usato per la cerimonia del the e ci stavamo per l’appunto bevendo del caffé quando lui, per il nervosismo, me lo ha rovesciato addosso macchiandomi i pantaloni e rompendo la tazzina. Dato che si stava affannando per raccogliere i cocci gli ho detto di farlo con calma altrimenti si sarebbe sicuramente tagliato e, per quanto riguarda i pantaloni, ha così insistito per lavarli che potevo forse dirgli di no? Nel pomeriggio me li ha riportati e mi ha ripagato il danno, tutto qui! Ci trovi forse qualcosa di strano?” ridacchiò.

Hikaru avvampò pensando a tutto ciò che si era immaginato.

“No…” rispose “però…accidenti a te!” sbottò vedendo che lo guardava cercando di trattenere le risate e dopo averlo detto si girò per andarsi a sedere sul divano.

“Immagino che naturalmente anche Kaoru sappia tutto visto che non vi muovete mai da soli! Ragazzi siete proprio strani, avete immaginato delle cose veramente assurde! Oh ma che divertenti” disse lasciando andare le risate finora trattenute.

“Tu ci scherzi…Kaoru è rimasto letteralmente scioccato!” replicò sbuffando e poggiandosi una mano sotto al mento.

“Addirittura! E perchè mai?” chiese facendosi serio.

“Vorrei saperlo anche io…”.

“Strano che tu non lo sappia, di solito sembrate telepatici per quanto vi comprendete a fondo”.

“Già…” rispose mogio.

“E forse successo qualcosa? Avete litigato?” chiese premuroso.

“No, assolutamente…anzi, è da un po’ che non lo facciamo. Non capisco cosa gli passi per la testa, ma non preoccuparti perché ho intenzione di farglielo dire”.

“Capisco…beh se hai bisogno di qualcosa chiedi pure” affermò.

In quel preciso momento entrarono tutti gli altri membri, con Tamaki che chiacchierava spensierato come al solito così che Hikaru, non potendo rispondere ad alta voce, si alzò e, avvicinandosi al suo orecchio, sussurrò:

“Grazie…e scusa se ho dubitato di te…solo che se ne sentono talmente tante che mi sono preoccupato” e senza dargli il tempo di rispondere si girò verso gli altri e, come al suo solito, disse scherzando “allora? Insceniamo Tamaki nel paese delle meraviglie?”.

Kaoru, osservando il fratello, si ripromise, una volta finito lì, di chiedergli se avesse parlato con Kyoya, per il momento era meglio pensare al club, così urlò:

“Siiii dai Lord piacerebbe a tutti”.

“Ragazzi non starete parlando sul serio mi auguro…” rispose questi.

“Certo che si!” rispose Hikaru, poi vedendo la sua faccia farsi sempre più triste continuò “mhhh se non ti piace allora proporrei Cenerentola! Ovviamente tu sarai Cenerentola, io e Kaoru le sorellastre cattive, Kyoya la matrigna, Honey colui che cercherà il proprietario della scarpetta, Mori il principe e Haruhi la fatina, che ne dite?”.

“Facciamo che Haruhi sia il principe, anzi la principessa, anzi invece di travestirci direi di sistemare diversamente tutti i ruoli no?” intervenne Kyoya.

“E ce lo vedi Mori come fatina?” sbottò a ridere Hikaru che si era immaginato la scena.

“Emh no…allora la fatina sarà Honey e Mori il paggio che cercherà Cenerentola che ne dite?” propose ridendo anche lui.

“U-un attimo aspettate io non sono d’accordo! Perchè dovremmo fare questa recita?” chiese Haruhi sconcertata.

“Perchè cosa c’è che non va? Qualcosa non incontra il tuo gusto mia cara studentessa con debiti?” sorrise Kyoya malefico.

“Eeemmhh…ma no, no, figurati” rispose lei rassegnata.

“Mhhh forse ho capito cosa intendi con ruoli diversi…possiamo fare Tamaki come protagonista, ovvero Cenerentolo, io e Kaoru i fratellastri cattivi, Anastasio e Genoveffo, Kyoya tu farai il patrigno, Honey il fatino, Mori il paggio e Haruhi la principessa…che ne dite?” chiese Hikaru.

“Dico che è perfetto” sghignazzò il gemello.

“Siiiiiiiii bellissimoooo, hai sentito Mori io farò il fatino, non trovi che mi si addica?” esultò Honey mentre l’altro si limitava ad annuire.

“Bene allora è deciso!” disse Tamaki ora tutto contento dato che Haruhi sarebbe stata la sua “principessa” certo avrebbe preferito il contrario, ovvero vederla nei panni di Cenerentola ed essere lui il principe che l’avrebbe salvata…ma si sarebbe accontentato.

“Perfetto chiamo subito mia madre allora” affermò Hikaru che non volendo perdere tempo afferrò il telefono e, finita la conversazione, si girò verso gli altri mostrando un enorme sorriso e facendo il segno Ok con il pollice disse “tra due settimane avremo tutto l’occorrente”.

“Davvero?! Che bello! Non vedo l’ora di fare il fatino…tutte le ragazze impazziranno vedendomi vero Mori Eh? Eh? Eh?” disse Honey tutto eccitato rivolto al compagno il quale, ancora una volta, si limitò a mugolare solo un:

“Mh” di assenso.

“Sarai fantastico! Anzi lo saremo tutti! Scommetto che alle clienti piacerà da morire questa recita” dichiarò Kaoru sorridendo.

“Lo spero proprio perché così mi regaleranno un mucchio di dolci!” disse il ragazzo.

“Bene visto che è tutto deciso direi che da lunedì possiamo iniziare ad imparare le parti…Kyoya ci pensi tu a farci avere i copioni adatti?” chiese Hikaru.

“Si certo, ora pensiamo alle principesse che stanno arrivando, lunedì ne discuteremo più a fondo! Su Haruhi sorridi un po’” rispose Kyoya osservando la ragazza che era come pietrificata.

“Si certo…” replicò lei facendo un sorriso che sembrava più un ghigno ‹‹ma che menti bacate hanno questi?›› si domandò.

Le porte dell’host club si aprirono e le ragazze entrarono. Passò cosi il pomeriggio e, tra una risata e l’altra, si prolungarono anche più del solito visto che poi ci sarebbe stato il fine settimana di mezzo e quindi l’host venne chiuso con un’ora di ritardo.