Sprofondare nella tristezza

Chiarimenti

Correva per le strade nei dintorni di casa sua. Ormai era passata più di un’ora da quando aveva sbattuto Ryuichi fuori di casa, ma non si sarebbe certo arreso così presto, e dopotutto, se Noriko lo aveva chiamato, significava che non era rientrato a casa, e che era fuori chissà dove.

Ancora stava male per le parole che erano uscite dalla sua bocca, però, non gli dava più molto peso, ora, l’importante per lui era trovarlo, scusarsi e chiedergli spiegazioni. Sicuramente c’era un motivo per il quale aveva pronunciato quelle parole così cariche di rabbia.

Guardandosi intorno, notò che le strade erano completamente deserte, nonostante si fosse appena fatta sera. Guardava ogni angolo visibile alla sua vista, ma di lui, non c’era alcuna traccia, e la cosa lo innervosiva parecchio.

Ad un tratto si bloccò, pensando che Ryuichi poteva essere ovunque, e che non aveva alcun indizio utile per trovarlo, non aveva la benché minima idea sui posti che avrebbe potuto frequentare, se non la NG, ma era alquanto impossibile fosse lì, dato che Noriko lo aveva chiamato proprio dalla casa discografica.

Si sedette su una panchina lì vicino, e affondò il viso fra le sue mani, cominciando a riflettere in maniera più approfondita.

Estrasse il cellulare dalla tasca e compose il numero di Hiro. Voleva chiamare Noriko per sapere se aveva sue notizie, e in caso contrario chiederle quali erano i posti che frequentava solitamente Sakuma.

“Hiro? Ciao…” “Shuichi? Come mai mi hai chiamato, è successo qualcosa?” “Si, ma non preoccuparti… potresti trovare Noriko-chan e passarmela?” “Eh?” il ragazzo rimase un attimo allibito a quella richiesta, chissà come mai cercava proprio Noriko… “Si, vado a cercarla! Comunque, penso che tu abbia qualcosa da dirmi, vero?” “Si, forse. Ma non adesso…” “Come vuoi!”.

Dopo un po’ di minuti, la trovò seduta su una poltroncina di fronte alla sala dei Grasper, con aria preoccupata.

“Noriko-chan… Shuichi vorrebbe parlarti!” la ragazza, sussultò e prese al volo il telefono, sperando avesse notizie dell’amico… “SHUICHI!” “Ryuichi è lì?” “Oh… no… purtroppo non è tornato. Non c’è nemmeno a casa…” Shuichi sospirò “Capisco. Tu conosci qualche posto che frequenta di solito?” “Li ho provati tutti, credimi. Ho telefonato in ogni luogo che potesse avere frequentato, ma nulla…” il ragazzino ebbe uno scatto d’ira e colpì la panchina con un pugno, cosicché a quel rumore la ragazza sussultò.

“Shuichi? Tutto bene?” “No, per niente. Io vado a cercarlo! Se hai notizie, avvertimi…” “Lo farò!”.

La comunicazione fu interrotta, ed Hiro restò a guardare la ragazza in attesa di spiegazioni. Sembrava fosse successo qualcosa di abbastanza preoccupante.

“Oh, Hiroshi, ti ringrazio.” “Figurati, ma… posso sapere cos’è successo?” la ragazza sospirò ed iniziò a spiegare a Nakano ciò che sapeva.

“VUOI DIRE CHE QUELLO STUPIDO È USCITO DI CASA?!” la ragazza annuì tristemente, così, Hiro le si sedette accanto, cercando di confortarla, dicendole che Ryuichi sarebbe presto rientrato, e che secondo lui aveva solamente bisogno di pensare.

“Spero sia così Hiro-kun…” disse lei alzando gli occhi al soffitto mentre prese un lungo respiro.

Intanto Shuichi, si diresse lentamente verso il centro della città. Forse, facendo un giro gli sarebbe venuto in mente qualcosa. Dietro i suoi occhi si celava tanta amarezza. Si sentiva in colpa per averlo mandato via, per non avergli dato la possibilità di spiegarsi.

Mentre camminava, gli venne un capogiro, così, preso dal panico si sedette per terra. Non gli importava dove fosse, aveva un assoluto bisogno di sedersi e prendere lunghi respiri, non poteva rischiare di perdere nuovamente i sensi. Aveva ragione il dottore, si stancava facilmente.

Nelle condizioni in cui era, pensò che forse era meglio tornare a casa, anche se gli scocciava da morire farlo, voleva trovare Sakuma ad ogni costo.

A fatica si alzò dall’asfalto e iniziò a camminare in direzione opposta a dove stava andando prima, prendendosela con calma. Sentì che camminare era davvero faticoso in quel momento, ma infondo, mancava poco ad arrivare a casa sua, non aveva camminato molto.

Nel momento in cui svoltò l’angolo, si bloccò di colpo, tremando. Ryuichi era appoggiato al muro dell’appartamento, e probabilmente lo stava aspettando. Aveva lo sguardo rivolto verso il basso, un’espressione infinitamente triste.

Shuichi non aveva il coraggio di smuovere un passo, non sapeva che cosa dirgli, ma Sakuma non pareva avere intenzione di alzare lo sguardo dal pavimento. Doveva fare qualcosa, ma cosa? Con che faccia poteva?

Istintivamente, iniziò a camminare verso di lui, che sentendo la presenza di qualcuno, alzò lo sguardo e restò impietrito a guardarlo negli occhi. I due sguardi erano allacciati, ed entrambi celavano amarezza. Nessuno dei due aprì bocca, la voce dei silenzi che parlava per loro. Ognuno sentì che l’altro si sentiva in colpa. Ognuno sentiva che l’altro voleva tornare come prima.

Fu Shuichi a fare la prima mossa, aggrappandosi alle spalle del ragazzo, stringendolo in un abbraccio. Tutto ciò che fece Ryuichi fu quello di ricambiarlo. Stettero in quella posizione per svariato tempo, e in quel momento era come se ci fossero solo loro due, nessun altro, nient’altro.

Lentamente, Shindou si staccò dall’abbraccio, e tenendo l’amico per un braccio, aprì la porta e lo trascinò con sé in casa. Aveva bisogno di sentire le sue ragioni.

Anche quando furono in casa, restarono in silenzio. Shuichi era seduto per terra con lo sguardo rivolto verso la finestra, mentre Ryuichi era sul divano e guardava il pavimento. Non andava affatto bene, uno dei due doveva prendere l’iniziativa.

“Scusami!” stessa parola uscita da entrambe le bocche nello stesso momento, e l’imbarazzo crebbe.

Ryuichi si sporse in avanti, afferrando le braccia del ragazzino e lo trascinò sul divano accanto a lui. Quel contatto fu breve, ma intenso per Sakuma, che ebbe un brivido lungo la schiena.

“Perdonami. Lo so, ho agito d’impulso, non volevo dirti quelle cose. Non volevo farti star male!” ci vollero almeno dieci secondi prima che il ragazzino rispose, ma poi, prese coraggio e iniziò a parlare.

“No, scusami tu! Ti ho buttato fuori di casa, offendendoti e dicendo cose dettate dalla rabbia. Non dovevo, per quanto tu possa avermi fatto male in quel momento.” “Già…” calò nuovamente il silenzio.

“Però… c’è qualcosa che volevi dirmi, vero Sakuma-san?” annuì “Si. Volevo dire che… vorrei essere di più che un semplice amico per te. Vorrei approfondire la nostra amicizia, vorrei essere un amico importante per te. Uno degli amici più cari, mi capisci?” aveva mentito, ma non se la sentiva di dirgli tutta la verità, aveva paura della sua reazione, e soprattutto non era pronto ancora per rivelargli i suoi sentimenti.

Shuichi restò per un attimo in silenzio. Allora, Ryuichi l’aveva fatto perché non si sentiva importante come altri suoi amici? E per questo poi, aveva tirato fuori Yuki. Era stato una sorta di attacco di gelosia.

Tutto ciò lo fece sorridere, perché stava a significare che per Sakuma, lui era molto importante, ed era arrivato fino a quel punto pur di dimostralo, anche se, aveva commesso un piccolo errore esprimendosi male, però, aveva pur sempre dimostrato il bene che gli voleva. Nemmeno Shuichi credeva di essere così importante per lui, non aveva proprio idea, lui credeva che erano semplicemente amici, ma allo stesso tempo rivali. Ogni tanto potevano scappare due chiacchiere, ma che non erano così importanti. Mentre invece si sbagliava di grosso.

Ora finalmente conosceva la verità, perciò si sentiva molto sollevato, perché anche per Shuichi era così. Voleva approfondire quell’amicizia, perché stava bene con lui, si sentiva felice, ed inoltre evitava di pensare a Yuki.

“Sai… Sakuma-san… anche per me è così! Mi fa piacere tu voglia approfondire l’amicizia, e anche io lo vorrei. Inoltre, quando sono con te non penso mai a Yuki. Non cado nella tristezza, perché tu mi fai sorridere. Grazie.” Ryuichi sorrise, ma nel profondo, non stava molto bene, perché sapeva che il ragazzino era innamorato di Yuki. Ma quello era già qualcosa.

“Allora ne sono felice… ma, dovresti smetterla di tormentarti così tanto! È inutile!” “Lo so… ma, non posso farne a meno. Mi viene da pensarci. Non mi è ancora passata…” il ragazzo cercò di non rendere visibile il suo dispiacere nel sentir quelle parole e cercò di cambiare discorso “Insomma, allora dovrai stare qui per una settimana da solo, eh?” Shuichi mise su il broncio “Uffa… lo so. E non ho per nulla voglia! Non so cosa fare!” “Eheh! Vabbè, te la sei cercata!” “Uffa! Lo so, smettila!” per fortuna l’imbarazzo se n’era andato, e ora stavano parlando tranquillamente, scherzando.

Improvvisamente suonarono alla porta, così Shuichi, si alzò ed andò ad aprire, trovandosi di fronte Hiro, che sembrava essere arrabbiato.

“Ciao Hiro!” “Ciao? Sei un idiota!” Shuichi assunse una faccia interrogativa, non capiva cos’avesse il suo amico “Mi spieghi che diavolo ci facevi fuori? Brutto idiota?” “Eh? Ah, quello. Stavo cercando Sakuma-san!” “Oh, certo! Che cosa avresti fatto se avessi perso i sensi di nuovo?” “Ehm… non lo so. Ma tanto non è successo, anche se stava per succedere, però sto bene!” Hiro scosse la testa, non capiva perché quel ragazzino prendeva sempre le cose alla leggera, poi, dette uno sguardo al salotto, e notò che seduto sul divano si trovava Ryuichi.

“E tu che diavolo ci fai lì?” Ryuichi sobbalzò “Io?” “Si, tu! Noriko-chan è molto preoccupata, lo sai questo?” a quel punto Shuichi sussultò, ricordava di averle chiesto di fargli sapere notizie su Sakuma semmai fosse tornato, ma lui non l’aveva nemmeno avvisata, dato che era stato lui a trovarlo per primo.

“Hai ragione! Hiro… perché non la chiami tu?” “Perché dovrei farlo io?” “Me ne sono scordato, quella mi uccide!” Hiro lo guardò malissimo, e gli porse il cordless, così, il ragazzino fu costretto a chiamarla. La conversazione fu abbastanza tranquilla, per fortuna non si era arrabbiata, anche se aveva detto che appena avesse visto Ryuichi gli avrebbe fatto il terzo grado.

“Sarà meglio che io vada da lei…” “Già, lo penso anche io…” Shuichi invece non voleva che andasse, ma stette in silenzio, tenendosi quei pensieri per sé. Così, lui salutò i due ragazzi e si diresse alla NG.

Shuichi raccontò tutto ad Hiro, che non aveva idea di cosa fosse successo nei dettagli. Hiro sorrise, finalmente gli parlava sorridendo, non succedeva da un sacco di tempo. Di solito era sempre giù per il fatto di Yuki, ma adesso sembrava pensarci molto meno.

“Per fortuna ti vedo bene!” “Eh?” “Adesso non sei più sempre triste, dovrei ringraziare Sakuma-san per questo?” “Già… non so perché, ma quando c’è lui, non riesco a pensare a Yuki!” “Bene, questo mi fa piacere da una parte! Ma sappi che sono geloso! Neppure io ci sono riuscito!” “Ahahaha! Hiro! Scusami… hai ragione, ma… non lo capisco nemmeno io per la verità!” disse guardando il pavimento.

“Vabbè, l’importante è che stai bene, no?” “Già!” stettero un altro po’ a parlare, quando a Hiro squillò il telefono.

“Oh, scusa! È Ayaka-chan!” Shuichi sorrise mettendosi ad ascoltare la conversazione.

Hiro mentre parlava, iniziò a camminare per la stanza, sorrideva mentre era al telefono con lei. Ormai era chiaro, che il ragazzo si era preso una bella sbandata, e Shuichi, ridacchiò. Era troppo divertente vederlo con quell’espressione sul viso, gli ricordava se stesso quando… quando… parlava con Yuki. Il ragazzino ebbe l’impressione che per un attimo il suo cuore si fosse fermato. Quanto avrebbe voluto rivederlo? Era passato tantissimo tempo dall’ultima volta.

Lentamente, si lasciò cadere sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto. Le lacrime scivolavano sul suo viso senza che se ne rendesse conto. Nuovamente gli si pararono davanti i ricordi che aveva di Yuki. Nella mente aveva l’immagine del suo viso, che non avrebbe mai e poi mai dimenticato, neppure se non lo avrebbe visto per dieci anni. Era stato il suo primo ragazzo, aveva fatto di tutto con lui, era cresciuto, aveva affrontato un sacco di ostacoli, insomma, gli doveva molto. Ma adesso che non era con lui, lo faceva soffrire.

Quante volte lo aveva sognato durante la notte? Era diventato davvero un’ossessione per lui. Anche se per giorni non ci aveva pensato, la sua immagine gli era tornata alla mente, come un fulmine, così all’improvviso. Non aveva idea per quanto sarebbe durata questa cosa, l’unica cosa di cui era consapevole, era che doveva smetterla di pensarci, voleva passarci sopra, innamorarsi di nuovo.

In quel momento, Hiro si voltò a guardarlo, e notò che stava piangendo.

“Oh, Ayaka-chan, perdonami, ma ti devo lasciare! Ci vediamo dopo a casa mia, ok? Ciao!” il ragazzo si avvicinò a Shuichi, che sembrava non l’avesse notato. Gli si inginocchiò davanti e gli accarezzò i capelli, così, Shuichi si riscosse dai pensieri e lo guardò negli occhi.

“Hai pensato di nuovo a lui, vero?” Shuichi annuì “Mi dispiace non essermene accorto prima. Ora come ti senti?” Shuichi sospirò… “Mh, insomma, non molto bene. Sento che ho bisogno di qualcosa… ma non so di cosa…” Hiro scosse la testa, non sapeva cosa dire, ma doveva inventarsi qualcosa.

“Senti. Perché davvero, non te ne vai da questa casa?” “Sarebbe la stessa cosa, Hiro… credimi!” “Mah, fai come vuoi… ma secondo me sarebbe già un passo avanti.” “Può darsi… ma, non ho voglia di andarmene!” “Va bene… io te l’ho detto però. Se ci ripensi, vieni da me.” “Ok, ti farò sapere!” “Bene, quando vuoi! Senti, adesso io vado, anche perché Ayaka mi sta aspettando!” “Ok, ci vediamo!” “Ciao Shuichi!”.

Hiro se ne andò, lasciando il silenzio nella casa. Shuichi iniziò a pensare di dover trovare qualcosa che gli occupasse la mente, ora che il suo amico se n’era andato, non sapeva che avrebbe ricominciato a pensare a Yuki, e la cosa non andava bene per niente.

“Cosa potrei fare?” si alzò dal divano e andò verso la cucina, mentre continuava a scervellarsi su cosa avrebbe potuto fare per occupare la sua mente “Se solo ci fosse Sakuma-san…” prese qualcosa da mangiare dal frigorifero e cenò.

Ryuichi era appena tornato a casa. Noriko gli aveva fatto davvero il terzo grado, ma poi, aveva capito la situazione e gli aveva detto di pensare prima di parlare, soprattutto sapendo la situazione che Shuichi stava vivendo.

Si sdraiò sul letto e ripensò alla conversazione che avuto col ragazzino dai capelli fucsia. Lui ancora non aveva idea di cosa gli passasse per la testa a Sakuma, e chissà come avrebbe reagito se lo avesse saputo? Avrebbe voluto baciarlo quel pomeriggio, ma si era trattenuto con tutte le sue forze per non farlo.

Chissà se Hiro era ancora da lui? Sperava che non fosse solo, gli sarebbe molto dispiaciuto.

“Ora che ci penso, potrei chiedergli il suo numero di cellulare! Se solo ce lo avessi ora, lo avrei chiamato per chiedergli come sta! Uffa! Kumagoro, Ryu-chan è proprio uno stupido!” si accoccolò su se stesso chiudendo gli occhi e pensando al volto del ragazzino.

“Uffa! Ma perché deve ancora pensare a quello stronzo di Yuki Eiri?! Non è giusto! Io potrei dargli tutto l’amore di cui ha bisogno, invece pensa sempre a lui!” la sua rabbia cresceva, era arrabbiato con Yuki, era arrabbiato con se stesso perché non aveva le palle di dirglielo.

Pensava a se stesso. Pensava che non si era mai innamorato di nessuno prima di Shuichi. Voleva davvero avere una storia con lui, per vedere che cosa si provava a baciare, abbracciare e fare l’amore con la persona che ami. Lui non ne sapeva nulla di tutto questo, e da una parte ne aveva anche un po’ paura. Però, era sicuro che avrebbe scoperto le sensazioni più belle mai avute in tutta la vita, più belle di quelle che aveva cantando. E la consapevolezza di provarle con la persona che ami.

Si alzò di scatto, e prese carta e penna. Aveva deciso di scrivere una canzone che avrebbe descritto tutto ciò che provava in quel periodo.

La nuova canzone dei Nittle Grasper, stava per essere creata, e chissà, magari Shuichi avrebbe capito. Anche se preferiva dirglielo di persona.