Sprofondare nella tristezza

Incontri e riflessioni

Al suo risveglio, si trovava in quella squallida stanza di ospedale. Non sapeva quando si era addormentato, ma aveva notato che il suo sonno era durato a lungo. Erano le 14.30, e quel giorno sarebbe stato dimesso. Non capiva l’utilità di restare lì, infondo, aveva soltanto avuto uno svenimento dovuto alla sua carenza di nutrimento!

Ormai però era inutile starci a pensare, tanto fra meno di due ore sarebbe potuto andar via.

La sera precedente, aveva riflettuto molto sui Bad Luck, e aveva deciso di impegnarsi a fondo quando sarebbe tornato al lavoro. Aveva una settimana per riposarsi, e poi, si sarebbe messo sotto.

Finalmente, era arrivato il momento di lasciare quel posto orribile, Hiro era andato gentilmente a prenderlo, per poi accompagnarlo a casa in moto. Prima di andare, il dottore gli aveva fatto il terzo grado, ricordandogli che mangiare è importante, eccetera, eccetera.

Arrivarono a casa in pochi minuti, e Hiro si fermò per un po’ a casa sua. Non voleva che stesse ancora da solo.

Entrarono in casa, e Shuichi si buttò sul divano. Si rese conto di non aver più pensato a Yuki per un po’, e cavolo, proprio nel momento in cui toccò quel divano, gli venne in mente le innumerevoli volte che si erano baciati, avevano guardato la tv insieme, proprio su quel divano di stoffa nera. Non ci voleva proprio, non aveva voglia di ricadere nel grande turbine di pensieri tristi. Il cuore iniziò a battergli incessantemente nel petto, così forte come se stesse per esplodere.

Riflettendoci un attimo, gli unici momenti in cui non aveva pensato al suo ex ragazzo, era quando era in compagnia di Sakuma-san. Forse perché lo faceva sempre sorridere, forse perché gli dispiaceva farlo preoccupare… però anche Hiro, Fujisaki e tutti gli altri si preoccupavano, allora perché… con Sakuma-san era diverso?

“Shuichi?” il ragazzino si voltò di scatto, aveva dimenticato che Hiro era lì “S-Si?” “Smettila di pensare! Lo so tanto a cosa pensi…” Shuichi abbassò lo sguardo, trattenendo le lacrime.

“Scusami… non lo faccio apposta!” Hiro gli accarezzò dolcemente i capelli “Lo so, lo so! È inevitabile per te pensarci. Però se continui a vivere qui, è un po’ difficile dimenticare, o perlomeno, passarci sopra, non credi?” “Già… ma dove vado? Non ho nemmeno uno yen per affittare un appartamento!” “C’è bisogno di chiederlo?” Hiro lo fissava con fare di rimprovero, finto offeso, mentre Shindou lo guardava con i suoi occhioni lucidi, senza capire.

“Se vuoi venire da me, non c’è alcun problema!” diventò un po’ nervoso, in fondo, non voleva lasciare tutti i suoi ricordi alle spalle, ma nemmeno soffrire.

“Ci penserò, grazie Hiro!” disse abbozzando un mezzo sorriso.

“Che farai in questa settimana? Sarai sempre da solo…” Shuichi spalancò gli occhi e la bocca, pensava che anche il lavoro si sarebbe fermato senza di lui… “Ma come? Lavorate lo stesso?” “Certo scemo! Lo sai benissimo che siamo indietro e dobbiamo riprendere la classifica! Dobbiamo migliorarci anche io e Suguru! Anche se non ci sei, possiamo far pratica!” “Uffa… e io che speravo mi faceste compagnia…” “Sempre il solito! Pensi a te stesso! Dai, non muori mica!” “Lo so, ma io cosa faccio?” “Intanto pensi a mangiare per bene! Giuro che se scopro che non mangi, ti rompo la mia chitarra in testa! E sai quanto tengo a quella chitarra!” “Ma… ma…” Hiro scosse la testa, nonostante gliel’avesse messa sul ridere, era molto serio, non voleva che accadesse nuovamente una cosa del genere.

“Si, mangerò… anche perché ho avuto paura! Non voglio sentirmi male di nuovo! Pensavo fosse solo per lo stress, ma se il dottore ha detto che è perché non mangio, lo farò!” “Ok, ti credo sulla parola! Anche se non hai fame, mangia qualcosa!” il ragazzino annuì.

“Shuichi, io vado alla NG ora! Ti tornerò a trovare stasera se ce la faccio, dubito!” “Ok, posso venire con te?” “SCORDATELO!” “Ok. Allora, ci vediamo!” Shuichi assunse la sua solita espressione da cucciolo, sperando che Hiro si impietosisse e lo portasse con sé, ma non funzionò. Il ragazzo dai capelli mogano lo salutò e si chiuse la porta alle spalle, lasciandolo solo con i pensieri.

Lentamente, si alzò dal divano e si diresse in bagno, aveva bisogno di farsi una doccia, voleva togliere via l’odore di ospedale che gli era rimasto impregnato sulla pelle. Non voleva avere più nulla addosso che gli ricordasse quell’orribile posto. Così, si tolse i vestiti e si infilò sotto il getto d’acqua, godendo del tepore del liquido che gli scorreva sulla pelle.

Quante volte aveva fatto la doccia insieme al suo Yuki? Non ricordava neppure quante, sapeva solo che quando accadeva, si sentiva come fosse in paradiso. Ricordava alla perfezione quelle sensazioni di tranquillità ed eccitazione, i loro corpi così vicini per via del piccolo spazio, le braccia di Yuki che lo avvolgevano, e il cuore che gli batteva dall’emozione.

Alla NG, i Nittle Grasper stavano provando, e Ryuichi non ne azzeccava una. Era totalmente preso dai suoi pensieri, senza curarsi di provare a trovare la concentrazione. Tohma e Noriko, lo lasciarono stare per un po’, ma poi, Seguchi fece cenno alla ragazza di smettere di suonare e si avvicinò all’amico. Non era da lui lasciare da parte il lavoro, perciò, gli chiese cosa avesse.

“Mi dispiace, davvero! Non lo faccio apposta!” “Lo so che stai pensando a Shindou-san. Ma sta bene, lo hai sentito il dottore?” “Si ma…” Noriko si avvicinò ai due ragazzi, intromettendosi nel discorso.

“Perché non vai a trovarlo? Dopotutto si sentirà solo, non aveva detto il dottore che doveva stare a casa per una settimana?” “Non so nemmeno dove abita! E poi, non se ne parla! Dai, non è che io abbia quel grande rapporto d’amicizia con lui! Al massimo un ‘ciao, come stai?’, tutto qui!” “Ma smettila! E anche se fosse, che t’importa? Secondo me gli farebbe piacere, e poi… lo so che vorresti!” Ryuichi, come prevedibile arrossì di colpo, abbassando lo sguardo.

Tohma intuì qualcosa e sorrise. Ryuichi non aveva mai provato interesse verso qualcuno, e quella sembrava una situazione da sfruttare. Forse era arrivato il momento, forse era accaduto anche a lui, e si stava innamorando!

“Io so dove abita! È la casa dove prima abitava Eiri-san!” Ryuichi faceva finta di nulla, non se la sentiva di andare da lui, e poi, non sapeva cosa dirgli… “Non posso mica piombargli all’improvviso a casa!” “Oh, si che puoi! Ryu-chan!” “Ma… Tohma, Noriko?” “VAI! Tanto qui non ci servi, non riesci nemmeno ad intonare mezza nota!” “Mi state buttando fuori a calci?” “SI!” i due amici, lo spinsero fuori dalla porta con un sorrisetto sulle labbra, e lui, si avviò verso l’uscita, pensando ad una scusa per non andare. Ma purtroppo non gli venne in mente nulla, così, dovette pensare ad una scusa per cui sarebbe andato a trovarlo!

Intanto, Noriko e Tohma, parlavano di Ryuichi.

“Allora te ne sei accorto anche tu Tohma-kun?” “Si, anche se solo adesso, anche se avevo già notato qualcosa di strano nel suo comportamento… perché, tu lo sapevi?” “Si, me l’ha confessato lui! Anche se, gli ci è voluto un po’ prima di dirlo.” “Logico. Non gli era mai successo prima d’ora! Certo, anche lui ha avuto le sue esperienze, però, non si era mai innamorato prima!” “Già… sono contenta per lui.” “Io per dirla tutta no!” “Per il lavoro dici? Hai paura che scoppi uno scandalo?” la ragazza lo fulminò con lo sguardo, Tohma era insopportabile alle volte, pensava solo al bene del suo lavoro, ma il ragazzo le fece rimangiare i pensieri.

“No, assolutamente, se è per la sua felicità, non mi interessa del lavoro… però, Shindou è ancora innamorato di Eiri-san, soffre ancora terribilmente per lui! E quindi, a sua volta anche Ryuichi potrebbe soffrirne per questo! Shindou non gli darà mai ciò che vuole!” “Mmm… secondo me ti sbagli! Secondo me, Ryu-chan potrebbe anche essere la persona capace a farglielo dimenticare, sai? Questa è una mia ipotesi, ma io ci credo!” “Dici? Spero che sia così! Anche perché mi dispiace per quel ragazzino! Prima non m’importava di lui, anzi, quasi lo detestavo, però… adesso sento che è diverso! Non credevo fosse tanto innamorato di Eiri!” “Beh, invece si vedeva! Vabbè, apparte tutto… noi che facciamo ora?” “Non saprei! Io avrei da sbrigare del lavoro come presidente! Se vuoi puoi andare Noriko!” “Va bene, Tohma! Ci vediamo!”.

Vagamente ricordava la strada per arrivare a casa di Yuki Eiri, ma cercò di mettercela tutta per ricordare. Effettivamente poteva inventare a Tohma la scusa che non ricordava la strada per casa di Eiri, ma non era una buona idea, e poi, in fondo, voleva davvero vedere Shuichi.

Nella sua mente focalizzò il percorso da fare e prese la direzione più veloce, arrivando dopo poco, trovandosi la porta aperta dell’ingresso. Era indeciso se entrare o no, ma alla fine si decise e varcò la soglia velocemente per evitare di ripensarci. Ora, il problema era decidersi a suonare il campanello. Stette per svariato tempo a fissare il portone e con mano tremante suonò il campanello.

Shuichi, immaginò fosse Hiro, e si stupì fosse già di ritorno. Velocemente corse alla porta, aprendola e rimproverando il ragazzo.

“Uffa Hiro, ma mi avevi detto che dovevi lavorar…” improvvisamente si rese conto che davanti a lui si trovava Sakuma-san, e non il suo amico, così, si sentì in imbarazzo arrossendo e scusandosi.

“S-Scusami… non immaginavo che fossi tu… entra…” il cuore aveva iniziato a battergli, oltre che alla sorpresa, ci aveva fatto la figura del deficiente! Lo fece accomodare sul divano, mentre lui era rimasto in piedi guardando da un’altra parte e si mordeva le labbra per il nervoso. Ryuichi non sapeva cosa dirgli, era chiaro che il ragazzino non se l’aspettava e che non sapeva come comportarsi.

“Scusami Shuichi se ti sono piombato in casa! Volevo solo sapere come stavi!” Shuichi si voltò di scatto a guardarlo, facendo l’errore di finire con lo sguardo puntato nel suo. Non capiva cosa gli stava succedendo, era tutto così strano. Prima non si comportava così con lui, era sempre stato tranquillo, ma adesso…? Cosa stava accadendo?

“No, figurati… grazie…” “Di nulla. Spero almeno che ti faccia piacere, e che non ti stia disturbando, altrimenti me ne vado!” “No… no… resta! …mi fa piacere se stai qui…” Ryuichi sentì come mancargli un battito, ogni cosa che diceva lo faceva sentire così bene.

“Dovrò stare qui per una settimana, e mi fa piacere se qualcuno mi viene a trovare!” il volto di Ryuichi divenne serio. Credeva di aver capito che gli faceva piacere che LUI era venuto a trovarlo, perché aveva voglia di vederLO, invece era solo perché aveva bisogno di qualcuno, in generale, che gli tenesse compagnia, ma infondo, era logico, era amici a malapena.

“Non mi aspettavo di vederti… mi fa piacere che tu sia qui!” “In che senso?” il discorso so stava facendo imbarazzante, Ryuichi voleva delle risposte, forse era come pensava, o forse no, ma non lo poteva sapere se non glielo chiedeva, e quello era il momento giusto per farlo.

Shuichi abbassò lo sguardo, come poteva chiedergli cose tanto stupide, era logico… però, sentiva che c’era qualcos’altro in più. Se era Hiro, non sarebbe stato così felice di vederlo. Era confuso, molto.

“Nel senso che… mi fa piacere vederti. Basta.” “Capisco. Ma forse se era qualcun’altro andava bene lo stesso, basta che non stai solo, è così?” sentiva di essere stato troppo duro, anche il tono lo era, e infatti si pentì di averlo detto così, ma infondo, ci era rimasto male.

“No, non è così!” “Ah no?” “No…” questo gli faceva male, sinceramente si sentiva egoista, perché voleva sentirsi dire che Shuichi lo voleva “Allora com’è?” “Non lo so. So solamente che mi fa piacere vederti, probabilmente se…” Ryuichi lo interruppe parlandogli sopra. Non credeva che Shuichi stesse per dire ciò che stava aspettando.

“Capisco! Probabilmente se fosse stato Yuki Eiri sarebbe stato diverso!” un colpo al cuore. Non si aspettava minimamente che quelle parole sarebbero ai uscite dalla bocca di Sakuma Ryuichi, e invece l’aveva fatto, inserendo in quel tono tutta la cattiveria di cui era capace.

Si voltò lentamente, ci era rimasto molto male, e ben presto fu scosso dai singhiozzi, forse era meglio se non fosse mai andato a trovarlo.

In quel momento nella mente di Ryuichi si materializzarono gli occhi colmi di lacrime del ragazzino, come l’altro giorno, si era reso conto di avergli detto delle cose terribili, proprio lui che desiderava il suo bene lo aveva ridotto ad una nullità. Si chiese cosa ci faceva ancora lì seduto a guardare la sua schiena, così, gli si avvicinò, cercando di abbracciarlo, ma ovviamente Shuichi lo respinse gridandogli contro di lasciarlo in pace.

Ora ciò che impossessava lo sguardo di Shindou era rabbia, mista a tristezza. Quelle parole lo avevano colpito come una pugnalata. Ma non per il fatto delle parole in sé, ma proprio perché era stato Ryuichi a dirle! Lui, che giorni prima lo aveva abbracciato, dicendogli che lo faceva star male vederlo piangere, e lui, che gli aveva sempre sorriso dolcemente.

“Shuichi… mi dispiace, non era mia intenzione, non so cosa mi sia preso!” “STAI ZITTO! LO SAI BENISSIMO QUANTO IO SOFFRA PER LUI! LO SAI, E MI HAI DETTO QUELLE PAROLE COSì EGOISTICHE! MI FAI SCHIFO! VATTENE!” per Ryuichi, quelle parole furono più dolorose di un pugno nello stomaco. Le parole che mai avrebbe voluto sentirsi dire da lui. Mai.

Lentamente, riprendendosi dal suo stato di coma, si diresse verso la porta di casa, chiudendosela alle spalle, senza proferir parola. Sapeva di esserselo meritato, e sentiva che avrebbe dovuto restare, farsi perdonare. Restò quasi un’ora davanti alla porta di casa sua, fino a che si decise ad andarsene.

Nella sua mente regnava la tristezza, il disprezzo verso se stesso. Camminava, anche se a fatica, non aveva voglia di fare nulla, voleva solo tornare indietro e non essere mai andato a trovare Shuichi, ma non si poteva. Sapere che lui stava piangendo a causa sua lo distruggeva dentro. Se solo ci pensava gli veniva voglia di tirarsi un pugno.

Shuichi, finalmente si era calmato, anche se la delusione non gli era passata. Sakuma-san lo aveva davvero distrutto, gli aveva spezzato il cuore. Non avrebbe mai creduto che sarebbe potuto arrivare a tanto, ma l’aveva fatto.

Improvvisamente, si rese conto, di non aver pianto perché con quella parole gli aveva riportato Yuki alla mente, ma perché era stato lui a pronunciarle. Questo gli diede da pensare, però, siccome non aveva voglia di vedere la sua faccia neppure mentalmente, cercò di pensare ad altro, sdraiandosi sul divano.

Dopo pochissimo, fu interrotto dallo squillo del suo cellulare, al quale rispose con tutta la calma del mondo, e notò che era Noriko-chan. Chissà cosa voleva? Rispose.

“Shuichi! Ciao! Ryuichi è ancora lì?” “No, per fortuna!” rabbia… “Eh? Ma… che è successo?” “Mi ha deluso. Mi ha detto delle cose orribili!” “STAI SCHERZANDO?” “Purtroppo no, mi sono reso conto che è un egoista del cavolo! Un bastardo che pensa solo a se stesso!” Noriko dall’altra parte del telefono si infuriò, non poteva sentir parlare così del suo più grande amico.

“Cosa diavolo stai dicendo? Sei sicuro di conoscerlo? Eh?” “Mi ha deluso, ecco tutto! È un egoista, e questo non si discute!” “Ah, si? Se è così egoista, chi pensi ti abbia trovato nel bagno quando eri svenuto? Chi pensi che sia venuto a chiederci aiuto disperatamente, quando eri in quelle condizioni? Chi pensi si sia sempre preoccupato per te? Sei tu l’egoista!” Shuichi restò in silenzio. Ma a cosa stava alludendo Noriko?

“Ma… che stai dicendo? Se lui mi ha detto che sei stata tu a trovarmi?” “EH?! Dio… perché quel ragazzo è così idiota! Ora si spiega tutto… per forza dici così! È stato lui a trovarti… ha fatto di tutto pur di portarti via da lì!” Shuichi si racchiuse nel silenzio… davvero lui…? “Shuichi? Ci sei ancora?”.

Riagganciò. Si sentiva in colpa. Ovvio, c’era rimasto male per come lo aveva trattato, ma forse ora capiva.

Il suo sguardo era rivolto verso la finestra, senza mai staccarlo da lì. Chissà dov’era ora Ryuichi? Perché non lo aveva ascoltato invece di mandarlo via? Perché? Si odiava in quel momento.

Improvvisamente, riprese coscienza di sé e si fiondò fuori di casa, correndo e gridando con tutto il fiato che aveva in gola il nome dell’amico.