L’amicizia di Tohma
Shuichi era arrivato a casa del suo amico Hiroshi e suonò il campanello, appoggiandosi al muro in attesa che il portone gli venisse aperto. L’attesa fu abbastanza lunga e nel momento in cui il ragazzino si stava chiedendo che fine avesse fatto l’altro, l’ingresso si aprì.
Shindou salì di corsa le scale per poi entrare nell’appartamento, dove vide seduto sul divano Hiro assieme alla sua ragazza Ayaka. Si sentì in colpa, aveva interrotto il loro appuntamento presentandosi senza avvisare.
“Shuichi, sei tu!”
Il ragazzino sorrise un po’ in imbarazzato.
“Salve! Scusate se sono piombato qui. Credo che farò meglio ad andarmene.”
Ma la ragazza andò incontro a Shuichi per fermarlo, sicuramente aveva i suoi motivi per essere arrivato all’improvviso.
“No, resta. Stai tranquillo, sono io che me ne vado. Sono stata tutto il tempo con Hiro-kun!” si avvicinò all’orecchio del cantante e gli sussurrò alcune parole “…se sto ancora qui, credo che morirò dalla noia…”.
Entrambi si misero a ridere, mentre Nakano sbuffò.
“Cosa ridete? Non sei affatto divertente Ayaka-chan…”
“Dai, non prendertela, sai bene che scherzo!”
Indossò il cappotto e andò in contro a Hiro per salutarlo con un bacio sulle labbra dicendogli che si sarebbero sentiti il giorno seguente, si diresse poi verso l’uscita, salutando Shindou con una carezza sul viso.
Appena la porta si richiuse il chitarrista si avvicinò vicino all’amico, aveva notato subito il suo sguardo un po’ cupo.
“Shuichi, posso sapere che è successo?”
Il ragazzo dai capelli fucsia scosse la testa e ignorò la domanda.
“Posso restare qui stanotte?”
“Deduco che tu abbia litigato con Sakuma-san… adesso mi racconti tutto.”
Il più alto dei due si sedette sul divano facendo cenno anche all’altro di accomodarsi, voleva sapere che cos’era successo al suo amico.
Shuichi iniziò a raccontare sia del dialogo che aveva avuto con Yuki, sia della litigata con il suo ragazzo, era davvero stressato in quegli ultimi giorni, gli bastava poco per scaldarsi.
Era dispiaciuto però di ciò che era accaduto, non voleva di certo prendersela con Sakuma, ma le sue parole lo avevano ferito, gli aveva dato dell’egoista e quello non poteva proprio sopportarlo.
Nel raccontare l’effetto che Eiri gli aveva fatto, Hiroshi sorrise, finalmente non provava più nulla per quel ragazzo, non soffriva più come qualche tempo prima e forse era anche cresciuto dentro.
Fecero sorridere il rosso anche le lamentele che uscivano dalla bocca dell’amico, che non accennava a zittirsi, era proprio divertente vederlo discutere con quella punta di rabbia che lo sovrastava.
“Sai Shuichi, mi è mancato tanto il fatto che tu venissi da me a piagnucolare!”
Il ragazzino si buttò fra le braccia del compagno, sapeva che in quella frase conteneva affetto, pensando a ciò, gli dispiacque non essersi più confidato con Hiro come faceva un tempo, lo stava trascurando troppo.
“Anche a me. Scusami se ti sto trascurando…”
Nakano gli scompigliò gentilmente i capelli.
“Figurati, non preoccuparti. Sono contento però di sentirtelo dire.”
Ricominciarono a parlare, stavolta fu Hiroshi a non zittirsi un attimo. Raccontò tutto ciò che stava accadendo fra lui e Ayaka, dei passi avanti che avevano fatto e di quanto si sentisse bene in sua compagnia. Dall’ultima volta che il chitarrista si era confidato, lui e la ragazza avevano fatto enormi progressi.
“Vuoi dire che l’avete fatto?”
A quella domanda Hiroshi arrossì completamente, ogni volta si chiedeva perché il vocalist doveva metterlo così in imbarazzo.
“Ehm… per la verità non ancora ma…”
“Ho capito, ho capito… avete fatto altro però, dev’essere così per forza!”
Il ragazzino era molto interessato a quell’argomento, non lo faceva apposta a mettere in imbarazzo l’altro.
“…si.”
Shuichi si lanciò nuovamente fra le braccia di Hiro stringendolo con tutte le sue forze.
“Siiii! Bravo allievo! Hai seguito i consigli del tuo maestro! Ahahah!”
Il rosso guardò l’amico con una faccia stupefatta, non sarebbe mai riuscito ad essere serio.
“Chi ha deciso che tu sei il mio maestro? Scemo!”
“Ma ovviamente il sottoscritto. Se non era per me…”
“Se non era per te cosa? Sarebbe successo comunque!”
“Ma uffa, Hiro! Dammi almeno un po’ di soddisfazione no?”
L’atmosfera che si era creata aveva tranquillizzato Shuichi, la rabbia era a poco a poco svanita nel nulla, lasciando posto all’ilarità e il sentimento di amicizia che regnava in quel momento. Ad un tratto il cantante si fece serio.
“Ho deciso che domani chiederò scusa a Ryu-chan. Non volevo trattarlo così.”
“Beh, ovviamente dovrai farlo. Ma tranquillo, a volte capita che il nervosismo porti a questo.”
Shuichi annuì e ringraziò il suo amico, poi dato che era stanco decise che sarebbe andato a dormire un po’ nonostante fosse relativamente presto.
Il giorno seguente, nel tardo pomeriggio, i due amici si diressero alla NG per le solite prove. Stavolta dovevano mettercela tutta, K li aveva avvertiti che a breve avrebbero tenuto un concerto fuori città e quindi dovevano impegnarsi più del solito.
‘Questa è una buona occasione per distrarmi.
Devo mettercela tutta per essere al meglio delle mie capacità.
Voglio soddisfare le aspettative di tutti, a partire dai miei fan!
In fondo, so che posso riuscirci, quando voglio, so dare il meglio di me!
Non deluderò nessuno.
Ma soprattutto è una dimostrazione a me stesso.
I pensieri non dovranno influire sull’andamento del concerto.’
L’adrenalina di Shuichi era salita, durante le prove non aveva sbagliato niente, neppure una stonatura, era stato davvero straordinario e tutti si erano stupiti di quanta energia era riuscito a mettere nelle canzoni data la situazione che stava passando.
Come al solito il ragazzino riusciva a sorprendere tutti e invogliare ancor di più Fujisaki e Hiroshi.
Da quanto i Bad Luck erano concentrati, non si erano accorti dell’ora che si era fatta. Erano quasi le dieci di sera e ormai avevano superato da un bel po’ l’ora in cui avrebbero dovuto terminarle.
Decisero di smettere e ammisero di aver fatto un buon lavoro per quel giorno, se avessero continuato così sarebbero arrivati più che preparati e in fondo era ciò che volevano.
Shindou si ricordò di ciò che doveva fare: ossia chiedere scusa a Ryuichi. Salutò i suoi amici e si diresse di corsa fuori dalla sala prove e con tutto se stesso sperò che il ragazzo non fosse ancora andato a dormire, anche se ne dubitava.
Svoltato l’angolo di uno dei corridoi, andò improvvisamente a sbattere addosso a qualcuno scusandosi subito mentre si alzava dal pavimento, ma quando notò che la persona contro cui era andato a sbattere era Yuki, assunse un’espressione arrabbiata.
Era davvero un’ossessione, possibile che dovesse incontrarlo ogni volta? Ma soprattutto poteva scegliere un momento più andato, non aveva proprio tempo. Ryuichi veniva prima di qualsiasi altra cosa.
“Ci rincontriamo di nuovo Shuichi.”
Il cantante storse il naso, non gli faceva per nulla piacere quell’incontro.
“Senti, io devo scappare.”
Yuki sorrise divertito, quel ragazzino non sarebbe andato da nessuna parte, non gliel’avrebbe permesso.
Gli si avvicinò lentamente notando che l’altro aveva iniziato ad indietreggiare e successivamente Shuichi lo scansò per andare per la sua strada ma Eiri lo bloccò per un braccio. Poteva sentire i tremori provenire dall’arto del giovane, stava cercando di fare forza per liberarsi, ma non risolse niente.
“Si può sapere che cosa vuoi? Devo andare…”
Il biondo senza ascoltare la richiesta lo attirò a sé, stringendolo fra le sue braccia, ignorando le proteste di Shuichi, non gli importava della sua reazione, aveva bisogno di sentirlo suo.
Avvicinò il volto ai morbidi capelli di Shindou per inebriarsi del loro profumo, che gli arrivò dritto alle narici, socchiudendo gli occhi a quel dolce aroma, poi li accarezzò dolcemente con una mano.
Tutto ciò che il ragazzo più grande stava facendo al vocalist, lo faceva irritare e iniziò a dimenarsi, avrebbe voluto andarsene alla svelta, ma non gli era possibile farlo. Improvvisamente si sentì sbattere contro al muro e successivamente le labbra di Yuki che prendevano possesso delle sue con foga. Il più piccolo continuava a scalciare e tentare di spingerlo via, ma era tutto inutile, ma non si sarebbe mai arreso.
Provò un senso di nausea quando l’altro insinuò le mani sotto la sua maglietta e iniziò ad accarezzargli il petto, gli addominali, la schiena, non voleva più essere toccato da lui, quel corpo apparteneva a Ryuichi.
Dopo poco sentì che le mani cambiavano posizione, per andare a posarsi sul suo sedere, ma ciò non gli bastava così si soffermò sul sesso di Shuichi che pian piano si era indurito.
In quel momento dal corridoio fece la sua comparsa Tohma, che vedendo la scena si bloccò all’istante sconvolto. Se Ryuichi lo avesse saputo ne avrebbe sofferto e quel ragazzino stava giocando con i suoi sentimenti a insaputa dell’altro.
Nessuno si era accorto della sua presenza, così decise di avvicinarsi per farsi notare e fu in quel momento che si rese conto di essersi sbagliato. Il ragazzino dagli occhi color porpora era riuscito a liberarsi di quella bocca famelica.
“Mi vuoi lasciare in pace? Smettila! Basta!”
Si maledisse per non essersi fidato di Shindou, così velocemente si avvicinò per poterlo aiutare, strattonando Yuki verso di sé che lasciò immediatamente la presa su Shuichi.
“Eiri-san, cosa stavi facendo?”
Il biondo ghignò divertito.
“Ma come Tohma, non vedi? Mi stavo riprendendo ciò che è sempre stato mio.”
“Non parlare come se Shindou-san fosse un oggetto. Devi rassegnarti, non è più tuo.”
Eiri a quel punto lo fulminò con lo sguardo e si allontanò imprecando, in effetti non era stata una buona idea cercare di scoparsi il suo ex nel bel mezzo del corridoio della NG.
Quando il ragazzo se ne fu finalmente andato Seguchi domandò al ragazzino di fronte a sé come si sentisse e se avesse bisogno di qualcosa, ma lui scosse la testa assicurando all’uomo che stava bene.
Il biondo gli chiese anche che cosa fosse accaduto tra lui e Yuki in quei giorni, così il cantante decise di raccontagli ogni cosa: da quando si erano rivisti dopo tantissimo tempo, in fondo Tohma si stava dimostrando un buon amico.
Il presidente lo invitò nel suo ufficio, in modo che potessero essere più comodi e lontani da orecchie indiscrete offerndogli anche una tazza di tè che si fece portare da un inserviente che stava pulendo fuori dall’ufficio.
Si accomodarono sulle due sedie restando l’uno di fronte all’altro.
“Ti dispiace se mentre ti ascolto finisco alcune pratiche? Non te lo chiederei se non fossero da consegnare entro domani.”
“Si figuri. Faccia con comodo.”
“Se c’è una cosa che non sopporto è sentirmi dare del lei, mi fa sentire più vecchio di ciò che sono.”
“Ma lei… ehm… tu non sei vecchio… Ah! È strano darle, cioè, darti del tu!”
L’uomo rise all’espressione di imbarazzo che gli aveva mostrato Shuichi e lo esortò ad iniziare a raccontare. Nel frattempo erano arrivate pure le due tazze di tè fumante.
Cominciò così a parlare degli eventi dei giorni trascorsi, riferendogli dei vari incontri col suo ex e della litigata con Ryuichi; aveva accumulato un sacco di stress e voleva trovare un modo per calmarsi un po’.
“Beh, se vuoi diminuire lo stress, dovresti prima chiarire la situazione con Ryuichi-san.”
“Lo so. Prima, infatti, stavo andando da lui, ma Yuki mi ha fermato.”
“Capisco… come cambiano le cose! Se fino a qualche mese fa non desideravi altro che stargli appiccicato ad ogni occasione, adesso non sopporti neanche di vederlo.”
Shuichi sorrise, aveva proprio ragione, le cose erano cambiate completamente.
“Già, hai proprio ragione. Però, se l’è voluta!”
Shuichi improvvisamente sbiancò, dato che Hiro sapeva che quella sera sarebbe tornato a casa non si era preoccupato di invitarlo a stare da lui.
“Tutto bene, Shindou-kun?”
“No. Aaaah! Come faccio? Non posso chiamare Hiro adesso! Dove vado?!”
“Calmati! Che succede?”
Shuichi cercò di ricomporsi e prendendo un lungo respiro espose il suo problema.
“Vedi, mi sono dimenticato di chiedere al mio amico se potevo stare da lui stasera.”
Tohma si fece serio ed iniziò a pensare ad una soluzione.
“Senti, stavo pensando… che ne dici di venire a stare da me fino a che non avrai chiarito con Ryuichi?”
“Eh? Ma no, non posso accettare…”
“Avanti, non preoccuparti. In fondo in passato non mi sono comportato troppo bene con te, perciò questo è un modo di scusarmi.”
“Ma figurati!”
“Su, coraggio. Farà piacere anche a mia moglie rivederti.”
Così dopo poco, Seguchi riuscì a convincere il cantante a stare da lui per qualche tempo, gli sarebbe stato molto grato per quello che stava facendo per lui. Ogni giorno che passava, si rendeva sempre più conto di quanto fosse buono quell’uomo, all’apparenza magari non sembrava, ma lo era, eccome.
*Owari 22*
Lascia un commento