Cap 01

Cap 08

Sasuke si sarebbe aspettato di vedere di tutto in quella cella, ma l’orribile spettacolo che compariva davanti ai suoi occhi superava tutti i suoi peggiori presentimenti: la stanza era buia, grande e sporca, e la temperatura non doveva essere sopra i dieci gradi. Al centro, rischiarato appena da un spiraglio di luce proveniente dalla piccola finestrella, c’era Naruto: le catene che pendevano dal soffitto gli imprigionavano i polsi arrossati, e i piedi scalzi sfioravano appena il pavimento. La maglietta nera era praticamente inesistente tanto era strappata, e anche i pantaloni erano laceri, e coperti di sangue. Il suo corpo era pieno di tagli e ferite in diversi stati di rimarginazione. Un singulto sfuggì dalla sua gola, mentre cercava di trattenersi davanti a quello che stava vedendo, ma era troppo anche per lui. Naruto ebbe appena il tempo di aprire gli occhi prima che Sasuke si gettasse su di lui, abbracciandolo disperatamente nel tentativo di frenare il pianto.

-Sas’ke… cosa ci fai…qui…- Balbettò, cercando di dare un senso a quello che vedeva.

-Come cosa ci faccio, baka?! Ti pare normale fare domande del genere?! Sei rinchiuso in questa cella da più di un giorno, sei ferito e hanno deciso di condannarti a morte! In che altro posto dovrei essere se non qui?! Tu e la tua maledetta mania di difendere la gente, se avessi ignorato quegli idioti non sarebbe successo niente, stupido!- Urlò Sasuke, lasciando che tutti i suoi sentimenti uscissero, come un fiume in piena, liberandosi finalmente il cuore dal peso che lo schiacciava. Strinse convulsamente l’altro, mentre le lacrime vincevano la resistenza dei suoi occhi bagnando la spalla del biondino, il quale era senza parole. Uno sfogo del genere era l’ultima cosa che si aspettava da Sasuke, ma sentirlo tremare e piangere era tremendo: era sempre stato lui quello più forte tra loro due, e non l’aveva mai visto in quello stato. In quel momento avrebbe tanto voluto abbracciarlo e dirgli di non preoccuparsi, che in qualche modo ne sarebbe uscito, ma le catene che lo imprigionavano non davano il minimo accenno di rompersi. Un singhiozzo frustrato gli bloccò per un attimo il respiro, prima di rivolgersi al moretto.

-Sasu, calmati… Non voglio che piangi, non voglio vederti così…Per favore…- Una supplica che il compagno non potè ignorare, facendosi forza e smettendo di piangere, mentre alzava lo sguardo su Naruto. Gli occhi azzurri erano carichi di una sofferenza incredibile, rassegnati, lo fissavano lucidi mentre cercava a sua volta di non scoppiare in singhiozzi: Sasuke potè affermare che, anche in quel momento, era la cosa più bella che avesse mai visto, e l’avrebbe protetto, a qualunque costo.

Lentamente gli accarezzò una guancia, pulendo un po’ del sangue che vi era rimasto: a quel gesto Naruto non potè fare a meno di arrossire, sostenendo lo sguardo dell’altro, in un silenzio carico di cose che non avevano bisogno di essere dette. -Mi dispiace…- Mormorò Sasuke, appoggiando la fronte contro quella di Naruto e chiudendo gli occhi. Voleva fargli capire che non lo odiava, che non si credeva superiore a lui, e farsi perdonare. -Avrei dovuto ascoltarti, tu mi sei sempre stato vicino, hai cercato di aiutarmi e per difendermi sei finito qui dentro. E’ tutta colpa mia, sono stato cieco e non ho capito quello che avevo davanti, ho lasciato che la rabbia e l’orgoglio prendessero il sopravvento, ma te lo giuro, non accadrà più. Non permetterò che mi portino via di nuovo l’unica cosa a cui tengo davvero.- Sussurrò, più a sé stesso che a Naruto, il quale non credeva alle sue orecchie, ma che desiderò davvero di non poter sentire quando Sasuke pronunciò la frase seguente. -Ascoltami, ho un piano, e domani notte ti porterò fuori di qui, quindi cerca di rimanere sveglio ok?-

-No!- Esclamò Naruto, incredulo. -Tu sei stato appena riammesso al villaggio, se fai una cosa del genere non ci penseranno due volte a condannare anche te!-

L’ombra del terrore oscurava ora i suoi occhi cerulei, sgranati alla consapevolezza di quello che sarebbe potuto accedere all’amico. Era un suicidio! Come poteva anche solo pensare ad una cosa del genere?!

-Lo so, e non mi interessa. Ti farò uscire da qui, quindi non metterti a fare storie. Ho già deciso, e poi non sarò solo.- Sasuke si rese conto di essere stato troppo duro quando il biondino non riuscì più a fermare le lacrime, che scendevano cristalline lungo le guance mentre abbassava la testa, disperato. Perché doveva impuntarsi ed essere così maledettamente testardo? Non voleva che venisse ucciso, non voleva che rischiasse così tanto per lui… Non voleva perderlo…

-Ho paura, Sas’ke.- Singhiozzò, mentre l’altro lo abbracciava di nuovo, lasciandogli appoggiare il viso sul suo petto. Sasuke gli accarezzò piano la schiena, intenerito dalla fragilità che emanava ogni cellula del suo essere, schiavo del desiderio di non lasciarlo andare neppure per un istante, scaldandolo col suo corpo. -Perché deve sempre andare a finire così, perché non posso essere anche io normale come tutti gli altri? Perché qualunque cosa io faccia finisco sempre per mettere in pericolo quelli a cui voglio bene? Non vale la pena di rischiare così tanto per un mostro…!-

-Non ripeterlo.- Sasuke gli alzò il viso, tenendolo fra le mani. -Non è colpa tua quello che è successo. Non sei un assassino, e meriti di vivere come ogni altra persona. Tu non sei un mostro, anzi sei la persona più buona che io conosca.- Si fermò un attimo, incerto, prima di avvicinare il viso al suo. -E quella più importante per me…- Un mormorio indistinto sulle labbra, mentre le loro bocche si univano per la seconda volta, in un bacio passionale e disperato, eppure carico di una dolcezza infinita, mentre le loro lingue si intrecciavano lentamente, quasi volessero assaporare ogni istante di quel momento tanto desiderato da entrambi. Naruto si lasciò andare alla stretta dell’Uchiha, le cui mani lo stringevano fortissimo, quasi avesse paura che potesse scomparire da un momento all’altro. Tutti e due sentivano uno strano calore farsi strada nei loro corpi, una sensazione stupenda e sconosciuta che li faceva fremere e baciarsi con più desiderio. Nessuno dei due voleva separarsi, ma Sasuke sapeva che non gli restava molto tempo e a malincuore si staccò dalle labbra dell’altro, continuando però a tenerlo tra le proprie braccia; Naruto lo guardò, imbarazzato e dubbioso: quello che era appena successo lo riempiva di felicità, ma aveva anche aumentato la confusione nella sua testa riguardo a Sasuke. Sperando vivamente di non ricevere una risposta come quella dell’altra volta, chiese titubante:

-Perchè l’hai…- Ma Sasuke gli posò l’indice sulle labbra facendogli cenno di stare zitto e tendendo l’orecchio: sentiva dei rumori dall’altra parte della porta, qualcuno stava per entrare. Velocemente si rintanò in un angolo della stanza, confondendosi con l’oscurità proprio mentre si apriva la porta. Una guardia mise la testa dentro controllando che tutto fosse a posto, senza osare avvicinarsi a Naruto che aveva messo su la migliore faccia addormentata che si fosse mai vista. Mentre chiudeva la porta, lo sentirono borbottare:-Qui dentro è tutto tranquillo, se l’hanno addormentato non era certo per entrare in questa cella.- Una volta assicuratosi che se ne fosse andato Sasuke sbucò fuori dall’angolo, avvicinandosi prudentemente a Naruto che aveva smesso di fingere. Questi lo guardò interrogativo, aspettando una risposta alla domanda che aveva fatto prima, ma Sasuke si limitò a rispondere “Te lo dirò quando saremo fuori” prima di baciarlo un’ultima volta.

-Domani tornerò.- Sussurrò, inspirando a fondo l’odore del biondino. -Non ti abbandonerò ancora, te lo giuro.- Uno sprazzo di sorriso comparve per un attimo sul suo volto, prima che uscisse velocemente dalla cella: riuscì a sgattaiolare fuori dalle segrete senza farti scoprire, attraversando il villaggio e correndo come un matto fino a villa Uchiha, a quell’ora circondata dal silenzio più assoluto. Entrò il più silenziosamente possibile, quando vide una fioca luce accendersi nel corridoio di fronte a lui. Non era solo.

-Godaime, è proprio sicura che non si possa fare niente?-

Sebbene quella domanda fosse stata ripetuta dal maestro Iruka almeno venti volte nel corso di quell’ora, essa era sempre carica della stessa angoscia, che poteva essere destinata solo ad aumentare con il passare del tempo. Tsunade sospirò, spremendosi le meningi mentre cercava in tutti i modi una legge, anche uno stupido cavillo che potesse salvare Naruto dal casino nel quale si era andato a ficcare: decisamente, gli strepiti di Iruka non giovavano alle sua concentrazione.

-Maledizione!- Sbottò, gettando a terra uno dei grossi libri che aveva sfogliato con foga fino a qualche minuto prima. -Si può sapere perché diamine quel moccioso deve sempre intromettersi in cose che non lo riguardano? Non gli hai insegnato niente, Kakashi?!-

Il jonin sospirò, chiedendosi il motivo per cui quel giorno ce l’avessero tutti con lui, mentre Jyraia tentava di calmare la donna in evidente stato di agitazione. -Tsunade, lo sappiamo che sei sconvolta, lo siamo tutti, ma…-

-Tu stai zitto! Sei stato il suo maestro per più di cinque mesi, possibile che tu non gli abbia insegnato a controllare quella stramaledetta volpe?! Sei un buono a nulla, l’ho sempre detto, sei solo uno stupido guard…!-

Sciaff!

L’Hokage si portò sconvolta una mano alla guancia, mentre l’Eremita dei Rospi si ricomponeva.

-Ora che ti sei calmata, lascia che ti dica una cosa: non sei l’unica ad essere preoccupata per Naruto, altrimenti non saremmo tutti qui a notte fonda, quindi smettila di fare la donnetta isterica e comportati come l’Hokage che sei. A Dan non piacerebbe vederti così, e lo sai benissimo. La mia idea è che dovremmo andare a dormire e ritrovarci qui domani mattina, ragioneremmo senz’altro a mente più lucida.-

-Ma non possiamo perdere tempo! Dobbiamo trovare un modo, e subito!-

Jyraia stava per ribattere, quando Kakashi attirò la loro attenzione e facendogli segno di zittirsi. Indicando fuori dalla finestra fece notare loro il gruppo di persone che, seminascoste nella boscaglia si dirigevano verso casa di Sasuke; dopo qualche minuto, videro un’ombra che muoversi furtiva verso villa Uchiha, venendo dalla stessa direzioni nella quale si trovavano le prigioni.

-A quanto sembra- commentò Kakashi -qualcuno si sta già dando da fare per Naruto.-

-Pensi a Sasuke?- Indagò Tsunade, leggermente scettica. Aveva ormai capito che il loro rapporto era molto profondo, ma da lì ad andare contro il Consiglio c’era una bella differenza.

Un sorriso appena accennato solcò il viso del jonin.

-Sì, e se lo conosco bene non è da solo.-

Tutti rimasero in silenzio, mentre un’idea si andava formando nelle loro menti.

Tsunade fu la prima a parlare:-Non vorranno mica…?-

-Dove sei stato fino adesso?-

-Forse prima di fare domande dovresti spiegarmi cosa ci fate in casa mia a quest’ora di notte, Nara.-

Ribatté Sasuke, squadrando sarcastico il ragazzo davanti a sé prima di passare in rassegna alle altre persone che si trovavano nel corridoio: Ino, Choji, Kiba, Hinata, Rock Lee, Ten Ten, Sakura e Neji gli restituirono lo sguardo, i volti tesi illuminati dalla debole luce della candela accesa da Shikamaru, che fronteggiava Sasuke senza la minima traccia di insicurezza.

-Siamo venuti qui per parlarti di Naruto.- Esordì. -Ovviamente sai anche tu quello che è accaduto, e noi non possiamo permettere a quei vecchi squilibrati del Consiglio di mandarlo a morire davanti a tutto il Villaggio. Avremmo un’idea su come fare, ma prima volevamo sapere se tu eri con noi.-

-E perché non dovrei?- Chiese Sasuke, freddamente.

-Beh mi pare logico, visto quello che è successo poco tempo fa tra voi due.- Fece Kiba, fissandolo con sospetto. -Dobbiamo essere sicuri di chi ci possiamo fidare.-

-Inuzuka, stai insinuando che io voglia Naruto morto?- Sibilò Sasuke, gli occhi ridotti a due fessure lampeggianti d’ira.

-Non insinuo un bel niente, mi sto solo preoccupando per lui, Uchiha.- Un sorriso di superiorità appena accennato sul volto di Kiba.

-Pensa bene a quello che dici, altrimenti sulla mia lista ci potresti finire tu.- Sasuke lo guardò minaccioso, preparando i pugni.

-E cosa ti fa credere che tu possa farmi anche solo un graffio?- Ringhiò l’altro, fissandolo irritato.

-Ok ok, datevi una calmata.- Si intromise Shikamaru, prima che i due arrivassero alle mani. -Non è il momento di litigare, lo sapete. Siamo qui solo per un motivo, e cioè pensare a come liberare Naruto. Se non siete abbastanza maturi, andate a risolvere le vostre questioni fuori.-

-Allora, sei con noi?- Chiese poi, rivolgendosi al moro.

-Certo, Nara. Hai detto che avete già qualcosa in mente, no?-

-La nostra idea sarebbe di infiltrarci nelle segrete e liberarlo, ma non conosciamo bene il luogo e quindi dovremo andare a perlustrare la zona prima di poter formulare un assalto che possa funzionare.-

-Di questo non c’è alcun bisogno, Nara.- Affermò Sasuke convinto. -Sono già riuscito ad intrufolarmi nelle segrete stanotte memorizzando i punti deboli dell’edificio, e sono anche riuscito a vedere Naruto.-

Le ragazze sussultarono, e Sasuke domandò, incerta. -Come sta, Sasuke?-

Il ricordo del biondino balenò nella mente dell’Uchiha, scatenando una nuova ondata di preoccupazione che non passò inosservata agli altri. Sebbene Sasuke fosse sempre molto bravo a mascherare i suoi sentimenti, stavolta non ce la faceva proprio.

-Non sta bene, ma è ancora vivo.- Disse, mentre gli, altri non sapevano se tirare un sospiro di sollievo a preoccuparsi. -Ma dobbiamo tirarlo fuori di lì al più presto, non abbiamo tempo da perdere.- Chiuse un attimo gli occhi, per poi riaprirli e fissarli tutti: una determinazione mai vista gli si accendeva negli occhi, la volontà di difendere anche a rischio della propria vita la persona che con la propria luce l’aveva salvato innumerevoli volte dalle tenebre che lo accompagnavano da quando era ancora solo un bambino. Quella che per lui contava più di chiunque altro al mondo, anche più della sua vendetta.

-Ho un piano.-