Cap 03
Il Palazzo degli Hokage si stagliava davanti a loro, imponente e sufficientemente minaccioso come ogni luogo importante deve essere. Una marea di gente vi affluiva, ordinata ma rumorosa; lo scalpiccio dei piedi gli sembrò per un momento quasi assordante, prima che tutti, accortisi della sua presenza, si zittissero all’istante. Immobili, come tante corrucciate statue di pietra, tutti fissavano l’ultimo erede degli Uchiha con disprezzo e delusione. “Tali e quali a mio padre” pensò con amarezza il ragazzo, prima di alzare la testa e avanzare fiero fra la folla, con Kakashi al fianco che sperava di non doverlo tenere troppo sotto controllo, specialmente quando da alcune delle file più indietro cominciarono a levarsi parole come “traditore” e “feccia”, sussurrate con acidità. Codardi.
Ma Sasuke continuò diretto, senza degnare nessuno di particolare attenzione e incenerendo con lo sguardo chiunque di quella massa di ipocriti osasse solo guardarlo con rimprovero. Non avevano nessun diritto di giudicarlo.
Stessa cosa accadde all’interno del palazzo: il loro ingresso nella sala del processo avvenne in un silenzio gelido, quasi innaturale considerando l’enorme quantità di persone che vi erano.
“Non vedono l’ora” si disse Sasuke, che sentiva la rabbia crescere ad ogni passo che faceva; sentiva la pressione di tutti quegli sguardi sulla pelle bruciare come fuoco, carichi di superbia, come se spettasse a ognuno di loro decidere della sua sorte. Ma tutto il suo risentimento svanì improvvisamente quando si accorse che nelle prime due file erano seduti i Genin con i rispettivi maestri; una morsa gli strinse lo stomaco quando scorse la bionda capigliatura di Naruto spuntare da dietro la testa di Gai. Era in prima fila accanto a Sakura, e guardava dritto davanti a sé, come se fissare il lungo tavolo al quale erano seduti gli anziani del villaggio fosse la cosa più interessante del mondo. Ma se avesse guardato meglio, Sasuke avrebbe notato che il labbro del biondino tremava in modo incontrollabile, gli occhi azzurri carichi di un’inquietudine che lo logorava incessantemente dal giorno prima, quando il maestro Iruka era venuto ad avvisarlo che Sasuke sarebbe stato processato l’indomani. Il moro lo superò senza guardarlo, e si fermò davanti al banco degli anziani, al quale centro era seduta, sua una sedia di legno decorata di velluto rosso, la Quinta Hokage. Un’anziana alla sua sinistra si alzò, poggiando le mani sul tavolo e annunciando:
-Si dà ora inizio al processo del genin Uchiha Sasuke, accusato di tradimento contro il Villaggio della Foglia e di alleanza con Orochimaru, traditore ricercato di livello S. Ha inoltre opposto resistenza contro le forze mandate al suo inseguimento entrando in combutta con alcuni ninja di Oto, che si sospetta fossero fedeli collaboratori di Orochimaru.- Recitò, lanciando uno sguardo schifato a Sasuke che era rimasto impassibile, anche dentro di sé morisse dalla voglia di prenderla a schiaffi.
-La pena stabilita per il tradimento è l’impiccagione di fronte a tutto il Villaggio, e sebbene la giovane età del ragazzo valga come attenuante, esso era perfettamente consapevole delle proprie azioni, quindi chiedo che la condanna venga emessa all’istante.- Concluse arcigna, tornandosi a sedere.
-Va bene vecchia Satsuki, così può bastare.- Disse Tsunade – Prima di emettere la sentenza vorrei prima sentire cos’ha da dire Uchiha, se non vi dispiace.- scrutò attentamente il moretto, che durante il discorso era rimasto perfettamente immobile; gli occhi neri non tradivano la minima preoccupazione, quasi la faccenda non lo riguardasse.
-Sono delle scuse quella che spera di ottenere, Godaime?- Un altro anziano si sporse verso di lei, fintamente dubbioso. -Sappiamo tutti fin troppo bene da quale clan proviene il ragazzo, e francamente ritengo esagerato provocare tutto questo trambusto per processare qualcuno che si è dimostrato essere…- un sorriso maligno gli incurvò le labbra -…del tutto uguale a suo fratello.-
-Stai zitto!!!-
– Sasuke!-
Sasuke aveva concentrato tutto il chackra nella mano sinistra, pronto a scagliarsi contro quel bastardo che aveva osato paragonarlo a Itachi, pronto a farlo fuori, ma Kakashi lo aveva fermato appena in tempo afferrandolo per un braccio e bloccandogli la gamba.
-Ascoltami.- Gli sussurrò Kakashi, facendo in modo di non farsi sentire -Tu devi convincerli che ti sei pentito, che si possono fidare di te e che non sarai più un pericolo per il villaggio, e questo…- lanciò un’occhiata di sbieco al Consiglio, che borbottava qualcosa come “tale e quale a Itachi” e “non capisco perché stiamo qui a perdere tempo”-…non mi sembra il modo adatto di farlo.- Sasuke strattonò bruscamente il braccio liberandosi dalla presa del sensei e facendo un cenno d’assenso. Da tutta la sala si levavano sussurri indignati e proteste, ma lui non si voltò, guardando risoluto la Quinta Hokage che continuò a fissarlo negli occhi, per poi spostare lo sguardo su Naruto che, preoccupatissimo, non riusciva a staccare gli occhi dall’Uchiha. Sospirò, alzandosi per ristabilire l’ordine nella sala.
-Fate silenzio o vi spedisco tutti fuori!- Esclamò con voce potente, facendo calmare immediatamente tutti, che si voltarono terrorizzati. Si girò verso il vecchio che aveva parlato prima, guardandolo disgustata. -Vecchio Kasuga, la sua affermazione è stata decisamente fuori luogo, in quanto quello che ha fatto il ragazzo non può essere minimamente paragonato al massacro che ha compiuto Itachi Uchiha. Pertanto d’ora in poi la prego di pensare bene a quello che dice prima di aprire.- Concluse secca, lasciandolo di stucco. Si rivolse a Sasuke (il quale cominciava a pensare che in fondo quella donna non era poi tanto male), domandando senza tanti giri di parole: -Uchiha, quali sono i motivi che ti hanno spinto a tradire Konoha?-
-Questi, se permette, sono affari miei.- Rispose il moro, mentre Kakashi già scuoteva la testa, spiazzato dalla cocciutaggine del suo allievo.
-Allora ci è dato almeno sapere perché hai deciso di tornare al villaggio di punto in bianco? Non mi sembri uno molto facile da convincere.- Affermò Tsunade con un sorriso soddisfatto: ora l’Uchiha avrebbe dovuto sicuramente vuotare il sacco.
Un lampo si incertezza attraversò il viso di Sasuke, che si riprese però subito dopo. Come diavolo faceva a spiegare il motivo per cui non se n’era andato se non li conosceva nemmeno lui? L’unica cosa che sapeva era che era stato tutto merito (o colpa, non aveva ancora deciso) di Naruto, e di quello che gli aveva detto quel giorno, delle sensazioni che aveva provato quando il biondino l’aveva abbracciato… No, decisamente non voleva che il Consiglio e tutta Konoha venissero a sapere quello che era successo tra loro, primo perché neanche lui lo sapeva con certezza e secondo perché, diamine, non erano cose che li riguardavano! Ma allora che diavolo poteva fare…?
-Io…- scelse le parole con cura, continuando deciso – Io ho deciso di tornare perché mi sono reso conto solo all’ultimo momento cosa stavo per perdere. Stavo tradendo qualcosa di molto importante per me, e non parlo di questo villaggio, dove ormai so già che sarò etichettato come un traditore, e ad essere sincero non me ne importa un accidente. L’unico motivo per cui sono ancora qui è che…- esitò un attimo, voltandosi verso Naruto -…voglio proteggere i legami che ho con le persone a me più care, a qualunque costo.- Vide gli occhi di Naruto illuminarsi di gioia a quell’affermazione, mentre il Consiglio lo fissava a bocca aperta: nessuno si sarebbe mai aspettato una dichiarazione del genere da un Uchiha, specialmente da quel ragazzo freddo e distaccato che ora li guardava con superiorità, mentre Tsunade si alzava in piedi, sentenziando: – Dichiaro assolto Sasuke Uchiha da tutte le accuse, ma dovrà essere tenuto sotto stretta sorveglianza per un periodo di tre mesi. Delego per questo compito Hatake Kakashi, che continuerà ad allenarlo assieme al gruppo 7. Dichiaro il processo concluso, potete andare.- Sasuke vide passargli davanti tutti gli anziani, che lo guardavano irati e imbarazzati per la pessima figura che aveva fatto fare loro di fronte all’Hokage. Per ultima lo affiancò Tsunade, che si sporse verso di lui sorridendo con una certa soddisfazione. -Hai molto fegato, ragazzino- gli sussurrò all’orecchio -ma fai soffrire ancora Naruto a quel modo e ti assicuro che non basteranno le sue richieste a salvarti, chiaro?- Concluse minacciosa, prima di voltarsi e andarsene. Il moro fece appena in tempo ad appuntarsi mentalmente di starle il più lontano possibile d’ora in poi, prima che una uragano comunemente chiamato “Ino&Sakura”, seguito in massa dagli altri genin, gli piombasse addosso abbracciandolo e congratulandosi con lui. Shikamaru e Neji preferirono tenersi a distanza, dandogli solo una pacca sulle spalla per poi cercare di trascinare via gli altri, cosa della quale fu loro immensamente grato. Naruto preferì non avvicinarsi troppo, sebbene morisse dalla voglia di festeggiare era ancora incerto su come comportarsi con Sasuke. Fu però uno dei primi ad aprire la strada quando Rock Lee declamò con voce spaccatimpani che la loro destinazione era Villa Hyuuga, dove avrebbero festeggiato e dovere, prima che Neji tentasse di farlo definitivamente fuori con il Byakugan. Il gruppo, maestri compresi, si avviò così felicemente (a parte, Sasuke, stritolato tra le due piattole) attraverso le vie dei Konoha.
Non si erano però accorti di qualcuno che, dall’alto di un ramo, aveva seguito tutti i loro spostamenti, per poi balzare da una albero all’altro diretto all’uscita del villaggio. “E così ti sei fatto riammettere, Sasuke.” Pensò “Al mio signore questo non piacerà affatto…” Un ghignò deformò per un attimo il volto del giovane, mentre si dirigeva spedito verso Oto.
woow…. allora la continuazione ????? stiamo aspettando !!!!!!
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voglio la continuazioneeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!