Cap 01

Cap 06

Il giorno dopo Naruto uscì da casa sua correndo a perdifiato, diretto al campo di allenamento. Era un in ritardo pazzesco, e la colpa era tutta di quell’idiota di Sasuke. Era per merito suo che la notte prima era stato troppo arrabbiato addirittura per dormire, e quando finalmente ce l’aveva fatta erano le quattro di mattina. Logico che due ore dopo non avesse sentito la sveglia, continuando a dormire indisturbato per altre tre ore. Beh, almeno ora non si ritrovava più quelle gigantesche occhiaie sotto gli occhi, ma a dirla tutta non gliene importava proprio niente. L’unica cosa che gli importava era di riuscire ad evitare tutta la gente che in quel momento passava per la strada, ignara del fatto che un uragano biondo stesse attraversando il villaggio alla velocità della luce, e per di più con un umore così nero che avrebbe fatto spaventare perfino Kyuubi. Naruto saltò un carro trainato da un vecchietto, che gli mandò addosso tutte le maledizioni possibili per avergli fatto prendere un colpo, quando alla sua sinistra sentì, in modo indistinto, pronunciare il nome “Uchiha”. Senza sapere nemmeno lui perché si fermò di botto, incuriosito.

Non l’avesse mai fatto.

A circa tre metri da lui stavano due dei più importanti Daymo di Konoha, i classici signorotti grassi, ricchi, ipocriti e pettegoli almeno quanto le loro mogli, se non di più. I due, che avevano assistito dalle balconate più alte (non potevano certo mischiarsi alla plebe, loro) al processo di Sasuke, ora ne discutevano animatamente: o meglio, discutevano di Sasuke.

-Secondo me Godaime ha fatto un grosso sbaglio.- Affermò uno, fintamente corrucciato.

-Hai pienamente ragione: lasciare libero l’Uchiha, ma andiamo! Ciò che ha detto il vecchio Kasuga è verissimo, quel ragazzo è un pericolo per il villaggio.- Annuì l’altro scuotendo vigorosamente il capo lucido, reso unto dalla troppa lacca destinata a tenere i capelli attaccati alla testa.

Sentendo quelle parole Naruto si voltò immediatamente verso di loro, gli occhi assottigliati dalla rabbia. Nessuno, ma proprio nessuno, di doveva permettere di dire quelle cose su Sasuke; la voglia di strozzarli entrambi crebbe in maniera esponenziale.

L’espressione del primo mutò, ora soddisfatta:- E’ vero, chissà se incontrasse i nostri figli o le nostre mogli cosa potrebbe fargli, considerando la famiglia dalla quale proviene…- Il tono si abbassò, mentre si copriva la bocca la mano con fare cospiratorio. -…Scommetto che li ucciderebbe all’istante, solo per puro divertimento. Dopotutto suo fratello ha fatto lo stesso, e magari lui la considera normale come cosa… Come possiamo sapere cosa passa per la testa di un traditore come lui?- Naruto strinse i pugni fino a farsi male, sentendo la rabbia crescere ad una velocità incredibile Doveva stare calmo, non poteva perdere il controllo e lo sapeva benissimo, ma sentire quei due bastardi parlare così di Sasuke lo faceva infuriare. Percepì una sensazione di calore, prima debole poi sempre più forte, che lo avvolgeva pian piano che li sentiva parlare.

Il secondo ridacchiò, maligno. – E chi ha voglia di entrare nella testa di quello lì? E’ solo feccia che andrebbe eliminata, non è degno neanche di pulirci le scarpe quel mocc…!-

Non fece nemmeno in tempo a gridare che si ritrovò appeso al muro dietro di lui, tenuto per il collo da Naruto che respirava pesantemente. I segni sulle guance evidenziati, la pupilla allungata come quella di un gatto, gli occhi assottigliati e le iridi colorate di rosso, rosso sangue. All’uomo bastò guardare in quegli occhi per scoprire il terrore assoluto: rilucevano di uno scintillio maligno, sadico, eppure avevano un che di malizioso che li rendeva tremendamente sensuali. Il biondino si sentiva in completa balia dell’enorme quantità di chackra che gli scorreva in corpo, anche se riusciva, in un qualche modo, a mantenere un barlume di lucidità. Un ringhio basso e roco uscì dalla sua gola:

-Ripetilo.-

Era il tono più minaccioso che l’uomo avesse mai sentito, e fece correre un brivido lungo la schiena di tutti i presenti, che si erano fermati a guardare quella scena inquietante.

-C-cosa…i-io non…- Riuscì a malapena a balbettare, mentre la presa sulla sua gola si faceva più forte, ustionandogli appena la carne delicata con il chackra infuocato della volpe. Gemette, disperato. Naruto parve non sentire i suoi lamenti, oppure non se ne curò. L’unica cosa che sentiva era che stava perdendo la pazienza, e lui non era il tipo che sapeva aspettare [Kyuubi non lo era].

-Ti ho detto di ripetere quello che hai detto su Sasuke, vigliacco.- Ripeté, spaventandolo ancora di più. Quella voce era orribile da ascoltare, era carica di crudeltà, di rancore…carica di morte.

Vide la sua vita passargli davanti in un istante, un forte dolore al braccio sinistro e subito dopo uno ancor più forte al petto. Poi niente.

Si accasciò, abbandonandosi sulla mano del suo, ancora per poco inconsapevole, assassino.

L’altro uomo che parlava con lui, sentendo che non si lamentava più, si girò verso il compare e vedendolo senza vita si mise ad urlare, terrorizzato.

– L’hai ucciso, l’hai ucciso, mostro che non sei altro!- Strepitò, gli occhi fuori dalle orbite. -Il quarto Hokage ha sbagliato a tenerti qui, avrebbe dovuto ucciderti quando eri ancora un bambino!- Poi, rivolgendosi alla folla. -Visto cosa è in grado di fare?! E’ pericoloso, proprio come l’Uchiha! E’ solo una bestia che non sa controllarsi, è un assassino, ci ucciderà tutti!-

Tra la folla scoppiò il panico più totale. Come un torrente in piena si riversò nelle strade del villaggio, cercando di scappare dalla figura spaventosa di Naruto, che investito da una furia cieca, stava sviluppando già la seconda coda. Il chackra rosso lo ricopriva totalmente, quasi come un terribile abbraccio, fatto di terrore e odio, gli stessi sentimenti che ribollivano dentro di lui.

Odio per tutta quella gente che lo aveva sempre trattato come un mostro, sebbene lui non si fosse mai comportato male. Odio di un bambino evitato da tutti, cresciuto da solo.

Terrore di quello che stava per succedere, della forza sovrumana che cresceva in lui, del demone che, sempre più velocemente, stava prendendo il controllo sulla sua coscienza. Terrore di rimanere ancora solo.

Di colpo non sentì più le braccia e le gambe, quasi fosse fuoriuscito dal suo stesso corpo. Galleggiava nel rosso, denso e infuocato. Bruciava, faceva male, ma non tanto quanto il suo cuore…non riusciva più nemmeno a pensare…ultimi brandelli di sensazioni …

Paura.

Rabbia.

Rancore.

Rimorso.

Aiutami.

Sasuke…

Poi tutto svanì, e scivolò nell’oblio.

Kakashi, Sasuke e Sakura attendevano Naruto ormai da 3 quarti d’ora, e lui non si era ancora fatto vivo. Il moro era preoccupato, anche se come al solito no lo dava a vedere. Ieri con Naruto era stato un disastro completo, e anche se quello che il biondino gli aveva detto lo aveva ferito profondamente, non poteva negare di meritarselo. E non poteva neanche cancellare ciò che provava per lui. Giusto quando Kakashi stava per dire che avrebbero fatto meglio ad andare a controllare a casa sua che non fosse successo nulla di grave, la sua attenzione venne attirata da una figura che, rapidamente, si muoveva tra gli alberi verso di loro. La figura in questione si rivelò un Anbu, che silenzioso balzò giù da un ramo per poi raggiungere il jonin, prendendolo in disparte e confabulando con lui per qualche minuto. Il grido di Kakashi non lasciò dubbi sul fatto che qualunque cosa fosse successa, essa era incredibile:

-Cosa?!?-

L’Anbu annuì, impassibile.

-Il chackra è fuoriuscito tutto in un colpo, causando ustioni gravi alle persone che si trovavano nel raggio nel raggio di venti metri. Siamo arrivati subito dopo e abbiamo cercato di calmarlo, ma non c’è stato nulla da fare, allora abbiamo dovuto usare una tecnica di confinamento e attaccargli un fuda sullo stomaco, in modo da bloccare il sigillo.-

-Dove l’avete portato?-

L’Anbu rispose, poi si dileguò in un guizzo di fumo.

Kakashi si passò una mano sul viso, poi bianco come un cero si avvicinò ai suoi allievi, che aspettavano incuriositi. Ma Sasuke aveva un brutto presentimento. -Cos’è successo? Parla sensei!- Esclamò, non appena questi fu abbastanza vicino. Kakashi lo fissò,serio in volto. -Ha a che fare con Naruto.- Mormorò, per poi far loro cenno di seguirlo.

Saltando da un tetto all’altro si diressero il più velocemente possibile, Sasuke si accostò al proprio maestro, osservandolo. Era preoccupatissimo e stringeva i pugni come se ne andasse della sua stessa vita. Doveva sapere cosa diavolo stava succedendo. -Cos’ha Naruto? E dove ci stai portando?! Rispondi!- Il jonin si girò verso di lui, mente Sakura si accostava, per sentire meglio.

-Stiamo andando alle prigioni.- Sospirò, più serio che mai.- Lui ha…perso il controllo.-

Incurante delle spiegazioni che Sakura chiedeva al sensei, Sasuke si sentì gelare il sangue nelle vene. Stavano andando alle prigioni, e questo voleva dire che Naruto aveva fatto qualcosa di grave. In quanto a “perdere il controllo”, si ricordava benissimo quello che era successo nella Valle. Doveva essere accaduto di nuovo. “Ma perché?!” pensò, arrabbiato “perché cavolo quel baka deve sempre ficcarsi nei guai??”

-Godaime, dobbiamo parlare.-

Tsunade lanciò un’occhiata irritata al piccolo gruppo di Anziani che stava entrando nel suo studio, con Kasuga in testa. Fregandosene le solite maniere, che imponevano facesse accomodare almeno i membri più anziani, si limitò ad ordinare al jonin che aveva aperto la porta di chiuderla e non far entrare nessuno, eccetto Kakashi. Si alzò in piedi, fronteggiando l’Anziano che sfoggiava un sorrisetto sulle labbra rugose.

-Non vedo di cosa dovremmo parlare, Kasuga. Questa è una situazione che posso benissimo gestire da sola.- Disse, sicura di sé.

-Non credo proprio, mia cara Tsunade.- Il sorriso si ingrandì. -Perché vedi, tu non puoi gestire questa situazione. Nessuno può farlo.-

-Invece sì, io…-

-No, Kasuga ha ragione. Il ragazzo perde il controllo di sé con troppa facilità, e tutti sappiamo cosa può scatenarsi se viene lasciato libero di fare ciò che vuole.- L’interruppe una vecchia, facendosi avanti e affiancando la Satsuki.

-Deve aver avuto un buon motivo. -Ribatté la Quinta, fulminandoli con lo sguardo. -Naruto è consapevole di cosa c’è nel suo corpo, e di sicuro non avrebbe fatto tutto questo pandemonio per un motivo stupido. Di questo sono più che certa.-

-Ha aggredito due Daymo, uccidendone uno. Non sappiamo se con intenzione o meno.- S’intromise la Satsuki. -Solo perché stavano discutendo sul processo dell’Uchiha, a quanto riferito dai testimoni definendolo un traditore e feccia. La verità non viene mai apprezzata, vero Godaime?- Concluse, ironica. Tsunade si morse il labbro, dando mentalmente dell’idiota a quel moccioso. Ma come aveva fatto a scatenarsi così per una cosa come quella? Certo, erano insulti pesanti e Naruto di certo non era il tipo da passarci sopra così facilmente, ma avrebbe dovuto sopportare e non darci peso, invece di aggredire e uccidere uno di quei due. Uccidere… Sicuramente non era in sé in quel momento, altrimenti non l’avrebbe mai fatto. Dipendeva tutto da quanto erano profondi i suoi sentimenti per Sasuke. Come avrebbe potuto tirarlo fuori da una situazione del genere?

“Parli del diavolo…” Fu questo il pensiero che attraversò la mente della donna quando Kakashi irruppe nel suo ufficio con gli allievi al seguito. Sasuke sembrava quello più in agitazione di tutti, e subito dopo aver scoccato un’occhiata velenosa al Consiglio si rivolse all’Hokage, che non si era mossa. -Godaime, dov’è Naruto?! Cosa gli succederà?!- Gridò, senza nemmeno rendersene conto.

-Non serve che urli, Uchiha.- Kasuga si girò verso di lui. -Il tuo amico è rinchiuso nelle segrete, dove avrebbe dovuto stare già da molto tempo.- Prima che il moro gli si scagliasse contro, continuò. -Riguardo a quello che gli accadrà… Il Consiglio ha decretato per lui la pena di morte, ossia la decapitazione davanti a tutto il Villaggio, tra quattro giorni. Soddisfatto ora?- Il sorriso gli allargò tanto da divenire una smorfia orribile, ma Sasuke non lo vide. Non vedeva né percepiva più niente.

Si sentì morire dentro.