Cap 07
Buio, tenebra. Oblio totale. Non più caldo, ora sentiva solo brividi di freddo sulla propria pelle. Freddo e paura. Dov’era? Perché era lì e soprattutto chi ce lo aveva portato?
Strizzò appena gli occhi, sforzandosi di aprirli del tutto. Il corpo intero urlava di dolore al minimo movimento, come se andasse a fuoco. Una visione sconvolgente negli occhi: fiamme, urla di terrore intorno a sé, una sensazione di potere mai provata…la gioia perversa di attaccare qualcuno privo di difese, come un predatore assetato di sangue…lo stesso sangue che sgorgava dal corpo senza vita dell’uomo sotto di lui, che gli imbrattava il viso e i vestiti di rosso…il gusto leggermente amaro, sentire che la vita abbandonava lentamente la sua preda…pura estasi.
Si alzò, mentre tutto intorno a lui andava a fuoco, e si guardò intorno ghignando in cerca della prossima vittima, quando urtò con il piede un vetro rotto, probabilmente di una finestra. Abbassò lo sguardo, specchiandovisi. La creatura che gli restituì lo sguardo si leccò le labbra tinte di carminio, prima di puntare gli occhi rossi su di lui e scoppiare in una risata sguaiata, crudele.
Naruto aprì gli occhi di colpo, sforzandosi di scorgere qualcosa nell’oscurità che lo circondava. I polsi, appesi al soffitto con delle catene, gli dolevano tantissimo, e riusciva a malapena a sfiorare il pavimento con i piedi. I suoi vestiti erano laceri, e macchiati di rosso. Naruto sapeva benissimo che cos’era, ma fece finta di niente [era troppo orribile anche solo da ricordare].
Si lasciò andare alla stanchezza, mentre un vago senso di panico si faceva strada nella sua mente.
-La pena di morte?! Kasuga, Naruto è solo un ragazzino! Non potete condannarlo ad una cosa del genere!- Esclamò Kakashi. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di brutto, era risaputo che gli Anbu non apparivano mai se non in situazioni critiche; portatori di sventura, ecco come erano chiamati dalla gente comune. Rapidi e silenziosi, arrivavano sempre quando meno te li aspettavi. Proprio come le brutte notizie.
Il ghigno di Kasuga non si incrinò di un millimetro. -Andiamo Kakashi, vuoi farci credere che non hai mai pensato a quest’eventualità? Sappiamo tutti che i Jinchuriiki sono tanto instabili quanto è potente il demone che contengono. E trattandosi della Volpe a Nove Code, non vedo come il ragazzo avrebbe potuto fermarsi… Senza considerare che è sempre stato uno con poco cervello.-
-Allora non si potrebbe fare qualcosa che blocchi il sigillo in modo definitivo, in modo che sia più difficile scioglierlo? Così Naruto faticherebbe di meno a mantenere il controllo sulla volpe e per il demone sarebbe più faticoso prendere il sopravvento.-
-Una cosa del genere non è possibile.- Tsunade prese la parola. -Non appena ho visto cos’era in grado di fare Naruto con il potere di Kyuubi ci ho pensato. Ho fatto molte ricerche, ma a quanto pare non esiste una tecnica talmente potente da reprimere per sempre il demone. Il chackra stesso, una volta liberato, diventa impossibile da gestire senza venirne sopraffatti.-
Il jonin sospirò, tentando l’ultima via d’uscita. -E’ vero che a volte Naruto non pensa prima di fare le cose, ma lui non farebbe mai del male a qualcun altro, a meno di non essere stato provocato pesantemente.-
-Ma davvero…?- L’Anziano ridacchiò, maligno. -Allora sappi che Uzumaki si è scatenato a quel modo solo perché ha sentito insultare il qui presente Uchiha. Di certo un pensiero nobile, difendere il proprio amico.- La sua espressione di fece minacciosa. -Ma a fare gli eroi si finisce solo male, questo dovresti saperlo benissimo anche tu. O forse è perché ti ricorda Obito che lo difendi con tanta determinazione?-
Kakashi si fece forza, tentando di non farsi influenzare dalla parole di quel vecchio: sapeva benissimo che non aspettava altro. Si voltò verso Sasuke, che stranamente, non aveva detto una parola né aveva dato cenno di aver capito quello che stava succedendo. Era semplicemente immobile, lo sguardo vuoto che fissava un punto impreciso della stanza, le mani abbandonate lungo i fianchi. In realtà dentro di lui si stava scatenando l’inferno, ed era meglio che nessuno dei presenti tentasse di farlo ragionare, o nessuno sarebbe uscito vivo da quella stanza. Neppure Sakura, che in quel momento continuava a girargli intorno chiedendogli se stava male: viva la perspicacia. Per fortuna Kakashi non si fece problemi a sbatterla fuori, dicendole di tornarsene a casa. In realtà, l’apparente indifferenza di Sasuke era solo un modo per concentrarsi meglio, mentre cercava di impedire alla furia che lo divorava di intaccare il sigillo di Orochimaru. Doveva rimanere a mente lucida, se voleva sperare di poter fare qualcosa.
-Voglio vedere Naruto.-
Anche se non aveva pronunciato la frase con tono particolarmente alto tutti i presenti, che avevano cominciato a discutere animatamente, si fermarono di colpo, puntando gli sguardi su di lui. Sasuke li sostenne, senza abbassare le testa, negli occhi una scintilla di rabbia appena accennata: la punta dell’Iceberg, in confronto a quello che stava provando.
-Vederlo? Uchiha, non capisci bene la situazione. Il tuo amichetto è condannato a morte per omicidio, solo un membro del Consiglio e l’Hokage possono fargli visita. Di certo non faremo entrare un genin, oltretutto se è in confidenza con lui.- La Satsuki gli sorrise, falsa. -Puoi scordartelo.-
Il moro guardò il maestro in cerca di sostegno, ma lui scosse la testa, facendogli segno di rassegnarsi. Non potevano niente contro le decisioni di quei vecchi pazzi.
-Bene.- Mormorò, squadrandoli inferocito. -Ma sappiate che non finisce qui. Non abbandonerò Naruto, non di nuovo.- Detto questo uscì, sbattendo la porta e mettendosi a correre fino a che non raggiunse casa sua. Per la strada sorpassò Shikamaru e il suo gruppo, che insieme a quello di Kiba e quello di Rock Lee si dirigevano al palazzo dopo aver appena sentito di quello che era successo al loro amico, ignorando le loro richieste di fermarsi. Una volta arrivato si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò ad essa con tutto il suo peso, lasciandosi scivolare a terra. In quel momento voleva solo urlare, piangere, spaccare tutto quello che si trovava sulla sua strada e far fuori uno per uno quei bastardi, ma si fece forza. Doveva riuscire almeno a vedere Naruto, ma questo voleva dire intrufolarsi nelle segrete di nascosto e sperare di riuscire a trovare la sua cella prima di essere scoperto. Ci pensò su, come poteva tirare fuori Naruto dal quell’inferno dov’era rinchiuso? Da solo non ce l’avrebbe mai fatta, ma non aveva idea di chi avrebbe potuto aiutarlo a compiere una missione così pericolosa. Chi avrebbe voluto mettere in gioco la propria vita per salvarlo, oltre a lui? L’illuminazione arrivò in un attimo, mentre un ghigno soddisfatto si apriva sul volto dell’Uchiha: loro sicuramente l’avrebbero aiutato.
Si alzò e corse in camera a cambiarsi, prendendo un paio di cose dal cassetto del comodino e tornando giù alla velocità della luce. Doveva osservare bene le prigioni dall’esterno, in modo da non commettere errori. Ora aveva un piano.
Sasuke attese.
Accucciato nella boscaglia, poco lontano dalle mura delle prigioni, attendeva il meno ansiosamente possibile il momento in cui entrare in azione. Nonostante fosse uno dei più promettenti ninja di Konoha in quel momento si sentiva come un pivellino alle prime armi, e il pensiero di quello che poteva stare subendo Naruto chiuso lì dentro non lo calmava di certo. La preoccupazione lo rodeva ogni secondo di più, ma il tempo passava e qualche minuto dopo ci fu il cambio della guardia della mezzanotte. Era ora di andare.
Il moro non si era minimamente accorto di due occhi serpentini che lo fissavano dall’alto di un albero poco distante, così intensamente che sembravano potersi nutrire della figura dell’Uchiha, che in quel momento si muoveva sinuosamente tra i rami bassi cercando di non farsi notare. Il loro proprietario si inumidì languidamente le labbra, e senza distogliere lo sguardo dal ragazzo si rivolse al suo sottoposto:
-Pare proprio che il mio Sasuke si dia piuttosto da fare per quella volpe, non è così?-
-Ha ragione… E’ palese che il loro rapporto sia più stretto che quello tra due semplici amici. Fossi in lei interverrei prima che si potesse verificare qualcosa di spiacevole.-
Lampo soddisfatto nelle iridi corvine del giovane, perfettamente celato dalle tenebre che li circondavano, mentre osservava Orochimaru cadere preda dell’esca che aveva appena gettato.
-Credo che prima dovrebbero vedersi. Dopotutto anche loro hanno diritto ad un addio…- Una smorfia maligna comparve sul volto del Sennin, mentre il suo tono si abbassava fino a diventare un sibilo. Le parole sembrarono echeggiare nel silenzio della foresta, unica e muta testimone di ciò che di lì a poco avrebbe portato allo sconvolgimento di molte vite.
-…ma questa volta sarà definitivo.-
Kabuto sorrise soddisfatto, mentre un brivido di impazienza mista a desiderio gli scorreva lungo la schiena. Avrebbe avuto finalmente quello che tanto voleva, e sarebbe stato proprio Orochimaru a darglielo quando non gli sarebbe più servito.
Silenziosamente strisciò fuori dal cespuglio e si portò sotto le mura, nel punto esatto che aveva mentalmente segnato quel pomeriggio, quando era venuto ad ispezionare di nascosto il perimetro delle prigioni per trovare qualche passaggio favorevole. A causa di un avvallamento del terreno lì il muro era più basso di un paio di metri, ma questo bastò a far sì che la corda che aveva tirato si incastrasse giusto su uno degli spuntoni di roccia. Cominciò a salire, abile come un felino, e in cinque minuti arrivò in cima. Ripose la corda nella sacca, e individuata una delle porte che conducevano all’interno vi si fiondò immediatamente, dopo aver controllato che da dentro non arrivasse nessuno. Si ritrovò in un ampio corridoio illuminato da torce, che diffondevano una luce giallastra, deformando la sua ombra e finendo per renderla più simile a quella di un mostro. Facendo il più in fretta possibile avanzò fino a che non raggiunse la rampa di scale che portavano ai piani inferiori. Per quel che ne sapeva lui le segrete erano nei sotterranei, e non avendo modo di controllare potè solo sperare che le dicerie che giravano per il villaggio fossero vere. Alle sue orecchie giunsero rumori di passi, così attivò lo Sharingan, utilizzando la Tecnica della Mimetizzazione e diventando un tutt’uno con il muro. Avrebbe dovuto ringraziare Kakashi per avergliela fatta copiare.
Riuscì a superare gli altri piani senza particolare difficoltà, anche se un paio di guardie si erano girate, insospettite dai fruscii provenienti da dietro le loro spalle. Giunto all’ultimo piano si fermò dietro ad un angolo.
Sentì due voci dall’altra parte:
-Ma perché proprio io?-
-Il capitano ha detto che tocca a te sorvegliare la sua cella stanotte. Non ti lamentare con me.-
Sasuke si sporse un po’, vedendo due jonin discutere.
Il primo ribatté, impaurito. -Ma qui dentro c’è il ragazzo della volpe! Hai idea di cosa può succedere se gli vengono i cinque minuti quando gli porto da mangiare? Quello mi fa a fette!-
-Idiota, te l’ho detto prima: gli Anbu lo hanno bloccato con un fuda, sono venuti a sostituirlo giusto un’ora fa, quindi fino a domani se ne starò buono come un angioletto. Ora stai lì e non muoverti!-
-Uff, va bene…se lo dici tu…- Borbottò il più giovane, mentre l’altra guardia se ne andava. Si stravaccò sulla sedia a fianco alla porta della cella, socchiudendo gli occhi per il sonno sospeso bruscamente e mormorando lamentele contro i capi e i turni straordinari ingiusti. Sasuke si sporse ancora un po’ e, dopo aver preso bene la mira, tirò uno spiedo che si conficcò dritto nel collo del ragazzo, centrando in pieno uno dei punti che regolano il sonno. Infatti dopo neanche cinque secondi questi cadde addormentato, permettendo al moro di uscire allo scoperto e frugargli nella giacca, cercando le chiavi. Quando trovò il mazzo maledì mentalmente tutti gli déi: ce n’erano appese circa una ventina! Per fortuna dopo averne provate un paio la serratura scattò, con un piccolo clack. Rimise il mazzo nella tasca del ragazzo cominciò ad aprire la porta, temendo ciò che avrebbe potuto trovare all’interno di quella stanza.
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