Cap 04
-Rock Lee, che diavolo stai facendo?!- Urlò Neji, mentre tentava di bloccare in tutti i modi il giovane ninja.
-Come cosa sto facendo?- Sul viso di Lee comparve un’espressione di pura sorpresa. -Stiamo entrando a casa tua …-
Il giovane Hyuuga lo guardò esasperato, prima di domandarsi se era davvero il caso di eliminarlo definitivamente o era meglio lasciar perdere; propendendo per la seconda possibilità cominciò a dare sonore capocciate al muro di fianco a lui, maledicendo il destino che gli aveva dato un compagno di squadra così idiota.
Ora, non era stato il fatto che fossero tutti entrati in casa di Neji il motivo della disperazione di quest’ultimo, bensì il modo in cui l’avevano fatto: Rock Lee aveva aperto la strada al piccolo gruppetto, entrando a Villa Hyuuga in modo piuttosto plateale (come lo definiva lui), cioè sfondando il portone con un calcio. Era talmente entusiasta che non se ne era nemmeno accorto, e mentre Neji cercava di tranquillizzare i domestici e i famigliari attoniti, aveva cominciato a saltare sulle pareti e per i corridoi della villa come fosse casa propria sbraitando slogan sulla giovinezza e sull’incredibile bravura del maestro Gai, che lo seguiva regalando sbarluccicosi sorrisi a tutti quelli che si affacciavano dalle stanze mentre osservava orgoglioso il suo allievo. Kiba e Naruto avevano fatto la loro apparizione subito dopo, correndo come matti e mettendosi a giocare nell’enorme salone, prima a calcio con dei cuscini costosissimi in seta e poi prendendo di mira i quadri e i soprammobili (cinesi e ottima fattura), tirandoli ad Akamaru cercando di farglieli riportare indietro. Choji naturalmente si era subito infilato in cucina saccheggiando il frigo e mandando nel panico i cuochi che non avevano più niente da cucinare, dato che le scorte per due settimane intere si erano appena volatilizzate sotto i loro occhi. Ten aveva subito trascinato Hinata in camera sua, troppo impaziente di curiosare nell’armeria di famiglia: con la rispettabile tradizione di combattimento degli Hyuuga, in quel posto ci dovevano essere degli aggeggi straordinari! Quindi alle urla spaventate della povera Hinata, terrorizzata dalle armi che volavano in ogni direzione (Ten aveva deciso che doveva assolutamente provarle tutte) si aggiungevano quelle stridule di Sakura e Ino, che avevano tentato di rinchiudere Sasuke in una delle tante camere da letto (chissà per fare cosa…), ma che ora stavano litigando sulla porta per decidere quale delle due avesse il diritto di entrarci per prima, dandosele di santa ragione. L’Uchiha aveva approfittato di questo momento di distrazione per sgattaiolare il più possibile lontano da quelle due pazze, decidendo di rintanarsi in un armadio finchè le cose non si fossero calmate. Dopotutto a mali estremi, estremi rimedi pensò, e anche se questo non giovava esattamente al suo orgoglio era sempre meglio di qualunque cosa gli avessero fatto Sakura e Ino. A chiudere la fila entravano Kurenai, Asuma, Shino e Shikamaru, con l’aria perennemente annoiata che si chiedeva perché dovessero tutti agitarsi a quel modo. Per ultimo fece il suo ingresso Kakashi, che ebbe la bella pensata di mettere in pratica quello che aveva imparato leggendo “Il paradiso della pomiciata” con una cameriera particolarmente carina, venendo sbattuto fuori all’istante con il segno di cinque dita sulla guancia.
Quando non sentì più le urla furiose di Hiashi Hyuuga inveire contro il nipote per la banda di sciagurati che gli aveva portato in casa, Sasuke sbirciò fuori dall’armadio, per poi uscire velocemente continuando a guardarsi freneticamente intorno, nel caso le due pazze lo stessero di nuovo inseguendo. Quando fu sicuro si essere solo si rilassò, dirigendosi il più lentamente possibile alla stanza da dove proveniva un rumore assordante, un misto di musica a tutto volume e schiamazzi dei suoi compagni. Ormai si era fatta sera, e lui non aveva proprio voglia di festeggiare (non gli piacevano queste cose in generale), e poi aveva bisogno di pensare e di stare da solo: chissà, magari avrebbe potuto trovare un angolino tranquillo…
Speranza che si frantumò in mille pezzi quando entrò nella stanza, nella quale erano misteriosamente apparsi un mega-stereo e un tavolo con sopra cibi e bevande di ogni genere. Tutti erano al centro della sala, chi scherzava e chi ballava a ritmo del rock che fuoriusciva della enormi casse. L’unico seduto era Neji, che si era sistemato su uno dei divanetti ancora immusonito per la strigliata ricevuta dallo zio, e non gli pareva il caso di avvicinarsi dato che non intendeva far scendere ulteriormente il suo umore già abbastanza nero. Osservando meglio la gente lì dentro si accorse che Naruto non c’era, né in pista né ad ingozzarsi al tavolo. Un moto di tristezza lo attraversò: possibile che fosse così arrabbiato con lui da non volerlo vedere nemmeno dopo il processo? Eppure quando era stato assolto gli era sembrato felice… Comunque, se non c’era Naruto Sasuke non aveva alcun motivo di restare lì; fece per andarsene quando notò che la portafinestra che dal corridoio dava sulla terrazza era socchiusa. Mentre sentiva accendersi un ultimo barlume di speranza spinse piano la porta a vetri, in modo da non farsi sentire, e guardò fuori. Trovato, finalmente!
Naruto se ne stava appoggiato alla ringhiera, lo sguardo perso ad ammirare il paesaggio illuminato dalla flebile luce della luna, che dava a tutto un che di magico, di tranquillo. Negli occhini azzurri, resi quasi blu dall’oscurità notturna, aleggiava una profonda tristezza mista a preoccupazione: aveva deciso di non partecipare alla festa per evitare Sasuke, e questo lo faceva star male. Non aveva avuto nemmeno il coraggio di parlargli una volta usciti dal tribunale, perché era troppo spaventato: temeva che il moro ce l’avesse con lui perché gli aveva impedito di andare avanti con quello che considerava il suo destino dalla notte in cui la sua famiglia era stata sterminata, ossia uccidere Itachi. Sapeva che, riportandolo al villaggio, gli aveva imposto una prigione, la stessa dalla quale aveva cercato di liberarsi fugando da Konoha. Una prigione, prima, fatta di inchini, di frasi rispettose, di occhiate compassionevoli per quel bambino ritrovatosi, ad un tratto, senza famiglia e nessuno su cui contare; ma ora Sasuke non era più un bambino, e l’aveva sbattuto in faccia a tutti quando se n’era andato. Ora per lui ci sarebbero solo stati bisbigli acidi dietro le spalle, risentimento, ipocrisia da parte di quelle persone che fino a poco prima lo avevano considerato un genio. Naruto sapeva benissimo tutto questo, eppure non era riuscito a lasciar andare Sasuke. Quel Sasuke che per lui, se ne era accorto solo quel giorno, significava molto più di quanto non volesse ammettere, era come un fratello, o forse qualcosa di più. L’unica cosa di cui era certo era che, quando l’aveva abbracciato nella Valle, si era sentito al sicuro, come se tutto quello che li circondava fosse svanito in un istante. Come se ci fossero stati solo loro due.
Quanto lo avrebbe voluto.
Sasuke nel vederlo così assorto non capiva cosa gli passasse per la testa, ma era deciso a scoprire quanto il biondino fosse arrabbiato. Non aveva la minima idea di come iniziare un discorso, anche perché Naruto non si era ancora accorto che era dietro di lui. Ad ogni modo la miglior difesa è sempre l’attacco, e Sasuke non perse tempo a sferrare il primo colpo:
-Ma come… Prima mi costringi a restare a Konoha e poi mi eviti, dobe?-
Ironizzò, affiancando Naruto e appoggiandosi anche lui alla ringhiera. Quest’ultimo sobbalzò preso del tutto alla sprovvista, e fissò Sasuke con gli occhi spalancati prima di abbassarli velocemente, cosa che di solito non avrebbe mai fatto davanti a lui. Il moro se ne accorse ma fece finta di niente, aspettando che rispondesse.
-Co…cosa ci fai qui?- La voce gli uscì debole come il pigolio di un pulcino.
-La festa è per me, no?- Ribatté Sasuke, vedendo le guance dell’amico colorarsi lievemente.; non gli sembrava per niente arrabbiato, al limite un po’ in imbarazzo.
-Lo so, ma…io mi chiedevo perché sei qui con me. Vuoi…- Alzò un poco il tono, insieme agli occhi che incontrarono di nuovo quelli dell’Uchiha.-…vuoi picchiarmi?-
Naruto si stupì non poco nel vedere l’espressione prima sconcertata, poi lievemente divertita e infine dura dell’altro, che se prima credeva che Naruto scherzasse ora aveva qualche dubbio, vedendolo serissimo.
-Baka, perché dovrei picchiarti?- Domandò, impassibile come al solito.
Adesso Naruto non ce la faceva davvero più, quella situazione era troppo anche per lui.
-Ma la vuoi finire con le domande idiote, teme che non sei altro?! E poi dici che la testa quadra sono io! Tu e la tua maledetta faccia, non si capisce mai quello che pensi, se mi stai prendendo in giro o no…- Strinse i pugni, tentando di dare una spiegazione razionale al vortice di emozioni che sentiva dentro di sé. -Prima dici che te vuoi andare e ora ti lamenti perché ti evito! Allora quando nella Valle hai detto di volermi uccidere, lì cosa pensavi?? Massì dai, diciamoglielo, tanto quel cretino di Naruto è talmente stupido che ci cascherà come un pollo! E bravo, ci sei riuscito! E’ per questo che ti evito, perché sei un bastardo…- Le lacrime ormai scendevano copiosamente dagli occhi socchiusi, infrangendosi a terra: piccole gocce di una pioggia disperata. Ma la pioggia è destinata a finire quando compare il sole, e per Naruto quel sole fu rappresentato dalle braccia di Sasuke, che nel vederlo in quello stato non era riuscito a controllarsi, eliminando la distanza che li separava e abbracciando il biondino. Lo stinse forte a sé, assaporando la magnifica sensazione di calore che proveniva dall’altro ed accarezzandogli piano i capelli color grano, cercando di calmarlo. Naruto si bloccò di colpo sentendosi circondare dal quel corpo forte, ma che allo stesso tempo gli dava un senso di tranquillità incredibile, soprattutto quando una mano del moro cominciò a passare lentamente fra i suoi capelli, coccolandolo con dolcezza. Sasuke non si era nemmeno reso conto di quello che stava facendo, seguiva solo quello che il suo cuore in quel momento gli diceva di fare. Tutto intorno a loro sembrava ovattato, sfocato in un modo surreale ma bellissimo al tempo stesso. Sentì il viso umido di Naruto cercare riparo nell’incavo del suo collo, appoggiandovisi timidamente prima di tirare un sospiro di sollievo. Gli occhi socchiusi in un’espressione beata, le labbra morbide appena dischiuse… Sasuke sentì un’improvvisa attrazione impadronirsi di lui, e prima che potesse pensare a cosa stava facendo stava già baciando Naruto, il quale non si ritrasse minimamente, lasciandosi andare a quel contatto tanto inaspettato quanto inconsciamente voluto da entrambi. Non appena sentì qualcosa di umido sfiorargli le labbra, il moro tornò in sé stesso, staccandosi di botto dall’altro, che lo guardò sorpreso e imbarazzato. -Sasuke…-
-Scusa, ho sbagliato. Fai finta che non sia successo.-
-Ma Sasu…-
-Ti ho detto che è stato uno sbaglio! Solo uno stupido sbaglio, hai capito?!- Esclamò Sasuke, fuori di sé, e prima che potesse solo dire o fare qualcosa naruto l’aveva già superato di corsa, entrando in casa senza dirgli altro. L’unica cosa che Sasuke aveva notato nel suo viso, era che aveva ricominciato a piangere.
woow…. allora la continuazione ????? stiamo aspettando !!!!!!
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