Cap 01

Cap 02

Si sentiva in trappola, impotente. Risucchiato in un vortice di emozioni e sentimenti, confuso e nitido allo stesso tempo come solo un sogno può essere. Un sogno…un incubo.

Il loro scontro nella Valle, lui che lo colpiva quasi senza sforzo usando lo Sharingan, gli trapassava il petto con il Chidori…e poi il suo viso, il viso di una persona distrutta, che ha perso tutto. La sua espressione disperata, incredula quando aveva capito che pur di attuare la sua vendetta l’avrebbe ucciso senza troppi complimenti. Nel sogno infatti faceva così, lo uccideva con quell’ultimo e potentissimo colpo, centrandolo in pieno petto e lasciandolo boccheggiante per terra. Come a rallentatore abbassò il viso, incontrando di nuovo quegli occhi azzurri per la prima volta vuoti, spenti. Con un ultimo sospiro del biondino le palpebre si chiusero, celandoli al mondo per l’eternità… Aveva ancora quella dannata espressione in volto, ed era, era…morto.

-Naruto!!!-

Sasuke spalancò gli occhi, alzandosi di scatto a sedere e ricadendo subito dopo sul materasso, colpito da una lancinante fitta all’addome. Ansimando cercò di riprendersi, le mani strette intorno alla testa, mentre le immagini che lo avevano tormentato fino ad un minuto prima turbinavano ancora confuse nella sua mente. Era stato solo un sogno, di questo era ben consapevole, eppure gli era sembrato così reale, come se fosse tutto realmente accaduto. Un momento…e se fosse stato davvero così? Se avesse solo sognato, in un attimo di incertezza, di essere salvato da Naruto, mentre in realtà l’aveva ucciso? Il dubbio si fece strada nella sua mente, rendendolo sempre più ansioso.

Stava per alzarsi e uscire dalla stanza quando la porta si aprì, e da dietro di essa comparve Kakashi. L’uomo ebbe appena il tempo di vedere di sfuggita la stanza vuota e il letto sfatto, prima che Sasuke gli si parasse davanti, lo sguardo deciso e preoccupato come non l’aveva mai visto,.

-Kakashi, dov’è Naruto?!- Esclamò, strattonandolo per il lembo del giubbotto da Jonin.

-Si sbrighi, me lo dica!-

Il maestro sorrise, stupito si vedere l’ultimo degli Uchiha, il ragazzo sempre freddo e distaccato, preoccuparsi a quel modo per il compagno di squadra.

-Naruto sta bene, stanotte è stato trasferito dalla terapia intensiva ad una stanza normale e le ferite si sono rimarginate. Adesso che ci penso, dovrebbe svegliarsi a momenti anche lui.-

Sasuke sospirò di sollievo, gli sembrava di essersi tolto un peso dal cuore. Naruto stava bene…si sarebbe messo a saltare di gioia, ma dopotutto era un Uchiha e non potevo permettersi tali sciocchezze. Guardandosi intorno notò solo in quel momento che era in una stanza di ospedale. Quindi dovevano essere per forza a Konoha.

-Da quanto siamo qui?-

-Da una settimana, circa. Quando sono arrivato nel luogo dove stavate combattendo eravate entrambi svenuti e voi ho riportati al villaggio, piuttosto…- L’uomo si soffermò a fissare divertito il moretto, che scoprendo di essere stato beccato da Kakashi in una posizione del genere con l’amico era diventato quasi viola.-…tu come stai?-

Quella domanda scatenò una nuova ondata di emozioni nel ragazzo, facendogli piombare addosso la realtà: aveva fallito, fallito miseramente. Non era riuscito nemmeno ad allontanarsi da Konoha, e aveva permesso a quel usuratonkachi di intralciarlo. Eppure, per quanto questo pensiero fosse umiliante, non potè nascondere il fugace moto di gioia che gli attraversò le iridi scure, illuminando per un attimo il volto serio: Naruto aveva fatto di tutto per fermarlo, aveva rischiato addirittura la vita, mettendo a repentaglio il suo sogno di diventare Hokage, e questo solo per riportarlo a casa. Quindi voleva dire che, in fondo, ci teneva almeno un poco a lui. Però voleva dire anche un’altra cosa.

-Come mi sento? E’ un po’ difficile da descrivere, sa.- Disse, ironico. -Mi ero prefissato un obiettivo da raggiungere, credevo che niente potesse fermarmi, ero deciso. E invece adesso mi ritrovo di nuovo qui, chiuso in una stanza di ospedale. Ho fallito, Kakashi. Tu come ti sentiresti al mio posto?- Quella nota di sarcasmo non ne voleva sapere di abbandonare la sua voce né i suoi occhi, che ora scrutavano il maestro, di nuovo imperturbabili. Kakashi lo fissava serio, sicuramente aveva capito a cosa si riferiva. -Ho tradito il villaggio, e per me non ci sono attenuanti di nessun genere, dato che sapevo quello che stavo facendo. Quindi ora la domanda è…qual è il prezzo da pagare per essere riammesso, sempre che io lo voglia?…-

Kakashi sorrise, Sasuke si era spinto troppo oltre per non essere scoperto.

-Vedi di non esagerare, Sasuke… Se sei ancora qui non è solo per quello che ha fatto Naruto, e lo sai bene anche tu, non è vero?-

Gli occhi dell’Uchiha si assottigliarono pericolosamente. -Cosa stai insinuando?- Chiese, tagliente.

Il sorriso del sensei si fece appena più largo, tanto che lo si intravedeva benissimo da sotto la maschera. -Assolutamente niente. Solo, non credo che Naruto la prenderebbe molto bene, se tu non venissi riammesso.-

-E da quando m’importa di quello che pensa quel baka? E’ per colpa sua che sono qui.-

-Io credo che t’importi più di quanto pensi, Sasuke. Comunque, domani mattina ci sarà il processo al palazzo dell’Hokage. Verrò io a prenderti, in quanto tuo maestro, e penso sia inutile dirti che assisterà tutta Konoha.- Si avvicinò un po’ di più al ragazzo, tendendo una mano come per accarezzargli i capelli. Poi parve ripensarci, e si limitò a dargli semplicemente un buffetto sulla fronte. -Sai, sono contento che tu sia rimasto. Non per vantarmi, ma credo di essere molto meglio di Orochimaru come maestro, almeno per quanto riguarda i nostri diversi “interessi” nei tuoi confronti.- Sasuke sbuffò, scacciando via la mano del maestro mentre questi spariva in una nuvoletta di fumo. Non riuscì però a trattenere il lieve sorriso che gli incurvò le labbra per qualche secondo.

Sasuke non avrebbe mai creduto di essere così teso.

Nemmeno prima dello scontro contro quel pazzo assatanato di Gaara durante l’esame di selezione dei chunin era agitato a quel modo, e anche se lo nascondeva benissimo, in quel momento avrebbe volentieri fatto a meno di un processo davanti a tutta Konoha.

Non perché si vergognasse in modo particolare di quello che aveva fatto: era scappato perché voleva realizzare la sua ambizione, e nessuno di quei vecchi idioti del Consiglio avrebbe dovuto azzardarsi a commentare questa sua scelta. Loro non avevano la minima idea di quello che aveva provato, e se solo avessero osato dire qualcosa di troppo non si sarebbe fatto poi molti scrupoli a mandarli tutti a quel paese. La verità, quella che non voleva ammettere nemmeno a sé stesso ma che l’aveva tenuto sveglio tutta la notte a rimuginare, era una sola: aveva paura di rivedere Naruto.

Una paura tremenda di guardare quegli occhi chiari e di leggervi la delusione che prova ogni persona tradita, il rancore, l’odio per quello che aveva fatto. Naruto gliel’aveva fatto capire più di una volta, loro due erano uguali, non c’era nessuno che più di Sasuke potesse comprendere il tremendo dolore della solitudine. Lui aveva voluto ugualmente abbandonarlo, aveva voluto distruggere ogni sua certezza sull’amicizia che li legava, dimostrandogli di poterlo uccidere senza battere ciglio.

Il ricordo di quei momenti non fece altro che aumentare il senso di colpa che gravava sul suo cuore come un macigno; non sarebbe nemmeno riuscito a parlargli tanta era la vergogna che provava, pensò sconsolato.

Immerso in questo e nei mille altri pensieri lugubri che gli attraversavano la mente, fu riportato alla mente dalla voce di Kakashi, perentoria come la condanna che ancora doveva ancora essergli assegnata.

-Sasuke, siamo arrivati.-