La Strada Per Arrivare a Te

Eighth Step: Giù la Maschera

Erano passati tre giorni dal loro ultimo incontro e Iruka li aveva passati chiuso in casa dandosi malato al lavoro. Hiei era passato a trovarlo e, dopo aver constatato che aveva una pessima cera, era andato via raccomandandogli di riguardarsi per bene mentre il chunin era tornato, come prima della visita, a pensare a Kakashi.

Sapeva che era una persona difficile e diversa da come appariva, ma mai avrebbe creduto capace di essere crudele. Le parole che gli aveva rivolto “solo uno come tanti” riecheggiavano incessantemente nella sua testa, strappandogli via ogni volta un pezzo di cuore.

Passarono a quel modo altri due giorni e, sentendo bussare alla porta con insistenza, Iruka si decise ad andare ad aprire credendo fosse Hiei ma trovandosi di fronte con sua enorme sorpresa Kakashi.

“Immagino non mi stessi aspettando… però… vorrei parlarti” iniziò questi dinanzi al silenzio di Iruka che, solo sentendo la sua voce, si riscosse.
“Di cosa? Pensavo non ci fosse altro da dire” replicò secco.

“Non è proprio così… posso entrare?”.

A quella domanda il chunin si scostò, lasciandogli varcare la soglia e, richiudendo la porta, disse semplicemente:
“Parla, ma muoviti” aveva accettato di ascoltarlo, ma questo non significava altro.

“So che mi odi ma ascoltami… non sono venuto prima perché non riuscivo a muovermi e poi sono stato parecchio a pensare” iniziò Kakashi con un po’ di difficoltà.

“Quindi?”.

“Quindi non è vero quello che ho detto, non sei uno come tanti… assolutamente”.

“E allora…?” mormorò Iruka stupito fissandolo con occhi sgranati.

“Ho vissuto una vita strana, ho perso tutte le persone a cui tenevo, a volte per colpa mia e ora… ora ho paura… ho stupidamente pensato che… se non mi fossi più legato a qualcuno non avrei sofferto, ma mi sbagliavo. Questi giorni lontano da te, con l’immagine del tuo viso ferito… quella è stata sofferenza” concluse il jonin facendo molte pause per l’evidente difficoltà di tirare fuori cose sepolte profondamente dentro di sé.

Iruka lo comprese e, avvicinandosi, con voce rotta rispose:
“Sei uno stupido, non devi avere paura della morte… dovresti sapere che le persone amate continuano a vivere dentro di noi anche dopo”.

“Sì ma… e se ti stufassi di me?”.

“Questo non accadrà” gli assicurò Iruka con voce dolce facendo illuminare di gioia il volto del compagno che chiese:
“Allora ricominciamo?” e, all’assenso del chunin, lentamente si alzò il coprifronte e si abbassò la maschera, rivelando finalmente per intero il suo bel viso “sono Kakashi Hatake, mi piace il pesce alla griglia, leggere… e tu”.

“Sono Iruka Umino, adoro il ramen, i miei allievi, ma soprattutto uno stupido jonin che legge libri osceni” rispose con un sorriso per poi avvicinarsi e baciare finalmente alla luce del sole il suo compagno.

Poteva chiedersi perché avesse scelto come fidanzato proprio lui, il ninja più testardo, impenetrabile o enigmatico di Konoha, ma la risposta era una sola: lui era l’unico che avrebbe mai fatto battere così forte il suo cuore.

La missione è stata completata con successo.

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