Cap 01

Cap 06

– Cr-crrr – “Capitano Squall? – Crrr -…uall, mi ricevi? Sono – crrr – Cid, mi – crrr -..evi? Zell! È colpa tua se… -crrr – …to coso non si… – crrr – …ente!” venni svegliato dal gracchiare della piccola radiolina che avevo preso prima di partire da sopra il bancone del custode, all’entrata del Garden. Notai subito come somigliasse ad un walkie-talkie. Quando si dice risparmiare…

“Pres.. – crrr – .. io che.. – cr – ..ntro?!” riconobbi la voce di Zell mentre cercavo, al buio, la radio nella cintura dei pantaloni. O era già notte, oppure c’era qualcosa che non andava.

“Ci se.. – crrr- ..ltato sopra t.. – crrr – ..coi piedi per rinc.. – crr – .. lphie!” mi voltai lentamente, cercando di capire dove ero finito. Tutto il paesaggio era cambiato, come se i giardini fossero spariti. Il cielo cangiante, da un blu scuro, quasi nero, sfumava sempre più verso un verde-azzurrognolo, innaturale. Ero circondato da sagome buie, che distinguevo a fatica tra gli alberi. Alcune statue raffiguranti dei cavalieri e dei semi – mostri con spade enormi o affilatissime. Sentii un respiro affannato vicino a me, ed abbassai gli occhi a terra, giusto qualche metro più avanti: il biondo era ancora svenuto, accasciato vicino ad un masso. Mi alzai, prendendo la radiolina, e gettai un ultimo sguardo intorno a me prima di dirigermi verso l’uomo spingendo il pulsante “Rec” dell’apparecchio.

“Qui capitano Squall, vi ricevo. Voi mi sentite?” rilasciai il piccolo bottone, facendo così riprendere la radio a crepitare. Mi abbassai verso il biondo e prendendolo per una spalla lo voltai. Apparte qualche graffio sul volto non aveva niente di serio. Lo sistemai con la schiena contro il masso, voltandomi ed aspettando la risposta della radio.

“Sono Squall, mi ricevete?” chiamai di nuovo, non ottenendo risposta. Dopo un piccolo urlo sentii la voce di Selphie rispondere all’apparecchio.

“Squall! Sq..- crrr -..ci s..- crrr – ..Cid aveva tirat.. – crrr – in testa a Zell!” delle fastidiose interferenze, abbastanza frequenti a causa del danno ricevuto dalla mia radiolina dopo la caduta, mi convinsero ad avvisare delle condizioni del gruppo, senza dilungarmi in altro.

“Selphie, non capisco nulla di quello che dite, spero voi capiate. Siamo stati, molto probabilmente, attaccati e siamo ora divisi in due gruppi. Ci sono anche due civili con noi, che erano nella falla quando siamo entrati. Appena ci sono novità vi chiamo.” lasciai andare il pulsante e riagganciai la radio alla cintura, volgendomi poi verso il biondo. Svegliarlo e salvarlo, o lasciarlo crepare? Umm… bel dubbio…

“Ved.. – crrr – ..che la radio funz.. – crrr- ..a?” sentendo il gallinaccio urlare mi abbassai, fino a raggiungere con il mio volto quello del biondo. Lo studiai per un attimo. Aveva lineamenti molto duri, ma anche molto lineari. Sinceramente stento a credere che quest’uomo, che dovrebbe piacere alle donne, stia con quel ragazzino coi capelli fucsia. Mah… la gente…

“Vuoi fissarmi ancora per molto?” vedendolo aprire gli occhi all’improvviso, e sentendo la sua voce rimbombare tutt’intorno, mi sbilanciai, cadendo a terra ed alzando un leggero velo di polvere. Nonostante sia un rapporto, visto che mi è stato dato il permesso di fare considerazioni personali, voglio esprimere una caratteristica del “biondo”. Schifoso bastardo.

“S-stavo guardando se ti era successo qualcosa, non farti strane idee!” mi riservo la descrizione su questa deplorevole scena.

“Cos’è… ti interesso forse?”
“Eh?! No, assolutamente.”

“Mh… e perchè stai indietreggiando come se avessi paura che ti zompo addosso allora?”

“Ma… no è che voglio… voglio mantenere le distanze, ecco.” come già detto, mi riservo la descrizione della scena, riportando il fatto. … è che non saprei descrivere bene. Non ricordo. Tutto qua. Nient’altro. Tutto qua… nient’altro. Mh, niente.

“Capisco… bè, in ogni caso…” si rialzò aiutandosi con la roccia, massaggiandosi il braccio sul quale era caduto qualche minuto prima.

“… ho qualche domanda da farti.” me lo disse guardandomi con il suo sguardo freddo, come se odiasse il fatto che dovesse chiedere spiegazioni di qualcosa. Devo dire che mi somigliava per questo verso…

“Ahem… – mi rialzai velocemente, pulendomi i vestiti dalla polvere – … se è “cosa sta succedendo” ti dico subito che sono informazioni riserv…” non riuscii a finire la frase che sentii un passo pesante a terra e lo vidi avvicinarsi a me, tenendosi ancora il braccio e muovendolo lentamente.

“Sono dentro questa cosa quanto te! E il non sapere cosa succede quando una palla piove dal nulla e sbalza via tutto quanto, MI FA INNERVOSIRE!” mosse altri due passi in avanti, continuando a guardarmi minacciosamente. Di tutta risposta cercai il Lionheart, che notai piantato qualche centinaio di metri più lontano. Dovevo sbrigarmi a trovare Rinoa se volevo risolvere la faccenda. Eppoi questo mi stava proprio sulle balle.

“Ehi! Sto parlando con te!” mi mossi velocemente andando a riprendere il Gunblade e controllai che non si fosse danneggiato. Le urla del biondo mi arrivarono lontane. Presi la mappa dalla tasca e guardai il percorso segnato. Tutto inutile, da buttare.

“Ehi tu! Razza di idiota con il giacchetto! Ma chi ti credi di essere, eh?!” rialzai gli occhi il momento esatto in cui l’uomo mi diede un pugno sul volto, facendomi sentire il sapore metallico del sangue in bocca e facendomi annebbiare per qualche secondo la vista. Quantomeno rimasi in piedi.

“Ti ho chiesto cosa diavolo sta succedendo! E le scelte sono due: o me lo dici o chiamo quel tuo fottutissimo Garden e lo chiedo a loro!” riaprii gli occhi, massaggiandomi la mascella. Era un civile, dovevo rimanere calmo… calmo, assolutamente tranquillo. Niente lotte, niente pugni… calmi.

“Il mio “fottutissimo Garden” non ti dirà nulla. Se invece mi segui, ti spiego strada facendo.” strinsi il pugno e diedi una botta ad un albero vicino, sfogandomi. Le foglie che scesero si appiccicarono sul mio giacchetto, iniziando però a muoversi.

“Ma cosa… parassiti!” mi tolsi la giacca appena in tempo per vederla bucarsi nei punti in cui le foglie mi avevano toccato. Erano capaci di sciogliere qualunque cosa a quanto pare.

“Sai che ti dico? Non spiegarmi nulla. Credo di aver capito.” gettai uno sguardo al biondo, rimettendomi però a fissare le foglie, che continuavano a divorare il giacchetto di pelle senza fatica.

“Ah sì? E sentiamo, cosa avresti capito?” preparai un Fire nella mano, per disintegrare le bastarde che mi avevano distrutto il giacchetto.

“Credo, nonostante sia impossibile, che siamo in una specie di dimensione parallela. E quelle foglie che stanno felicitandosi con la tua giacca sono un motivo in più per crederlo.” ah bè… allora perspicace. Tirai la fiamma sui resti del giubbotto, che diventò cenere, così come tutto quello che c’era qualche metro intorno.

“Se… all’incirca… più o meno…”

“Sì o no?” ma che rompico…

“Sì. Infatti siamo in una distorsione temporale, e c’è bisogno di risolvere la questione. Se mi segui è possibile che ne esci, sennò, fai come ti pare.” badai bene di evitare gli alberi e mi incamminai verso una piccola luce che sorgeva in mezzo a tutto quel buio. Un quadratino lontano simile ad una finestra. Il biondo mi seguì in silenzio.

Camminammo per dieci minuti abbondanti senza fiatare e senza avvicinarci più di tanto a quel fioco giallo, sempre lontano. Doveva essere abbastanza distante la luce, ciò significava altri minuti di camminata.

“E così… stai insieme a quel ragazzo?” sinceramente non ho idea di perchè lo chiesi, avevo la mente piena di pensieri, e quello era forse l’ultimo. In ogni caso, ormai avevo chiesto e non potevo evitare una risposta. Peccato.

“Già.” fortunatamente non era molto loquace in quel momento, così mi sentii sollevato dal non aver innescato una vera e propria discussione seria… o quantomeno civile. Altri minuti passarono in un silenzio imbarazzante, come se lui stesse aspettando una mia risposta. Alla fine volevo fare un’altra domanda, ma era proprio quello che voleva. Razza di psicotico bastardo.

“Ti da forse fastid…” il biondo prese d’un tratto a parlare, anche se capii immediatamente dove voleva andare a parare. Risposi di fretta, un po’ perchè non volevo affrontare l’argomento, ed un po’ perchè mi aveva fatto sobbalzare la sua voce così vicina.

“No.”

“Hai risposto troppo in fretta. Ti da fastidio.” azz…

“Ho detto di no.”

“E perchè sei così teso allora… mh?” pensai qualche secondo a come rispondere. Che simpatico essere fastidioso.

“Non sono teso.”

“Ok, sei un codardo vigliacco che non dice le cose in faccia perchè ha paura di ferire le persone. Capito.” oltre che fastidioso anche folle. Stava cercando di usare la contropsicologia con me, con Squall Lionheart! Folle.

“Mi date fastidio e mi fate schifo, ok? Ti va meglio?”

“Non è la verità, ma meglio di niente…”

“Verità? E come faresti a dire che non è la verità?” mi voltai verso di lui cercando di capire con quale faccia l’aveva detto. Aveva una sigaretta spenta in bocca e gli occhi chiusi, le mani in tasca. Come camminava senza schiantarsi addosso a qualche albero mi rimane tutt’ora un mistero.

“Perchè a tutti da’ fastidio. Sopratutto a chi odia i sentimenti. Ma a quest’ultimi non fa schifo, fa pena.” ma…

“Sarei io quello che odia i sentimenti?”

“No, tua sorella.”

“Ma io non ho so… ehi, non mi fare il simpatico sai! Mi stai sfottendo?” che nervosooo…

“Tu sì che farai strada con il tuo intuito, ragazzo… ovvio che dico a te, idiota.”

“Bè, non odio i sentimenti, non odio voi. Me ne sbatto altamente di tutto quanto, è chiaro?” affrettai il passo, portandomi davanti a lui, così da fargli capire che non volevo più parlare.

“Mi pare che ti ho innervosito. Hai forse qualche amichetto che ti piacerebbe portare a letto?” mi bloccai all’istante. Mi aveva davvero infastidito.

“Senti, io non ti do fastidio perchè sei gay e tu non mi dai fastidio perchè non ho voglia di parlarne, ok?”

“È come ho detto io…”

“NON SONO COME TE, CAPISCI?” ero esploso. Un po’ per la tensione del fatto che la luce sembrava ancora lontanissima ed un po’ perchè mi aveva fatto veramente… incazzare, ecco, scusate ma… è vero, e che palle.

“Come me? Uhuh… vuoi dire che sei meglio?”

“L’ho detto?”

“Umm… lo dirai, forse?” che nervoso… ma perchè i rompipalle tutti io?

“Senti, piccolo psicologo in carriera. Mi lasci stare? Mi dai fastidio.”

“Shuichi mi da fastidio ogni volta che può. Ormai c’ho fatto l’abitudine.” strinsi la mano a pugno, per non saltargli addosso ed eliminarlo fisicamente.

“Non me ne frega niente ti basta come risposta?”

“Uuhh. Ma che cattivo.” chiusi anche gli occhi e respirai a fondo. Calma… calma… lo sta facendo apposta. Lo sta facendo apposta.

“Cosa vuoi che ti dica?” notai il suo sguardo divertito cadere su di me e farmi vergognare. Mi sentivo fregato in tutti i modi.

“Niente. Volevo solo divertirmi.” prego?

“Che cos…”

“Ti ho dato fastidio per nulla? Esatto. Ma non preoccuparti… possiamo rimanere amici senza sposarci, lo so che mi ami per ciò che ho fatto.” mi voltai lentamente, cercando di controllarmi. Questo schifoso e folle bastardo…

“Bè? Cosa stai pensando? A dove andare a nozze?”

“HAI FINITO?” strinsi ancora più forte il pugno. Se lo picchiavo ci sarebbero stati tanti, troppi problemi…

“Di prenderti in giro? Sì… mi son divertito. Grazie.” mossi il piede sinistro, facendomi leva per passare con il destro vicino la sua gamba sinistra, portando il pugno all’altezza del suo stomaco. Alzai una piccola nuvoletta di polvere, che venne però fatta svaporare dal passaggio della sigaretta, cadutagli dalla bocca.

Rimasi per un attimo con la mano affondata, riprendendo l’equilibrio e vedendolo portarsi una mano sul ventre, mentre con l’altra cadde a terra, in ginocchio. Bè, quando è troppo…

“Appena ti rialzi, ricordati che dobbiamo uscire da ‘sta cosa.” feci un tremendo errore: gli voltai le spalle. Sentii una botta in mezzo alla schiena, che scricchiolò completamente dalla metà in giù, un braccio mi afferrò il collo in maniera decisamente soffocante. L’altra mano sentii allontanarla dalla schiena per poi riaffondarla, pesante come un macigno, sul fianco. Nonostante provai a liberarmi, mi diede comunque due pugni sul fianco destro per poi lasciarmi cadere a terra. Poi mi si avventò contro, ma lo scansai e lo buttai a terra, iniziando un vero e proprio incontro di lotta libera.

Finimmo molti minuti dopo, quando lui, sfinito, si stese da una parte ansimante, guardandomi pieno di lividi e gonfio su molte parti del volto. Io non riuscivo ad alzarmi perchè ero esattamente nella sua stessa condizione. Razza di bastardo schifoso.

“Direi di… finirla qui.” ansimando, lo vidi rivolgermi uno sguardo – con l’unico occhio non gonfio e non viola – per poi chiudere gli occhi.

“G-già… aahhh, la schiena…” quel bastardo mi aveva distrutto. Ma non mi ero stato fermo. Intorno a dove avevamo combattuto c’erano evidenti segni: vere e proprie sgommate di bava ed alcune macchiette di sangue. Ma porca…

“E… e adesso come facciamo?” ansimava anche lui però eh.

“Non chiederlo a me… bastardo…” percepii un rumore di foglie cadute, stavolta se fossero venute a mangiarmi qualcos’altro non avrei potuto reagire. Ma insieme alle foglie percepii anche un verso disumano, come di un… mostro.

“Questo rumore non è quello che penso io, vero?” il biondo anche doveva essersi accorto del rumore.

“Ossia?”

“Qualunque cosa possa essere definita “schifoso mostro a forma di fragola con la bava alla bocca” direi… almeno a me quella sembra bava… no?” effettivamente di fronte a noi era comparsa una specie di fragola con le zampe, bocca spalancata con lingua di fuori e bava gocciolante. Gli occhi si intravedevano a malapena sotto le foglie verde acceso in cima. Doveva essere almeno due volte noi. Ma che cazzarola di mostri si prende Artemisia?

“Vista così sembrerebbe amichevole… se non fosse per la bocca sbavante ed il verso mostruoso. Mi spaventerebbe molto di più una prugna mutante devo dire.” sentii il biondo riprendere a respirare regolarmente, mentre sparava una… cazzata, ecco, non trovo altro termine per descrivere ciò che ha detto.

“MA TI PARE IL MOMENTO DI FARE LO SPIRITOSO?!”

“Bè… capisci che a me non capita tutti i giorni di vedere una fragola che vuole mangiarmi… è spaventosamente affascinante come fenomeno.”

“MA SEI CRETINO?! CERCA DI ALZARTI PIUTTOSTO!” tossii, per colpa dell’urlo. Intanto la fragola gigante avanzava lenta, marcando il territorio come i cani che urinano. Era orribile.

“Ma quella radio che avevi prima… a cosa serve se non a chiamare la tua amica?” sentii il biondo provare a muoversi, gemendo. La radio…

“Se chiamo la “mia amica” non credo si risolva qualcosa, qui che arriva, questa specie di… fragolona ci ha già divorati e si pulisce i… cosa hanno le fragole al posto dei denti?” domanda interessante, forse non in quel momento però.

“Credo i chicchi.”

“Le fragole hanno i chicchi?”

“Ti pare importante sapere se ti masticheranno dei chicchi o qualcos’altro?” effettivamente aveva ragione.

“Yukiii, dove seiii, mi sono stancato di stare con questa piccoletta, YUKI-YUKIIIIII!” sia il biondo che io – compresa la fragola gigante – ci voltammo verso il punto da cui veniva la luce e la voce.

“Ma stai zitto! Ti ho detto che stanno bene! Cosa vuoi che gli succeda con Squall?! Che li mangi una pera gigante?” comparse un’altra voce sotto quella del ragazzino coi capelli fucsia. Doveva essere Rinoa. Il bello è che dicendo una delle sue “cose poco intelligenti” si era avvicinata terribilmente alla verità. Con un ultimo sforzo della gola urlai per farci venire ad aiutare.

“RINOA! SONO SQUALL! UNA FRAGOLA GIGANTE VUOLE DIVORARCI, PER QUANTO ASSURDO POSSA ESSERE È QUI DAVANTI A NOI!” iniziai a tossire, sentendo il sapore metallico del sangue comparire nuovamente in bocca, dopo i pugni ricevuti dal biondo. La fragola rivolse nuovamente l’attenzione a noi, avvicinandosi più velocemente.

“Vedi che qualcosa gli è successo?! ARRIVIAMO!” la voce del ragazzino si fece improvvisamente più vicina, e notai il casco di capelli spuntare insieme ad un piccolo cristallo luminoso – chiaramente creato con un Blizzard – in mano. Che uso originale delle magie…

“Ma come potevo pensare che una fragola gigante… vabbè, fa niente. Ormai mi son abituata ad essere fregata. Andiamo.” anche quella di Rinoa si fece più vicina, comparendo d’un tratto davanti alla luce e correndo verso dove stavamo noi. Sentii il rumore del suo Rising Sun mentre si azionava, nello stesso momento in cui la fragola stava per prendermi in mano. Salvato appena in tempo.