Il passato indimenticabile

Il passato indimenticabile

Ed eccomi di nuovo qui con una fic su Naruto ^^ questa volta però, solo i personaggi sono gli stessi perchè la storia è completamente diversa ^^
ho superato me stessa nel farlo ^^’ spero vi piaccia era un’idea che avevo in mente e l’ho messa. Ma il mio stile non può mancare XD
e mi distinguo anceh questa volta. tuttavia una cosa diversa c’è infatti nn sarà una one-shot ma a capitoli ^^ quindi se vi piace preparatevi a penare XDD ok vi lascio al racconto adesso ^^’
I personaggi di questa storia non sono miei ma dell’autore Masashi Kishimoto
buona lettura ^^

Era notte fonda, una folla si era raggruppata intorno a due persone per terra, in mezzo alla strada. Una ragazza, stringeva a sé un ragazzo, che perdeva sangue a causa dell’incidente. Era stato investito da un pirata della strada, in realtà doveva essere lei, a trovarsi al posto del ragazzo, ma lui l’aveva salvata, spingendola via. Ma a quale prezzo? L’ambulanza non arrivava e ogni minuto che passava, il ragazzo respirava sempre più faticosamente, lei piangeva, stringendolo a sé, continuando a ripetergli che doveva farsi forza ‹ti prego… Naruto.. non morire…. Ti supplico… senza di te io…› il ragazzo sorrise e con una mano le accarezzò la guancia ‹Hinata…. Fatti forza… se ti ho salvato… è perché tu devi vivere.. anche per me…› la ragazza spalancò gli occhi ‹non dire così! Tu non morirai! Naruto! Tu non puoi morire! Non mi puoi lasciare sola!› all’improvviso, la mano del ragazzo cadde al suolo. Hinata iniziò a scuoterlo ‹Naruto? Ehi… non è divertente come scherzo… Naruto? Rispondimi dai… I…Naruto?› arrivò l’ambulanza che cercò in ogni modo di rifargli prendere il battito. Ma ormai… era troppo tardi. La ragazza, entrò in una forma di catalessi per una settimana. Dopodichè iniziò nuovamente a vivere la sua vita… ma ormai era spenta. La vita era stata ingiusta con lei, le aveva strappato la persona che più amava. I suoi occhi azzurri, i suoi capelli biondi, tutto ormai… non le apparteneva più. Il tocco delle labbra sulle sue, il calore che le trasmetteva ad ogni abbraccio. Non aveva più niente. Pensava che era inutile continuare a vivere provando rimorso, continuando a vivere attraverso i ricordi. Era inutile mentire, aveva provato a togliersi la vita, lo stava per fare, ma poi aveva pensato alle parole che il ragazzo le aveva rivolto *‹vivi anche per me..›* lei manteneva le promesse, era quella, l’unica ragione per continuare a rimanere in quell’insulso mondo. Quel mondo, che non era più lo stesso senza di lui. Ma ogni volta che usciva dalla sua stanza, ogni qual volta, vedeva qualcosa che gli assomigliasse, il suo cuore, perdeva un battito, ormai appezzi dal dolore, le piccole schegge che erano riuscite a salvarsi si spezzavano, senza alcuna via di scampo. Passò 2 anni in casa, studiando privatamente. Non riusciva ad avere un contatto esterno, appena varcava la soglia di casa, si sentiva soffocare. I ricordi aumentavano, lo vedeva dappertutto. Non era riuscita nemmeno ad andare al suo funerale…. del suo ragazzo… quel ragazzo che le illuminava la vita con il suo sorriso. Alla fine, gradualmente era riuscita a riprendere una vita normale, e adesso, si accingeva a iniziare il suo terzo anno alle scuole superiori. I suoi genitori si erano sollevati, quando la figlia, aveva deciso di iscriversi normalmente ad una scuola. Finalmente si era decisa a tornare a vivere, l’avevano iscritta, ad una scuola femminile, che aveva annessa anche la scuola superiore maschile. L’unica cosa che separava i due edifici, era un muro, ma anche quel muro serviva a ben poco quando arrivava la pausa pranzo. Perché la mensa, era in comune, “è inutile così…” pensava ogni volta che si ritrovava a sentire le urla di quelle quattro galline, che elogiavano i ragazzi. Ogni volta che gli era possibile, andava su un albero e da lì, osservava i ciliegi in fiore, nel cortile della scuola maschile. Tuttavia sapeva sin troppo bene, che non sarebbe riuscita a trovarsi bene. Ne nella scuola dove andava adesso. Dopo il primo mese, infatti, aveva già acquistato il soprannome di “donna di ghiaccio” ogni qual volta lo sentiva, pensava “che cosa stupida…” ma sapeva fin troppo bene, che in fondo, quei ragazzi, avevano ragione a chiamarla così. Era ritornata ad una vita normale. Ma dentro.. era vuota… non provava più alcun tipo di sentimento. Era un pomeriggio come un altro quel giorno, il giorno che per lei, tutto finalmente avrebbe ricominciato a ruotare. Si stava sedendo sul solito ramo, quando una voce la raggiunse ‹ehi! Ehi tu!› Hinata guardò in basso, al di là del muro e spalancò gli occhi. Un ragazzo dai capelli mori e gli occhi neri penetranti, la stava chiamando. ‹ehi ragazza! è pericoloso stare su quell’albero! Potresti cadere! Ti ho vista sai? Che vieni spesso! Ma guarda che è tremendamente pericoloso! Non che mi importi qualcosa se cadi! Ma se vieni da questa parte.. mi sporchi il giardino! E lo devo pulire io!› Hinata lo guardò male, si sporse un po’ per rispondergli a tono ‹senti un po’! non me ne frega niente se si sporca il tuo dannato giardino….› non finì la frase. Si era sporta troppo ed ora stava cadendo. Chiuse gli occhi pronta ad accettare il suo destino… ma non si fece nulla. Sentì semplicemente qualcosa di morbido sotto di lei, e un rumore quasi secco. Si voltò guardando sotto di sé e spalancò gli occhi. Era finita sopra quel ragazzo. Visto da vicino era veramente affascinante, non c’era alcun dubbio. Scosse il capo “ma cosa mi metto a pensare?” all’improvviso il ragazzo disse ‹scusa sai.. ma sei pesante…› Hinata arrossì vistosamente e si alzò da lui. ‹sei un cafone sai? È colpa tua se sono caduta.. non mi avessi distratto sarei rimasta tranquilla su quel ramo› il ragazzo sorrise e rispose ‹non dare la colpa a me per la tua inadeguatezza…› a quelle parole, l’istinto omicida della ragazza si risvegliò. Avrebbe voluto picchiarlo tremendamente, ma si trattenne facendo un profondo respiro. Si guardò intorno. C’era un albero vicino al muro, sulla quale sarebbe potuta salire e ritornare dall’altra parte. Iniziò ad arrampicarsi, quando il ragazzo la fermò ‹ehi! Ma allora non mi hai sentito? Usare il cancello?› Hinata si voltò verso di lui e con rabbia rispose ‹non mi interessa quello che pensi! Io me ne ritorno di là così! Se non ti va bene chiama i tuoi professori!› il ragazzo la richiamò ‹hei! Sono contento che tu sia stata la ragazza di Naruto!› Hinata si bloccò d colpo. Non sentiva quel nome da più di un anno.. troppo poco tempo per riuscire a mandarlo giù così… ‹tu.. tu conosci Naruto?› il ragazzo rise ‹era come una fratello per me.. però… non sono arrabbiato con te… perché lui.. ha salvato la vita della donna che ha amato.. mi ha parlato un sacco di te… si vantava della sua ragazza perfetta…› gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, il ragazzo sorrise ‹devi andare avanti.. e vivere una vita come si deve… per lui… non basta che tu vada avanti.. vorrebbe che tu fossi felice…› Hinata annuì, poi asciugandosi gli occhi rispose ‹ha parlato anche a me di te… ma.. proprio un pezzo di scemo doveva trovare come fratello?› il ragazzo rise ‹cosa vuoi che ti dica..› iniziò di nuovo a salire, e non appena fu arrivata si sedette sul ramo ‹non sei esattamente una donna di ghiaccio eh? Beh.. ma mi sembra naturale.. altrimenti il mio amico non si sarebbe innamorato di te…› la ragazza sorrise e con un salto si ritrovò dall’altra parte del muro. Prima che scendesse, il ragazzo la chiamò di nuovo ‹hei! Posso sapere il tuo nome? Così so chi devo denunciare se mi sporcano il giardino…› la ragazza sorrise ‹Hinata Hyuga…. Pezzo di scemo!› il ragazzo rise ‹piacere Hinata Hyuga! Il mio nome è Sasuke… Sasuke Uchiha… e non pezzo di scemo!› la ragazza sorrise, per poi scendere dall’albero, ma prima che riuscisse ad andarsene, Sasuke la richiamò ‹ci vediamo Hinata!› la ragazza non rispose, si limitò a sorridere, proseguendo per la sua strada
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