Buonsalve a tutti! L’altro giorno vi abbiamo proposto il primo Press Café di Lucca Comics & Games 2022 con Atsushi Ohkubo.
Oggi vi presentiamo le domande fatte durante il Press Café con Nagabe, ospite di J-POP Manga.
Nel tratto, nelle ambientazioni e nella trama del suo lavoro è facile trovare influenze del folclore occidentale.
Cosa l’ha ispirata nel realizzare Girl From the Other Side con questo stile preciso?
Ci sono opere occidentali che l’hanno influenzata particolarmente?
Mi piace moltissimo lo stile europeo, soprattutto i disegni in bianco e nero a inchiostro, e ci sono molte opere e artisti che mi affascinano.
Mi piacciono molto i Moomin, per esempio, che sono stati una grande ispirazione per quel tipo di estetica, ma anche grandi pittori come Alfons Mucha.
Ho letto che l’idea alla base di Girl From the Other Side le sia arrivata ai tempi dell’università.
Com’è nata quest’idea e com’è riuscito a portarla al grande pubblico?
In realtà io ho studiato illustrazione all’università e la mia idea all’epoca era quella di andare a lavorare in un’azienda di videogiochi, come character designer.
Nel frattempo, durante il periodo universitario, avevo iniziato a caricare su Twitter dei miei disegni, soprattutto di Shiva e del Maestro, che erano già abbastanza nitidi come personaggi nella mia mente.
Grazie a questi upload su Twitter sono stato contattato dall’editore Mag Garden, che mi ha proposto “Perché non proviamo a scrivere una storia un po’ più lunga basata su questi due personaggi? Perché al posto di fare solo illustrazioni non pensi a sviluppare una vera storia?”
Da lì è nato un po’ tutto e il mio percorso è cambiato grazie proprio a questa opportunità.
Come le è venuta in mente di creare l’idea di questi due mondi opposti?
Come ho detto prima, ci sono due ragioni. La prima è la scelta stilistica: apprezzo tanto il disegno bianco e nero a inchiostro degli stili europei e volevo creare qualcosa che si avvicinasse al mio gusto personale in fatto di arte.
Invece narrativamente, trovo che i colori opposti siano immediatamente comprensibili per il lettore e creino un incredibile bilanciamento all’interno della tavola.
Per cui questa comprensibilità dell’unione tra luce e buio, giusto e sbagliato, è così immediata che facendo interagire dei personaggi così diversi tra di loro, visto che uno è interamente bianco e l’altro completamente nero, crea anche in me una grande voglia di vedere come, una volta incontratisi questi due personaggi, avrebbero interagito tra di loro. Non è un conflitto ma un incontro.

Nel manga il Maestro è una figura protettiva, quasi paterna. È un personaggio in qualche modo ispirato a suo padre?
Una domanda bella difficile. Di solito tendo a separare la dimensione fittizia dell’opera e la vita reale. Ovviamente l’amore familiare e i rapporti all’interno della famiglia sono concetti generali che mi hanno sempre interessato molto, ma non sono sicuro di poter fare il collegamento tra il Maestro e mio padre.
Probabilmente potrei averli anche collegati a livello inconscio, ma non è stata sicuramente una scelta consapevole o un pensiero ragionato.
Credo che il personaggio non si rifaccia tanto a mio padre, quanto a un’idea generale di amore familiare.
Quando ha iniziato a disegnare e serializzare il manga si sarebbe mai aspettato che potesse essere apprezzato in un paese così lontano come l’Italia?
In realtà all’inizio non pensavo nemmeno che avrei avuto molti lettori in Giappone, figuriamoci avere successo in Europa, in Francia, in Italia!
Ancora adesso stento a credere che la mia opera abbia attraversato l’oceano e sia stata letta da così tante persone. Questo mi rende incredibilmente felice.
Un tema importante nella premessa della storia di Girl from the Other Side è quello della contaminazione, della paura di essere contaminati, un tema che di recente è diventato sempre più importante e rilevante.
C’era un motivo dietro la scelta di inserirlo nella storia allora? È un tema su cui vorrebbe tornare a lavorare ora, soprattutto dopo questi due anni di pandemia?
Quando ho cominciato a scrivere il manga ovviamente non esisteva ancora il problema del COVID-19.
Allora volevo provare a esplorare il tema del linguaggio corporeo, soprattutto nel caso di due persone che non si possono toccare, non possono stringersi la mano per salutarsi o per esprimere affetto, come possono trasmettere i propri sentimenti per l’altro?
Se non ci si può toccare, come si fa ad aiutarsi a vicenda? Questo è un tema che mi interessava molto e volevo esplorarlo.
Oggi questo tema si è rivelato ancor più importante. Sicuramente sarà qualcosa a cui penserò a fondo anche nella mia prossima opera.

Recentemente Girls from the other Side ha ricevuto un nuovo adattamento animato.
Si aspettava questa proposta dopo tutto questo tempo? Cosa ha provato?
Quando mi è stato chiesto se la mia opera poteva essere animata sono stato incredibilmente felice.
Sono stato abbastanza presente nella parte iniziale e ho visto il prodotto finito.
Mi sentivo come sullo stesso piano dei lettori, nonostante la storia comunque l’ho ideata io e mi sono commosso tantissimo.
Spero che anche gli altri miei lettori si siano commossi guardandolo.
Lei dice che si è ispirato allo stile di Yuko Higuchi. Perché ha scelto di dedicarsi ai manga? Sentiva il bisogno di comunicare qualcosa?
Come ho detto prima, la mia situazione è piuttosto particolare, perché non ho mai pensato di diventare mangaka. Volevo diventare illustratore, poi che fosse per una casa di videogiochi o per il mondo dei manga, non era importante.
Comunque ero convinto che per intraprendere seriamente una carriera simile, bisognava studiare. Ho studiato arte proprio per affinare la mia specifica tecnica.
Questo mi ha dato quindi modo di entrare nella mentalità del mangaka professionista, che non è una professione da dare per scontata.
Cosa trova più difficile disegnare i personaggi, gli sfondi, o altro?
Le cose più difficili sono sicuramente i palazzi, le chiese, i panorami. Quando ho cominciato a disegnare Girl From the Other Side non ero mai stato all’estero, e quindi mi sono dovuto semplicemente basare su delle fotografie che avevo visto e trasporle nel manga.
Questa è stata sicuramente la cosa più difficile, perché volevo creare un’atmosfera nella quale comunque non avevo mai vissuto.
Su cosa si è basato per la creazione dei due personaggi principali, Shiva e il Maestro? Come le sono venuti in mente?
Forse la primissima ispirazione per questi due personaggi è stata una fotografia di una bambina totalmente vestita di bianco in un ambiente molto scuro, in una foresta molto nera. Mi ha colpito davvero tanto.
Invece la figura del Maestro è nata, più che da un personaggio, dal nero all’interno di quella fotografia. Da lì, quindi, è nata la scintilla per ciò che è stato sviluppato successivamente nel corso di The Girl From the Other Side.

Il manga ha un sottotitolo peculiare: Siúil a Rún, il titolo di un canto in gaelico. Quale è stato il motivo dietro questa scelta così particolare?
In realtà mi è stato consigliato dal mio editor mentre discutevamo dell’opera.
Mi ha parlato di questa canzone irlandese e ascoltandola insieme, abbiamo pensato che quella frase in particolare fosse perfetta per il tipo di storia che volevamo creare.
Un altro tema importante è quello della discriminazione, dell’emarginazione, dei pregiudizi verso l’altro.
Secondo lei storie di questo tipo, messaggi di questo tipo, cioè andare oltre le apparenze, oltre i pregiudizi, sono necessari non solo nel Giappone di oggi, ma nel mondo di oggi in generale?
In realtà quando ho iniziato a scrivere il manga parlare di discriminazione non era il mio intento principale, non pensavo di lanciare un messaggio forte o di denuncia.
Il mio obiettivo principale era quello di rappresentare l’amicizia e le interazioni tra due personaggi ai quali il mondo intero diceva che la loro amicizia era sbagliata.
Più che una storia di discriminazione, è una storia di legami che nascono nonostante le persone intorno a te non li apprezzino.
Poi ovviamente il bello delle storie che si raccontano è che ogni lettore può vedere in ognuna di esse un tema per sé importante.
È una cosa bellissima dell’essere scrittore, del creare un manga, il fatto che i lettori possano interpretare a loro modo ciò che hai presentato loro.
Girl from the Other Side ha delle atmosfere che richiamano il mondo delle fiabe, ricorda quasi una lunga fiaba illustrata.
Ha mai pensato di creare libri o illustrazioni per libri di fiabe per bambini, o anche per adulti?
Adoro i libri illustrati e ne sono un avido lettore, infatti era un po’ quella la direzione nella quale stava andando il mio percorso accademico nella mia formazione.
Quando si è presentata l’opportunità di disegnare un manga anche l’opzione del libro illustrato è stata presa in considerazione, perché vista la mia passione, più che uno shojo sembra una fiaba illustrata.
Nel mio futuro vedo sicuramente la possibilità di poter creare opere di questo tipo, ma già per quanto riguarda Girl From the Other Side in realtà all’inizio con il mio editor abbiamo discusso sullo sviluppare la storia come un albo illustrato, oppure se prendere la strada del manga.
Alla fine abbiamo deciso per quest’ultimo, ma ciò non toglie sicuramente che mi piacerebbe realizzare un libro illustrato in futuro.
E dopo aver finito anche con quest’ultima domanda posta al Press Café con Nagabe, ringraziamo il sensei e gli amici di J-POP Manga per avercelo fatto conoscere più da vicino e vi rimando ai prossimi appuntamenti per ricordare con noi gli ospiti internazionali nipponici dell’ultima edizione di Lucca Comics & Games!