Comicon 2017: Intevista a Jay.

Salve gente, qualche settimana mi trovavo nel ridente capoluogo partenopeo per godermi la fiera primaverile che ogni anno si ripete, il Comicon. Quest’anno tra i vari ospiti c’erano anche due mangaka di un certo spessore, che ho avuto il piacere di intervistare. La prima è stata l’ospite della Panini, Jay. la disegnatrice dell’adattamento manga del popolare serial televisivo della BBC, ovvero Sherlock, di cui per l’occasione la panini ha ristampato il primo volume che era stato presentato a Lucca Comics 2016, ovvero Uno studio in rosa.

Per questioni personali ci è stato chiesto dalla casa editrice di non fare fotografie e riprese video, quindi gustatevi l’intervista così com’è.


Shinji Kakaroth: Ci racconta del suo rapporto con i manga da giovane e quando precisamente ha deciso di diventare mangaka?

Jay.: Per i giapponesi il manga è qualcosa con cui si è in contatto quotidianamente e una cosa molto familiare, quindi il mio primo contatto con i manga è stato quand’ero piccola, direi otto o nove anni. Ero una bimba appassionata e spendevo tutte le mie paghette per comprare manga. Non ho mai sognato di diventare mangaka.


Shinji Kakaroth: Ha tratto ispirazione da qualche autore per diventare una mangaka?

Jay.: Quando ho iniziato a leggere i manga, l’autore che mi ha influenzato maggiormente è stato Akira Toriyama, con il suo Dragon Ball. Ero letteralmente pazza dei suoi disegni, visto che anche durante le lezioni a scuola, scarabocchiavo il suo stile sui quaderni. Facevo copie precise dei suoi disegni e li facevo vedere ai miei maestri, che mi facevano i complimenti per la mia bravura. Visto che mi faceva piacere ricevere complimenti, mi impegnavo ancora di più. Questa è stata una cosa che mi ha dato una spinta nella mia carriera artistica.

Un’altra figura direi che sono le sensei CLAMP, delle quali non solo imitavo lo stile, ma anche la composizione stessa delle tavole. Mi piaceva davvero tanto il modo in cui coloravano alcune tavole e illustrazioni.


Shinji Kakaroth: I suoi disegni sono davvero molto belli e accattivanti. In quanti anni ha raggiunto uno stile simile?

Jay.: Non so dire precisamente in quanti anni, ma direi che il mio stile di disegno si è stabilito più o meno da quando mi piacevano le CLAMP. Poi da quel punto è solo migliorata la mia tecnica.


Shinji Kakaroth: Prima di disegnare la sua serie, era fan di Sherlock, o dell’originale Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle?

Jay.: Io sono una fan della serie tv, invece per quanto riguarda i romanzi di Conan Doyle credo di averli tutti letti dalla biblioteca della mia scuola elementare.


Shinji Kakaroth: Come è nata l’idea di realizzare un adattamento manga di Sherlock, la popolare serie della BBC?

Jay.: Il mio primo editor, il signor Kato, che adesso è capo editore di Young Ace, mi aveva dato quest’idea.


Shinji Kakaroth: Ha trovato difficile riuscire a rendere bene i personaggi nel manga?

Jay.: La mia preoccupazione principale per questo adattamento era di non andare a distruggere l’immaginario collettivo dei fan. Visto che comunque l’adattamento a manga era per il Giappone, ho provato a usare uno stile di disegno un po’ meno realistico, perché i giapponesi sono abituati a quel particolare stile. Ho dovuto spremere per bene le meningi per riuscire a trovare l’equilibrio giusto tra la descrizione realistica e la bidimensionalità dello stile manga.

Shinji Kakaroth: Come si rapporta con loro e qual è il suo personaggio preferito?

Jay.: Mi rapporto con l’opera più che con i personaggi, perché vorrei trasmettere direttamente la sceneggiatura della serie TV senza alcun pregiudizio da parte mia, senza filtri. Ovviamente ci sono dei personaggi che mi piacciono, vista la moltitudine di personaggi caratteristici della serie, ma se dicessi “mi piace questo personaggio” potrei dare un’impressione un po’ sbilanciata ai lettori, per cui resta un segreto.


Shinji Kakaroth: Ha mai incontrato gli attori della serie televisiva?

Jay.: Certo, ma non sono stata introdotta come autrice dell’adattamento manga della serie, li ho incontrati come una fan.


Shinji Kakaroth: Oltre a Sherlock, ha lavorato a una storia del progetto Nein – 9th Story, come è stata invitata a partecipare a questo progetto?

Jay.: Nein – 9th Story è originariamente un album del gruppo Sound Horizon e sono una fan di quest’opera. Ancora una volta il signor Kato, all’epoca mio editor, sapendo che mi piaceva, mi ha consigliato di partecipare.


Shinji Kakaroth: Nella sua storia uno dei personaggi chiave è uno stilista che parla italiano. Ha ideato lei la storia che ha disegnato?

Jay.: L’opera originale è fatta come un brano musicale con una storia e quel personaggio si trova nell’opera originale, per cui non è di mia invenzione.


Shinji Kakaroth: La protagonista è una ragazza dolce, un po’ pazza e dal forte temperamento che imparerà ad accettare se stessa. Quanto è importante un messaggio simile per i lettori di oggi?

Jay.: Penso che non sia necessario dare messaggi attraverso i manga, visto che i manga sono principalmente materiale di svago e intrattenimento, per cui si varia da opera ad opera, tra manga che hanno forti messaggi simili, ad altri più scanzonati, da leggere per scaricare un po’ lo stress.


Shinji Kakaroth: Ha altre preferenze di cui potrebbe parlarci, così sappiamo già cosa aspettarci dopo Sherlock?

Jay.: Penso di continuare l’adattamento di Sherlock, ma in futuro vorrei anche pensare a qualcosa con una sceneggiatura originale. In ogni caso credo che lavorerò ancora per diversi altri anni su Sherlock, per cui non è ancora il momento di pensarci. In realtà non avevo neanche intenzione di diventare mangaka.


Shinji Kakaroth: Come mai usa come avatar il disegno di un piccione con gli occhiali?

Jay.: Gli occhiali perché porto gli occhiali, mentre il pennuto, perché a volte ho la testa un po’ per aria e dimentico le cose, e in Giappone è usanza pensare che gli uccelli siano fatti così e dopo tre passi si dimentichino le cose, quindi …un cervello di gallina!


Shinji Kakaroth: Che ne pensa di Napoli? Ha già mangiato qualcosa di buono?

Jay.: Davvero bella, senza contare che è tutto buonissimo. La prima sera sono andata in un ristorante e come antipasto è arrivata una pizza. Sono rimasta folgorata perché da noi sarebbe assurda una cosa simile.


Shinji Kakaroth: Qual è il suo sogno per il futuro?

Jay.: L’ultima volta che mi è stata fatta una domanda simile, credo che andassi alla scuola materna e volevo diventare una pasticcera. Adesso non so bene cosa sia il mio sogno per il futuro, per cui continuo a vivere ogni giorno così come sono e ne sono contenta.


Come sempre ringraziamo la Panini e Alessandra Marchioni per averci concesso l’intervista.

Vi rimando prossimamente con l’intervista al secondo mangaka ospite della manifestazione, ovvero l’ospite di casa Star Comics, Toyotaro.