Siamo a una settimana dalla conclusione della fiera più grande e visitata di tutta Italia. Quest’anno si è superato ogni record, complice il cinquantesimo anniversario e allo stesso tempo anche per la lunghezza allargata a cinque giorni molto intensi e pieni di incontri e impegni dedicati sia ai fan che alla stampa.
Come ogni anno ho partecipato ai Press Café di Lucca Comics, sfruttando al meglio questi momenti per fare tutte le domande che mi balzavano in mente, ed il primo appuntamento è proprio col sensei Kazuhiro Fujita, ospite di Star Comics, autore di Ushio e Tora, Karakuri Circus e Moonlight Act. Sono stato davvero felice dall’apprendere che il sensei era stato invitato per Lucca quest’anno e già mi leccavo i baffi per il press café che immaginavo si sarebbe tenuto come al solito e l’intervista privata che speravo mi sarebbe stata concessa dagli amici della Star Comics.
Allora bando alle ciance e partiamo con la versione scritta dell’incontro, e ricordandovi che in fondo all’articolo potrete trovare anche la versione video.
Nel 1996 si è chiusa l’epopea di Ushio e Tora, son passati 20 anni. Se dovesse riscriverlo oggi, che cosa cambierebbe?
Fujita: In realtà l’ho scritto con tutto il mio impegno, mettendoci tutto quello che volevo scrivere, quindi arrivato alla fine della serializzazione non avevo altro da aggiungere riguardo alla storia di Ushio e Tora. Spero che sia stato apprezzato dal pubblico e riguardandolo a distanza di tempo non cambierei nulla.
Assieme a Toshiki Inoue si è occupato della sceneggiatura della serie animata di Ushio e Tora. Ci può parlare come avete impostato questa nuova serie divisa in due tronconi?
Fujita: Avete seguito l’anime? (assenso totale) Ne sono felice. Inizialmente, quando ho saputo di dover affidare a Inoue la sceneggiatura ero un po’ preoccupato, perché bisognava riassumere in un anime breve tutto quello che avevo messo nel manga. Ho parlato impuntandomi con Inoue dicendo “Guarda, la mia preoccupazione principale è che tu riesca a trasporre e a dare il senso del mio manga e concentrarlo nei pochi episodi dell’anime.” Inoue mi ha risposto “Non ti preoccupare, io sono un grandissimo fan del tuo manga.” Poi ha realizzato la sceneggiatura e me l’ha sottoposta, sono rimasto molto colpito. Se fossi stato io, sono certo che non ci sarei riuscito. Mi scuso ancora con Inoue, perché è una persona molto timida e ci sarà rimasto un po’ male.
Shinji Kakaroth: Vorrei sapere il processo di creazione che ha dato origine a Karakuri Circus, ovvero da dove è nata l’idea di unire “circo” e “marionette”?
Fujita: Per prima cosa, complimenti per la maglietta, è molto figa.
Shinji Kakaroth: La ringrazio, l’ho fatta io.
Fujita: Davvero? Hai davvero un ottimo senso estetico per queste cose. L’idea è partita da quel che volevo fare, ovvero scrivere uno shonen manga. Chiaramente nel genere shonen il protagonista è un adolescente, un ragazzo, e nel caso di Karakuri Circus volevo realizzare la storia di una ragazza che riuscisse a trasmettere diverse emozioni come il coraggio, ed in particolare il senso di protezione verso un bambino. Per le marionette, diciamo che erano delle cose che avevo già inserito in Ushio e Tora, e quindi è stata un’idea momentanea di usare queste armi all’interno del manga.
Per quanto riguarda invece il circo, le marionette sono cose che spesso vengono usate nel circo. Il movimento che muove i fili ricorda molto quello di un alchimista o di un mago prestigiatore, per cui ho fatto diverse ricerche su marionette e circo e da lì è nata l’idea.
Sono un grande fan di Ushio e Tora, lo considero uno dei manga più interessanti del passato, ma ancora oggi ha elementi che lo rendono innovativo. Da una parte c’è la profondità dei personaggi e dall’altra l’espressività del volto di tutto il Giappone, perché questo viaggio di crescita del personaggio per tutto il Giappone è molto interessante e molto bello. Dietro c’è un grande lavoro di ricerca storica ma anche delle tradizioni sulle creature e la mitologia giapponese. Come si è documentato?
Fujita: Quando si parla di “mostri” e “Giappone“, c’è una forte correlazione, è una cosa diversa rispetto al mostro come lo definite in occidente. In particolare non ho fatto una grande ricerche perché tutte queste storie di mostri e personaggi sono cose presenti non solo nella mitologia giapponese, ma anche cose che mi venivano raccontate dai miei genitori e dai miei nonni. Come tutti i giapponesi sono cresciuto ascoltando tutte queste storie di youkai, un termine che ha un significato un po’ diverso. Ho sempre apprezzato questo genere di storia, quindi è nata abbastanza spontaneamente. In base a tutte le storie ascoltate e lette, ho creato Tora.
Vorrei farvi una domanda, voi che leggete Ushio e Tora come interpretate la figura dei mostri, come Tora? Perché io pensavo di aver scritto qualcosa solo per il pubblico giapponese, non credevo sarebbe stata recepita da tante persone.
Rispondo con una domanda. Lei è cosciente di quanto il suo lavoro abbia avvicinato al Giappone moltissima gente, che si trova qui in Italia e non conosceva questo tipo di leggende e tradizioni?
Fujita: Cercherò di darvi una risposta professionale. In Giappone ci sono tantissima mangaka, e assieme a questi ci sono i nuovi mangaka che cercano di emergere. Quando un mangaka disegna un manga, nel mio caso la serializzazione di Ushio e Tora era per Shonen Sunday, per cui quello che facevo era disegnare un manga per i lettori di Shonen Sunday in modo che si divertissero. Quando un mangaka scrive un manga, solitamente lo fa pensando ai lettori della rivista per cui scrive e non a un pubblico internazionale. Il resto è una conseguenza.
Sono davvero contento che avete letto il manga e avete avuto modo di approfondire il concetto di mostro giapponese.
Anche se i lettori italiani non conoscevano, prima di Ushio e Tora, gli youkai o le tradizioni giapponesi, la profondità delle emozioni e dei sentimenti che il sensei è riuscito a esprimere nel suo lavoro ha raggiunto i pori dei lettori di ogni paese, e di conseguenza ha generato un interesse verso di essi.
Fujita: In Giappone si usa molto dire ai ragazzini “se non finisci i compiti arriva questo mostro” o “se non vai a dormire presto arriva questo mostro“. Per me tutto questi mostri sono normali, perché fanno parte della mia cultura. Voi come l’avete interpretato?
Shinji Kakaroth: Anche da noi più o meno si dice la stessa cosa, tipo “se non vai a letto viene l’uomo nero e ti prende“, poi ogni paese ha i suoi.
Fujita: Datemi idee, vi prego, così le infilerò in un nuovo manga. E questo lo sapete cos’è?
Shinji Kakaroth: Oni!
Fujita: Anche in Karakuri Circus ci sono gli Automata con nomi come Pantalone e Colombina, che immagino per un italiano siano più facili da capire, ma davvero non riesco a capire come avete fatto a capirlo. Mi viene da piangere all’impegno con cui l’avete letto.
Che differenza c’è nel mondo del mercato del manga giapponese dagli anni ’90 rispetto ad oggi?
Fujita: Rispetto ai manga di 20 anni fa, sicuramente una cosa che non è cambiata nei lettori è il sentimento di attesa e la passione con cui leggono i manga. Secondo me la cosa che è cambiata maggiormente è che i lettori oggi vogliono tutto e subito, non so bene come esprimerlo. Se nei nuovi manga il lettore non trova subito qualcosa di interessante, vengono scartati. Devono avere qualcosa che li colpisca, tutto e subito, essere molto più d’impatto o non va avanti, mentre prima c’era più pazienza. Questo desiderio di avere tutto e subito si traduce in “voglio questo, ma se non lo posso avere lascia il tempo che trova”. In Italia non esistono i manga settimanali? Adesso sto disegnando un manga settimanale, se mettessi dei climax troppo diluiti nel tempo sarebbe dura. Bisogna trovare un certo equilibrio.
Nel 2012 ha partecipato a due raccolte di fondi per le vittime dello tsunami del terremoto del Tohoku. Uno è stata una gara di disegno realizzata col maestro Shimamoto Kazuhiko e poi una storia breve in Ushio e Tora in due parti. Come mai ha scelto proprio Ushio e Tora per questo nuovo one-shot?
Fujita: È stato un momento tragico per la storia del Giappone, in quel momento tutti cercavano di aiutarsi a vicenda e supportare in qualche modo. Io come molti altri mangaka ho tentato di dare supporto. In quel momento mi sono chiesto in che modo riuscirci e Ho scelto Ushio e Tora perché credo fosse quello più conosciuto e apprezzato, per cui non avevo una grande scelta. Ho saputo anche del terremoto che ha colpito di recente l’Italia, e questi sono esperienze che toccano tutti. Quando capita una sciagura simile e si perde la casa o persone care ci si domanda “perché doveva capitare a me?” Nel caso di Ushio e Tora “Arrivano i mostri e qualcuno mi sta punendo“, eppure le cose negative non sono collegati ai mostri di Ushio e Tora. Per cui dato che Tora è il demone che combatte e aiuta gli esseri umani era un modo per dire “fatevi forza”.
Shinji Kakaroth: Collegandomi alla sua domanda ne avrei una sul maestro Shimamoto. Il sensei Shimamoto ha disegnato Hoero Pen – Comic Bomber, altro titolo di casa Star Comics, in cui compare un personaggio ispirato a lei. Ha letto quel manga? Pensa che il sensei Shimamoto l’abbia ritratta realisticamente?
Fujita: Conosci bene i manga! La prima volta che vengo in Italia e scopro che conoscete anche Shimamoto. È una persona molto divertente. Anche se volessi lamentarmi di come sono stato rappresentato, non potrei, perché lui è il mio senpai. Anche se sono io il modello, non ho potuto muovergli alcuna critica al personaggio di Jubilo, che era una mia rappresentazione e gli ho detto per scherzo che era davvero irritante, ma non lo era affatto. Devo ammettere che abbiamo un bel rapporto di rivalità. Se hai domande per Shimamoto, dimmele che gliele riporto!
SK: Il suo manga è divertentissimo, solo che mi fa preoccupare, perché vi vedo sputare sangue e soffrire troppo!
Fujita: Grazie, riferirò a Shimamoto che gli italiani si stanno preoccupando della sua salute. Se gli faccio sapere che siamo diventati famosi immagino che comincerà a tirarsela.
C’è qualche mangaka attuale che apprezza? Chi potrebbe essere un suo erede?
Fujita: Io non sono il top di tutti i mangaka. A me piacciono i manga che disegno io. Mi piacciono moltissimi disegnatori e spesso quando leggo manga più divertenti dei miei mi mortifico. Ad esempio Kaoru Mori, che è ospite qui a Lucca. Manga come Emma o Shirley, così calmi e tranquilli li trovo davvero interessanti, ma non riuscirei mai a realizzarne uno. Io disegno manga d’azione pieni di violenza, ma trovo eccezionale chi riesce a creare storie così emozionanti che coinvolgono così emotivamente i lettori. Altre volte ad esempio mi capita di vedere un manga dello stesso genere dei miei e mi trovo a pensare “Maledetto, ho perso! Hai fatto meglio di me!”
Shinji Kakaroth: Prima le ho chiesto della creazione di Karakuri Circus, invece adesso vorrei chiederle della creazione di Moonlight Act. Ovvero, come l’è venuta in mente l’idea di creare una serie con base fiabe occidentali e orientali?
Fujita: È una sorta di ritorno alle storie di quando ero bambino di cui accennavo prima, soprattutto i primi tre volumi. Sono voluto ritornare sulle fiabe che leggevo da piccolo e dicevo “poverini” ai personaggi vessati dalla malasorte. Scrivo con questo sentimento da bambino perché scrivo per ragazzi. “Bambino” è il termine per “kodomo“? È davvero carino.
E con questo si chiude il primo Press Café, vi do appuntamento prossimamente per il secondo incontro a colazione con gli autori in cui è stata ospite Kaoru Mori.
Bella intervista
Anche alla conferenza pubblica il sensei è stato simpaticissimo