Lucca Comics 2015: Press Café con Usamaru Furuya

Ormai sono passate quasi tre settimane, ma scommetto che ancora alcuni di voi stanno passando i postumi del Lucca Comics di quest’anno, e magari hanno ancora manga, poster o figure da sistemare da qualche parte nella propria cameretta. Ebbene, con questi Press Café vorrei farvi ritornare in mente i bei giorni andati e incuriosirvi con le domande poste agli autori. L’autore che ha inaugurato i Press Café di quest’anno è stato Usamaru Furuya, ospite della casa editrice RW Edizioni.


Come ha ideato la storia de La crociata degli innocenti?

Furuya: Vi ringrazio d’avermi invitato ad una manifestazione così importante. Ieri sono arrivato e non mi aspettavo la bellezza di questa città. Mi sono subito affezionato e sarà questa tensione positiva, ma credo di aver mangiato troppo e non sto troppo bene con lo stomaco, per cui scusatemi in anticipo se a un certo punto sarò costretto a lasciarvi. La prima volta ho visto la crociata dei ragazzi su un programma di History Channel. Il programma girava su una speculazione sulla reale esistenza di questa spedizione, e mi ha messo addosso una curiosità di scoprire questa crociata. Il programma l’ho vista 10 anni prima di cominciare il mio manga, per cui credo che sia rimasta in una parte del mio cervello. Il programma, sorvolando se fosse una leggenda o la verità raccontava di questi ragazzini di 12-13 anni che erano partiti per combattere e alla fine erano stati venduti come schiavi, una vicenda davvero triste, degna di essere trasposta in manga. In seguito mi è venuta la curiosità di approfondire le ricerche anche sulla Shinsengumi (uno speciale corpo di polizia istituito durante lo shogunato al fine di contrastare i sostenitori dell’Imperatore), per cui ho avuto l’idea di riuscire a mescolare le due cose. Perché la Shinsengumi era nata con una volontà genuina e sacra, di salvare il Giappone. Ma pian piano, come tutte le cose, questo scopo iniziale è andato scemando, attraverso conflitti. Questo modo di essere molto umano si avvicina a questo gruppo di ragazzi che vanno a combattere per uno scopo più aulico. Per me, che vivo in Giappone, è stato molto difficile creare una storia sulla crociata, visto che è difficile documentarsi, anche con i miei limiti di tempo, per cui mi sono rivolto a un esperto di storia europea. Proprio così sono venuto a sapere che all’epoca non esistevano i bottoni e grazie a lui, ho scoperto il sistema dei cavalieri templari. Anch’io ho letto tanti libri su come sono state costruite le chiese all’epoca, per cui con tutte queste documentazioni ho potuto costruire dentro di me un mondo del 1200, per cui ho paura di far leggere questa storia a un europeo.

Lei ha adattato a fumetti due opere in particolare, Jisatsu Circle e Lo Squalificato. Per Jisatsu Circle è stato Sion Sono a chiederle l’adattamento, e le ha dato mano libera, mentre per Lo Squalificato ha dichiarato che l’ultima tav0la finale l’ha cambiata  per dare una sensazione di speranza che non c’era nel romanzo originale, quindi com’è stato il processo di adattamento di queste due opere?

Furuya: Innanzitutto all’epoca delle superiori mi è piaciuto molto Osamu Dazai, lo scrittore di Ningen Shikkaku (Lo Squalificato). Il caso ha voluto che la mia scuola si trovasse vicino al canale di Tamagawa, dove viveva e si è suicidato quello scrittore e ogni giorno, camminando vicino al fiume pensavo a lui. Piuttosto che adattare il romanzo originale, ho pensato a come avrebbe reinterpretato il maestro Dazai il suo romanzo in tempi moderni. Se avete letto l’adattamento, avrete notato che ho dato 100 pagine all’episodio in cui il protagonista si droga e crolla come essere umanao, perché volevo esprimere e disegnare quanto e come una persona può decadere. Alla fine, forse a causa del mio carattere, non ho voluto far finire la storia nella completa disperazione, per cui anche in Jisatsu Circle, Hikari Club o La Crociata degli Innocenti mi piace lasciare sempre un pizzico di speranza o non mi piace. Per Jisatsu Circle invece il regista stesso mi ha fatto la richiesta per far promozione alla storia. Per cui dopo aver visto il film di Sono, il contenuto è davvero difficile da interpretare. Quindi ho detto al regista che avrei tenuto la prima scena, in cui 50 alunni si gettano sotto il treno mano nella mano, ma nel resto della storia avrei fatto come volevo, e il regista ha acconsensito. Adesso il regista Sono gode di fama internazionale, ma all’epoca era ancora un regista senza soldi e voleva fare qualsiasi cosa per far promozione al suo lavoro. L’unica cosa negativa è che mi ha dato solo un mese di tempo.

Tra i vari personaggi deviati di Hikari Club in quale si rispecchia di più?

Furuya: Tra i ragazzi ce n’è uno con un occhio bendato, Dafu, credo che gli interessino molto le ragazze, ma lui non ci prova proprio per timidezza e credo che questo rispecchi il me stesso all’epoca delle scuole medie. Per timidezza non avevo coraggio ad approcciare le ragazze, ma se si addormentavano magari andavo a stuzzicarle.


Sono rimasto molto colpito da Genkaku Picasso e volevo sapere se il sensei si rispecchia il protagonista essendo esperto d’arte, e qual è il suo artista preferito.

Furuya: A me piace molto Leonardo da Vinci. Quando avevo 25-26 anni, prima di diventare professionista avevo proposto una storia su Leonardo, ma ho avuto una risposta negativa dall’editor, però un giorno spero di scrivere una storia su di lui. Un altro è Botticelli, e in Giappone è giunta una sua mostra e quando sono andato a visitarla sono rimasto senza parole, completamente incantato. Questo per quanto l’arte classica, ma il mio ruolo è anche quello di insegnante d’arte contemporanea e mi piacciono anche diversi artisti contemporanei. Uno tra questi è proprio Gerard Richter, e mi piace il suo modo di essere artista, con opere concrete e altre astratte, sfruttando una tecnica molto avanzata.


Più che una domanda, la mia è una proposta. Il maestro ha detto che gli piace Leonardo da Vinci, per cui lo invito a visitare una mostra qui a Lucca sulle opere meccaniche funzionanti di Leonardo.

Furuya: L’ho già saputo.

Dal momento che il maestro è un docente di storia dell’arte, qual è il riconoscimento del manga all’interno del suo paese, ovvero se è riconosciuto al pari di un’arte oppure di serie B.

Furuya: In Giappone l’arte viene poco considerata all’interno della società, per cui c’è poca gente in grado di vivere solo d’arte. Recentemente c’era una tendenza degli artisti che hanno iniziato a prendere volontariamente l’influenza dai manga. Per cui credo che sia una volontà di ideare un nuovo modo di vedere l’arte. Conoscerete la storia del Giappone, ovvero dopo che il Giappone ha aperto i suoi porti, è entrata tantissima arte europea. Credo che questa tendenza sia una proposta per far nascere una nuova tipologia di arte giapponese. Questa domanda nasce dal fatto che sei italiano, e l’arte fa parte della vostra cultura, mentre in Giappone non funziona così. Il manga ha un mercato enorme, per cui il manga è entrato nella vita quotidiana e nella nostra società. Il manga è qualcosa di naturale e del quotidiano, mentre l’arte solo di pochi gruppi di gente. In Giappone arte e manga sono due cose distinte. Io nasco come artista e leggevo sempre manga ammirando il mercato.


Per quale sua opera vorrebbe essere ricordato tra 100 anni?

Furuya: Penso che i manga, non specificatamente i miei,  non rimarranno dopo 100 anni, perché questo è il destino di ogni opera commerciale. Ma penso che il valore delle tavole originali rimarrà. Adesso produco le tavole mescolando l’analogico e il digitale, ma la mia prima storia è tutta fatta a mano, per cui penso che abbia più valore delle altre. Penso che i manga non esisteranno in eterno.


Tutti gli artisti cominciano a disegnare da bambini e hanno degli eroi. Che tipo di disegni faceva a 4-5-6 anni? Disegnava panorami naturalistici o degli eroi dei manga?

Furuya: Quando avevo 9-10 anni ho iniziato a disegnare manga, come Osamu Tezuka. Quando invece ne avevo 4-5, appena prendevo in mano un pennarello o una matita, disegnavo sulle pareti di casa, con il permesso dei miei genitori. In Giappone inoltre c’è l’abitudine di inviare un biglietto di auguri per Capodanno, per cui una volta l’anno potevo disegnare più di 100 cartolline, così riuscivo a sfogarmi.


Le opere Palepoli e Plastic Girl, penso che rappresentino per la maggior parte il suo background artistico e la passione per il post-modernismo. Volevo sapere se in futuro tornerà ad affrontare queste tematiche in un altro manga.

Furuya: Al momento vorrei tornare al punto d’origine, per cui non manga, ma proprio alla pittura ad olio. Per quanto riguardo i manga, molti si dirigono verso la produzione digitale, per cui diventerà come la musica via iTunes, per cui pagando poco si può scaricare il manga da un digital store. Questa tendenza verso il digitale permarrà ancora, mentre al momento mi interessa di più il lavoro manuale, che rimane fisicamente. Può darsi che per 5 annetti rimarrò nel mio studio senza uscire a dipingere.

Prima ha detto che le interessava come una persona può decadere, aggiungendo un pizzico di speranza. Le interessa ancora questo tema?

Furuya: Prima ho avuto il desiderio di disegnare questa Crociata degli Innocenti, ora mi interesserebbe disegnare la storia di un circo. Quando ho una situazione particolare che mi viene voglia di raccontare, costruisco i personaggi e a farli scontrare tra di loro e da cui poi creo la storia. Dentro di me forse ho qualcosa che inconsciamente mi fa amare questa “decadenza”, ma non so davvero perché. Magari la prossima potrebbe essere una storia allegra. Io sono cresciuto nel periodo in cui alcuni credevano alle predizioni di Nostradamus, ovvero che il 1999 sarebbe finito il mondo. Forse la causa potrebbe essere proprio per questo, visto che sono cresciuto dalle elementari e medie con questo pensiero.


Qual è il tipo di manga che l’ha ispirata?

Furuya: Direi che tantissimi autori mi hanno influenzato. Quando ho lavorato a Palepoli ho inserito tante tecniche di artisti differenti e parodie di alcuni manga, per cui potremmo dire che non c’è nulla di originale. Però anche con tante influenze, credo che nel fatto che sia stato io a disegnare si sia dimostrata la mia originalità. Anche per Hikari Club, ho volontariamente imitato il modo di disegnare di Maruo Suehiro, e imitando una tecnica comunque riesco a notare la mia originalità e il mio gusto. Per esempio per La Crociata degli Innocenti non sono influenzato solo dai manga ed anime, ma ho ideato i personaggi prendendo spunto dalle Dollfie, delle bambole artigianali. Perché queste bambole hanno grandi occhi chiari e innocenti, per cui davvero adatte per rappresentare i ragazzi. In questo modo volevo mostrare una specie di teatro fantastico delle bambole. Anche Osamu Tezuka, Sachie Eguchi e Hideo Azuma mi hanno influenzato. Durante le scuole superiori mi piaceva Maruo Suehiro. Poi Kazuo Miyanishi. Non posso dire un solo nome, perché sento che tutti mi hanno un po’ influenzato.


Bene, ci vediamo presto per un altro Press Café! ^_-