Ed eccoci ad un nuovo appuntamento con le interviste fatte a Lucca. Questa volta c’è un’altra ospite che abbiamo incontrato grazie alla disponibilità di Alberto Galloni e degli amici di Magic Press, ovvero Yonezu Nekota.
Per decisione personale della Nekota, ci è stato richiesto di non pubblicare foto che la ritraggono e neppure video, per cui ci atteniamo di comune accordo a queste disposizioni.
Shinji Kakaroth: Quando è nata la sua passione per il disegno?
Yonezu Nekota: Sin da piccola, appena ho cominciato ad avere coscienza di me, mi sono interessata al disegno. Siccome mi piaceva disegnare sulle pareti di casa, ricordo mia madre che ci attaccava dei fogli bianchi, così non le sporcavo le pareti mentre disegnava.
Shinji Kakaroth: E riguardo ai manga?
Yonezu Nekota: Ho cominciato a leggere i manga quando avevo circa 10 anni e frequentavo la quarta elementare, ma anche prima di cominciare a leggere manga, facevo la divisione in vignette come fosse un manga, anche se erano disegni molto semplici. Invece ho cominciato in prima media a disegnare un manga vero e proprio col pennino.
Shinji Kakaroth: Quando ha iniziato a disegnare sul serio, prima di diventare professionista, faceva doujinshi, giusto?
Yonezu Nekota: A 14 anni una mia amica mi ha portato una doujinshi di Yuyu Hakusho, e leggendola ho pensato “Una cosa simile posso farla anch’io!” Così ho cominciato a disegnare doujinshi.
Shinji Kakaroth: Di quali serie ne disegnava?
Yonezu Nekota: Yuyu Hakusho e Ruroni Kenshin, poi tra le serie più lunghe che ho continuato a disegnare c’è Naruto e Prince of Tennis.
Shinji Kakaroth: Ha intenzione di continuare Miwaku Shikake Amai Wana oppure Sensei wa Dummy?
Yonezu Nekota: Sì, ho intenzione di continuarle entrambe, prima o poi.
Shinji Kakaroth: Come mai alcune sue opere originali escono come Doujinshi durante i Comiket?
Yonezu Nekota: Quando devo disegnare un manga su delle riviste commerciali, sono costretta a pensare alla natura del volume che verrà pubblicato, quindi cercare di far divertire il lettore, farlo interessare. Per cui realizzo una storia con un climax, che viene superato e s’arriva alla conclusione del volume in questione. Invece nelle doujinshi posso scrivere quello che mi pare, liberamente. È qualcosa a parte, uno spazio dove posso dare sfogo alle idee che mi vengono senza dover pensare alla natura del volume o al pubblico. Insomma, lo faccio quasi solo per passione e svago. Posso dire lo stesso anche a livello di pubblico, quando scrivo per una rivista commerciale, devo pensare al target del pubblico della rivista e quindi cercare di disegnare qualcosa che possa piacere ai lettori, per cui se il livello fosse più alto di quello della rivista a volte non va bene. Invece il pubblico delle doujinshi sono appassionati proprio di quella serie, per cui se supero i limiti che mi sono imposti dalla rivista, apprezzano lo stesso il mio lavoro.
Shinji Kakaroth: Le piace l’Italia? Cosa ha mangiato in questi giorni? Quale cibo l’è piaciuto di più? Ci tornerebbe?
Yonezu Nekota: Amo tantissimo l’Italia, questa è la seconda volta che vengo in Italia e ho avuto occasione di mangiare tante cose, specialmente la pasta, sempre favolosa in Italia. Inoltre anche la caprese, visto che sia la mozzarella che pomodori e altri ingredienti sono più saporiti. Certo che tornerei.
Shinji Kakaroth: Che ne pensa dei suoi lettori e del suo pubblico?
Yonezu Nekota: Secondo me i mangaka si dividono principalmente in due categorie: chi disegna quello che vuole disegnare e i calcolatori, che pensano cosa vorrebbe leggere il pubblico e piacere ai lettori. Tra queste due categorie, sono più il secondo tipo di mangaka, infatti ci tengo sapere cosa piace leggere ai miei lettori e mi piace quando mi scrivono o mi dicono cosa hanno apprezzato dei miei lavori, o mi fanno richieste.
Shinji Kakaroth: Nel campo delle doujinshi, ha intenzione di farne su serie di cui abbiamo visto fanart sul suo accout Twitter e Istagram, come Kuroko no Basket o Shingeki no Kyojin?
Yonezu Nekota: Preferisco gustarmeli come lettrice e quando mi viene voglia di disegnare qualcosa, faccio un disegno e poi lo pubblico su Istagram o Twitter. Quando disegno, ci metto tutta me stessa quindi se disegnassi doujinshi di queste due serie non riuscirei più a scrivere serie commerciali e starei ferma anni e anni ad impegnarmi con passione a lavorare solo su quelle doujinshi.
Shinji Kakaroth: Oltre queste due serie, che altri manga legge solitamente?
Yonezu Nekota: I am a Hero di Hanazawa Kengo, in questo momento sto attendendo il nuovo volume e appena torno in Giappone mi fiondo a comprarlo, perché non vedo l’ora di leggerlo.
Shinji Kakaroth: È riuscita a farsi fare l’autografo?
Yonezu Nekota: Non ancora, ma più tardi ci vado.
Shinji Kakaroth: Ci può parlare della sua esperienza al Comiket? È andata come venditrice, giusto?
Yonezu Nekota: Al Comiket ci vado per interesse personale, ovvero per vendere quello che scrivo nel tempo libero e comprare doujinshi interessanti. Ma quando ti aumenta il numero di lettori, diventi come una piccola casa editrice e cominci a preoccuparti se è andato tutto bene in stampa, se la serie piacerà e se venderai. Per cui per certi versi è un po’ stressante e deprimente, visto che si inizia ad andarci per divertimento personale, che però si trasforma quasi in un lavoro, per cui se ti seguono in tanti sei costretta a cambiare un po’ le prospettive.
Shinji Kakaroth: Quando le sono state fatte richieste per la pubblicazione dei suoi manga in varie nazioni, tra cui anche l’Italia, cosa ha provato?
Yonezu Nekota: Ad essere onesta, all’inizio ero un po’ preoccupata e insicura. Mi chiedevo “Ma venderanno?” Mi chiedevo se le mie opere riuscissero ad essere recepite anche all’estero, per cui sentivo un po’ d’ansia.
Shinji Kakaroth: Per disegnare, oltre che calcoli sui lettori a cui mira, ha altre ispirazioni come il mondo della musica o dei film?
Yonezu Nekota: Traggo ispirazione da qualsiasi cosa, ad esempio due ragazzi che camminano accanto per la strada mi fanno pensare “Come sono carini insieme!” per cui mi viene l’ispirazione per una scena particolare. Ad esempio Mousou Elektel è nato proprio così, ho visto due amici d’infanzia che parlavano in maniera molto confidenziale e animata, per cui ho pensato “Potrei fare un manga su due amici d’infanzia!”
Shinji Kakaroth: Qual è il suo sogno per il futuro?
Yonezu Nekota: Amo tantissimo il cinema e uno dei miei sogni sarebbe come coronamento della mia carriera, se facessero un film live o un drama dai miei manga.
Ringrazio nuovamente la Magic Press, oltre a Andrea e Ilaria, due mie care amiche fan della Nekota, che mi hanno aiutato a sviluppare questa intervista e ovviamente ci risentiamo per la prossima intervista!
E voi conoscevate Yonezu Nekota? L’avete incontrata? Vi siete fatti fare un autografo?
Nonostante l’impedimento messo dalla Magic Press, sono riuscita a prendere ben 2 autografi (mettendo insieme i manga di 3 persone per riuscire ad arrivare a 40 euro…).
anche a me piaceva disegnare sui muri, ma mia madre non era molto d’accordo.