L’Incontro

L’Incontro

É difficile spiegare come siamo arrivati a questo punto.

É cominciato tutto sette mesi fa.

In un’assolata giornata di maggio.

Quando lo incrociai per caso… era il mio destino.

L’Incontro

– capitolo 1° –

Era una bellissima giornata di metà maggio.

Il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano felici ed io… be’, io mi dedicavo ad una delle mie attività preferite.

Lo shopping!

Ma lasciate che mi presenti: Mi chiamo Mina Aizawa, ho sedici anni, i miei capelli sono blu scuro e i miei occhi castani.

Sono una ragazza ricca e raffinata, ed odio tutto ciò che è comune.

Sarà per questo che sono una delle Mew Mew? E da moltissimi anni, ormai.

Quella era una mattina come tutte le altre, o così credevo.

Dopo un’intensa mattinata di shopping, decisi di fermarmi a pranzo in un locale del centro.

Era la prima volta che ci andavo.

Era una localino abbastanza lussuoso, con poche persone sedute a mangiare, tutte dall’aspetto raffinate come me.

Si, ero capitata nel posto giusto.

Mi sedetti ed aspettai il cameriere per dargli la mia ordinazione, mentre mandavo un messaggio al mio idolo, nonché compagna di squadra, Pam.

– Scusa, potrei sapere che ore sono? -, mi chiese improvvisamente una voce maschile, con il più dolce dei toni.

Controllai il display del cellulare.

– Ehm, si, manca un quarto d’ora alle due -, risposi, alzando lo sguardo.

Sgranai gli occhi e rimasi a bocca aperta.

Era il più bel ragazzo che avessi mai visto.

Aveva i capelli e gli occhi neri come la pece, la pelle bianca, era alto e magro.

Insomma, era perfetto!

Indossava una camicia bianca, dei jeans blu e delle scarpe da ginnastica nere.

– Grazie -, disse, sorridendomi.

Anche il suo sorriso era splendido.

– Di… di niente -, gli risposi, imbarazzata.

Ero sorpresa di essere riuscita a spiccicare parola.

Continuavo a fissarlo, pur sapendo che prima o poi se ne sarebbe accorto.

E così fu.

– Ho qualcosa che non va? -, mi chiese.

– Eh? Oh, no, no, no, no… no, non hai niente che non va, no -, risposi balbettando.

Okay, stavo facendo una figura tremenda.

Mi stavo comportando peggio di quell’imbranata di Strawberry quando parlava con Mark.

Dovevo darmi una regolata. Quella non ero io.

Non potevo diventare “Strawberry 2, la vendetta”.

Sorrisi tra me e me, come se mi fossi appena raccontata una barzelletta.

– Senti, scusami, potrei sedermi qui con te? -, mi chiese all’improvviso.

– Come? Qui… con… me? -.

– Dovevo pranzare con un mio amico, ma mi ha dato buca. Potrei pranzare insieme a te? Se non ti disturba -, mi spiegò.

Sentii le mie guancie infiammarsi.

– Ma… ma certo. Pre… prego, accomodati pure -.

Ecco, avevo ricominciato a balbettare. Ero diventata Lory 2, adesso?

– Grazie… -, si bloccò, guardandomi negli occhi.

– Ehm, Mina. Mi chiamo Mina Aizawa -, mi presentai.

– Okay. Allora, grazie Mina -.

Sorrise di nuovo e si accomodò di fronte a me.

– Prego… -.

– Kei. Sono Kei Suzuki -, rispose con uno sguardo magnetico.

– Piacere -, sussurrai, distogliendo, a fatica, lo sguardo.

Fu il pranzo più teso e imbarazzante della mia vita.

Non riuscivo a pronunciare una frase di senso compiuto, ogni volta che mi sorrideva o mi guardava io arrossivo come un pomodoro.

Non mi ero mai sentita così impotente.

– Offro io -, esclamò a fine pranzo.

– Eh? No, scherzi? Non serve, pago io -, risposi.

– No, davvero. In fondo, hai lasciato che pranzassi con te pur essendo un perfetto estraneo. É il minimo che io possa fare per ringraziarti -.

Si alzò e si diresse alla cassa.

Feci lo stesso e controllai l’ora sul mio cellulare.

Erano già le tre e mezza. Il tempo era volato.

Dovevo sbrigarmi a tornare a casa. Alle quattro sarebbe iniziato il mio turno al Cafè Mew Mew.

– Bene, ho fatto -, mi disse.

– Be’, è stato piacevole pranzare insieme a te. Almeno non mi sono annoiata a pranzare da sola -, gli dissi, cercando di rimediare alle tremende figuracce che avevo fatto nell’ora precedente.

– Si, anch’io la penso come te. Be’, allora, spero di rivederti presto, Mina -, mi disse, sorridendomi. Era un sorriso un po’ freddo, ma comunque splendido.

– Si, anch’io -, sussurrai.

Mi sorrise un’ultima volta e poi si dileguò, più in fretta della luce.

Corsi fuori dal locale per vedere da quale parte fosse andato, ma la folla mi copriva la visuale.

Un po’ sconsolata, chiamai per farmi venire a prendere.

Arrivai al Cafè Mew Mew con dieci minuti di anticipo.

Avevo camminato più veloce del previsto.

Entrai, ancora un po’ mogia ma ugualmente felice, nel locale, dove Kyle venne a salutarmi contento.

– Buongiorno, Mina! Già qui? Sei arrivata presto -.

– Già, oggi ho fatto in fretta. Ho camminato alla svelta! -, risposi, un po’ troppo euforica.

Dovevo contenermi. Non volevo certo subire un interrogatorio.

Soprattutto da Strawberry e le altre. Già immaginavo cosa avrebbero fatto per farmi parlare.

– Oh, ciao Mina, già qui? -, mi chiese Ryan, avvicinandosi a Kyle.

– Ehm, già! Io vado a cambiarmi! -, dissi, correndo verso i camerini.

Mi guardai allo specchio. Ero completamente rossa.

Dovevo smetterla di pensare a lui. Non l’avrei più rivisto, ne ero certa.

Avevamo solo pranzato insieme, non era successo niente di così importante.

Dovevo smetterla di pensare a lui.

Tanto, che lo volessi o no, come avrei fatto a rivederlo?

Sapevo solamente il nome, fine.

Le mie ricerche sarebbero state comunque inutili.

– Ciao, Mina -, mi salutò pacata Pam.

Non mi ero accorta della sua presenza.

Mi voltai ed estrassi un sorriso gioioso.

– Buongiorno a te, Pam -, le risposi. – Tutto bene? -.

– Si, sono solo un po’ stanca per via del triplo lavoro. E tu? Mi sembri parecchio felice -, osservò.

Accidenti a me e a quando l’avevo salutata in quel modo euforico.

– Eh? No, ma che vai a pensare. Sono sempre io! Sto benissimo, davvero. Tutto come al solito -.

Ma perché blateravo certe cose senza senso?

Pam sorrise e mi si avvicinò.

– Scommetto che hai conosciuto un bel ragazzo -, esclamò.

Ecco. Desiderai con tutta me stessa di essere fulminata.

– Ehm… adesso non farti strane idee… abbiamo solo pranzato insieme… e comunque, dubito che lo rivedrò -, le sussurrai, un po’ rattristita.

– Come fai a dirlo? -, mi chiese piegando leggermente la testa.

– Lo so e basta. Senti, non farne parola con le altre, d’accordo? Comincerebbero a riempirmi di domande… ti prego, Pam -.

– Va bene, come vuoi -, mi rispose, con un tono un po’ confuso.

In quel momento arrivarono le altre.

Giusto in tempo.

Mi allontanai e presi la mia divisa, cominciando a chiacchierare con Lory e Strawberry.

Cercavo di distrarmi, di non pensarci, ma il suo volto, pur avendolo visto solo per un’ora e mezza, era impresso nella mia mente. Ogni più piccolo particolare.

Decisi di fare un ultimo tentativo, di tornare in quel locale.

Forse, almeno per l’ultima volta, la fortuna sarebbe stata con me.

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