Megami Kouhosei (jap)

Tratto dal manga di Yukiru Sugizaki questo Megami Kouhosei è un anime che ha i crismi per sfondare, anche qui in Italia, ma…
Perché ho iniziato così questa recensione? Beh lo scoprirete leggendola.

Innanzitutto partiamo dalla storia, parecchio accattivante, che si dipana e si svela lentamente durante il susseguirsi degli episodi.

Siamo nel 4084 e l’umanità si trova ad un punto critico. Dopo essere riuscita a colonizzare numerosissimi pianeti e a fondarne di artificiali, chiamati colonie, si trova ad affrontare un rivale sconosciuto e fortissimo, le VICTIMS, dei grossi animali che, viaggiando a velocità della luce, puntano verso tutti i pianeti colonizzati dalla Terra per distruggerli. Per quale motivo? Nessuno lo sa né conosce la loro provenienza (o almeno così sembra), ma gli esseri umani non possono restare con le mani in mano e lasciare che tutti i pianeti vengano distrutti. Così creano dei mech denominati Goddess, “Dee”, per difendere le colonie e l’ultimo pianeta rimasto, Zion, dalla minaccia delle Victims.

A pilotare queste 5 dee, ci sono 5 ragazzi tra i 15 e i 17 anni ognuno con capacità particolari e dotati di un EX, una sorta di potere extrasensoriale che gli permette di utilizzare al meglio la possente macchina.
Il protagonista della storia è Zero Enna, un ragazzino di 14 anni, il cui unico scopo è diventare un pilota di Ingrid (un altro nome dato alle Dee), che si ritrova ad essere selezionato per diventare un Candidato pilota e quindi mandato sulla nave spaziale GOA (la Goddess Operator Academy) dove imparerà a pilotare gli Ingrid e a sviluppare il suo EX.

Questa è la storia per sommi capi, simpatica e interessante e con spunti che possono far elevare l’attenzione dell’ascoltatore. Uno di questi è ad esempio l’astio che intercorre tra Zero Enna e Hied Gner (candidato pilota #87), che si riscontra dall’inizio del primo episodio e si dipanerà per tutta la prima serie tv, poi vi è il rapporto tra tecnico dell’Ingrid e Pilota.

L’autore ha voluto infatti porre l’accento su questo legame, indicandone un punto su cui eventualmente dipanare una vicenda sentimentale. Infatti se i piloti (eccezion fatta per il pilota della Dea #1) sono tutti maschi, i tecnici sono tutte femmine di pari età e quindi in un rapporto lavorativo così forte è indubbio che si instaurino certi tipi di rapporti, che nei silenzi tipicamente nipponici sfoceranno in scenette molto comiche tra Zero e la sua controparte Kyzna (che ha le orecchie da gatto).

L’accento va però puntato principalmente sui richiami più o meno fortemente voluti. Non so fino a quanto si sia voluto omaggiare gli autori che hanno fatto scuola di anime negli ultimi 20 anni, ma qui si sfiora la scopiazzatura bella e buona, non c’è uno spunto che non sia di provenienza di qualche altro anime.

Cominciamo con le VICTIMS la cui origine ignota richiama a tutti i più noti ANGELS di Evangelion, poi il personaggio di Clay Cliff Fortran che è tale e quale a Jean di Fushigi no Umi no Nadia (Il mistero della pietra azzurra), poi le Goddess che sono tali e quali ai mech di Xenogears, poi l’anima delle Goddess in cui c’è una non ben precisata persona come in Eva e potrei continuare all’infinito, citandovi l’acqua, il liquido tipo LCL di cui si servono nel cockpit la connessione neurale etcera etcera.

Capisco che Evangelion ha fatto storia… ma qui si esagera.

A parte queste pecche però la storia scorre decentemente, la regia è molto buona e inframezza i sogni di Zero (o si chiama REI?) con le vicende reali e in più infila durante gli episodi degli enigmi che verranno spiegati negli episodi successivi. Con questo stratagemma l’interesse è sempre ben alto e non scema.

Una cosa interessate da dire è che i mech sono interamente realizzati in CG: il che può essere un vantaggio e lo si riscontra nel duello tra i Pro-Ingrid, in cui la pesantezza e il realismo la fanno da padroni, ma può essere anche uno svantaggio quando la commistione tra 2d e 3d non viene fatta eccellentemente.

In particolare, molte volte i Mech sono troppo lucenti e sembrano quasi di plastica, inoltre ogni volta che si sovrappone un Ingrid ad un personaggio disegnato nel modo classico lo stacco è troppo vistoso e stona parecchio (Roba del genere l’avevamo gia vista in Blue Submarine n°6). Inoltre come si sa la CG costa e il budget limitato ha fatto ricorrere la regia troppo spesso ad una ripetizione delle immagini. Ne risulta che i movimenti degli Ingrid sono sempre gli stessi e i combattimenti non eccellono.

La regia fa i salti mortali per mascherare il tutto e alcune chicche sono da applauso, ma vedere alcune scene ripetute tre volte in 5 minuti ti fa venire il volta stomaco. Strano questo fatto perché dietro ci siano due studi, che nella maggior parte dei casi hanno fatto ottimi lavori: la XEBEC e la PRODUCTION I.G. hanno prodotto anime pluridecorati negli ultimi anni tra cui Nadesico, Love Hina o Noir, Flcl e Jin-roh, scadere così lascia perplessi.

Non mi so spiegare proprio perché si sia lasciato andare così, l’elemento combattimento, capisco che si voleva indirizzare la storia più sulla crescita di Zero e sui problemi d’infanzia di Hiead, ma trovarsi a staccare dal 2d con delle animazioni in CG che in certi punti lasciano il dubbio su perché la si sia voluta utilizzare se non si disponeva di un budget adeguato, è frustrante. Le musiche non hanno pecche, ottime le bgm di sottofondo, molto carina la sigla finale CHANCE. Da rilevare come le BGM passino da tinte cupe ad altre molto più sobrie accompagnando alla perfezione le immagini. Forse la cosa più positiva dell’anime.

Cosa altro c’è da dire?
Messa così Megami Kouhosei meriterebbe una bocciatura e soprattutto dal lato tecnico, tuttavia lascia degli spiragli che, se verranno sviluppati decentemente nella seconda serie, potranno risollevarla ad una sorte ben più meritevole, in particolare la relazione tra Kuro Roboudo, creatore del progetto GOA, Teela Zain Elmes e Zero Enna, chi è la ragazza che Zero sogna e che chiede di trovarla e in finale la relazione tra Zero e Kyzna e Hiead e Ikhny. Se tutto questo non sarà scontato l’anime sarà apprezzabile anche oltre il lato tecnico che lascia perplessi, altrimenti merita un grandissimo insulto.

Non vi avevo detto, infatti, che la prima serie di 12 episodi si conclude lasciando tutte le porte aperte:
perché Zero vuole diventare così morbosamente pilota, cosa c’è dietro le Victims?

E perché si chiamano così?

Perché sono stati cancellati tutti i dati dei Candidati dal mainframe del GOA?

A questi dubbi ci risponderà la seconda serie, su cui si sta già lavorando.
Se riuscite a reperire questo anime, guardatevelo con piacere, vi divertirete molto a riscontrare i numerosissimi richiami agli altri anime e a scervellarvi su una possibile conclusione e sui rapporti di Zero con i capoccia del GOA.

Non scervellatevi troppo però, c’è di meglio in giro e un anime che ancora non ha visto la fine è un anime per metà.

Recensione di Massimo Valenghi