“…E sareste come Dio…” (Gn 3, 4). I manga tra teologia e transumanesimo.
È ormai cosa risaputa che i manga, fenomeno letterario giapponese, e gli anime, la relativa trasposizione animata, attingono riferimenti dal lessico e dalle immagini religiosi cristiani. Sono molti i manga tra teologia e transumanesimo, basti pensare per esempio all’albero Makaiju presente negli episodi filler dell’anime della seconda serie animata di Sailor Moon, una chiara allusione grafica all’albero di Genesi 2, 17. Anche se poi intessuto di elementi di tipo esoterico la pianta in questione infatti, chiamata anche albero demoniaco, inizialmente si nutriva di energia umana che alla fine verrà sostituita con l’amore, l’unica energia che teneva in vita l’albero.
Angeli e tentazioni
Come non citare poi gli angeli di Dragon Ball Super ovvero esseri celesti che aiutano gli dei della distruzione e Neon Genesis Evangelion, manga di tipo post- apocalittico in cui combattono mecha giganti prefigurando così una guerra di tipo futuristico. È possibile riscontrare dei richiami inoltre alla stessa teologia cristiana come i frutti del diavolo
di One Piece, famoso manga giapponese a tema piratesco la cui trama verte attorno alle avventure di una strampalata ciurma di pirati con a capo Monkey D. Luffy, collegati al brano del peccato originale di Genesi 3,1-5: Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva creato e disse alla donna: «è vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?”». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: ”Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!».
Il serpente, descritto anch’esso come una creatura alla pari di tutte le altre, interloquendo con Eva si concentra sull’unico divieto che Dio aveva dato all’uomo e alla donna senza riportare tutto ciò che Egli aveva donato loro in precedenza.
Il serpente poi prosegue affermando con enfasi: «Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio conoscendo il bene e il male» (Gn 3,4).
Il verbo ebraico jada, conoscere, non indica solamente una conoscenza intellettuale e astratta ma si riferisce al “fare esperienza”, ossia un atto pratico; la conseguenza del peccato originale non è stata dunque l’acquisizione dell’onniscienza come avevano sperato Adamo ed Eva, ma la conoscenza del bene e del male tramite l’esperienza del male stesso. La scaltrezza del serpente sta nell’aver mostrato all’uomo e alla donna un’altra strada per raggiungere la somiglianza divina concependo, il serpente, questo termine come la potenzialità umana di diventare uguale a Dio e non un progressivo cammino verso la Filiazione come Dio intendeva. D’altronde Dio non ha mai utilizzato la categoria di uguaglianza per spiegare la relazione tra Lui e l’uomo bensì quelle di “immagine e somiglianza” (Cfr. Gn 1,26) che però contrariamente a ciò che si potrebbe pensare non indicano un’uguaglianza.
Frutti proibiti
Sorge spontanea quindi una domanda: cosa vuol dire essere come Dio dal punto di vista dell’uomo? I manga qui sono esplicativi su questo. In particolare è interessante riportare una frase detta dal pirata Shanks in One Piece:
«Pare che il frutto del diavolo sia l’incarnazione del diavolo del mare. Se lo mangi, acquisti una delle abilità del diavolo, però il mare non ti accetta più». E. Oda, One Piece, cap. 19
Nel mondo fantastico e assurdo immaginato da Oda, l’autore, alcuni personaggi sono dotati di abilità acquisite dopo aver mangiato i così detti frutti del diavolo. L’espressione “frutto del diavolo” non è direttamente attinta dal lessico biblico poiché nel libro della Genesi non si utilizza questa terminologia, tuttavia c’è un chiaro riferimento ad esso e al frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino, quel frutto cioè di cui si sono cibati Adamo ed Eva indotti dal serpente, che rappresenta il diavolo. Ci si è già soffermati sull’espressione genesiaca “sareste come Dio” e in One Piece si concretizza ciò che l’uomo, e non Dio, intende con questa frase ovvero la dotazione di particolari capacità fisiche o mentali in grado di trasformare il “fruttato” in un super- uomo: ecco che lo stesso protagonista ha il corpo di gomma che utilizza come arma formidabile contro i nemici, ci sono poi personaggi fatti di fuoco, fumo e acqua (etc…) e altri ancora che trasformano il proprio corpo in uno animale acquisendone la forza, l’acutezza dei sensi e le abilità.
Anime e manga tra teologia e transumanesimo
Dal punto di vista antropologico dunque essere come Dio implica una concezione opposta al progetto che Dio aveva per l’uomo nella Genesi. Ciò è evidente anche nella nostra realtà in cui si sta imponendo una weltanshaung tipicamente transumanista con ricerche milionarie che tentano proprio di superare i limiti neuro- biologici dell’uomo, basti pensare per esempio a Neuralink, l’interfaccia uomo-macchina su cui sta lavorando il team di Elon Musk. Si tratterà di un chip collegato al cervello che inizialmente verrà impiegato per alleviare i sintomi del Parkinson o dell’epilessia.
Ovviamente nei manga e negli anime i personaggi principali subiscono un potenziamento soprattutto fisico anziché psicologico- neurologico e questo perché sono destinati ad un pubblico principalmente di bambini e adolescenti. C’è da dire che nonostante il pubblico target iniziale, grazie alla ricerca culturale, storica e mitologica presente negli stessi un pubblico di adulti si sta appassionando sempre più a questo tipo di anime.
La visione antropologica transumanista presente nei manga/anime probabilmente non è volutamente tale dagli autori ma più semplicemente essi danno voce al sentimento di ubris, ovvero quel desiderio ancestrale presente negli uomini di oltrepassare il limite. A tal proposito risulta interessante una frase di Goku rivolta a Majinbu in Dragonball Z, manga da cui poi è stato tratto un fortunatissimo anime di Akira Toryama che segue le vicende di Goku un ragazzo appartenente alla razza aliena di guerrieri sayan: «Guarda Bene! Come vedi ora sono nel mio stato normale mentre questo, guardalo bene, questo è il guerriero super sayan che ha oltrepassato il limite e si chiama super sayan di secondo livello».
Oltre ogni limite
La parola limite deriva dal latino limes che significa anche confine. Oltrepassare i limiti è il fil rouge di tutto Dragonball, valicare i confini fisici quindi del corpo mediante potenziamenti insiti nella stessa natura sayan che a ben vedere rappresenta l’evoluzione massima dell’uomo: da scimmia, la forma originaria e meno controllabile dei sayan, a Dio con gli ultimi adattamenti in Dragonball Super in cui i personaggi principali si trasformano in super sayan god confrontandosi con gli dei della distruzione. Questo riecheggia anche nella carta dei principi transumanisti redatta dai principali esponenti di questo movimento. I transumanisti sostengono il diritto morale di utilizzare metodi tecnologici, da parte di coloro che lo vogliano, per espandere le proprie capacità fisiche ed intellettuali e per aumentare il livello di controllo sulla propria vita. Aspiriamo ad una crescita personale ben al di là delle limitazioni biologiche a cui siamo oggi legati.
La stessa parola trans- umanesimo, d’altronde, deriva dal latino trans che significa “ciò che sta oltre”, ciò che si trova al di là dell’uomo.
Il fine del transumanesimo è quello di andare oltre i confini umani per approdare al post- umano cioè allo stadio evolutivo dopo l’uomo per mezzo del progresso scientifico e tecnologico. In Dragonball, come in One Piece, il super- uomo non è un prodotto da laboratorio ma piuttosto un percorso di maturazione fisica, psicologica e spirituale che porta i personaggi al potenziamento, anche se non mancano accenni a tecnologie sofisticate e avanzate che portano alla creazione di super guerrieri come Cell in Dragonball o di cyborg come Franky in One Piece. Paradossalmente, mentre nel mondo umano l’uomo oltrepassato un certo punto della crescita conosce un’involuzione fisica e talvolta mentale nella realtà parallela dei manga evolve oltre i confini umani.
Il fascino della complessità
È interessante quindi che molti manga/anime partono da un aspetto psicologico atavico presente nell’uomo, connesso ad una matrice teologico- biblica, per concretizzare i principi del transumanesimo e del postumanesimo ideologie filosofico- scientifiche a- metafisiche.
Il fascino che questo filone letterario orientale esercita sull’occidente sta proprio nella complessità culturale, antropologica, religiosa dello stesso che lo porta ad essere un genere a cui è possibile dare diverse letture: da una estremamente immediata e infantile ad una più aurea e colta.
Delle domande tuttavia sorgono spontanee, quando si affronta l’artomento “manga tra teologia e transumanesimo”:
Quale sarà infatti il modello antropologico delle generazioni cresciute a “pane e manga”?
Sarà realistico un uomo transumano?
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