Argento Soma

Futuro, intorno al 2050.
Degli alieni alti come palazzi atterrano sulla Terra distruggendo diversi obiettivi senza un ordine ben preciso. Solo un manipolo di eroi, guidati da un’organizzazione militare, la Morgue, si prodiga nel contrastarli.

Vi sembra familiare tutto ciò?
Non acceleriamo i giudizi, visto che, bene o male, che siano angeli, mostri, alieni o umani, questa è la premessa che ritroviamo in molte “mecha stories”. In ogni caso il cuore fondante di Argento Soma non sono le scene di battaglia con umani alla guida di futuristici mecha (i Sargs) contro alieni il cui unico intento è arrivare alla totale distruzione del pianeta Terra.
Qui si va un po’ oltre il semplice celebrare vittorie o gioire su sconfitte e il punto principale di questa serie si ritrova in una riflessione su due aspetti della razza umana apparantemente costrastanti, quanto tristemente reali: la fragilità dei sentimenti e la tendenza della nostra razza alla guerra facile.

Ma ora approfondiamo un po’ la storia:

Nella speranza di poter ampliare la conoscenza sugli alieni che minacciano il destino della Terra, il Dr. Noguchi e la sua assistente Maki Agata, riportano alla vita un antico alieno venuto alla luce durante degli scavi. Il duo decide di reclutare per il progetto Takuto Kenishiro, studente esperto in metallurgia, nonchè compagno di Maki. Il ragazzo accetta, soprattutto per poter stare maggiormente a fianco di Maki, non sopportando più i segreti da lei celati. Ma il destino è infelice e durante il tentativo di resuscitare l’alieno (con originalità battezzato Frank, chiaramente da Frankstein), dei misteriosi soldati invadono il laboratorio provocando un incidente disastroso che ha come risultato non solo la fuga di Frank, ma anche la morte dello scienziato e dell’assistente, lasciando Takuto moralmente distrutto.

Un misterioso uomo (che per tutta la serie avrà la stramba abitudine di apparire e scomparire a suo piacimento) offre al depresso Takuto la chance per avere la sua vendettta sul “mostro”. Passano i mesi e appare Ryu Soma, nato misteriosamente dalle ceneri del “non più” Takuto, si unisce all’organizzazione militare coinvolta nella difesa contro gli alieni e che è riuscita nella cattura di Frank. Qui Ryu incontrerà i principali membri dell’organizzazione e una misteriosa bambina, unita psicologicamente a Frank.

Il passato di questa bambina è alquanto disgraziato, visto che ha perso entrambe i genitori a causa di un attacco alieno ed è accudita da un tizio che muore praticamente all’inzio della serie. La bimba, un po’ fra le nuvole (tra l’altro gira col cappello di Slash, il chitarrista degli ex Guns’n’Roses), troverà in Frank la sua “Fata” dalla quale non potrà più staccarsi.

Questo è solo il prologo di una trama incredibilmente ingarbugliata, di una sceneggiatura alquanto strana a costruita in modo complesso. Gli eventi che si susseguiranno sono davvero molti, e quanto ho scritto fino ad ora non può darvi la minima idea del reale sviluppo della trama, ma nell’illustrare i momenti successivi rischierei di sfociare nello spoiler estremo.

Una frase ad hoc sarebbe “per questa serie ci vuole calma e pazienza”, nulla di più adeguato se considerate che per essere coinvolti realmente nella storia bisogna addentrarsi molto all’interno di essa.

I primi episodi sono addirittura incasinati, fuorvianti, quasi annoianti perché privi di logica fra i vari avvenimenti. Al contrario, verso la fine il tutto migliora e possiamo dire che sia l’ultimo episodio a valorizzare quella che, in ogni caso è una sceneggiatura non eccelsa.

Tristemente Argento Soma mostra (come vi accennavo all’inizio) qualche aspetto di troppo preso in prestito da Evangelion: prima di tutto la faccenda degli alieni, seguito dall’introspezione psicologica, per poi arrivare ad aspetti veramente eccessivi, come il quartier generale, praticamente identico al centro di comando della Nerv o il jet/portaerei del tutto simile all’unità di trasporto aereo degli Eva.

Francamente la Sunrise avrebbe potuto fare a meno di tutto ciò, anche perché a 6 anni di distanza dalla produzione Gainax, clonarne ancora degli aspetti aspettando successi di pubblico per questo motivo mi sembra una ridicolaggine.

In ogni caso, riprendendo il discorso, Argento Soma è una serie che non dà soddisfazione immediata, anzi, forse una seconda visione permetterebbe di comprenderne meglio vari aspetti. Numerose sono le rappresentazioni simboliche e i tentativi di analisi dei misteri della psiche umana, oltre a questo, a complicarne una veloce comprensione si aggiungono le varie macchinazioni del governo e il tentativo di scoperta del reale motivo degli attacchi alieni. Come dicevo prima, dopo aver visto i 25 episodi di cui si compone questa serie, mi sono chiesto se non meritasse di essere vista una seconda volta (almeno per una questione personale!).

Dal punto di vista tecnico ci troviamo davanti ad un contrasto netto generato dall’utilizzo di tecniche di animazione moderne contro un disegno che personalmente ritengo poco dettagliato e alquanto approssimativo.

La regia è attenta e soprattutto ricca di trovate sceniche molto apprezzabili che rendono gradevoli anche scene di minore importanza.

Il chara design si rifà lontanamente a quanto già visto nei personaggi di Gasaraki, che in ogni caso, a 4 anni di distanza, ritengo comunque migliori di questa produzione. Anche la colorazione, fredda e basata su colori pastello, prende a piene mani dalla precedente produzione Sunrise.

L’animazione è accurata e soddisfacente sui mecha (tra parentesi, disegnati con un cura nettamente superiore ai personaggi), mentre perde parte del suo fascino nel movimento di umani e alieni, che alcune volte sembrano prendere parte ad una produzione di serie B.

In sintesi da quest’ultima frase si può intendere la delusione che mi ha lasciato la visione di questa serie: Argento Soma è uno dei prodotti di punta della Sunrise per la scorsa stagione televisiva, pubblicizzato e anche grandemente esaltato in patria da una buona riuscita commerciale.

Francamente, nonostante il piacevole finale, è una serie che ti lascia con una sensazione di “l’idea e le risorse c’erano, ma si poteva fare molto di più”, una serie con alti e bassi.

Alla fine, anche se a malincuore, per troppi fattori non mi sento di farla arrivare molto oltre la sufficienza.

Bella, ma insignificante? Ben realizzata, ma deludente?

Umm… a serie incostante, giudizi contrastanti…

Recensione di Stefano Poggioli