Uzumaki – Spirale

Uzumaki – Spirale Manga

Siete pronti ad annegare in un vortice di orrori, maledizioni e follia pura? Perché è questo che vi attende una volta che avrete girato le pagine di Uzumaki – Vortice, pagina dopo pagina vorrete leggere sempre di più e non riuscirete ad uscire da questo gorgo finché non giungerete all’ultima pagina.

Uzumaki – Spirale Trama

Ci troviamo a Kurouzu, una piccola cittadina sulla costa nel Giappone di qualche decennio fa.
Kirie Goshima è una studentessa delle superiori di questa cittadina, e ci racconta le strane vicende paranormali che hanno iniziato a strisciare lentamente nella vita di tutti i giorni della sua città.
Un giorno come tanti, dopo la scuola si reca in stazione a prendere un suo caro amico, Shuichi Sato, un ex compagno di classe che ora frequenta le superiori a Midoriyama, la città vicina. Mentre si sta recando in stazione, la ragazza incontra uno strano figuro rannicchiato in una stradina, che le sembra il padre di Shuichi, come ipnotizzato con gli occhi fissi sulla spirale di un guscio di chiocciola.
Quando la ragazza riferisce la cosa all’amico, asserendo che era così strano che forse non si trattava di suo padre, lui invece asserisce che probabilmente si trattava proprio di lui, visto che ultimamente suo padre è diventato molto strano. L’uomo ha cominciato a collezionare oggetti a forma di spirale tra i più disparati e passa il suo tempo a fissarli nel suo studio, al posto di andare a lavorare. Per Shuichi è diventato un maniaco delle spirali e la colpa di questo suo cambiamento la getta su Kurouzu stessa e le chiede di scappare con lui da questa città infernale. Secondo lui, da un po’ di tempo la città sembra maledetta da spirali sparse un po’ ovunque, spesso in maniere innaturali, come diversi mulinelli in un piccolo canale di scolo, o dei piccoli tornado che sembrano formarsi di tanto in tanto senza una ragione precisa.
La ragazza inizialmente non ci fa caso, ma si accorge anche lei dell’ossessione dell’uomo quando un giorno, tornata a casa, lo trova a discutere con suo padre, un maestro della ceramica, definendolo un artista delle spirali e commissionandogli un piatto in ceramica con un grande disegno a spirale.
Il tutto peggiora quando il padre di Shuichi, dopo che la moglie ha gettato tutta la sua collezione di spirali, decide di diventare egli stesso una spirale, imparando a far ruotare gli occhi a spirale in maniera innaturale, fino a giungere al giorno in cui, dopo aver ottenuto una grossa bacinella di legno che aveva commissionato, si trasforma in una spirale egli stesso, facendosi trovare dai suoi parenti all’interno della grossa bacinella chiusa all’interno del suo studio.
Shuichi inizia a comprendere quanto avesse ragione quando persino il fumo dell’inceneritore del cimitero, una volta bruciati i resti del padre, produce un fumo nero a spirale che copre il cielo, come un presagio di sventura, per poi venire risucchiato nel laghetto delle libellule al centro della città, mostrando prima nel cielo il volto distorto del padre con la lingue tutta attorcigliata a spirale.
Questa visione colpisce in malo modo la madre di Shuichi, che inizia a temere ogni cosa a forma di spirale, giacché ogni cosa finisce per ricordarle il corpo straziato a spirale del marito. Comincia tagliandosi i capelli e poi le impronte digitali e temendo per la sua salute fisica e mentale, viene ricoverata. Il ragazzo spera di poterla far trasferire nella città accanto, ma purtroppo la donna finisce per scoprire che nel corpo umano c’è una spirale naturale, ovvero la coclea, un organo a forma di chiocciola che fa parte dell’organo dell’udito e si toglie l’udito con delle grosse forbici, per poi morire dopo poco tempo.
Ma ovviamente queste sono solo le prime due vittime dell’orribile maledizione delle spirali che avvolge Kurouzu, e sembra non voler far sfuggire nessuno dei suoi abitanti dal suo semplice ma enorme labirinto di follia.

Uzumaki – Spirale Valutazione

Devo ammettere che la lettura di questa serie mi ha terribilmente colpito. Amo le storie sulle case stregate, ma penso che questa sia la prima volta che leggo una storia di un intero paese stregato e con così tante sottili trasformazioni della maledizione, che riesce a manifestarsi in ogni capitolo in maniere estrose e sempre diverse, grazie al genio del sensei Ito, che ci accompagna in questo baratro di disperazione e follia. Accompagnati dal punto di vista della protagonista, come una moderna versione di Virgilio, ci apprestiamo a calcare il suolo che al posto di scendere all’inferno per poi risalire verso il Paradiso, finisce per continuare a cadere nell’abisso più profondo, in un vortice di disperazione e orrore assoluto, pregno di un male insensato e completamente avulso dalla realtà il cui unico scopo è quello di mostrarsi per quel che è. Come se stesse gridando “Sono qui!” attraverso i tanti piccoli segnali che sembra solo Shuichi riesca a recepire, il male continua ad allargare le sue spire su tutto e tutti, cercando di contaminare con i suoi tentacoli tutto ciò che esiste di buono e puro in questo mondo, tentando di distorcere, e in qualche caso riuscendoci, persino sentimenti come amicizia, amore e la comune morale degli esseri umani.
Una serie molto bella e disegnata in maniera sapiente, con il tratto tipico del sensei, molto dettagliato e spesso piuttosto realistico. È davvero straziante per il lettore vedere come le cose finiscano per capitolare di volta in volta, nonostante Shuichi ogni volta profetizzi i problemi che capiteranno ed ovviamente non viene mai ascoltato, preso quasi per un pazzo farneticante. Ti viene voglia di strillare a tutti “Porca miseria, siete stupidi o cosa?!? Sta per succedere qualcosa di brutto! Non riuscite a percepirlo? Non serve un genio, basta vedere tutte le morti che stanno flagellando la città! Scappate, porcaccia zozza!!!” e si viene quasi presi da un senso di impotenza nella lettura.
Alcuni capitoli hanno un sapore da horror tipicamente giapponese, altri invece hanno un senso più squisitamente europeo, ma sono tutti scritti in maniera oculata e ben ponderata, anche se in alcuni casi è possibile trovare qualche buchetto di regia, ad esempio il fatto che la madre di Shuichi trovi nel comodino della sua camera un paio di forbicioni, che non penso degli infermieri o il figlio le lascerebbero a portato visto che ha dimostrato di poter far male a se stessa, tagliandosi le impronte digitali da mani e piedi, ma tutto assolutamente perdonabile per riuscire a dipingere un dramma sul canovaccio della vita.
Ho trovato molto interessante anche l’intervista in postfazione a Yu Sato, uno scrittore ed ex-diplomatico, che parlando della politica e della situazione della società giapponese legge in questo manga un’interessante metafora, che ovviamente non tocca a me spiegarvi! XD
I disegni del sensei sono puliti nelle scene più normali, in cui ci mostra la realtà apparentemente tranquilla, per poi tramutare in un tratto più scuro e marcato nelle scene più orribili e cupe. sempre grande perizia nell’uso delle chine, con vignette quasi sempre piene e ricche di sfondi o panorami, anche se a volte un po’ abbozzati.
Come sempre ottimo l’adattamento, che ci fa entrare meglio nella storia con note su termini giapponesi o spiegazioni riguardo a situazioni della società giapponese.
Il manga è pubblicato in due volumoni di oltre 300 pagine l’uno da Star Comics in un prestigioso formato più grande (15×21), con alcune pagine a colori al prezzo di 16 € al volume.
Consigliato ai fan degli horror.