KILL la KILL vs Samurai Flamenco

Questa volta vorrei mettere a confronto due serie della stagione autunnale che si concluderanno in patria alla fine della stagione animata invernale, a fine Marzo.

KILL la KILL

Prodotta e distribuita con un grosso punto interrogativo sulla storia, visto che è una serie originale che non è stata adattata da manga, light novel o scarabocchi sui muri del centro urbano, aveva un grosso punto forte, ovvero il fatto che fosse prodotta dallo Studio Trigger, formatosi quando una costola di giovani animatori e sceneggiatori si separarono dallo Studio Gainax e decisero di lavorare in proprio.

La parte che faceva nutrire grandi e pesanti aspettative per questo titolo erano i nomi dello sceneggiatore e del regista, che avevano già lavorato ad un titolo importante come Tengen Toppa Gurren Lagann quando lavoravano ancora allo studio Gainax.

Già dai primi episodi, mandati in streaming da Daisuki.net in giapponese sottotolitolato in cinque lingue, tra cui anche la nostra lingua italiana, la serie ha fatto capire una cosa importante: era un vero e proprio capolavoro. Sfruttando una trama classica (il desiderio di vendetta di una ragazza un po’ scapestrata a cui hanno ammazzato il padre), prendono il via una marea di assurdi e strampalati combattimenti come mai ne avete visti, senza tralasciare le fantastiche gag di cui la serie è piena ed i vestiti succinti da combattimento della protagonista e dell’antagonista.

Un perfetto connubio tra azione cruenta, risate demenziali e colpi di scena drammatici come non se ne vedevano dai tempi dei classici nagaiani. Pieno di riferimenti e citazioni più o meno lampanti dalle serie nagaiane, da Gundam, e persino omaggi a Ideon, VotomsDaitarn 3 e Gurren Lagann.

Inoltre gli episodi attuali, continuano forsennatamente a presentare un colpo di scena dopo l’altro, lasciando di volta in volta lo spettatore attonito, a contare i giorni che mancano alla trasmissione del prossimo episodio.

Samurai Flamenco

Prodotta dallo studio Manglobe, anche questa serie era un grosso punto interrogativo inizialmente. Non era molto chiaro che temi avrebbe trattato e come sarebbe proseguita la serie.

Inizialmente è partita come una serie realistica con un protagonista che ha sempre visto serie di supereroi, crescendo nella speranza di diventare anche lui un supereroe, decidendo di andare in giro travestito a combattere a modo suo i piccoli crimini. La serie parte come se fosse una versione giapponese del comics Kick-Ass di Mark Millar, a volte un po’ noiosetta, ma in fondo interessante. I problemi sono giunti quando la trama prende una svolta completamente diversa, trasformandosi in quella che potremmo definire una macchietta dei classici stereotipi delle serie sentai o tokusatsu.

Per certi versi la serie diventa più realistica a livello di caratterizzazione dei personaggi, per altri perde TOTALMENTE il realismo iniziale, facendo apparire mostri da sconfiggere e organizzazioni segrete che volta dopo volta, vengono abbattute per rivelare la sconcertante (ma anche no) verità che c’è una società ben più temibile che sta tramando per la conquista del pianeta.

Insomma quella che poteva essere una bella serie realistica su un ragazzo che ha sempre voluto diventare un eroe mascherato, un rider o un ranger, è finita per deragliare in una serie di ripetuti colpi di scena che ormai non fanno più stupire nessuno.