Questa è la seconda parte dell’intervista che ho fatto a Tatsuro Tonoki, presidente di e-talentbank, casa di produzione e promozione di talenti ed artisti giapponesi, nella loro sede a Shinjuku.
Dopo una breve pausa in cui Tonoki-san è stato richiamato a sbrigare altre faccende aziendali, ho continuato a chiacchierare con Erika Rossi, riguardo alla vita in Giappone ed al mercato della musica giapponese. Una volta tornato da noi, abbiamo ripreso la video-intervista.
Tatsuro Tonoki: Tornando al discorso di prima, 2chan ha questo spirito di far comunicare gli utenti tra loro, quindi non avrebbe senso farsi pubblicità su 2chan.
Shinji Kakaroth: Per live e mini-live quanto tempo prima fate promozione rispetto alla data degli eventi?
Tatsuro Tonoki: In Giappone di solito si annuncia un live dai 3 ai 6 mesi prima. Prima era fondamentale la pubblicità televisiva, piuttosto che i giornali, mentre attualmente si usa quasi esclusivamente il web, infatti una delle strategie è di mettere l’annuncio su youtube e diffonderlo attraverso facebook. Ovviamente man mano che si avvicina la data del live, si aumenta la distribuzione delle informazioni per mantenere viva l’attenzione del pubblico.
Shinji Kakaroth: Nella produzione vi occupate anche dell’aggiornamento delle pagine ufficiali facebook e di altri social network degli artisti che curate?
Tatsuro Tonoki: Certo, ci occupiamo anche di questo.
Shinji Kakaroth: Prima parlavo con Erika del mercato asiatico. La musica giapponese è molto famosa negli altri paesi dell’Asia, come Hong Kong, Cina, Corea. Perché la musica giapponese è così famosa e vende così bene in Asia?
Tatsuro Tonoki: In effetti dipende un po’ dai generi musicali però forse i tre che hanno più successo in Asia sono gli idol, le animesong e il visual kei. Effettivamente ha successo la musica, ma non bisogna pensare solo alla musica ma anche il contorno dei tre generi, ovvero l’aspetto della moda, dei cosmetici ed altri mondi toccati da questo settore, quindi gli anime per le animesong, la moda per il visual kei e gli idol.
Aile, un gruppo visual kei
Shinji Kakaroth: Qualche mese fa ho notato che Aki Akane ha tenuto un concerto ad Hong Kong. Come definireste Aki Akane? A che genere musicale appartiene?
Tatsuro Tonoki: Forse è meglio se rispondi tu. (indicando Erika)
Erika Rossi: E’ la mia artista, quindi è meglio che risponda io alla domanda. Il problema con Aki Akane è che è tante cose allo stesso tempo, è un prodotto nuovo perché si avvale delle nuove tecnologie assieme a metodi più tradizionali come il disegno e l’illustrazione e ovviamente la sua voce. Il genere di Aki Akane è quindi un genere problematico che può esistere solo in Giappone, vista la misura in cui stanno nascendo non pochi artisti simili che seguono questa nuova tendenza che secondo me va tenuta d’occhio.
Ci sono tutte queste piattaforme sociali di artisti che hanno cominciato con NiconicoDouga, poi si sono estese al pixiv, dove stanno nascendo e di cui Aki Akane è un po’ la leader, visto che è stata una delle prime a uscire come illustratrice e cantante, e che sta dando ispirazione a chi verrà dopo. Come genere lei si sente più vicina al rock, anche se lo potesse dire a parole sue immagino direbbe “canto quello che sento e disegno le mie emozioni, senza filtri”.
Illustrazione di Aki Akane
Quindi il concetto chiave è proprio quello di esprimersi senza filtri così che le emozioni e i sentimenti possano venire fuori allo stato più duro e crudo, perciò i suoi disegni sono piuttosto violenti nei colori, anche i temi sono piuttosto scioccanti e anche quando canta urla tantissimo, lo fa per la sua estetica. Stiamo arrivando alla fase cruciale per definire se sia una pop artist o un’artista, visto che viene sempre più riconosciuta come artista più come idol, ma secondo me Aki Akane è una nuova generazione della musica giapponese.
Prima dicevamo che gli idol stanno un po’ decadendo, quindi prima o poi succederà che la gente si stuferà degli idol e tornerà ad essere di nuovo una cosa per otaku, a meno che non siano idol come gli SMAP o che seguono il kei pop, visto che questi due tipi di intrattenimento, come dicevamo prima, soddisfano più aspetti dell’entertainment. E poi c’è tutto questo tipo di artisti, come Aki Akane, che si inseriscono nella linea del Vocaloid, visto che è stato proprio il Vocaloid a rendere possibile il poter cantare per i musicisti e di esprimersi anche agli illustratori.
Illustrazione di Aki Akane
Aki Akane più che un genere è il simbolo di una nuova tendenza che, come prova il successo del Vocaloid, diverrà sempre più forte soprattutto tra i giovanissimi circa sui 21 anni. Infatti c’è gente che comincia davvero giovanissima a 14-15 anni ed i fan è proprio una fascia di ragazzi dai 10 ai 18 anni. Questo vale per l’Asia, vale per l’Europa ed anche gli USA.
Shinji Kakaroth: Prima mi dicevi che ha imparato ad usare Photoshop giovanissima…
Erika Rossi: A sei anni.
Shinji Kakaroth: Possiamo considerarla quindi un genio?
Erika Rossi: Aki è un genio! Lo è nel senso più letterale della parola. Ora sta facendo diversi concerti, ma è stato un percorso su cui ha dovuto riflettere moltissimo perché i primi album che ha registrato li ha fatti in casa. Per lei la musica e l’illustrazione sono molto legati perché prima pensa alla musica e poi disegna, per cui il suo processo creativo avviene in questo modo, quindi secondo me è un genio perché non solo illustra e canta ed ha imparato tutto da sola, ma anima persino tutti i suoi video musicali, certo ha frequentato una scuola d’arte ovviamente. Ma come genio è anche molto timida, fino a qualche tempo fa era la classica otaku rinchiusa in casa, ed uscire dalla sua stanza immagino le costasse tanto, perché come artista è nata sul web ed è diventata così famosa che il web non è più bastato. A meno che non si sia propria dei Vocaloid, ma anche di quelli ormai fanno dei concerti reali.
Shinji Kakaroth: Infatti mi sembra di averla vista in qualche foto con il suo mascherone…
Erika Rossi: Che ha già cambiato, adesso usa solo degli occhiali da sole. Questo è un po’ quello che diceva prima Tonoki quando diceva che ci sono degli artisti che coinvolgendo i fan stanno crescendo e fanno sapere ai fan come crescono. Prima usava la maschera perché non voleva apparire, ed era quello che sentiva, un po’ come questi personaggi con una doppia identità animale e umana. Invece piano piano si sta inserendo perché è la stessa gente che glielo chiede, sia in Asia che all’estero. La sua prima esperienza è stata in Francia, dove abbiamo provato a convincere i francesi di farla cantare senza esporsi, visto che inizialmente non si esponeva in pubblico cantando da dietro il palco. I francesi purtroppo non l’hanno tollerato, lei è uscita alla fine per un saluto sul palco e con quel concerto abbiamo raggiunto più di 1000 persone al Japan Expo di Marsiglia, che è già più piccolo rispetto a quello di Parigi. Da lì ha capito che la gente vuole vederla, per cui sta cambiando.
Shinji Kakaroth: Ho avuto modo di intervistare e parlare con diversi cantanti giapponesi, come Piko o Ali Project, e quando ci parli hanno tutti la voce molto bassa. E’ una questione artistica o tipicamente giapponese?
Erika Rossi: Ti devo dire una cosa, sono venuto in questo paese circa undici anni fa e i primi mesi non sentivo cosa dicesse la gente, mi sembrava che parlassero tutti con la voce molto bassa. I giapponesi non parlano dalla pancia come noi, ma dalla gola per cui la voce è più bassa e parlare a voce alta è considerato un po’ rude.
Tatsuro Tonoki: Il modo in cui cantano certi artisti è anche a volte un po’ troppo alto rispetto a quando parlano, ma credo sia proprio per il fatto che i giapponesi parlano più con la gola, rispetto agli italiani che parlano dalla pancia, per cui credo che non abbiate problemi con l’opera e la musica lirica, mentre i giapponesi sì.
Shinji Kakaroth: Una domanda personale, Erika. Che ci fai qui?
Erika Rossi: Sono passati undici anni, quindi credo sia un po’ lungo da raccontare, però per usare una frase semplice, il Giappone non è il paese che amo ma è un paese a cui devo morto, per cui sento un profondissimo senso di gratitudine verso il Giappone che mi ha permesso di studiare, formarmi, di lavorare e studiare allo stesso tempo, mi ha fatto fare anche un “mazzo così“. Però facendoti un “mazzo così” e non mollando mai sei in grado di fare quel che vuoi. Non ho mai amato particolarmente questo paese e ho iniziato a leggere manga due anni fa, e sinceramente più che lavoro che per altro, mentre guardavo anime. Dopo il terremoto del 2011 e nonostante siamo tutti contaminati da queste radiazioni, mi sembra sia giunto il momento di restituire al Giappone un po’ di quello che mi ha dato, aiutando la musica giapponese a diffondersi nel mondo.
Shinji Kakaroth: Potreste parlarci delle vostre “punte di diamante“, gli artisti più famosi con cui lavorate.
Erika Rossi: Ovviamente non possiamo fare proprio tutti i nomi.
Tatsuro Tonoki: Dire tutti i nomi degli artisti con cui lavoriamo in Giappone non basterebbe un’ora, visto che lavoriamo con tutte le grandi case discografiche. Tra quelle che abbiamo enunciato prima ci sono le AKB48, Kyari Pamyu Pamyu e tante altre persone di cui facciamo promozione qui in Giappone.
Tomoyasu Hotei
Quindi per farla più breve gli artisti di punta che stiamo promuovendo all’estero c’è da una parte il progetto che ha Tomoyasu Hotei su Londra. Detto così magari non vi viene in mente nulla, ma magari se dico “la colonna sonora di Kill Bill e Mission Impossible” magari cominciate a capire meglio di chi si tratta. In Giappone è famosissimo, ma ovviamente all’estero è conosciuto solo negli ambienti musicali, come un ottimo chittarrista. L’anno scorso ha deciso di trasferirsi a Londra, visto che ora che è arrivato a 50 anni non vuole invecchiare arricchendosi delle esperienze passate, ma di andare all’estero. E’ un uomo molto alto, quasi 1,90 m e usando le sue parole “in Giappone sono alto ed in un paese come questo non è una gran cosa, sono andato all’estero per vedere se anche in Europa sono alto”, parafrasando vuol dire che vuole mettersi alla prova per vedere se nonostante sia un grande artista in Giappone, una volta all’estero vuol capire se è ancora all’altezza. Una vera lezione d’umiltà secondo me.
Poi c’è Aki Akane che è tutto un altro genere, ovvero l’artista più grande riguardo le nuovissime tendenze. Inoltre c’è una produzione che si inserisce nell’ambito di quello di cui parlavamo prima, ovvero che stiamo cercando di creare artisti pensati proprio per un mercato globale, se poi vengono riconosciuti come giapponesi è meglio.
Julie
Una è Julie che è una coproduzione italo-giapponese, l’artista poi per altro ha un background particolare perché è nata negli Stati Uniti, di padre americano e madre giapponese, ed ha un vocione da jazz o blues che non è proprio tra quelli bassi di cui parlavamo prima. Stiamo cercando di farne un prodotto fruibile nel mercato globale nonostante sia giapponese, in Asia, come in Europa, come in America contando sulla qualità del prodotto. Come genere non rientra negli idol, visto che fa musica tipo Victoria Specter o Amy Winehouse, per cui se le parte la voce siamo fregati.
Poi in realtà lavoriamo anche con i MAY’S che abbiamo portato a Lucca, all’estero con i DJ dei Vocaloid più in Asia che in Europa.
Shinji Kakaroth: Come vedete la musica giapponese in Europa o in America e cosa potreste fare per renderla più appetibile al pubblico europeo o americano?
Tatsuro Tonoki: In realtà è una sfida molto difficile quella di promuovere la musica giapponese in questi paesi. Uno dei modi per farlo è quello del cool Japan, ovvero tutto quel movimento generato attorno ai festival, anche se spesso più che promuovere la musica giapponese finisce per promuovere alcuni aspetti della cultura pop giapponese. Noi come azienda ci siamo relazionati con i festival di cultura giapponese, siamo partner ufficiali di Lucca Comics & Games, lavoriamo costantemente con il Japan Expo e ci stiamo espandendo anche in America, ma una cosa che abbiamo capito in queste esperienze è che i risultati più duraturi ed efficaci si hanno con gli artisti che davvero sanno fare il loro lavoro. Per parlare dell’Italia, l’esperienza dei MAY’S l’anno scorso è stata un buon esempio, infatti anche se non ci sono gli strumenti musicali visto che compongono e c’era solo il DJ set, le capacità vocali di Maiko sono state chiare a tutti e abbiamo avuto buone risposte e molto successo soprattutto dopo, con richieste di CD e DVD, per cui abbiamo capito che la gente vuole cose belle. Per cui anche se continueremo a promuovere gli artisti attraverso i festival, cercheremo di creare più occasioni per far cantare gli artisti giapponesi e far sapere al mondo che non esistono solo gli idol, ma anche tanti artisti capaci di diversi generi musicali che si esprimono in altri campi. Senza menzionare troppi nomi, basta far conto che è il secondo mercato musicale più grande del mondo, vuol dire che ci sono anche molti più gruppi che negli altri paesi. Quindi il cool Japan ha promosso solamente un aspetto della musica giapponese, tralasciando gente che veramente sa suonare. Per cui il nostro lavoro è continuare a diffondere informazioni su tutti i generi attraverso la collaborazione con i media, come voi ad esempio, e allo stesso tempo farli confrontare in ambienti che non siano solo quelli dei festival giapponesi, dove si confronta la musica internazionale.
Che ne pensate di questa seconda parte? Continuate a seguirci per la terza ed ultima parte dell’intervista, in cui parleremo ancora della musica giapponese e del futuro di e-talentbank.
Molto interessante anche questa seconda parte 🙂