San Marino Animae Festival: Incontro con Yoshiyuki Tomino

Venerdì 7 Dicembre, dopo la proiezione del film Mobile Suit Gundam I nella Sala Arengo del Centro Congressi Kursaal, ed un video con la videografia del maestro Yoshiyuki Tomino, il sensei ha tenuto una conferenza con il pubblico, parlando del passato e del presente dell’animazione giapponese.


Bene, come avrete già avuto modo di vedere da queste immagini iniziali (parla del video della videografia) sono già passati oltre 30 anni dalle primissime immagini inoltre va detto che comunque in Giappone le trasmissioni di anime iniziarono indicativamente dal 1963, quindi sono passati 59 anni da allora.

Inoltre per quanto riguarda la televisione giapponese, da questo punto di vista presentava qualcosa di unico nella propria storia, visto che noi ci impegnavamo a dar vita a una produzione che in quel momento non si trovava in nessun’altra parte del mondo, così come non c’era in Europa. Una cosa molto caratteristica. Da quel tipo di sviluppo, sono iniziati una serie di programmi in Giappone che potremmo chiamare “fissi” , cominciando ad avere un approccio che non si limitava al varietà, ovvero dava uno spunto estremamente più sviluppato in quello che riguardava l’ambito commerciale. Da questo punto di vista quindi la Japanimation cominciò ad avere un carattere affaristico che era diventato il nuovo sviluppo.

Ovviamente all’interno di questa storia anche i produttori hanno avuto un ricambio generazionale quindi possiamo affermare che l’attuale generazione è la terza. E va detto che per quel che riguarda i miei tempi, se avevi a che fare con la produzione televisiva, in realtà agli occhi della società si era come in fondo alla scala sociale. E ovviamente se all’interno della produzione non si avevano capacità tali da poter disegnare manga o immagini in generale, ci si trovava ulteriormente distaccati all’interno dell’attività. E quindi anch’io non mi trovavo a pensare a me stesso come una persona perfettamente integrata nella società lavorativa.

Però ricordo ancora perfettamente che appunto ritrovandomi all’interno di quel processo di produzione, comunque provavo quelle che erano tutta una serie di elementi interessanti, come appunto opere originali o anche manga che venivano utilizzati per la trasposizione in anime. Io mi rendevo conto che sia le opere originali, che i manga che venivano trasposti in anime era qualcosa che mi prendeva profondamente e ricordo la sensazione  di cercare di lavorarci con anima e corpo proprio per riuscire a dare vita a qualcosa di questo tipo. Ricordo perfettamente tutte queste cose, come se fosse ieri.

Inoltre parallelamente a me, che cercavo di fare il possibile riguardo all’animazione, vedevo che c’era una controparte che invece si specializzava maggiormente nell’aspetto commerciale del business, e così si prendeva l’animazione da un punto di vista totalmente diverso, estremamente incentrato sulla commercialità e mi rendevo conto di questa dicotomia. Quindi era come se venendo a far parte di una certa società lavorativa, non si riusciva più a lavorare ad anime e manga, come invece in principio si poteva fare. Non c’erano più i mezzi per farlo in maniera genuina.

E quindi ritengo che all’interno del cambio generazionale, che ha avuto luogo negli ultimi 10 anni, è vero che siamo riusciti a capire un po’ quelle che sono le direzioni e le direttive della Japanimation, ma al tempo stesso ci sono state anche delle esagerazioni che hanno avuto luogo soprattutto negli ultimi due o tre anni e quindi si è cresciuti in questa direzione. Quindi nel momento in cui si prendeva l’approccio della società lavorativa che dava importanza alla scena del business, si capiva come l’approccio fosse totalmente legato al mercato, in cui si cercava di creare delle opere che avessero una loro compiacenza nei confronti del mercato.

Nel momento in cui si decide per la produzione di un’animazione, ovviamente è necessario avere dei fondi, per avere dei fondi ovviamente bisogna avvicinarsi all’aspetto commerciale, quindi si finisce per avere un’industrializzazione della produzione animata. Questo ovviamente è un passaggio naturale. Però nell’avere questo tipo di approccio, anche se è necessario, bisogna anche capire che genere di tendenze ci sono al momento. Ma esagerando ed inserendo troppe tendenze all’interno dell’opera stessa si finisce ad avere un rapporto di gestione dell’opera e l’elemento commerciale che non vorrei definire proprio negativo, ma ci siamo molto vicini.Però ovviamente grazie all’elemento commerciale interno all’animazione è stato possibile un’espansione di questo settore, e questo ha fatto sì che divenisse un vero e proprio vettore che ha avuto un grande impatto all’interno della società, e che ha fatto sì che all’interno della società moderna comincia ad esserci una specie di dialogo, una vera e propria doppia presa di posizione.

Inoltre c’è un altro elemento da tenere in considerazione per quanto riguarda la produzione soprattutto negli ultimi tempi, la ComputerGrafica, un tipo di tecnologia che viene utilizzata all’interno dell’ambiente di produzione, però la sua introduzione ha fatto sì che ci fosse una forte influenze ed ascendente sulle opere stesse, andando a modificare diversi tipi di opere grazie alla sua sola presenza. E poi c’è anche la verità che per utilizzare questo tipo di tecnologia ci sono dei costi di produzione, e ovviamente bisogna anche creare una programmazione che sia adatta a questi utilizzi, però non sempre si riesce a farlo nel migliore dei modi.

E poi, in pratica, nel vedere l’utilizzo di questa tecnologia, mi sono reso conto che si sta creando un certo tipo di tendenza che è derivata da un’esagerazione visiva, ovvero l’idea che usare un’altissima definizione possa essere d’aiuto all’opera stessa. All’interno della Japanimation, soprattutto quella che si rivolge agli adulti, si utilizzi una forma strana di animazione, molto singolare, in cui non è più la vera animazione ad essere utilizzata. Per essere ancora più specifici, posso parlare di animazioni in cui però non c’è movimento delle immagini. Per quello che riguarda l’animazione, il principio base è quello di avere più immagini a cui apporre del movimento e per riuscirci sono stati fatti dei determinati studi e ricerche che hanno dato vita all’animazione. Al giorno d’oggi nonostante le tecnologie siano più avanzate rispetto al passato, tuttavia si ha una tendenza diametralmente opposta, ovvero di fare molti fermo-immagine. Non riesco a capire perfettamente qual è la ragione a questo tipo di approccio, ma immagino che derivi da un uso e un gusto più adatto a un pubblico di una certa età e che soprattutto non abbia l’approccio principale che all’epoca rappresentava qualcosa di più semplice.

Credo che all’interno di questo ambiente sia necessario nuovamente ricreare dei programmi tornando ad avere il punto di vista dei bambini. Però è facile dire che bisogna cercare di carpire il punto di vista di un bambino, infatti per una persona che è diventata totalmente e irrimediabilmente adulta è abbastanza impossibile riuscire a vedere con gli occhi di un bambino. Penso sia necessario riuscire a trovare, come in passato, delle persone che hanno un impulso incredibile di voler fare anime e manga, dal più profondo del loro cuore. Però forse ho un modo per riuscire a spiegarvi come secondo me un adulto riuscirebbe a vedere con gli occhi di un bambino. Sarebbe l’avere costantemente dentro di sé delle domande e curiosità nei confronti del mondo. Una volta che ci si interroga con queste domande, con questa curiosità, ci si riuscirà ad avvicinare al punto di vista di un bambino. Voglio essere chiaro. Cercare di avere gli occhi di un bambino e averceli realmente sono due cose ben distinte e separate.

Le immagini che si vedono spesso nei manga, così come anche nell’animazione, hanno un punto in comune che è quello di essere gradevoli, graziose (kawaii) da vedere. E dovete sapere che per quel che riguarda guardare cose graziose, all’incirca due mesi fa da parte di alcuni universitari giapponesi è stata condotta una ricerca secondo la quale nel vedere delle immagini estremamente graziose, come un cucciolo, una persona che riprende un’attività lavorativa ha un rendimento più elevato. I dati di queste ricerche mi hanno fatto capire una cosa che ho letteralmente percepito su me stesso, ovvero che una persona estremamente seria nei confronti della vita forse non riuscirebbe a creare realmente animazione, al contrario di una persona come me, una persona che si è data all’animazione da subito perché ho subito percepito quell’elemento di grazioso, quell’elemento di bellezza che all’interno dell’animazione è divenuto un po’ la forza motrice che mi ha dato la possibilità di continuare a lavorare per tutto il tempo.

Mhm… mi sono un attimo perso e non so più neanch’io cosa vorrei dirvi realmente.

In pratica, quel che voglio cercare di dirvi è che un adulto, una persona di una certa età, una persona della mia età ovviamente può cercare nella propria vita di creatore d’animazione di portare dei temi estremamente seri, ma al tempo stesso utilizzare questo elemento del grazioso, ma se qualcuno mi dovesse chiedere come cercare di spiegare come questi due elementi (serio e grazioso) si possano mischiare, non credo sia una cosa facile da spiegare e per questo m’ero perso per un attimo. Credo che per riuscire a spiegare ancora meglio questo concetto sia necessario fare un altro tipo di discorso.

Siamo al corrente che tempo fa ci sono state delle persone che hanno avuto un approccio estremamente serio della propria personalità e anche nel settore del lavoro, poi a un certo punto sono riuscite a non seguire perfettamente quegli approcci che dovevano gestire nei confronti della realtà, mentre altre persone che non avevano tutta quella serietà caratteriale, tuttavia ricercavano dentro di loro qualcosa che avesse questo elemento del grazioso e queste persone sono riuscite ad ottenere delle situazioni molto più realistiche degli altri perché avevano questo qualcosa in più. Il discorso che volevo fare comincia già a delinearsi un po’ meglio. Perché anche nella vita quotidiana di tutti voi ci sono degli elementi e delle scelte da fare che a volte vengono prese in modo realistico e altre in modo poco realistico.

Proviamo a pensare ai rappresentanti della politica e dell’economia. Sono delle persone estremamente serie, ma hanno un problema di base, guardano sempre le cose dall’alto verso il basso e questo è di sicuro un approccio ben poco realistico, perché alla fine si tratta di qualcosa di anti-realistico, che si allontana da quella che potrebbe essere la verità dei fatti. Questo probabilmente perché nella loro vita non hanno nulla di grazioso, non hanno nulla di bello accanto, per cui alla fine i loro sensi cominciano ad annichilirsi. Nel momento in cui cominciano a pensare solo al profitto, dovrebbero comprendere che il profitto non è la vera vita. Ho anche un altro esempio che probabilmente potrebbe essere un po’ più facile da proporre, che ha a che fare con la mia vita professionale.

Quando ho cominciato a dedicarmi a Gundam avevo circa un’età sui 30-35 anni, ecco in quel periodo ero una persona particolarmente emotiva di carattere. E c’è stato proprio un periodo in cui mi sono proprio reso conto che la ragione per la quale sono riuscito a concludere la mia vita senza ammazzare nessuno è proprio perché ho lavorato a questo modo alle serie animate. Quel che cercavo di fare era di essere circondato da cose graziose, proprio per questo quando mi sono dato alla creazione di Gundam, mi rendevo conto che trattando di argomenti di vita e di morte, iniziavo ad avere una maggiore presa di coscienza di quello che succedeva sia all’interno della storia che nella realtà dei fatti. Cioè con l’emotività che io riuscivo a percepire tramite la creazione di quest’opera alla fine io sfogavo tutta la verità all’interno di un opera, capendo che appunto un atto come un omicidio o qualcosa di simile fosse qualcosa che doveva essere completamente esule dalla vita di un essere umano.

Comunque è anche molto importante che nel momento in cui si produca un’opera animata è sempre meglio dare importanza a quegli elementi che non si limitino a dire “mi piace” o “non mi piace”, ma che ci sia un altro livello di profondità. Adesso tutti voi qui d’avanti a me, siete tutti quanti adulti come me, ebbene secondo me è molto importante trovare dei creatori che non sono riusciti a diventare adulti. E’ importante trovare dei creatori che abbiano un impulso incredibilmente veemente per la creazione di queste opere che devono essere viste dagli occhi di una persona che non è diventata adulta. Solo in questo modo riusciremo anche a proteggere questo settore.

E probabilmente, anche per quanto riguarda il settore della cinematografia c’è quello che viene definito Sense of Wonder, il senso della meraviglia. Tuttavia questo elemento bisogna averlo percepito chiaramente nella propria vita per riuscire a dare vita ad un opera, perché se ci si limita a utilizzare la digitalizzazione, non si riuscirà necessariamente a esprimere questo tipo di senso. Per quel che riguarda il senso della meraviglia uno dei possibili approcci da prendere in considerazione sarebbe darsi la mondo della fantasia. Però che sia ben chiaro che  il fatto di sognare semplicemente un mondo che non è il nostro o creare un’immagine bellissima, non ha nulla a che vedere col Sense of Wonder, di immagini bellissime ne abbiamo viste quante ne vogliamo. Il Senso of Wonder è la storia così com’è.

Probabilmente abbiamo ancora un altro po’ di tempo e sarebbe bello riuscire a spiegare questo concetto, ovvero la storia stessa come espressione del Sense of Wonder.

Facciamo un esempio, c’è già una combinazione famosa, quella della Bella e la Bestia, fatta ovviamente anche da Disney. Quella non è una combinazione di Sense of Wonder. Ma se nella scena finale la Bella dovesse tramutarsi in bestia, quella allora sarebbe qualcosa che ci darebbe stupore e ci farebbe sentire questo Sense of Wonder. Questo è solo un pensiero così.

C’è forse qualcosa che non vi è risultata poi così chiara o qualche aggiunta? Allora forse posso parlare un altro po’ di un creatore che ha un approccio alla vita un po’ più da bambino.

Come sapete ho avuto un grande maestro, come il sensei Osamu Tezuka, che aveva una grande conoscenza della medicina. Non solo era mio maestro, ma anche il presidente della Mushi Production. Quindi per me era un vero adulto, e ovviamente ha continuato a scrivere manga famosissimi per 20 anni, tutti di grande successo ed aveva una grande conoscenza nel campo della medicina, quindi era logico che lo considerassi un adulto a tutti gli effetti, una persona formata. Eppure quando vedeva che c’erano anche dei giovani mangaka che facevano altre opere che avevano un certo successo, provava una certa invidia e gelosia nei loro confronti. E quindi tutti avevano capito che non era corretto cercare di imitare le opere di Osamu Tezuka. Secondo voi è un atteggiamento da adulti? In altre parole, aveva 45 anni e come scia le sue attività di per sé, però per riuscire ad avere successo, se doveva utilizzare altre tecniche come copiare o non copiare, cercava sempre di usare degli approcci che a volte potevano essere contestati. Quindi quel che voglio dire è che in pratica Osamu Tezuka è sempre stato un bambino, fino alla sua morte. Come un bambino aveva sempre questo fortissimo senso di competizione, voleva che quanta più gente potesse leggere le sue opere. E questo tipo di visione di bambino è il tipo di creatore che dovremmo cercare al giorno d’oggi.

Ovviamente nel mondo dell’animazione serve uno studio d’animazione e credo che per riuscire a crearla non basta uno sceneggiatore e uno scrittore e non possono essere la stessa persona. Perché l’immagine ha una sua prestazione che dev’essere proposta da un numero di persone, solo grazie tutte queste persone può divenire un fantastico vettore. E io sono convinto del fatto che per riuscire ad amministrare la produzione, sia di film che d’animazione, che ovviamente è gestita da adulti, sia indispensabile riuscire condensare in queste il pensiero e le azioni di un numero di persone che poi diventa un unico elemento ma che sia comunque un elemento di pluralità. Ci sono già delle tendenze negative, sapete, basta andare su YouTube. Lì potrete vedere delle opere animate create ognuna da una singola persona, anche perché adesso utilizzando le tecnologie digitali è possibile a una singola persona riuscire a creare tutto, e così si crea questa tendenza di pensiero che un singolo riesca a creare un’intera animazione. Io credo fortemente che tutti quanti noi adulti, dobbiamo ricordarci realmente che il lavoro d’animazione non è un lavoro che debba essere intrappolato nella mente di una sola persona, anzi dev’essere completato e rifinito grazie al cosiddetto Stage Work, ovvero il lavoro che viene fatto tutti assieme all’interno di uno studio d’animazione.

Secondo me è quindi molto importante che siano questi cuori all’unisono che lavorano tutti quanti assieme a dare vita a quella che diventa un’opera con la sua grandezza. E sarebbe bellissimo se tutto questo fosse riflesso anche nei termini che ho visto in questi giorni a San Marino con la sua grande democraticità. Sarebbe bello se la democrazia che ho visto qui a San Marino potesse essere proposta all’interno di un ambiente lavorativo come quello del settore dell’animazione.


Ed ecco il video dell’incontro.