Autoconclusivo

Autoconclusivo

Note: E’ una storia senza senso, è nata da un amalgamento di idee e da ricancellature continue di varie storie. Buona lettura!^^

Scostò con un gesto rapido una ciocca di capelli che ribelle ricadeva sul volto e la sistemò dietro l’orecchio. Con un dito spinse gli occhiali lungo la linea morbida del naso, si sentiva protetto dietro al suo mondo di vetro.

Le sue orecchie ronzarono insistentemente, piene di voci che, ne era certo, portavano il suo nome di bocca in bocca. Una risata acuta di una sua coetanea seguì una battutina di un ragazzo più grande di lui, si strinse nella giacca ed emulò un brivido di freddo.

Accelerò il passo, per qualche istante indugiò di fronte alle confortevoli porte aperte, il tepore dell’aria condizionata che rendeva un luogo accogliente l’autobus scolastico. Eppure gli parve che un’aria quasi ostile gli aleggiasse attorno, difficile fu fingere di non accorgersi di sguardi sprezzanti, di scherno o di curiosità invadente che trapassavano i vetri appannati dalla differenza di temperatura.

Si incamminò verso la sua destra, sospirò di sollievo nel vedere la scia di fumo lasciata dal tubo di scappamento del veicolo. Quando la piccola nube si diradò di fronte a lui c’era la strada ornata da piccole capocchie in lontananza, i primi lampioni che tentavano di indicare il cammino ai passanti.

Una scelta sicuramente dettata dall’istinto e non dalla ragione quella di ritornare a casa, e per giunta a quell’ora, senza la certezza che qualcuno fosse accanto a lui; ma l’ultima cosa che poteva pensare di poter fare era chiedere a qualcuno dei suoi compagni di classe di percorrere almeno un breve tratto di strada assieme, per poter dissipare quella strana e spiacevole sensazione di timore doloroso che gli invadeva lo stomaco. Era come avere qualcosa di caldo che premeva dall’interno, trasmettendo ondate di fastidio ai suoi organi interni, portando quel sentimento di disagio sottoforma di un segnale che giungeva fino al cervello, diffondendolo poi in tutto il corpo.

Era l’inquietudine.

L’azzurrino tenue invernale veniva sopraffatto con grande velocità dal nero cupo della notte in quel periodo; con una punta di tristezza ripensava sempre al blu scuro costellato di piccoli ma luminosi puntini dorati, non era così scuro da incutere soggezione, al contrario diffondeva un’atmosfera calda e rilassata.

La piccola striscia chiara all’orizzonte strenuamente lottava, ma era ormai palese che poco mancava al completo calare delle tenebre.

Gabriel rabbrividì, la pelle chiara fu colpita da uno strascico di vento, si strinse nel cappotto, calò il cappuccio sui serafici capelli chiari; li nascose alla vista, era sua intenzione farlo, ma nel compiere il gesto gli sfuggì dalle labbra un gemito di sordo dolore.

Le dita sfiorarono il punto arrossato dello zigomo, un livido scuro che rappresentava solo l’ombra di ciò che era fino a qualche ora prima, ma forte portava il ricordo del gesto che lo aveva provocato.

– E’ stata una pallonata mamma, te lo assicuro! Niente di preoccupante! Sai che i miei compagni di classe sono euforici quando si tratta di competere tra loro! –

Un piccolo problema, un errore banale che poteva essere facilmente dimenticato, posato in un angolo buio della sua mente e che forse anche le menti a lui estranee avrebbero rimosso, sopraffatte dalle numerose informazioni che gli esseri umani sono abituati ad accumulare ogni giorno.

Ridacchiò nervosamente, asciugò velocemente una lacrima che minacciava di infrangersi al suolo.

Era quasi ridicola l’idea che lui avrebbe scordato tutto, che avrebbe catalogato quel singolo episodio come errore, una sbandata passeggera.

– Sei tu Gabriel della sezione C? –

– Sì. –

– Mmmh… cercavo te! –

– C-come mai? –

Passò il polsino della giacca sulle labbra e strofinò con veemenza. Secche e ruvide, non ebbe il coraggio di inumidirle con la lingua.

Ancora addosso aveva quello sgradevole sapore, ancora tremava, scosso e sconvolto dalla sua reazione.

Non gli aveva lasciato il tempo di spiegare, Cassiel, e Gabriel sapeva quanto fosse difficile cogliere ogni suo differente stato d’animo; gli sfuggì un singhiozzo dalle labbra.

Affrettò il passo, vide la sua ombra allungarsi sotto i raggi verticali dei lampioni brillanti.

– Gabriel… –

– Cosa c’è? –

– Tu sei mio, nessuno ti può toccare a parte me… –

– Uh? –

– Solo io devo averti e tu… –

– C-cassiel? –

– …tu non devi avvicinarti a nessuno. Non devi tradirmi! Mai! –

– ….. –

– Gabriel… –

– S-sì…? –

– Non avere paura… io ti amo. –

Follia pura era quella che accompagnava Cassiel? Sempre avvolto da un alone di tristezza e mistero, attirava gli sguardi, l’attenzione, desideri proibiti… proibiti, perchè poi? Perchè Cassiel era l’acqua, non potevi mai cogliere il suo vero spirito, differenti sfaccettature lo costituivano; impetuoso e violento come la tempesta o calmo e passivo come la superficie di un lago increspata solo dal soffio del vento, entità pur sempre troppo debole per sconvolgere l’ordine naturale.

La concezione di lui era sfuggente, ingannevole, come ingannevoli sono le immagini riflesse in uno specchio d’acqua, o le correnti che sotto di essa giacciono.

La sua concezione di amore era perversa e morbosa, come morboso il legame che aveva costruito attorno a Gabriel: come un ragno lo aveva legato a sè con una tela forte e indissolubile, come un bambino non riusciva a capacitarsi del suo amore e in lui sempre era insita la paura di perderlo.

Era in continuo cambiamento Cassiel e mai nessuno avrebbe detto di aver saputo quale comportamento prendere nei suoi confronti in ogni singolo momento.

Gabriel passivamente si adattava a lui, perchè era un folle, un folle che aveva perso la volontà di ribellione per amare un altro come lui. Il suo amore disperato lo costringeva a rimanere con lui, in fondo era incapace di vedere, o solo intuire, la solitudine in cui sarebbero riversati entrambi.

– Come ti chiami? –

– …Cassiel… –

– Ah… è un bel nome… –

– Lo dicono in molti… –

– ….. –

– Tu invece? –

– Io? –

– Il tuo nome. –

– Ah. Gabriel. –

– Ti si addice. –

– Come? –

– E’ il nome dell’arcangelo. –

– …già… –

– Io invece sono opposto a te. –

– Uh? –

– Mh…non ci badare… –

– ….. –

– Vuoi venire con me? –

– Eh? –

– Vuoi venire con me? –

– ….. –

– ….. –

– …sì… –

Gabriel non era mai stato particolarmente abile nell’integrarsi con i suoi coetanei e a ciò vi attribuiva la sua timidezza, ma mai si era trovato nella situazione di isolamento che imperviava su di lui.

Era solo senza nessuno a cui rivolgersi e pochi sapevano che esisteva.

Si era avvicinato a qualcuno che desiderava averlo solo per sè e tutti iniziarono a detestarlo.

Era quell’odio verso la sua diversità, quel lato nascosto dell’ipocrisia degli uomini che aveva spinto quello sconosciuto (già, si era reso conto solo dopo di non aver nemmeno mai incrociato il ragazzo che lo aveva avvicinato) a compiere un gesto tanto meschino e avventato?

Un mese era bastato a far nascere una tale insofferenza nei loro confronti?

Ed era stato fin troppo breve un mese per imparare a fidarsi?

– Sono geloso… –

– Di me? –

– Sì… forse esagero, ma detesto sapere che sei solo con altri ragazzi… –

– Però tu ti fidi di me, giusto? –

– ….. –

– Cassiel…? –

– …sì… –

La fiducia, la sua mancanza… era un’ondata gelida che aveva spezzato qualcosa in Gabriel, troppo distrutto, troppo innamorato per attribuirne la colpa a Cassiel, fin troppo geloso, ma a sè stesso, che non era riuscito a placare l’animo turbato dal timore della solitudine che tanto attanagliava la persona a cui si era legato.

Cassiel era l’acqua, travagliato sotto la superficie tranquilla e lui, Gabriel, non aveva placato o contrastato quelle correnti, era solo riuscite a farle scorrere con maggiore turbolenza.

Era oppressione ciò che Cassiel spacciava per il suo amore? Intrappolarlo a sè, impedire che fuggisse via, barricare ogni spiraglio che avrebbe potuto costituire una tentazione di abbandono? Gabriel era uno sciocco a pensare che lui non era solo un ossessione, ma una persona da amare? Forse sì, perchè le ossessioni si abbandonano, non si ascoltano…

E continuava a camminare, con sempre più velocità. Voleva lasciarsi alle spalle qualcosa che sempre lo avrebbe raggiunto, per quanto veloce potesse essere mai stato.

Il suo rimorso…

– Rimaniamo così… –

– Come? –

– Insieme, senza separarci mai… –

Il cielo trapunto di nuvole minacciava di piangere, ma ebbe la gentilezza di avvertire con qualche tocco bagnato.

Leggere goccioline sfiorarono ogni cosa imprimendo la loro orma bagnata. Gabriel vide con scarso interesse le piccole perle intrappolarsi tra le fibre del suo cappotto.

Non accennò a coprirsi, i capelli castani cedettero sotto il peso dell’acqua alcune ciocche aderirono alla sua pelle chiara.

Contemplò per qualche istante il cielo cupo, un nero che lasciava intravedere gonfie nuvole grigio scuro.

…..

Il solo rumore attorno a lui era la pioggia che mutava d’intensità che lo costrinse a coprirsi come meglio poteva, se qualcuno avesse potuto cancellare quel rumore, ne era sicuro, non avrebbe udito nulla all’infuori del silenzio.

– Gabriel… –

Un caldo abbraccio imprigionò il suo corpo. Un leggero fruscio, il cappuccio scivolò giù dal suo capo, la testa si piegò indietro contro il suo volere e le sue iridi marroni si persero nel ghiaccio.

– Cassiel… – le gocce scorrevano roventi sulle sue guance.

– Rimaniamo così… –

– In…insieme? –

– Sì, senza che nessuno ci possa separare… –

Era un folle Cassiel, perchè era ritornato da una persona che avrebbe potuto lasciarlo solo e distrutto.

Era un folle Gabriel, perchè si era rituffato tra le spire di una corrente che non lo avrebbe mai lasciato.

Erano folli entrambi, perchè lui voleva avere qualcuno in continuo cambiamento e che avrebbe potuto cambiare anche i suoi sentimenti, lui non si voleva allontanare da un qualcosa di indecifrabile e pericoloso, che avrebbe potuto intrappolarlo in un limbo senza fine.

Ma era piacevole farsi accarezzare dalla leggera pioggia che bagnava ogni cosa, questo pensava Gabriel, le guance troppo rosse per non essere notate. In fondo anche Cassiel, per quanto fosse imprevedibile, era gentile come le gocce che li sfioravano.

CAPITOLO EXTRA

Un rivale pungente

– Uffa! Mi avrà preso si o no mezzo litro di sangue! –

– Chi? –

– Oh! Ciao Dijorn! –

– Yura, di chi stavi parlando? –

– Ehi! Origliavi? –

– Non cambiare discorso! –

– Non cambiarlo tu! Mi stavi spiando! –

– Yura, dimmi se il pactio è stato infranto o no! –

– …bè, non… –

– Mi hai tradito?!? Con chi?!? –

– Non considerarlo… –

– Mio rivale? Tu sei solo mio! Certo che adesso è un mio rivale! Chiunque sia stato ha infranto il pactio! –

– Dijorn! Lasciami parlare! Poi sei un esagerato!!! –

– Come? –

– Quante storie per un prelievo di sangue! –

ANGOLINO AUTRICE

… il succo della storia è che Gabriel e Cassiel si sono incontrati, innamorati e messi assieme. Tutti li additano perchè sono due ragazzi e un giorno un emerito sconosciuto bacia Gabriel solo per far ingelosire Cassiel, molto possessivo e poco comprensivo. Cassiel si infuria, Gabriel, povera anima innocente si dispera, ma alla fine tutto finisce bene, perchè anche Cassiel è umano e lo perdona…

E allora io dico… MA CI HO MESSO QUASI UN MESE PER SCRIVERE ‘STA CAVOLATA?!?!?!?

La storia è lunga… all’inizio dovevo scrivere una yaoi con un vampiro seme, ma dopo due settimane di cancellature e ripensamenti ho buttato l’idea nel dimenticatoio! Nel frattempo cercavo un’idea per la RufusxReno (tranquilla Sky, non l’ho dimenticata!^^), ma non mi veniva in mente nulla! Poi i prof hanno iniziato a capire che per la fine del primo quadrimestre ci vuole qualche voto e indovinate quando ci mettono i compiti e le interrogazioni!?!? Mi sembra ovvio! Una dietro l’altra all’ultimo minuto!!!

Ok… non mi dovrei sfogare con voi, che già siete stato costretti a sorbirvi la mia storia con un titolo schifoso, una trama schifosa e senza alcun senso…

Comunque sono testarda e poi ho riprovato con la yaoi, riprendendo l’idea iniziale, ma poi ho piantato tutto e ne è uscita questa… la possiamo chiamare storia?

Bè, forse qualcosa in mente per la RufusxReno ce l’ho, ma non so quando avrò un po’ di tempo per scriverla, ce la metterò tutta! (Anche se dopo che l’ho detto l’ultima volta ci ho messo quasi un mese….-.-)

Però una piccola rivincita l’ho presa!!! L’extra include anche un vampiro… XDDD

(Il pactio sarebbe una specie di rito tra un umano e un vampiro, così quest’ultimo ha sempre la certezza di avere sangue da poter bere, dato che l’umano potrà e dovrà solo concedersi a lui, se si infrange il pactio ci sono diversi risvolti che non sto a spiegare. E’ una cosa inventata totalmente, ma se esiste qualcuno mi avverta!)