Autoconclusivo

Autoconclusivo

Note: Per capire alcuni punti della storia bisogna conoscere lo strano e poco marcato rapporto che si instaura tra Naruto e Sai dopo la loro prima missione, altrimenti… pazienza!^^

– Ti fa ancora male? –

Naruto indicò una guancia candida marchiata da un segno rosso.

– No, è passato già un po’ di tempo… – Sai si sfiorò la pelle – Ma cos’ho sbagliato? –

Il biondo sorrise davanti all’ingenuità del compagno – Le donne sono strane ed è difficile capirle! – recitò testuali le parole che Jiraya-sensei ogni tanto gli ripeteva.

‹‹ Però non è una buona idea chiamare Sakura “racchia”… ›› rabbrividì ripensando al suo scatto d’ira.

Una lattina rotolò accompagnata da un fragoroso rumore metallico, un gatto nero balzò agilmente sul muricciolo, soffiò contro i due ninja ispirando loro qualsiasi sentimento tranne il timore.

Il felino, si raggomitolò su sè stesso, uno sguardo sempre rivolto ai due estranei il pelo scuro contrastava con il cielo tinto di un azzurro così intenso che sembrava artificiale.

– E’ solo un micio pulcioso! – Naruto sorrise. Non si era scordato che proprio un gatto gli aveva permesso di fare il primo passo verso la sua tecnica migliore.

Un leggero fruscio, il moro in pochi secondi prese posto su una panchina ornata da scritte lasciate in modo frettoloso, parecchie senza senso, intinse il suo pennello in una fessura, le setole chiare assorbirono il nero dell’inchiostro.

– Ma cosa fai? –

La mano saettava veloce, piccole linee si univano fino a formare delle immagini uniformi che riproducevano fedelmente la realtà colta dallo sguardo attento di Sai.

– Sai, sei impazzito?!? –

Naruto prese posto accanto a lui. Riuscì a scorgere un sorriso imbarazzato volto a lui. Ancora una volta il volto pallido era arrossito, lievemente.

– Quando vedo qualcosa che mi piace… la imprimo sui fogli per non dimenticarla. –

Erano i disegni la memoria dei suoi ricordi sfumati nel periodo trascorso alla radice, erano i disegni che gli avevano conservato gelosamente il ricordo del suo desiderio. Suo e di suo fratello.

Chiuse gli occhi.

– Com’è bello Sai! –

Un ragazzino biondo si avvicinò ad un bambino intento a scarabocchiare su un foglio.

– Davvero? –

Timidamente nascose la bocca con quel disegno dettato dalla sua fantasia, arrossì violentemente.

– Certo! – il ragazzo si inginocchiò vicino a lui e gli porse un quaderno.

– Cos’è? –

Le piccole mani si strinsero attorno alla copertina nera, lo sfogliò con un sorriso.

– Tanti fogli bianchi! –

Il biondo lo sapeva, a Sai piaceva riempire i fogli bianchi.

– Allora? Ti piace? –

– Sì! Qui sopra disegnerò i nostri sogni! –

– Davvero? – il ragazzo gli scompigliò i capelli – Allora inizia a disegnare dei takoyaki, sto morendo di fame!!! –

– Sai, ti senti bene? –

Riaprì gli occhi, si perse nel miscuglio di linee e tratteggi, due gocce d’acqua avevano deturpato la perfezione immacolata di quel tratto leggero, facendo scivolare il colore diluito.

Sfiorò una guancia, percepì la scia bagnata lasciata dalle lacrime. Con il polsino della maglia si affrettò ad asciugarsi.

– Non so cosa… – sembrava sconcertato da quel gesto istintivo che accompagnava tutti dalla nascita – Io non riesco a capire cosa ho fatto… – passò nervosamente il tessuto scuro su tutto il volto. Sentiva un senso simile alla vergogna occupargli lo stomaco con violenza.

Naruto gli sfiorò una spalla.

– Stai calmo, è naturale che tu pianga… se sei triste o se hai pensieri tristi. –

Sai sbattè le palpebre inumidite dalle gocce salate.

– Io… non mi ricordavo che facesse male in questo modo. – sussurrò sentendosi opprimere dall’angoscia.

– Piangere fa male a volte, non vale nemmeno la pena vergognarsene, capita a tutti! –

Un sorriso per consolarlo, un sorriso per nascondere il dolore.

– Aspetta! –

Il simbolo degli Uchiha svettava sopra la felpa azzurra, la schiena longilinea si allontanava sempre più dal suo sguardo avido di poter catturare quei lineamenti decisi che contornavano la pelle d’avorio, gli occhi profondi e scuri come il buio che lo imprigionava in quel momento.

– Ti prego aspetta! –

Naruto allungò le braccia, verso l’immagine impressa nella sua mente del giovane Uchiha, un’immagine vecchia di tre lunghi anni. Annaspò nel tentativo di raggiungerlo, ma era troppo lento, troppo debole per riuscire anche solo a sfiorare…

– SASUKE! –

– Tu hai pianto dopo la fuga di Sasuke? –

Scomparse le lacrime, lasciato il posto ad un’espressione neutra. Sai aveva colto il pensiero di Naruto in pochi attimi.

Il giovane Uzumaki si grattò la testa, socchiuse gli occhi, distese i lineamenti ad esprimere la sua triste angoscia.

– Pianto…? – sembrava quasi una domanda ironica – Forse sì… penso di aver iniziato a piangere prima per la mia debolezza… poi… –

– Quando ti ha rivolto quelle parole la tua espressione non era malinconica. Non era quella che ti compariva sul volto ogni volta che sentivi il suo nome. –

Il suo stesso tono di voce, la sua stessa espressione.

– La vendetta significa tutto per me… –

‹‹ Perchè parli così seriamente…? ››

– Finchè posso ottenere la mia vendetta non mi importa di ciò che potrebbe accadere a me o al mondo intero per quel motivo… –

‹‹ Nemmeno cosa potrebbe accadere a me…? ››

– Se io posso essere capace di portare a termine quel compito solo offrendo il mio corpo ad Orochimaru… –

‹‹ Questo non sei tu… non puoi essere tu… tu non sei così… ››

– Allora lui può avere la mia vita e anche la mia vita ultraterrena per quel motivo! –

‹‹ Non è vero… ››

Sharingan!

Quello non era Sasuke, il Sasuke che aveva conosciuto lui non era così.

– Per un mio capriccio sei rimasto in vita… e adesso per un mio capriccio morirai! –

– Naruto-kun… no… Naruto… –

Il biondo gli rivolse un sorriso sornione.

– Non preoccuparti, è solo un po’ di malinconia! Vedrai che insieme riporteremo indietro Sasuke! –

Era una promessa marcata nei suoi occhi, la cui sicurezza era trasmessa dalla sua voce chiara.

– Tu sei triste quando pensi a Sasuke-kun, anche a me capita quando penso a mio fratello. – le dita affusolate strinsero la stoffa nera dei pantaloni – Però tu gli somigli molto e stare con te è… come riaverlo accanto. Anzi, stare con te mi fa dimenticare l’apatia che mi aveva accompagnato dalla sua morte. –

Naruto lo sapeva, sapeva che il più grande rimorso di Sai era stata la sua incapacità di esprimere emozioni di fronte alla scomparsa della persona a lui più cara.

– Avrei dovuto avere quell’espressione? –

Lo aveva chiesto a Sakura fissandosi nella mente il volto sopraffatto da una triste malinconia del suo nuovo compagno di team.

Occhi oscurati dal velo del dolore e volto marchiato dall’ombra del rimorso.

– Sono contento per te! –

Un altro sorriso. Non era uno di quelli stampati sulle pagine bianche dei libri.

– Fratellone, cos’è l’affetto? –

Il giovane ninja infilò le dita tra i fili dorati, in evidente difficoltà.

– Ehm… bè… –

– Non lo sai! –

Il bimbo sorrise davanti all’incertezza di suo fratello.

– Certo che lo so! – il suo sguardo si posò sul foglio bianco tra le mani del moro. Sorrise.

– L’affetto è un foglio bianco che viene riempito da qualcuno! –

– Potrò mai sostituire Sasuke-kun? –

Stavano proseguendo il loro cammino di ritorno, Naruto alzò un sopracciglio. Sai nascose nell’ombra il suo volto.

– Cosa stai dicendo? Fai parte della nostra squadra!!! –

Era la cosa più logica del mondo, ma non era ciò che veniva inteso da quelle parole.

– Così come Sasuke-kun era importante per te… – si fermò – Potrò mai esserlo io? –

– ….. –

– Quando pensi a lui… nonostante tu sorrida sei sempre triste. – lo sguardo di Sai, calmo e impassibile – Vorrei creare anch’io quello stesso legame con te. –

Il biondo si toccò una guancia accaldata. Non era stato lui a cercare un legame, ma qualcun’altro che spontaneamente glielo offriva.

– Certo! Possiamo diventare ottimi amici! – gli passò accanto – Basta solo che non fai arrabbiare troppo Sakura, o se la prenderà anche con me! –

Strano, il venticello fresco non era mai stato così piacevole.

– Allora posso riempire il tuo foglio bianco come hai fatto tu con me? –

– Eh?!? Ma cosa dici? –

Naruto gli afferrò una mano, provò un brivido non sentendo il calore umano scostarsi da lui.

– Sbrighiamoci o Sakura si arrabbierà ancora di più! –

Sorrise furbescamente.

‹‹ Puoi somigliare molto a Sasuke… ma non sarai mai come lui… di questo te ne sono grato… Sai… ››

CAPITOLO EXTRA

Letti a castello

– Naruto, sei contento di andare in vacanza? –

– Sì… –

– Ci tenevi molto! La prossima settimana la dedicheremo tutta al mare! –

– Mh… –

– Ehi! Cos’hai? –

– Niente di che… –

– Naruto, sai che se hai qualche problema… –

– Ma… è una cosa stupida… –

– Naruto, non esistono cose stupide tra noi… –

– … va bene … –

– Allora? Cosa c’è che non va? –

– Ecco… quando siamo a letto… –

– Non ti piace come… –

– Nonononono!!!! E che… –

– Naruto! –

– ….. –

– Allora? –

– Vorreistareioperunavoltasopra! –

– Eh?!? –

– Ehm… vorrei stare… io per una volta… sopra… –

– Come mai sei arrossito? –

– Lo sai il perchè!!! –

– Mpf… bè, non preoccuparti, ti prometto che durante le vacanze starai sempre tu sopra! –

– Davvero?!? –

– Sì Naru! Te lo prometto! –

Una settimana dopo.

– SASUKE!!! –

– Uuuuh… Naruto fammi dormire! Il viaggio è stato stancante! –

– Mi hai mentito!!! –

– Non è vero! Adesso infatti sei sopra di me. –

– Guarda che quando ho detto sopra non intendevo sopra in un letto a castello!!! –

– Scusa Naa-chan, ma questa era l’unica stanza libera dell’albergo! –

ANGOLINO AUTRICE

Finalmente l’ho completata! A dire la verità la quarta tale doveva essere con personaggi originali, ma ho cambiato idea all’ultimo momento. Tutte voi lettrici mi odierete, ma ho iniziato a nutrire una passione smisurata per la coppia Sai/Naruto, mentre Sasuke ha perso quotazioni… però la colpa penso che sia di Kishimoto e di come l’ha ridotto nella serie Shippuden. *ride*

Questo capitolo non aveva uno scopo preciso, non so nemmeno se può essere considerato shonen-ai, dipende dai punti di vista, volevo solo descrivere un aspetto del rapporto tra Sai e Naruto visto da me, in pratica un capitolo senza nè capo nè coda, a voi l’arduo giudizio. L’ho letto e riletto, non ha nessun sensoooo!!! Però è caruccio, vero?