Zambot 3

Direttamente dai creatori della saga di Gundam, ecco una serie robotica decisamente innovativa: Muteki Chojin Zambot 3, in Italia intitolato semplicemente “Zambot 3” dagli adattatori nostrani.

Questo anime è arrivato in Italia negli anni ’80 ma tre anni fa è stato ripreso da Dynamic Italia per una nuova edizione in cinque vhs, dotata di un adattamento fedele all’originale e di un doppiaggio nuovo di zecca.

Il protagonista della serie è Kappei, un ragazzo estremamente abile nonostante la giovane età, che all’improvviso scopre di essere il discendente, insieme alla sua numerosa famiglia, di una razza aliena emigrata sulla Terra per trovare scampo dalle truppe Gaizok e dal loro comandante, il malvagio Butcher.

I suoi nonni hanno dedicato la proria intera esistenza alla ricerca dell’eredità lasciatagli dai loro progenitori: un’enorme astronave divisa in tre parti, nelle quali si trovano tre veicoli dall’enorme potenza: lo Zam-bird (un’astronave capace di trasformarsi nel potente robot Zambot Ace), lo Zam-bull (un carro armato) e lo Zam-base (un’astronave da ricognizione).

Kappei si ritroverà ben presto alla guida del primo dei tre mezzi per difendere la sua città dall’attacco dei Gaizok, che ora hanno intenzione di cancellare anche il pianeta Terra. Seppur restio a collaborare con i propri cugini Uchuta (lo scaltro pilota dello Zam-bull) e Keiko (la coraggiosa comandante dello Zam-base), Kappei dovrà per forza di cose imparare il gioco di squadra per avere la meglio sui temibili mostri meccanici inviati da Butcher. I tre veicoli, infatti, sono capaci di agganciarsi per dar vita ad un guerriero enorme ed invincibile: lo Zambot 3!

Ci troviamo di fronte ad una serie innovativa, come ho già detto in apertura: Zambot 3 è considerato a tutti gli effetti il precursore di Gundam, e questo soprattutto per il modo di correlare lo scontro tra enormi robot meccanici con la vita quotidiana e i rapporti di amicizia dei protagonisti.

Il finale, contrariamente a quanto accade nella maggior parte delle serie robotiche, in questo caso è profondamente drammatico e dimostra che in realtà anche lo Zambot, nonostante la propria potenza, ha dei limiti.

Tecnicamente, non c’è molto da dire: realizzato nel 1977, la serie mostra un buon character design ed animazioni di discreta fattura (relativamente all’epoca, è ovvio).
Le musiche sono orecchiabili e sanno sottolineare i momenti d’azione, le sigle sono carine (sia la dinamica sigla iniziale che il lento finale) e il doppiaggio – completamente rinnovato – rende giustizia ad un anime decisamente interessante.

Il lavoro di rimasterizzazione ha dato nuova vita alla qualità visiva di queste ventitre puntate, offrendo un ottimo prodotto per nostalgici e curiosi.

by Tommaso Pugliese