Wolf’s Rain

La stagione televisiva 2003 ha portato sulle frequenze della Fuji Tv una delle serie più originali, per sceneggiatura, degli ultimi tempi. Forse poco considerata e accompagnata da poco clamore nella sua uscita, Wolf’s Rain di dimostra in realtà una serie molto avanzata tecnicamente e soprattutto incredibilmente poco convenzionale nella narrazione.
Quanti alti e bassi avrà questo prodotto innovativo?

Wolf’s Rain, strutturata nei consueti 26 episodi, viene portata ai nostri occhi da due grandi nomi. Il primo è quello dei Bones, studio di produzione nato da una costola di animatori distaccatasi dalla Sunrise, e immediatamente messa in risalto dalla realizzazione dei lungometraggi di Escaflowne e Cowboy Bebop, due film di grande splendore tecnico, e di recente distintasi con la serie di RanXhephon.

L’altro nome è quello “cumulativo” dell’intero team che ha creato la serie televisiva di Cowboy Bebop, la cui impronta si sente nettamente nella caratterizzazione dei personaggi e nella struttura innovativa della trama.

Volendo riassumere la storia, la situazione di partenza è questa: la Terra sta entrando in nuovo periodo di glaciazione e quasi tutte le creature si stanno avviando all’estinzione. La popolazione umana è divisa in due grandi gruppi sociali: gli aristocratici, pochi e in posizione di controllo, e la gente comune, le cui speranze sono riposte solo nella sopravvivenza quotidiana. Un giorno Kiba, dall’aspetto di un’adoloscente, appare nella grande città dove è riunita la vita di tutta la popolazione. L’assoluta particolarità della serie è legata all’esistenza dei lupi, razza di animali differente da tutte le altre, poiché dotata della stessa intelligenza degli umani e in grado di mimetizzarsi tra essi cammuffando il proprio aspetto. In poche parole i lupi sono in grado di farsi vedere dagli umani come se fossero degli umani… e questo quando vogliono, svelando a proprio piacimento la propria natura di lupo, ma più che altro mimetizzandosi cercando di guadagnarsi da vivere. La comunità dei lupi è comunque limitata a poche centinaia di individui sparsi tra gli esseri umani, i quali li conoscono solo attraverso leggende. Anche Kiba è un lupo, senza famiglia, arrivato improvvisamente nella città, che porta con sé un preciso obiettivo. Kiba è alla ricerca del “Paradiso” meta non ben definita a cui è legata una leggenda. Si narra che i lupi vivessero nel “Paradiso”, orgogliosi della propria stirpe, e in questo luogo sbocciassero i “fiori della Luna” alimentati dalla luce della Luna e indicanti il cammino da seguire per raggiungere quel luogo tramite il proprio profumo.

La leggenda del “paradiso” lega, però ,a sé un mistero ancora più grande che non sembra essere legato alla sola leggenda conosciuta dai lupi. Infatti anche gli aristocratici sono alla ricerca di questo luogo misterioso e affascinante. A dar vita all’avventura sarà la scoperta di Cheza, la ragazza, avvolta da un velo di mistero, racchiusa in laboratorio e creata in realtà tramite l’ingegneria genetica, dai geni di un “fiore della Luna”. Con Kiba si formerà quasi casualmente un gruppo di 4 lupi (5 a metà serie), più o meno uniti, più o meno differenti, che vedranno nel raggiungimento del Paradiso e nel legame con Cheza il destino del loro lungo viaggio.

Strano, vero?
Ma in realtà molto affascinante, Wolf’s Rain colpisce subito lo spettatore con un senso di “voglio sapere di più”, scoprire tutti i “perché” che avvolgono l’esistenza dei lupi e di Cheza e seguire lo sviluppo del loro lungo viaggio. Rovescio della medaglia e la lentezza nello sviluppo della trama, aspetto che può stancare, ma che in fondo caratterizza anche il fascino di questa serie, permettendo di approfondire i comportamenti di ognuno dei personaggi appartenenti al gruppo dei lupi, nonché il passato degli aristocratici e di coloro che portarono a “generare” Cheza. Assolutamente fuori luogo, nel piacevole sviluppo della trama, la presenza di 4 episodi unicamente riassuntivi… roba del genere non si vedeva in una serie da anni, ed è un trucco utilizzato unicamente per allungare il brodo e tirare il numero degli episodi fino a 26. Triste scelta.

Tecnicamente Wolf’s Rain si mostra come una delle migliori serie dell’anno. Affascinante il character design, molto simile al lavoro fatto per Cowboy Bebop e da me, personalmente, sempre apprezzato. Ottima la caratterizzazione sia dei 4 lupi protagonisti (il disegno e l’animazione degli animali rasenta la perfezione) che della parte avversa. Animazioni assolutamente superlative: lo studio Bones dimostra come sempre di essere ormai una delle stelle più brillanti del mondo dell’animazione giapponese, forte di una capacità di animazione sempre fluida, ricca di dettagli nella realizzazione degli sfondi e dei macchinari. Regia attenta e curata.

A questa esaltante realizzazione tecnica fa da sfondo una colonna sonora realizzata dalla geniale Yoko Kanno, tornata in ottima forma e perfettamente entrata nell’atmosfera particolare e in alcuni casi riflessiva di questo anime. Stupenda la sigla iniziale “Stray” in cui la Kanno si avvale della voce di Steve Conte, cantante americano ormai da anni fedele, con la sua intonazione calda, alla compositrice nippoca, fregiatasi già della sua collaborazione nella colonna sonora di Cowboy Bebop e di Brain Powerd. Il cantante è, inoltre, presente anche nell’album “Song to Fly”, sempre di Yoko Kanno e in “Garden of Everything” di Maaya Sakimoto, ma scritto e prodotto sempre dalla Kanno.

Cosa dire in ultimo?
Wolf’s Rain si è dimostrata una serie tecnicamente ottima e molto interessante dal punto di vista della sceneggiatura… la lentezza importa poco, non abbiamo forse seguito in milioni di spettatori gli episodi di X-Files per anni?!?!? Il difetto è solo uno, ma pesante e molto influente sul voto finale: gli ultimi episodi della serie cominciano a trascinarsi e sembra quasi che gli sceneggiatori non abbiano saputo più cosa inventarsi per portare avanti la storia fino alla fine. Peccato perché la partenza coinvolge parecchio lo spettatore. Incredibile delusione per i quattro episodi riassuntivi (in una serie di 26 episodi, che vergogna…).

Colonna sonora da comprare assolutamente, sigla iniziale meravigliosa.

Wolf’s Rain è un titolo che nella stagione televisiva giapponese del 2003 ha saputo far parlare molto di sè tra gli appassionati. Quantomai originali, questa serie televisiva di 26 episodi ha stupito chiuque sin dal primo episodio per l’originalità della sceneggiatura e l’atmosfera evocativa , unendo questi elementi ad una realizzazione tecnica affidata a nomi altisonanti: l’eccezionale Studio Bones per il disegno e l’animazione, il gruppo produttivo di Cowboy Bebop e la distribuzione della Sunrise. A questi si aggiunge la realizzazione della colonna sonora da parte dell’intramontabile Yoko Kanno.

Insomma, un mix che è una bomba.
Ora ci occuperemo solo dell’edizione DVD italiana.

Il grande seguito di pubblico avuto da questa serie si è, tristemente, scontrato con una dubbia scelta di produzione, che ha portato gli ultimi episodi ad essere mal sceneggiati, tanto da rovinare la bellezza e il fascino dell’intera serie.

La delusione e le critiche che ne sono derivate hanno portato la Sunrise a produrre degli episodi (OAV) aggiuntivi, o meglio, sostitutivi che ripropongono un differente ed efficace finale per Wolf’s Rain.

Per nostra grande fortuna, la Shin Vision ha annunciato la pubblicazione della versione italiana anche di questi episodi conclusivi alternativi, in modo che anche noi abitanti della bella penisola possiamo godere nella completezza di questo originalissimo anime.

EDIZIONE DVD

Shin Vision ci propone una versione italiana di Wolf’s Rain degna di nota, con ottime caratteristiche audio/video.

La semplicità nella fattura dei menù di navigazione è forse un pò fuoriluogo, ma appena si parte con la visione degli episodi tutto cambia.

Su schermo viene mostrato subito un video pulitissimo: l’immagine è pulita e cristallina con una definizione davvero invidiabile. Le prime scene di azione ambientate sul treno, servono già come testimoni dell’attento lavoro di compressione, con un’ottima resa anche in una scena movimentata e ambientata in notturno. I colori sono in ogni scena ben constrastati e brillanti, i segni della compressione praticamente assenti, mostrando un ottimo comportamento anche sugli sfondi, spesso abbastanza “difficili” nel trattatemnto perchè ricchi di effetti atmosferici.

Il fronte sonoro ci offre delle tracce in 2.0.
Questa serie avrebbe in tutta tranquillità meritato un audio multicanale, ma l’ottima fattura del mix realizzato, permette di godere ugualmente di una resa molto pulita e performante du qualunque impianto home theater (molto buona la separazione dei canali in Pro Logic II).
La versione italiana ci porta dei dialoghi chiari e corposi, con una buona resa della colonna sonora e degli effetti. Stesso comportamento per la colonna sonora originale giapponese. La terza traccia ci porta la versione italiana nella versione televisiva trasmessa da MTV Italia.

Degno di nota il doppiaggio, sia per gli adattamenti che per la caratterizzazione delle voci dei personaggi principali. I nomi dei doppiatori sono già una sicurezza: Massimo De Ambrosis per Tsume e Massimiliano Alto per Hige, Federica de Bortoli per Cheza, Massimiliano Manfredi per Kiba e Daddo Suarez per Toboe. (cliccando qui potete ascoltare alcune pillole del doppiaggio messe a disposizione sul sito Shin Vision).

Chiude il gruppo la sezione extra che si dimostra basta su contenuti standard: trailers promozionali di diverso genere e spot televisivi, in più una galleria di immagini tratte dagli episodi..

Lodevole e ben confezionato il booklet esplicativo che si trova all’interno dei case dei DVD della serie. Eleganti e molto interessanti per le informazioni date su tutti gli aspetti della sceneggiatura, i personaggi e gli approfondimenti non contenuti direttamente nel disco.

In conclusione:

un’acquisto assolutamente consigliato per una serie di singolare originalità e fascino, impreziosità ancora di più da un’ottimo adattamento italiano.

by Stefano Poggioli