Mimi wo Sumaseba (jap)

Cos’è Mimi wo Sumaseba (Sussurri del Cuore)?
E’ una storia d’amore?

No… non è solo questo, è un viaggio di una ragazza alla scoperta di se stessa, del suo io, delle sue volontà ed anche del suo amore.

Ancora una volta lo Studio Ghibli è riuscito a creare un film magico, capace di infondere un messaggio nonostante la sua semplicità, riuscendo dove altri film di animazione non erano arrivati, fornire tantissime chiavi di lettura, sia per i più piccoli sia per i più grandi… Mimi wo Sumaseba è poesia… è amore… è realtà. Ma andiamo però a parlare della storia.

Shizuku (Yoko Honna, alla voce, bravissima tra l’altro nell’interpretare Country Road nel film), è una giovane studentessa delle medie, fortemente interessata alla lettura che si pone come obiettivo quello di leggere 20 libri durante le vacanze estive (matta sta ragazza, aoh!).

Nel noleggiarli alla biblioteca e leggerli si accorge però che nella tessera del noleggio (se avete preso un libro almeno una volta nella vostra vita nella libreria comunale, capirete quello che sto dicendo), ricorre sempre un cognome: Asegawa… e questo la porta a fantasticare su chi sia questo ragazzo e piano piano comincia a capire di esserne innamorata. Intanto però un po’ per fortuna, un po’ per destino (e questo lo capirete col trascorrere del film), incontra un altro ragazzo, Seiji (Issei Takahashi come doppiatore), carino, ma un po’ rude con la ragazza, tanto che a prima vista, Shizuku non può far altro che detestarlo.

Seiji è però il nipote di un simpaticissimo vecchio antiquario, che la nostra bella protagonista aveva conosciuto fortuitamente (o per destino), seguendo il percorso di un gatto e piano piano, Shizuku comincia a comprendere come sia interessante Seiji e in particolar modo quanto sia determinato nei suoi obiettivi, nonostante la sua giovane età: diventare un bravissimo artigiano di violini e per questo è deciso a partire per Cremona, contro la volontà dei genitori e col solo appoggio del nonno.

Shizuku frequentando il negozio, comincia a comprendere come precedentemente lei stessa non abbia avuto un obiettivo proprio, ma si sia impegnata per realizzare quelli altrui (ne è una prova la traduzione del testo Country Road per il circolo teatrale di cui lei non ha nessun interesse) e decide di voler testare la propria abilità scrivendo un libro di sua mano.

Mi fermo qui in quanto non vorrei rovinarmi il film addentrandomi in tutti i particolari che lo compongono e che lo rendono un capolavoro.

La Sceneggiatura è da oscar… in quanto come avevo detto riesce a fondere alla perfezione una prima lettura basata sulla semplice storia d’amore, con altre più complesse come il viaggio verso la conoscenza di se stessi dove Shizuku viene accompagnata da un gatto, Barone, (un po’ come in Alice nel paese delle meraviglie), nella ricerca di una pietra di berillio che è poi la sua virtù (tema che viene trattato anche in Kiki’s delivery service), oppure il dilemma della vita determinata dalla volontà umana oppure dal destino.

Ottimo quindi il lavoro fatto da Hayao Miyazaki nel rielaborare il manga di Aoi Hirage e riuscire a comprimere tante tematiche in così poco tempo senza appesantire troppo il film.

La regia affidata all’impareggiabile e compianto Yoshifumi Kondo (già resosi eccezionale come supervisore delle animazioni, in Anna dai capelli rossi, Una tomba per le lucciole e Kiki’s delivery service) riesce ad essere pulita e leggera, senza troppi arzigogolii tecnici, rendendo possibile indirizzare tutta l’attenzione del pubblico verso la trama.

Il chara design di Kitaro Kosaka, è Studioghibloso (permettetemi il neologismo) e cioè richiama tutti i personaggi delle altre opere dello studio di Totoro, eccezionalmente curato, con particolare attenzione nel doppiaggio e nelle varie espressioni umorali.

Gli scenari sono estremamente curati, come è consuetudine dello Studio Ghibli, con particolare attenzione nei riguardi dei fenomeni atmosferici come pioggia, sole, nebbia, tramonto e alba. Una particolarità… è uno dei pochi film dello Studio Ghibli ambientati interamente in città, ma che riesce sempre a fornire spunti naturalistici anche nelle piccole cose.

Le musiche, in questo film non sono affidate a Joe Hisaishi (una delle poche volte in cui non si presenta il binomio Ghibli-Hisaishi) ma a Yuji Nomi che comunque si comporta benissimo, nel suo riadattamento della nota canzone country statunitense “Take me home, Country road”.

Concludendo un altro capolavoro indisponibile in Italia, per buona grazia della Buena Vista (ora), e delle altre case editrici (prima).
Gustatevelo, se potete in inglese o in lingua originale sottotitolato, ne vale la pena… scalda il cuore!

Recensione di Massimo Valenghi