Questa serie deriva dal manga omonimo di Masahiro Itabashi e Hiroyuki Tamakoshi, pubblicato in Italia dalla Playpress. Manga alquanto particolare come impostazione, in quanto si proprone di raccontare una serie di storie brevi aventi come sfondo principale la storia di adoloscenti alle prese con le vicende adolescenziali che coinvolgono rapporti sociali tra sessi opposti.
In pratica classiche vicende tra ragazzi e ragazze (con abbondanti ammiccamenti sessuali) e soprattutto tra ragazzi maschi che si innamorano per l’uno o l’altro motivo di rappresentanti dell’altro sesso. Simpatiche e divertenti alcune storie, scontate o poco originali altre.
Per quanto non eccezionale nel disegno e nella realizzazione in generale (anzi, abbastanza sottotono), il manga si presenta come una simpatica lettura passatempo, assolutamente senza impegno, ma protagonista in Giappone di un successo di mercato tale da proporne addirittura tre serie.
L’anime di Boys Be viene realizzato esattamente come il manga: presentando successivamente l’una all’altra una serie di storie brevi e a sé stanti, con l’unico particolare di presentare sempre uno stesso vasto gruppo di protagonisti (6 in tutto) le cui vicende tendono ad intrecciarsi. Ogni personaggio sarà protagonista in un episodio, co-protagonista in un altro o semplice comparsa in un terzo.
Questo fondamentalmente è Boys Be, vi sembrerà strano, ma non c’è assolutamente nient’altro da dire per questa produzione che di significati profondi non ne presenta neanche a cercarli col lumicino.
Se vi sembra che io sia stato un po’ duro fino ad ora, aspettate che cominci la descrizione dell’aspetto tecnico di questo anime:
La trasposizione del character design non ha rispettato assolutamente i canoni originali degli autori del manga. Anzi… i personaggi ci vengono proposti con un disegno assolutamente mal fatto, direi quasi irritante, con evidenti errori di prospettiva e poco gusto nella realizzazione dei visi. La colorazione è scialba e improntata su colori pastello che tendono al chiaro. L’animazione si mantiene su livelli bassi e si fa aiutare da una computer grafica tanto invadente quanto mal realizzata.
Insomma, questa serie non si digerisce davvero.
Mi rendo conto di come non metto una votazione così negativa davvero da moltissimo tempo, purtroppo non sono proprio riuscito a trovare un aspetto positivo di questa produzione che, per quanto potenzialmente simpatica, non tenta neanche lontanamente di invogliare lo spettatore a proseguire nella visione degli episodi.
Fortunatamente almeno il doppiaggio italiano risolleva le sorti grazie ad un buon livello qualitativo. Ma qui sono le fondamenta a mancare…
La serie si compone in tutto di 13 episodi.
Recensione di Stefano Poggioli
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