Sono passati oltre due mesi dalla fine della manifestazione toscana del Lucca Comics & Games 2018, e finalmente ci siamo decisi a pubblicare l’ultimo appuntamento che avevamo da parte (ma che, a causa di impegni, non abbiamo potuto elaborare prima di ora), sto parlando di un esclusivo incontro tra il maestro dell’horror nipponico Junji Ito, ospite di Edizioni Star Comics, e alcuni dei suoi fan più fortunati, selezionati per estrazione dopo aver compilato un form sul sito creato quest’anno appositamente per la manifestazione, Piazza Star Comics.
Ovviamente ringraziamo Claudia Bovini e Cristian Posocco di Edizioni Star Comics per averci invitato a partecipare a questo appassionante evento. Ecco qualche interessante risposta alle domande che i fan hanno fatto durante l’aperitivo.
Ci può parlare di come è stata scelta la doppiatrice per l’adattamento delle serie animata di Tomie?
Junji Ito: Ho partecipato personalmente alla scelta del cast dei doppiatori, da una rosa di candidate ne sono state scelte otto e dopo aver ascoltato i provini di tutte abbiamo scelto la più adatta. Il loro ruolo è molto importante, perché con la voce devono soffiare letteralmente l’anima nel personaggio.
Ci può dire qual è la sua seiyuu preferita?
Junji Ito: Non sono un grande esperto di questo settore, ma una delle mie preferite è Masako Nozawa, la doppiatrice di Son Goku di Dragon Ball. Ha anche doppiato Kitaro in Gegege no Kitaro del sensei Shigeru Mizuki.
Shinji Kakaroth: Al momento sta doppiando il padre di Kitaro, nell’ultima serie animata.
Shinji Kakaroth: Sensei, cos’ha provato quando ha visto le sue storie animate?
Junji Ito: La regista di Junji Ito Collection è una donna che ama moltissimo le mie opere, per cui ha dimostrato tutto questo amore nella sua volontà di rendere la serie più fedele possibile alle tavole originali. Ha curato tutto con perizia, sia la scelta dei doppiatori che della colonna sonora. A un certo punto la tabella di marcia era molto stretta, per cui in alcuni punti i disegni sono meno curati, ma nonostante tutto è venuto fuori davvero un bel lavoro.
Una cosa che ho notato è che nei fumetti, anche se suona paradossale, cura molto la parte sonora, ovvero le onomatopee. Ci pensa tanto a come potrebbe essere il fumetto reso con gli effetti sonori?
E anche dal punto di vista olfattivo!
Junji Ito: Quando ho lavorato a Gyo, non mi sembrava ci fossero tante opere che parlassero degli odori. Per cui per me risultava un po’ una sfida riuscire a rendere bene in fumetto questa puzza, e volevo cercare di rendere il disgusto del fetore, anche se non so se il risultato sia molto bello a vedersi.
Negli anni il sensei ha collaborato spesso agli adattamenti delle sue opere, sia film che live-action. Ha mai pensato o le è mai stato proposto di collaborare alla creazione di un videogioco? Visto che l’industria giapponese dei videogiochi è molto prolifica…
Junji Ito: Non sono molto bravo con i videogiochi. Volevo provare a giocarci, per cui ho comprato una Playstation 2 e anche la Playstation 4, solo che non ho avuto molto tempo da dedicarci, e sono rimaste nella scatola.
E ha pensato di collaborare, per esempio disegnando personaggi per dei videogiochi?
Junji Ito: In passato in realtà ho scritto per un videogioco, era un Novel Game, dove si leggono dei testi e poi a seconda dalle scelte che si compiono si raggiunge un determinato finale o game over. Si chiamava 48, ed era un videogioco horror. Il titolo rappresentava le prefetture del Giappone, e ogni prefettura era associata una leggenda metropolitana locale. Purtroppo le recensioni non sono state molto buone.
Ho visto l’episodio di Urasawa Naoki no Manben in cui era protagonista il sensei Ito, e ho notato che non c’erano assistenti. Lei lavora da solo, sfruttando anche tecniche digitali, o ha anche assistenti?
Junji Ito: C’è stato un periodo in cui lavoravo con degli assistenti, e in passato mia madre e mia sorella mi aiutavano a completare le tavole. Assegnavo loro solo lavori facili, come inchiostrare le parti in nero o tagliare e incollare i retini. Durante la pubblicazione di Uzumaki ho provato un’assistente, che non era una professionista, ma aveva la patente di cuoca, quindi mi cucinava. Durante la pubblicazione di Yuukoku no Rasputin invece avevo due assistenti. Solo che per me lavorare con degli assistenti è qualcosa di un po’ imbarazzante, sento che il lavoro va avanti più facilmente se faccio tutto da solo. Ma per gli sfondi faccio molta fatica, per cui li faccio disegnare agli assistenti.
Cristian Posocco: Qualcuno vuole candidarsi?
Junji Ito: Provate a disegnare qualcosa, così vi posso valutare.
I simpatici rustici a spirale
Sensei, ha un tratto davvero realistico, ha seguito un percorso di studi? Com’è nata la passione per il disegno?
Junji Ito: Sia mio padre che mia madre sono molto bravi a disegnare, tanto che mio padre ha vinto qualche premio d’arte indetto dalla Famiglia Imperiale, per cui da bambino mi piaceva molto disegnare.
La sua formazione professionale – se non sbaglio lei è odontotecnico – ha influenzato il suo prodotto artistico? Alla conferenza ho visto degli strumenti che usava.
Junji Ito: Se fate attenzione, nei miei manga i denti dei personaggi sono perfetti. Ogni dente ha una forma ben precisa, e anche se i denti delle persone sono diversi, i denti in sé mantengono quella forma. Inoltre, nella scuola che ho frequentato, c’era anche un esame in cui bisognava ricreare un dente scavando.
Questa precisione anatomica l’ho notata molto anche negli occhi. Ha studiato tanto l’anatomia?
Junji Ito: Ho dei libri che devono utilizzare gli studenti di anatomia dell’università, e al loro interno ci sono anche foto di cadaveri veri. Il lavoro di odontotecnico mi ha influenzato proprio per il fatto di riuscire a rendere ogni forma del corpo umano in maniera realistica dal punto di vista anatomico, non solo riguardo ai denti, ma anche riguardo a ossa e muscolatura.
Quanto è importante il supporto dell’editor per la creazione di un’opera? Ci sono anche cattivi editor, giusto?
Tatsumi Kato: Partiamo dal presupposto che il sensei è un genio. Per quanto riguarda gli shonen manga, ci sono davvero tanti giovani che portano a visionare le loro storie, molti hanno un grande talento e spesso non sanno davvero come sfruttarlo al meglio. Questo non limita solo gli autori esordienti, ma anche i maestri con grande esperienza, per cui se a volte sembra ci siano dei cambiamenti improvvisi, forse è per via dell’editor, che consiglia di cambiare drasticamente strada per avere successo.
A volte si nota anche quando un autore cambia rivista, si sente la differenza che probabilmente ha un editor diverso che l’ha influenzato.
Shinji Kakaroth: Se smettesse di disegnare horror, che genere le piacerebbe disegnare?
Junji Ito: Dei gag manga, anche se credo sia molto difficile trovare battute nuove. Sicuramente sarebbe più probabile il ramo della fantascienza, ma magari mi sveglio domani e mi viene da dire commedia romantica!
Shinji Kakaroth: Con scene ecchi o senza?
Junji Ito: Sicuramente metterei delle scene dove si dà una sbirciatina alle mutandine. Il problema è che mi imbarazzerebbe disegnare tante scene ecchi, perché poi non potrei far vedere i miei manga alle mie figlie. Ne Lo Squalificato ci sono diverse scene un po’ sexy, e ho fatto fatica a nasconderle in modo che le mie figlie non le trovassero, perché sono due bambine e devo stare attento. Una è un po’ più grande, per cui è un periodo un po’ sensibile per la sua crescita. Non vorrei che mi odiassero.
Shinji Kakaroth: E gli altri suoi manga un po’ horror, li ha fatti leggere alle sue figlie?
Junji Ito: Le mie figlie hanno letto le mie opere di nascosto. La più grande ama mangiare cose sane, ad esempio la ricotta, e non le piace molto leggere le mie opere.
Ed eccovi un paio di video montati durante l’aperitivo.
Interessante anche l’intervista all’aperitivo