La Leggenda di Arata manga
La Leggenda di Arata (Arata Kangatari, アラタカンガタリ~革神語) è uno shonen manga (ambiguo) di Yuu Watase serializzato su Shonen Sunday – Shogakukan e distribuito in Italia da Planet Manga. Azione e sentimenti che non trovano la quadratura del cerchio.
La Leggenda di Arata trama
Arata Hinohara è uno studente liceale al primo anno che intraprende la nuova esperienza scolastica con la speranza di un cambiamento di vita. Negli anni passati infatti era stato vittima di bullismo da parte del suo ex migliore amico Masato Kadowaki.
Quando tutto sembra andare per il meglio, il suo “persecutore” si trasferisce nella sua stessa scuola e la sua tranquillità torna a degenerare.
In un altro mondo, altro tempo e altra epoca, un altro Arata della famiglia Hime, suo malgrado, accompagnato dalla fedele servitrice Kotoha, deve fingere di essere una ragazza e presentarsi all’imminente cerimonia di successione al vertice del paese; questo perché da sempre è tra le giovani della sua famiglia che viene scelta la nuova principessa che governa e mantiene stabile quelle terre grazie ai suoi poteri, che le permettono di controllare le Hayagami, spade sacre di cui sono dotati i Dodici Sacri Custodi, guerrieri che controllano ognuno una regione, e da cui traggono la loro forza e le loro arti. Da anni però non nasce nella famiglia Hime una fanciulla.
Anche la vita di questo secondo Arata viene sconvolta… da un attentato: i Sacri Custodi infatti per liberarsi dal controllo attentano alla vita della principessa e la colpa ricade proprio sul giovane, che per sfuggire loro si addentra in un bosco e là il destino compie la sua trama: i due Arata si scambiano, apparentemente senza ragione, e ognuno finisce nella realtà dell’altro.
Questo è l’inizio della loro avventura in parallelo.
Le vicende avvengono principalmente il mondo fantasy con Arata Hinohara che si scopre essere il predestinato a maneggiare la mitica Hayagami Origine capace di annullare la potenza delle altre, e in quanto tale deve da un lato scagionare il suo alter ego, dell’altro compiere il suo fato. Entrambe le cose prevedono il fatto che sconfigga i Sacri Custodi facendoli cedere e assimilandoli così da salvare la vita della principessa e la stabilità di quel mondo.
La Leggenda di Arata valutazione
La Leggenda di Arata è serializzato su Shonen Sunday e per questo è caratterizzato come shonen, ma in realtà il prodotto finale non ha un targeting preciso ma bensì risulta essere decisamente cross-gender, un crogiolo di forme e influenze in cui alla lunga rimane intrappolato con un senso di incertezza . Quello di Yu Watase infatti è un prodotto concepito per maschi ma realizzato in modo femminile, shojo. Tralasciando l’aspetto grafico, senza problemi, la trama e la sua struttura narrativa viene svolta incatenando vicende e situazioni da shonen con esiti e modalità con cui questi si raggiungono da shojo, da Fushigi Yugi. Una struttura ripetitiva che vede il pathos crescere con sottili vene drammatiche fino allo scontro che quasi viene ad essere secondario rispetto al pentimento e al perdono costante che vede i nemici addolcirsi, ricredersi e magicamente rabbonirsi… sempre e sempre.
Shonen e shojo, love comedy, triangoli amorosi vari, e drama, fantasy… leggendolo si ha la sensazione di un prodotto che per accontentare tutti mette vari vestiti ma che al dunque nessuno di questi sia ben fatto, sia calzante.
L’idea del manga stesso, di per sé non originale ma che ricorda fortemente altre opere dell’autrice e successi altrui come Magic Knight Rayearth, risulta avere un struttura di base, un monomero, troppo semplice che lascia poco spazio a variazioni. Come ho detto nei primi 100 capitoli, non pochi, si ripete sempre la viaggio di Arata verso il nuovo custode che ha la sua storia triste che lo porta ad essere cattivo quando non lo è, due colpi di duello, e amici come prima… inesorabilmente.
Cattivella la recensione! 😛
Nonostante l’incertezza dei primi numeri, il manga mi sta piacendo abbasta, comunque anche in Fushigi Miaka non fa altro che vagare alla ricerca delle stelle (e in più bisogna sorbirsi la smielatezza di Tamahome), non ci vedo niente di assurdo.
In ogni caso, è davvero uno shonen solo di nome, si differenzia dagli altri manga d’avventura della Watase solo per il fatto che il protagonista è un maschio e per un pizzichino di fanservice. Comunque è normale che dopo aver disegnato shojo per decenni la povera Watase sia ancorata a quei canovacci, è la sua prima opera shonen, un po’ di clemenza ci vuole!
Concordo sul fatto che non sia un capolavoro, ma aspetto di vederne la fine prima di giudicarlo del tutto! 🙂
La valutazione mi sembra un po’ riduttiva. C’è uno schema che si ripete ma c’è molto altro intorno. Che i personaggi non siano suddivisi nelle categorie buoni e cattivi lo trovo positivo, sono più umani e meno stereotipati. La storia di ognuno poi di solito secondo me è interessante e ci sono molti intrecci fra i personaggi. Il protagonista è un ragazzino ed è semplicemente buono, gli altri custodi invece a causa di eventi dolorosi sono mutati arrivando a diventare persone diverse. Mi piace molto il discorso del “far cedere” che può avvenire con ogni mezzo, il combattimento, il ricatto o la conquista della fiducia dell’altro. Quello che ho trovato un errore vero e proprio è la questione dell’età dei personaggi che la Watase spiega troppo tardi. Ci si trascina rancori da un centinaio di anni anzichè da pochi come si pensava ed è poco verosimile in alcuni casi che certi ricordi siano così presenti e certe questioni ancora irrisolte. In cosa ricorderebbe Rayearth a parte la principessa in fin di vita? Non ricordo tanto Rayearth ma a me non viene in mente altro di simile tra i due manga.
La valutazione è stata fatta in relazione del target.
In ogni caso come ho scritto il problema è la ripetitività dei casi umani: al capitolo 100 Arata ha affrontato non ricordo se 6 o 7 tra Custodi e Vice Custodi e ogni volta l’esito e il modo (non empirico intendo ovviamente) con cui si raggiunge è lo stesso.
A me sta piacendo ^^